Ama Takeshi Kitano, altrimenti son botte. Odora i suoi botti! Non borbottare, ohibò!
di Stefano Falotico Il Cinema di Takeshi Kitano (che deve tornare a macinare genialità e non a “ipocondriare” d’imbrodarsi) ci libera dagli uomini adombrati dal tedio e dalla frivolezza sconcia, e io lo fotografo di tutta mia orientale “acconciatura”, memore del Festival di Venezia, vedere per credere, leggere cinefilo… Soltanto chi può amare la bellezza…
“Space Cowboys”, Review
Evanescenze mnemoniche ai bordi delle periferie spaziali sinergiche del meditar contemplante e “triste” “Arzilla” robustezza, dai poderosi e virtuosi ricordi, s’alluna cogitabonda nello spensierato abisso dell’Universo. Maiuscolo d’inizio divinizzante sull’iperbole solaris d’un fluente dondolarvi, come macchie scure di caffè “permaloso” al caustico Mondo “irrisorio”. Oscillan le nevrosi “vecchie”, alterate d’accenni d’Alzheimer e la “lentezza” acquisisce la placidità…
“A Bronx Tale”, Review
Un racconto di (de)formazione Ricorda che la cosa più triste nella vita è il talento sprecato. Puoi avere tutto il talento del mondo ma, se non fai la cosa giusta, non succede niente… “Wikipedia” esordisce con quest’estratto, è la frase più forte, scagliata quasi d’ira, fulminea a costringerci “dentro” una riflessione. Quel padre, premuroso…