Inferno a Los Angeles, Hollywood brucia e le nominations agli Screen Actors Guild Awards
FILM
Outstanding Performance by a Male Actor in a Leading Role
ADRIEN BRODY / László Tóth – “THE BRUTALIST”
TIMOTHÉE CHALAMET / Bob Dylan – “A COMPLETE UNKNOWN”
DANIEL CRAIG / William Lee – “QUEER”
COLMAN DOMINGO / Divine G – “SING SING”
RALPH FIENNES / Lawrence – “CONCLAVE”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Leading Role
PAMELA ANDERSON / Shelly – “THE LAST SHOWGIRL”
CYNTHIA ERIVO / Elphaba – “WICKED”
KARLA SOFÍA GASCÓN / Emilia/Manitas – “EMILIA PÉREZ”
MIKEY MADISON / Ani – “ANORA”
DEMI MOORE / Elisabeth – “THE SUBSTANCE”
Outstanding Performance by a Male Actor in a Supporting Role
JONATHAN BAILEY / Fiyero – “WICKED”
YURA BORISOV / Igor – “ANORA”
KIERAN CULKIN / Benji Kaplan – “A REAL PAIN”
EDWARD NORTON / Pete Seeger – “A COMPLETE UNKNOWN”
JEREMY STRONG / Roy Cohn – “THE APPRENTICE”
Outstanding Performance by a Female Actor in a Supporting Role
MONICA BARBARO / Joan Baez – “A COMPLETE UNKNOWN”
JAMIE LEE CURTIS / Annette – “THE LAST SHOWGIRL”
DANIELLE DEADWYLER / Berniece – “THE PIANO LESSON”
ARIANA GRANDE / Galinda/Glinda – “WICKED”
ZOE SALDAÑA / Rita – “EMILIA PÉREZ”
Outstanding Performance by a Cast in a Motion Picture
A COMPLETE UNKNOWN
MONICA BARBARO / Joan Baez
NORBERT LEO BUTZ / Alan Lomax
TIMOTHÉE CHALAMET / Bob Dylan
ELLE FANNING / Sylvie Russo
DAN FOGLER / Albert Grossman
WILL HARRISON / Bobby Neuwirth
ERIKO HATSUNE / Toshi Seeger
BOYD HOLBROOK / Johnny Cash
SCOOT MCNAIRY / Woody Guthrie
BIG BILL MORGANFIELD / Jesse Moffette
EDWARD NORTON / Pete Seeger
ANORA
YURA BORISOV / Igor
MARK EYDELSHTEYN / Ivan
KARREN KARAGULIAN / Toros
MIKEY MADISON / Ani
ALEKSEY SEREBRYAKOV / Nikolai Zakharov
VACHE TOVMASYAN / Garnick
CONCLAVE
SERGIO CASTELLITTO / Tedesco
RALPH FIENNES / Lawrence
JOHN LITHGOW / Tremblay
LUCIAN MSAMATI / Adeyemi
ISABELLA ROSSELLINI / Sister Agnes
STANLEY TUCCI / Bellini
EMILIA PÉREZ
KARLA SOFÍA GASCÓN / Emilia/Manitas
SELENA GOMEZ / Jessi
ADRIANA PAZ / Epifania
ZOE SALDAÑA / Rita
WICKED
JONATHAN BAILEY / Fiyero
MARISSA BODE / Nessarose
PETER DINKLAGE / Dr. Dillamond
CYNTHIA ERIVO / Elphaba
JEFF GOLDBLUM / The Wonderful Wizard of Oz
ARIANA GRANDE / Galinda/Glinda
ETHAN SLATER / Boq
BOWEN YANG / Pfannee
MICHELLE YEOH / Madame Morrible
Outstanding Action Performance by a Stunt Ensemble in a Motion Picture
DEADPOOL & WOLVERINE
DUNE: PART TWO
THE FALL GUY
GLADIATOR II
WICKED
OH, CANADA (I tradimenti) – Trailer ITA & Poster del film di Paul Schrader con RICHARD GERE
Sinossi ufficiale, non cambiata neanche di una virgola, sottostante perfettamente trascrittavi, compresa la dicitura delle virgolette:
OH, CANADA – I TRADIMENTI dal 16 gennaio al cinema. Un cumulo di menzogne, fughe, tradimenti. Questa è stata la sua vita. E adesso che è arrivato alla fine, il grande documentarista Leonard Fife ha deciso di abbassare la maschera e raccontarla. A più di 40 anni dal cult “American Gigolo”, Paul Schrader torna a dirigere Richard Gere in “Oh, Canada – I tradimenti”, un film con Richard Gere, Uma Thurman, Michael Imperioli e Jacob Elordi.
CONCLAVE, recensione di un film supremo
Imbrogli, complotti e brogli in una Roma tenebrosa, tanto austera quanto misterica…
Oggi recensiamo il superbo Conclave, film dell’avvincente, sussultante durata di due ore nette senz’attimo di tregua, diretto da Edward Berger (Niente di nuovo sul fronte occidentale), scandito da un onnipresente e maestoso Ralph Fiennes (La meravigliosa storia di Henry Sugar) già in odore di papato, no, di sicura nomination ai prossimi Oscar come miglior attore protagonista. Il quale, in virtù della sua potente forza magnetica e della sua magistrale finezza interpretativa, ivi in particolar modo ancor, se possibile, più sublime del solito, ci regala una delle sue migliori performance in assoluto. Una prova positivamente da brividi che va ad arricchire il suo pregiato carnet filmografico e ad aggiungersi alla sua notevole galleria di personaggi indimenticabili, fra i quali son perlomeno da citare Amon Goeth di Schindler’s List, Lenny Nero di Strange Days e Spider nell’omonimo capolavoro di David Cronenberg. Conclave è sceneggiato dall’esimio Peter Straughan (La talpa, L’uomo di neve) che per l’occasione ha adattato il romanzo di Robert Harris (Il silenzio degli innocenti, Red Dragon) dall’identico titolo, apportandone però alcune modifiche, se non primarie, perlomeno sostanziali, a partire dal nome del protagonista, per l’appunto incarnato da Fiennes, ché nella novella si chiama Jacopo Lomeli, mentre in tal pellicola Thomas Lawrence. Trama, da noi assai riassuntavi per non sciuparvi le molte sorprese in cui v’imbatterete, ripiena d’infidi personaggi che al buio tramano e ovviamente l’eredità di Cristo bramano:
È morto il Santo Padre (fittizio, giammai realmente esistito, dunque partorito dalla pura fantasia dello scrittore e giallista poc’anzi citato) e il cardinale e decano Lawrence deve presiedere al collegio cardinalizio riunitosi e supervisionare alla nuova elezione papale. Giocando di parole, lui stesso è papabile… I quattro pretendenti maggiori però per la vittoria agognata sono rispettivamente i distinti e integerrimi, forse sol all’apparenza, in quanto ciascuno rispettivamente cela (e ciò raggela) qualche scheletro nell’armadio da oscurare e rinnegare, Joseph Tremblay (John Lithgow), Joshua Adeyemi (Lucian Msamati), Aldo Bellini (Stanley Tucci) & Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto). Serpeggia, inoltre, benefica e silentemente indagatrice suor Agnes (Isabella Rossellini) ed è sopraggiunto il misterioso, forse ambiguo (religiosamente o sessualmente), all’inizio inviso ma di buon cuore, Vincent Benitez (Carlos Diehz).
Mystery–thriller spionistico sui generis che evoca atmosfere raffrontabili a Il nome della rosa, con rimarchevoli echi dunque di Umberto Eco ed evocazioni del Maligno fra “gangsteristici” semi-pelati come Fiennes e Tucci, no, prelati in senso ampiamente lato, no, rimandi consci e abbastanza dichiarati a Dan Brown e conseguentemente ad Angeli e demoni di Ron Howard, sebbene qui non avvengano macabre uccisioni ma parimenti accadono losche manovre “behind the scenes” ad architettare un concatenarsi di tetri e viscosi sotterfugi per agguantare l’ambito primato e malsanamente primeggiare fra tutti i candidati al fine di detronizzar i rivali e salire sul podio del vincitore finale. Svettante, Fiennes, giganteggia con una maiuscola prova in sordina, giocata mirabilmente, di sottrazione impeccabile e istrionicamente, sapidamente bilanciata da actor di razza pura, sul cangiante suo sguardo espressivo come non mai e all’adamantino zenit della sua impari sofisticatezza attoriale. Fotografia cristallina, magicamente onirica, sepolcrale ed abissale di Stéphane Fontaine. Un capolavoro manicheo e semplicistico ove i cardinali son tutti delle iene camuffate da agnellini, dei lupi con la faccia fintamente angelica(ta)? No, ove aleggia più e più volte l’ombra del diavolo, no, la luce metaforicamente “spirituale” del grande Cinema. Se vi è piaciuta questa recensione, mettete un ateo in sagrestia, no, un uomo laico in stato di carestia, no, un like e votatemi, affinché non sia crocifisso. Non diverrò papa, nella vita non sarò mai papà perché non desidero aver figli, ma forse mi faranno santo in quanto, reputato poco di mente sano da gente ipocrita, verrò sessualmente eretto ed “eiaculato”, no, sarò eletto in gloria dei cretini o considerato uomo “strano” come Benitez. Su questa freddura finale, alle ore 11:58 di tal 20 dicembre 2024, ovverosia, mia catto-borghesia, 5 giorni prima di Natale, a Bologna fa freddo e io ho però caldo…
di Stefano Falotico
A M E R I K A , recensione del cortometraggio di Saverio Corti
Come sappiamo, Donald Trump è di nuovo Presidente degli Stati Uniti, il 47°!
Giusta l’occasione, quindi, per recensire e parlare del cortissimo sperimentale intitolato A M E R I K A firmato Saverio Corti, un filmmaker avanguardistico di cui si è parlato a proposito dell’alieno mediometraggio GN-z11 presentato, qualche tempo fa, a “Fuorinorma” di Roma.
Una curiosità o premessa importante: le riprese del cortometraggio A M E R I K A sono state realizzate tra New York e Manhattan nel periodo a ridosso della pandemia, in epoca quindi trumpiana; il progetto esecutivo è di molto successivo e quindi recente, chiusosi nel giugno del 2024.
A M E R I K A pare al contempo soavemente avvolgente e suggestivo poiché l’autore ha adottato la collaudata linea espressiva, quella del viaggio ipnotico in bianco e nero, alzando il tono qui solenne come provocazione, sommando dettagli pulsanti d’accesso colore rosso-blu mescolati a mo’ di spruzzi e sprazzi quasi subliminali in un paesaggio trasfigurato e/o in movimento.
Uno sguardo ermetico dispiegato in linee multidirezionali, surreale, impressionistico. Gli scorci cittadini inquadrati nel velocissimo, sibillino sfilare furioso di treni metropolitani dell’hinterland newyorkese, seguono le note di una fantasiosa immaginazione musicale e sperimentale di Karlheinz Stockhausen (estratto da Hymnen del 1960).
Il viaggio corre spedito e dedalico tra le quasi-fatiscenti case basse del Queens alternate o prossime agli scultorei palazzi e “vitrei” grattacieli svettanti nel cielo terso e poi plumbeo d’una polis entropica forse immaginata o immaginaria.
Luciferina, “aliena” e morbidamente sinistra appare la sagoma finale di Donald Trump in versione ectoplasmatica: un nero fantasma mascherato come Zorro si staglia tetramente e teatralmente gigantesco nel viavai e nella scorribanda tumultuosa interrompendo i frames orizzontali con un movimento lento e zoomato in avanti.
Secco, potente, volutamente indecifrabile, A M E R I K A è esperienza cinematografica che, a dispetto della sua brevità, ammalia e s’imprime ferocemente nei nostri occhi grazie anche all’accostamento sonoro rumorista del geniale compositore tedesco che ne definisce i contorni culturali, di significato simbolico e di provocazione.
di Stefano Falotico