Limitless, recensione

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Introduzione goliardica, spiritosa da uomo rinnovato, forsanche restaurato, oserei dire ex rimbambito, rincoglionito, traumatizzato, emarginato e ora ritrovato, riamato, spiritato e qui forse un po’ autobiografico…

Sono illimitato! Sono le persone cosiddette arrivate, eh già, assai limitate in quanto oramai naufragate nella perdizione morale più sconsacrata e perciò sconsiderata.

Vi prego, non ridete. Anzi, non porgetemi quel simpatico sorrisetto di fintissima cortesia che si dà alle anime “disgraziate”. Gratis et amore di tenerezze più ipocrite del bacio di Giuda.

Ebbene, eccomi di nuovo qui a parlarvi, anzi a parlarci, oh sì, di Limitless.

Abbondiamo di plurale maiestatico, allarghiamoci e nella vita, in forma maiestatis, in senso metaforico da me qui coniato, più pertinentemente maestosa e oserei dire anche mastodontica, nuovamente, con estremo, passionale vigore immergiamoci ancora. Dopo tanti inganni patiti e bocconi amari che dovemmo tracannare, rischiando di essere scannati come dei maiali dal gratuito, scarnificante, oserei dire “grattugiante” male dei più luridi, impuniti maiali.

Ah, questi qua, uomini arrugginiti e nel cuore imputriditi, vanno solo fortemente punti. Cosicché, sotto la trapunta, saranno denudati a causa dei loro inflittici atti impuri.

Adbondantis, adbondantum disse Totò nella lettera de… la malafemmina e siamo attorniati da uomini più pavidi di Don Abbondio. Fanno pure i pavoni! Ma mi facciano il piacere…

Sono loro, sì, pieni di pavore. Tutt’al più, io soffro di pallore. Poiché, geneticamente, la mia pelle è lattea, se preferite lattiginosa. Fate venire, scendere il latte alle ginocchia. Inginocchiatevi…

Basta anche con La Mer e le vite dunque amare ché, a forza di rammaricarvi, finirete soltanto ai piedi d’un bar di Pomarico. Paesino dell’entroterra della Basilicata, dotato di una basilica rovinata da uno storico terremoto che, scuotendo visceralmente questa piccola cittadina in provincia di Matera, oh sì, fra aride valli ubicata, rischiò di distruggere ogni basamento portante, per l’appunto, di tutti i suoi abitanti.

Così come lo furono i miei genitori. Di tale amena, soprattutto brulla, spesso anche brutta cittadina ove la gente beve soltanto l’Amaro Lucano, natii. Quindi a Bologna, capoluogo emiliano che mi diede i natali, i miei genitori furono emigrati. Diciamo, emigrarono. Ah, i cattivi contro di me persero la faccia e io, sbugiardando ogni malefatta a me da loro perpetrata, li smascherai, benedicendoli però poiché, tutto sommato, i poveri cristi, quali sono in maniera irredimibile, vanno perdonati, dolcemente assolvendoli con tanto di segno della croce da uomo, quale sono io invece, perennemente immacolato. Comunque sia, la cattedrale di Bologna è San Pietro, non San Petronio. Che, peraltro, ha la parte anteriore non terminata. Io la chiuderei, sì, qui con lo stuccare e lo struccare i pagliacci che rimasero stupefatti dinanzi al mio inaspettato “Rinascimento” entusiasmante. Esterrefatti, assolutamente increduli, credettero che fossi impazzito, invece fui forse miracolato, in una parola più realistica, oh sì, rinsavito. All’antico lindore mio innato, eh già, ricollegato. Nient’affatto perduto o irrecuperabile ché sarebbe inutile sparare sulla Croce Rossa, perseverando in crociate più superficiali dei proverbi più vecchi e stantii.

La mia vita ancora si rilluminò d’incenso, no, in maniera sfolgorantemente intensa e non fu affatto illuminata sulla via di Damasco. Dopo essere io precipitato nella più depressione più inconsolabile e nera, rividi la luce del giorno in modo sincero, poco prima di auto-accendermi un cero e incenerirmi, sputando in faccia agli idioti e sputtanando in maniera dura chi, fraudolento e bastardo, volle rifilarmi una tostissima fregatura senza più possibilità di cura. Ah, che batosta, lo fu di sicuro. Più inscalfibile d’un cubo di porfido, oh sì, miei uomini perfidi. Io sono l’incarnazione vivente del marmo di Carrara e, in mezzo ai pantaloni, ce l’ho durissimo più dei sassi, per l’appunto, di Matera.

A Matera, mio padre frequentò l’ITCG Loperfido. Istituto Tecnico Commerciale per futuri ragionieri alla Fantozzi? Scuola dalla triste nomea ove tuttora fioriscono leggende metropolitane delle più macabre.

(https://www.facebook.com/itcgloperfidoolivettimatera/).

Cioè… dicasi… racconti di matrice popolare, snocciolati fra una sigaretta e l’altra, ove si narra di ex professori sessisti e vili che, pur di giacere con illibate studentesse culturalmente retrive, forse più racchie della signorina Silvani, elargirono loro doni e promozioni regalate, circuendole col fascino orrendamente virile della sexy beast Freddy Krueger di Nightmare, ostentando loro un sorriso più falso di quello di Willem Dafoe/Bobby Peru di Cuore selvaggio. Ammantandosi del fascino sempre impressionante degli uomini induritisi nell’essersi eruditi. Ma smettiamola! Si fanno chiamare dottori ma non sono per niente dotti. Impararono solo la pappardella a memoria, dando ripetizioni orali alle adolescenti più tarde di comprendonio…

Di mio, so che la mia cugina di secondo grado non fu mai una donnaccia, riuscì a diplomarsi malgrado non l’abbia mai data a nessun “maschio” insegnante, di nome fa Laura e giammai si prese la Laurea…

Vero?! Oggi, dopo aver amoreggiato comunque con qualcuno fra una vasca e l’altra del suo paese, dopo molte docce fredde eppur assai calde, con tanto d’idromassaggio di ragazzi a lei molto vicini di natura pasoliniana, è sposata con un bravo Cristiano.

Cristiano, a differenza di me, non ha una voce da Iansante Christian e forse non è propriamente un santo. Dato che, con Laura, deve averci molto dato. Di gemelli! Visto che, oggi come oggi, Laura e Cristiano hanno messo al mondo delle belle gemelline.

Dio li fa e poi li accoppia di amore gemellare, diciamo anche gemellato!

Mentre Berlusconi con molte donne s’accoppiò, regalando loro soltanto diamanti e gioielli.

Ah, sono stanco di dare le perle ai porci! E che sono San Francesco? Il quale comunque, rimanga fra noi, con quella “Monaca di Monza”, detta altresì finta suora, cantò assieme a Rossi Vasco, eh sì, Albachiara.

Sin all’aurora. Ora, veramente voi credete che la super bonazza Helena Bonham Carter, con Mickey Rourke, man ribattezzato anche 9 settimane e ½ michelangiolesco, sul set del film di Liliana Cavani, non sia stata affrescata dalla sua Cap… la Sistina?

Ah ah. Stendiamo un velo pietoso su questa mia battuta assai scontata. Oddio, abbiate Pietà! Per carità, anche per la Caritas, basta pure con la cristologica pietas degli uomini stronzi e vanagloriosi! Per l’amor di dio, quanto sono odiosi!

Nanni Moretti, per esempio, criticò sempre duramente, assai aspramente Il caimano ma diede più di una mano a Isabella Ferrari di Caos calmo pur di nobilitarle la carriera. Soprattutto per slacciarle, da dietro, la sua cerniera. Indossò, per caso, dei jeans della Carrera? Mah, per chiedere, eh?

Sì, Nanni è un fake.

Questo suo film cortometraggio, rivisto dopo il seno da lui palpato di Isabella, no, soltanto col senno di poi, cioè con maggiore analisi “in filigrana”, la dice lunga… Il grido d’angoscia dell’uccello predatore…

Eh sì, come disse Peppino, ho detto tutto…

Nanni fa tanto il buono e caro da pasticcere trozkista per accattivarsi le simpatie del 69, no, dei postsessantottini retorici e vuotamente libertini ma amò tantissimo con Isabella, oh sì, oh signore nostro, scoppiare di crema in modo liquoroso da Harvey Weinstein “babà” che si rispetti…

Roba che Matteo Salvini gli fa un baffo. Almeno, la Isoardi gliela diede senza chiedergli un posto in parlamento. Nemmeno Nanni diede a Isabella un’assai remunerativa poltroncina a Palazzo Chigi. Però, glielo ficcò ben “a sedere”. Lei forse sperò nella promozione in modo similare alle ragazze del Loperfido ma Nanni fu maligno. A lei poi fece la boccaccia dopo un amplesso grottesco da novelle del Boccaccio.

Sì, Nanni, in quella scena sembri/a un maniaco sessuale del tutto imbranato. Mani pulite!

Di mio, crescendo, sono oggi un uomo che ama con voluttà e buona volontà la mia donna matura e incorrotta, di me non ancora rottasi, rinascendo e ascendendo con lei, in modo paradisiaco, a incommensurabili vette di piacere inaudito e perfino inverecondo.

Sì, scopiamo, lanciandoci bestemmie veramente “iraconde”. E lei adora la mia anaconda. Dopo aver fatto l’amore, lei ride infatti come la Gioconda!

La mia cugina Laura, comunque, cantò assieme al compianto Mango con la sua celeberrima Come la Monnalisa.

Fu una ribelle come Laura Dern del succitato Wild at Heart ed elevò in gloria… pure Piero Pelù. El Diablo…

Ah, che vita infinita! Ma che dico?! Idilliaca! Estatica da uomo che, parafrasando Checco Zalone di Cado dalle nubi, vede la mia attuale ragazza, una figa della madonna e la beatifica più dell’MDMA, detto volgarmente ecstasy, ah ah, miei uomini poco stupefacenti e drogati solamente d’essere rimasti stupidi.

Dopo questa “elevazione”, passiamo prontamente alla vera e propria recensione cazzuta!

Tratto dal libro The Dark Fields, da noi tradotto in Territori oscuri, di Alan Glynn, Limitless è diretto da Neil Burger (The Illusionist) e vede per la prima volta duettare assieme, sul grande schermo, Bradley Cooper e Robert De Niro.

Che, da allora, divennero amici, cementando il loro affiatamento ne Il lato positivo, eccetera eccetera.

A proposito, che fine ha fatto Honeymoon with Harry? Film originariamente pensato da Paul Haggis che desiderò avere nientepopodimeno che Jack Nicholson e Vince Vaughn come protagonisti?

La regia passò a Jonathan Demme e, nel film, dovevano esserci proprio Bob e Bradley. A Bob non piacquero i cambiamenti della sceneggiatura e Bob mandò tutto a puttane.

Trama:

Eddie Morra è uno sfigato cronico che viene lasciato dalla sua donna, interpretata da Abbie Cornish. Sull’orlo del suicidio, in forma identica (anche psicofisica) al mio primo libro, Una passeggiata perfetta, incontra il suo cognato in un locale semi-scalcagnato. Il quale gli propone di assumere la pillola NZT. Capace di miracolarlo, donando alla sua mente una prodigiosa carica geniale delle più travolgenti.

Eddie, difatti, diventa di punto in bianco geniale ma, per riusare il suo genitale con la Cornish, aspetterà sino al finale.

Dunque, anziché ingoiare dell’acido muriatico, detto anche croridrico, Eddie non brucia la sua vita, non usando contro di essa il tricticlorato così come in Fuoco assassino. Manda giù l’NZT e la sua vita di nuovo s’incendia e si lubrifica, divampando furentemente d’immenso pindarico e di gioie inconcepibili.

Dopo aver assunto la pillolina, viene anche assunto da Carl Van Loon (De Niro), un potente uomo della finanza. Van Loon rimane scioccato dalle incredibili, immani capacità di Eddie.

Lo sfrutta al fine che i conti della sua azienda maggiormente fruttino.

Per l’appunto, smentendo ogni cretino proverbio, Eddie lo serve e riverisce, lo alliscia, cioè il culo gli lecca in modo mai visto, tiene conferenze di Economia e Commercio con parlantina assai forbita ma poi non dà retta al detto ogni frutto ha la sua stagione.

Quindi, sebbene sia fin troppo maturato e oramai uomo stagionato, a dispetto d’essere divenuto potentissimo, anziché scopare tutte le più grandi fighe del mondo da sfruttare a piacimento poiché loro, pur di avere un lavoro come segretarie in una succursale della sua multinazionale, avrebbero accettato anche il più squallido, malpagato anale, Eddie sceglie di ritornare dalla sua bella Abbie. Donna rimasta tanto una patonza sesquipedale quanto una Cenerentola incurabilmente frustrata. Intanto però, Eddie viene inseguito da degli stronzi che lo perseguitano poiché hanno appreso, anch’essi, degli “effetti speciali” di questo farmaco. Effetti rinvigorenti e poco collaterali.

A differenza di quelli oscenamente mostruosi che possono derivare se assumerete psicofarmaci distruttivi e neurolettici sedativi come l’Invega.

Datemi retta, se vi ammalerete di manie depressive, di psicosi social-fobiche, di ossessioni ritualistiche, a compensazione del vuoto vostro di vivere e non di quello femminile, non recatevi mai da uno psichiatra.

Non serve a una beneamata minchia. Anzi, vi dirò di più. Quella cosa lì, assumendo questa robaccia peggiore della cocaina, non vi tirerà manco per l’anima del… ecco. Avete capito. Di mio, posso ancora tirarmela. Scusate, avreste qualcosa da obiettare? Ho quarant’anni e ne dimostro trenta. Non sono Il ritratto di Dorian Gray né l’omonima attrice del film sopra accennatovi con Totò, più che cerebroleso, sembro onestamente solo molto dalla mia donna preso, sono scattante, giovane non solo nell’animo, focoso, ardimentoso, fantasioso, temerario.

Oh sì, intrepido e poco tiepido… E lei mi/lo sente benissimo.

Se non vi sta bene e siete invidiosi, ah, non sarete delle malafemmine, bensì delle malelingue. Quindi, meritate solo… pene.  Fate un po’, giusto un po’, pena…

Secondo voi, sbaglio? Basta vedere questa mia video-recensione e anche quest’altro video per capire che ho ragione io.

Ora, Limitless, a livello d’intrattenimento puro, funziona alla grandissima. Ma non è un film d’autore, nonostante Neil Burger stia ancora cercando di sembrare un avanguardista surrealista con tocchi eccentrici da dadaista più scemo di Chris Nolan. Quando mai, infatti, se vogliamo essere realistici, s’ visto uno bello come Bradley Cooper con un cervello “trigonometrico” da Albert Einstein, capace di scrivere quasi alla mia velocità della luce che alla fine s’accontenta solamente di una strafiga e basta? E torniamo alla questione Nanni Moretti. Per dimostrare di non essere solamente un coglione di Sinistra, Nanni accettò di girare una scena semi-pornografica assieme alla bellissima Isabella. La montò e la mise a pecora quasi in sella ma apparve, detta come va detta, ripeto, solamente un povero cazzone. Altro che stallone!

Non è credibile, suvvia, Nanni, nella parte di Manuel Ferrara, celeberrimo “troione”. Io sì, invece. Ah ah.

Voglio stasera lasciarvi però non con una “calura”, bensì con una freddura alla Checco Zalone.

– Nella mia classe superiore, eravamo in trenta. Quindici maschi e quindici femmine.

All’epoca, ero troppo timido.

Ho dei forti rimpianti. Potevo scoparmi tutte le ragazze della mia classe.

Che disdetta. Che tragedia. Me ne scopai solo undici.

– Davvero, Stefano? E le altre quattro?

-Si fottano. Gliele leccai e basta.

– E i tuoi compagni di classe che fecero?

– Lo presero in culo. Ecco cosa fecero.

– Lo presero in culo da te?

– E che sono frocio, io?

– Toglimi una curiosità. Mi racconti puttanate, vero?

– Sì, lo sanno tutti che fui pazzo dall’età di quindici anni fino al servizio civile.

– Quindi, non è vero che in classe eravate in trenta.

– No, è vero.

– Ma se ti sei ritirato dalle superiori.

– Sì, ma rimango superiore a tutti, nonostante tutto. Poi, se uno si ritira, significa che prima ci stava dentro. Tutto tirato, peraltro.

– Sì, hai ragione.

– Come fai a scrivere così bene?

– Mi sono fatto il culo.

– Di chi? Delle ragazze?

– Sì, salutami a sorrata.

– Stefano, devo dirti la verità. Non ti arrabbiare. Non sei mai stato matto. Erano e sono ancora tutti invidiosi di te e volevano coglionarti.

– Lo so. Li perdono. Questi qua, se non li imbocchi, non ci arrivano. Sono come Gina Gershon di Killer Joe, forse un’ex ragazza del Loperfido.

Comunque, a Venezia vidi in anteprima mondiale proprio Killer Joe. Tutti gridarono allo scandalo. Anche al capolavoro.

I capolavori di William Friedkin sono altri.
Killer Joe è un discreto film e io non sono Matthew McConaughey.

Infatti, sono meno stronzo rispetto a lui, più bello, sì.

Ah ah.

Sono anche molto autoironico. Sulle mie sfighe so scherzarvi sopra. Sulla mia figa, sono cazzi miei, ci pensa lei.

Ah ah.

Oh, se ritenete questa mia recensione sui generis leggermente volgare, datevi a Wikipedia e andate al mare a mostrare le chiappe chiare.

https://www.youtube.com/watch?v=qZ8hstqZPtI&t=117s

Bradley Cooper piace molto a Clint Eastwood:

https://www.youtube.com/watch?v=O5S6GPL0bKY&t=49sabbie cornish limitless

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di Stefano Falotico

 

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