CONCLAVE, recensione di un film supremo

Conclave Ralph Fiennes cast

Imbrogli, complotti e brogli in una Roma tenebrosa, tanto austera quanto misterica…

Oggi recensiamo il superbo Conclave, film dell’avvincente, sussultante durata di due ore nette senz’attimo di tregua, diretto da Edward Berger (Niente di nuovo sul fronte occidentale), scandito da un onnipresente e maestoso Ralph Fiennes (La meravigliosa storia di Henry Sugar) già in odore di papato, no, di sicura nomination ai prossimi Oscar come miglior attore protagonista. Il quale, in virtù della sua potente forza magnetica e della sua magistrale finezza interpretativa, ivi in particolar modo ancor, se possibile, più sublime del solito, ci regala una delle sue migliori performance in assoluto. Una prova positivamente da brividi che va ad arricchire il suo pregiato carnet filmografico e ad aggiungersi alla sua notevole galleria di personaggi indimenticabili, fra i quali son perlomeno da citare Amon Goeth di Schindler’s List, Lenny Nero di Strange Days e Spider nell’omonimo capolavoro di David Cronenberg.  Conclave è sceneggiato dall’esimio Peter Straughan (La talpa, L’uomo di neve) che per l’occasione ha adattato il romanzo di Robert Harris (Il silenzio degli innocenti, Red Dragon) dall’identico titolo, apportandone però alcune modifiche, se non primarie, perlomeno sostanziali, a partire dal nome del protagonista, per l’appunto incarnato da Fiennes, ché nella novella si chiama Jacopo Lomeli, mentre in tal pellicola Thomas Lawrence. Trama, da noi assai riassuntavi per non sciuparvi le molte sorprese in cui v’imbatterete, ripiena d’infidi personaggi che al buio tramano e ovviamente l’eredità di Cristo bramano:character posters Conclave

È morto il Santo Padre (fittizio, giammai realmente esistito, dunque partorito dalla pura fantasia dello scrittore e giallista poc’anzi citato) e il cardinale e decano Lawrence deve presiedere al collegio cardinalizio riunitosi e supervisionare alla nuova elezione papale. Giocando di parole, lui stesso è papabile… I quattro pretendenti maggiori però per la vittoria agognata sono rispettivamente i distinti e integerrimi, forse sol all’apparenza, in quanto ciascuno rispettivamente cela (e ciò raggela) qualche scheletro nell’armadio da oscurare e rinnegare, Joseph Tremblay (John Lithgow), Joshua Adeyemi (Lucian Msamati), Aldo Bellini (Stanley Tucci) & Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto). Serpeggia, inoltre, benefica e silentemente indagatrice suor Agnes (Isabella Rossellini) ed è sopraggiunto il misterioso, forse ambiguo (religiosamente o sessualmente), all’inizio inviso ma di buon cuore, Vincent Benitez (Carlos Diehz).

Castellitto Conclave

Mysterythriller spionistico sui generis che evoca atmosfere raffrontabili a Il nome della rosa, con rimarchevoli echi dunque di Umberto Eco ed evocazioni del Maligno fra “gangsteristici” semi-pelati come Fiennes e Tucci, no, prelati in senso ampiamente lato, no, rimandi consci e abbastanza dichiarati a Dan Brown e conseguentemente ad Angeli e demoni di Ron Howard, sebbene qui non avvengano macabre uccisioni ma parimenti accadono losche manovre “behind the scenes” ad architettare un concatenarsi di tetri e viscosi sotterfugi per agguantare l’ambito primato e malsanamente primeggiare fra tutti i candidati al fine di detronizzar i rivali e salire sul podio del vincitore finale. Svettante, Fiennes, giganteggia con una maiuscola prova in sordina, giocata mirabilmente, di sottrazione impeccabile e istrionicamente, sapidamente bilanciata da actor di razza pura, sul cangiante suo sguardo espressivo come non mai e all’adamantino zenit della sua impari sofisticatezza attoriale. Fotografia cristallina, magicamente onirica, sepolcrale ed abissale di Stéphane Fontaine. Un capolavoro manicheo e semplicistico ove i cardinali son tutti delle iene camuffate da agnellini, dei lupi con la faccia fintamente angelica(ta)? No, ove aleggia più e più volte l’ombra del diavolo, no, la luce metaforicamente “spirituale” del grande Cinema. Se vi è piaciuta questa recensione, mettete un ateo in sagrestia, no, un uomo laico in stato di carestia, no, un like e votatemi, affinché non sia crocifisso. Non diverrò papa, nella vita non sarò mai papà perché non desidero aver figli, ma forse mi faranno santo in quanto, reputato poco di mente sano da gente ipocrita, verrò sessualmente eretto ed “eiaculato”, no, sarò eletto in gloria dei cretini o considerato uomo “strano” come Benitez. Su questa freddura finale, alle ore 11:58 di tal 20 dicembre 2024, ovverosia, mia catto-borghesia, 5 giorni prima di Natale, a Bologna fa freddo e io ho però caldo…

Fiennes Conclave

di Stefano Falotico

 

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