Il grande Lebowski legge Pippo e il pesce magico…
di Stefano Falotico
Da sol(it)o (ig)noto “balordo” ma non (s)porco, alla Tim Roth di Pulp Fiction
Una delle mie esperienze più tumefacenti la mia anima illibata, prelibatissima, ambita, rarissima e pregiata, fu imbarcarmi nelle teorie “psichiatriche”. Insomma, di come quel matto impotente di Freud attentò al mio “uccello” sguinzagliato connaturatamente e volle imbrigliarmi, a causa dei fedeli suoi “adepti” di cul(t)i borghesi, nel friggermelo in pa(de)lle. Ma, da quel pantano, così sfiorato in cui rischiai d’affogare come un “salame”, il mio salatino, ah ah, si disincagliò ancora una volta, perché è leva che sempre leverà le ancore e non si svende per “be(lant)i” balli “ululanti” da strappa-mutande. Tagliatemi il cetriolo, orsù, miei orsi! E, dato che sono “debole” e “malaticcio”, pallido in viso, datemi pure da volgaroni, quale siete, dell’ossobuco. Datemi del dolce again, sono da “bagnare” al liquore, miei da “cuoricini” soffici d’ipocrisia mielosa. Vivo con mamma e papà perché mai essiccherò il mio pregnante non voler ingravidar nessuna e dunque accasarmi da domeniche “al bacio”, con la partita di Calcio da potassio d’uomo “duro” che ammira dei coglioni nel prender a calci il pallone di “rete” sociale diarreica come l’indigestione di babà e pasticciacci tutta la settimana. Eh no, il “mio” non transige, e non va… mercificato per far sì… che si (con)ficchi con tre marce fighette stagne. Già m’avvicinai a questa fase “colante” quanto delle mie sognatrici lune calanti, e stagnai in una pozzanghera limacciosa d’una donna spos(s)ante che volle violentemente “farmelo”, profumandomi, ah ah, di dopobarba Fahrenheit per “aggradarmi” come un militare della “Fiamma Rossa” a sbarbato mo(de)llo Big Jim per la sua Barbie ascoltante canzonette sfigate cantate da cantanti “figaccioni”, senza “fifa” ma da fili tardo(ne)-adolescenziali, dalle gole di “golosità” invero leccante soltanto le sceme adult(er)e all’arrabbiata con contorno di acidità… su spruzzatine dimagranti d’insalatiere smaltanti da lavapiatti bagasce. Si, da darle una “botta” in pancia di secca ascia! Ed è per questo che mi identificano col Bruce Campbell del “reparto ferramenta”, Ash! Uno che con le donne è “delicato” come il DASH! Eh sì, questo “Belpaese” n’è florido, una fauna intestinale, femminea da batterio e “coperti” di batterie e stoviglie perché, si sa, l’ex casaling(u)a oggi è donna in carriera e usa il “detergente” di carta straccia comprata da laureata su risata “pulitissima” d’emolliente in sua lavanda(ia) gastrica “emancipata” di monologhi da frust(r)ata della vagina nel cucinotto speranzoso di maritarsi con un buon “partito” da finta (eh sì, finge a di-letto del suo cucinato “buongustaio” che la limona grazie alla liquidità…) sinistroide, lavoratrice di scopa e aspirapolvere ogni verme strisciante come me “insaccante” e poi, dopo l’inchiappettata, rosolandomi in patatine di più sal(s)e.
Non so se avete mai letto la fav(ol)a di “Pippo e il pesce magico”. Mi fu regalata in innumerevoli co(rnuco)pie dai miei zii dopo che, da bambino, svenni vicino al lavandino per aver ingerito del “veleno”, cioè una marmellata da me troppo (r)osata di linguaccia già all’epoca sbocc(i)ata. Sì, tale libricino veniva venduto dall’edicolante sotto l’ospedale e i miei zii, molto “fantasiosi”, essendo l’unico regalo disponibile (non) adatto a un bebè ricoverato per indisposizione, già a quei tempi in lotta col suo fegato da “stronzone”, pen(s)arono bene di comprare tutti il medesimo presente.
All’epoca, non avevo ancora iniziato le elementari ma, come detto e spu(n)tato da dentini da latte già in mio licantropo, ero molto avanti e sapevo già leggere. Non potevo però prevedere la marmellata andata a male per colpa di quella scaduta garzona degli alimentari! Sulla confezione c’era scritto “Ottima confettura”. Cosicché non avevo scusanti e, finita una copia, leggevo l’altra per appurare se le versioni erano “cornute” o combaciavano solo nei fac-simili con apportate modifiche.
No, erano copie perfettamente identiche, create da quel “falsario” delle innocenze di nome Walt Disney. Uno che abusò degli animali, rendendoli antropomorfi, cioè impressionando le purezze infantili nel già prospettar loro la vita (dis)umanamente bestiale, per farli… adattar precoce(de)mente alle suzioni delle milf alla Nonna Papera.
Quella… non me l’ha mai raccontata savia, nonostante girasse da “santa” di piagnisteo di salviette “a portata di mano”… da “smanettante” vecchietta caritatevole verso le Giovani Marmotte, dispensando loro i “biscotti” dell’allattarli nella già (av)venuta… corruzione di massa(ia).
Da cui la “bona” ex che, “crescendo(li)”, è oggi tutta “rotta”. Che notti!
Ebbene, torniamo al gaglioffo Pippo, un “gufo” forse buffo, un po’ goofy e un po’ “cagnolino” che ti manda “placidamente”, sogghignandosela da nasone, a fancul’. A dimostrazione che la fiaba di Pinocchio è ancora imbattibile, previo battone alla Fata Turchina, la migliore, non ci son cazz(ar)i che tengano.
In “Pinocchio” v’è racchiusa in sintesi (clorofilliana e antibatterica, appunto) tutta la vita “adulta” da giardini ammuffiti. La storia di uno di legno, che vien obbligato alla “crescita” perché un giorno diventi un maiale come Mangiafuoco, si vizi di carne arrosto e canne… fra i Balocchi con Lucignolo, e impari a rubare “onestamente” come il Gatto e la Volpe, dall’“alto” dell’“autorità giudiziaria”, per niente giudiziosa, guadagnata da barzellette sui carabinieri come la nostra facile… Italietta che giudica… Molti, sia ben (in)teso, difensori sani dell’ordine sono, altri solo cattivi tenenti dal “potere” ricattatorio e “leguleio” di manganelli.
In questa favola, Pippo se ne sta per i fatti e “falli” suoi a coltivare il suo orticello, metafora che per vivere felici basta crearsi il proprio spicchio d’or(z)o. Da cui il caffettino senz’amarezze da troppi “coloranti”. Ma, durante una delle sue (s)battute di pesca, “rinviene”… una sorta-“sorca” di squalo… tentatore come quel Lucifero nel Deserto satanico della parimenti parabola cristologica che i nostri catechisti già ci fecero imparar a memoria per poi farci…vedere, una volta maggiorenni, quello secondo Matteo di Pasolini. “Ostia”… che “bott(an)a”, non solo la Maddalena, porca M… onna!
Altro che litorale di “s(c)andali” nelle “formative” storie bibliche, tutte le nostre certezze manichee oscillarono in bilico, e da allora cominciammo ad assurgere in “Osanna, Santo Cielo!” d’abbisognanti, non tanto più sognatori, più in culo… e incluse cure psicologiche crocifiggenti e fummo addormentati a base di Litio da monchi… di clausure previo la monaca di Monza. E si scatenò contro Iddio la lite! Piovvero le rane di Magnolia!
Sì, Pippo viene circuito dal pesciolone che gli mostra, in modo “paradisiaco”, come sarebbe la sua vita se avesse più possibilità. Quella di un “adorabile”, “sacro” mostro! Prima, gli fa credere di essere il Re del mondo ma Pippo gli risponde che non crede ai messia, tantomeno a Gesù di Nazareth né ai politici che promettono, da Montecitorio, al pollo popolino la moltiplicazione del pane e dei pesci, appunto. No, quelle… son solo “buon(ist)e” (pro)mess(alin)e da festini per darci solo più “pene”.
Al che, stufato da quell’infermiera che, anziché medicarmi, s’attardava nel ripostiglio col medico e il suo “segreto deontologico” dal camice “intonso”, come Arancia meccanica docet di fredda doccia per stomaci “forti”, m’alzai san(t)issimo appunto a maniera di pesce non fritto, nonostante qualche inevitabile f(r)itta(tata, e fui salvo dalle grinfie di quegli abissi “taumaturgici” da volerti (ar)rendere sol “ometto” di più “traum(atologic)i”.
Eh penai ancora per molti an(n)i, sinché a una certa età compresi che la mia vita, in questo mondo corrotto sin all’osso, da attimo fuggente di coglier tutto il “midollo spinale”, sarebbe stata solo la “povertà” esteriore da Big Lebowski, con tanti “sogni” da “bandito” alla Tim Roth credibile quanto un’inculata tremenda eguale a quella che rifilai allo psicologo e a tutto il suo reparto.
Da cui il film The Ward del grande John Carpenter!
Molti credono che io sia un genio. Io credo che loro abbiano torto. In fondo, essi vivono… io non “ho una vita”.
E sulle mie ragioni potrebbe illuminarvi un “luminare” che è ricco da “matti” solo perché sa riempire il modello 740 a mo’ burocratico più “furbo”.
Ho detto tutto…
Se non ti sta apposto e “composto”, chiama l’ambulanza. Per darmi un T.S.O.? No, perché è l’unica tua speranza prima del carrozzone… funebre.
Al massimo, pigliatelo di supposta!
Che tristezza…
E, come Benigni-Pinocchio, davanti a una (s)vacca(ta, permettetemi di urlarle “Lei mi turba!”.
Previo “controllo” agli organi di controllo preposti ai miei genitali.
Comunque sia, i miei genitori mi amano.
Se non fosse per loro, oggi sarei ancora al centro di salute mentale perché gente che, a differenza di me, non ha mai scritto un libro, mi giudicò prim’ancora che oggi mi trovassi con molte opere all’attivo e loro puniti da passivi. Da cui le lor (v)u(l)ve passere, il passeggi(n)o, oh, che bel paesaggio da mus(e)i degli orrori e la brutta cera dopo il passato di verdura perché quello squalo voleva avvelenare la fagiolata di Pippo, promettendogli in cambio prestigiose, ah ah, cenette!
Ah, non si preoccupassero del mal di testa e del dolorino, ah ah, ai “testicoli” da “uomini” con le “palle”. Chi la fa, l’aspetti.
In sala d’aspetto, date a quel “signore” la pensione d’invalidità.
Sono cattivo?
No, sono un cazzone…
Se tali ipocriti non “digerirono” il mio cartone sbattuto a muso duro, dite all’infermiera loro di sintonizzarsi sui cartoni “animati”.
Previo reparto d’animazione…
Scusate(mi), non ho mai tollerato le (im)posizioni… fasciste!