Twin Peaks Revival, episodio 12
Lo so, l’episodio undici è uno dei migliori di questo nuovo capolavoro di Lynch, summa del suo stile inarrivabile e da molti incompreso. Mi sarei soffermato sullo strepitoso Belushi imbolsito oltremisura e sul commovente finale con Dougie Jones che dà la “salvazione” ai due disperati gestori del casinò. Ma Las Vegas non mi compete, e preferisco “glissarvi”, sorvolando sulla sua magnificenza per approdare a un episodio più pacato, in sordina, come si suol dire, ove si staglia per pochi minuti indimenticabili la figura vecchia e spaventosa di Sarah Palmer, una Grace Zabriskie quasi irriconoscibile spuntata dalle tenebre delle sue agghiaccianti espressioni facciali. Lynch, che recita “urlando”, fa le sue scene, in punta di piedi. Ma ecco lo sceriffo Hawk che s’impossessa del suo magnetismo e viaggia per le lande di Twin Peaks col suo carisma ieratico, freddo, da calcolatore che ci riserverà sorprese. Al bar Bang Bang solite storie di corna, mentre la musica, quasi come sempre, scandisce il finale di un’ora, un’altra, da incorniciare. Lynch spiazza sempre, ecco che compare anche un’abbruttita Fenn con suo marito nano, altra perla per cinefili e chi apprezza le cose buone. Il telefono “ringhia”, profuma di mistero e cala il sipario su un altro episodio, l’unico ove Kyle appare solo di sfuggita in modo esilarante, col suo memorabile Jones, svampito, rintronato. Geniale.
di Stefano Falotico