Il parrucchino di John Travolta
Inequivocabile, attaccatura docet.
Mi consultai con un tricologo: – Mi rivolgo a lei perché noto che la peluria si sta diradando.
Tutto ciò, è normale?
Lui: – Sì, si chiama alopecia androgenetica. Significa che i suoi ormoni sono a posto.
Io: – Siamo sicuri?
Il medico: – Sì, io sono calvo, scopo tre volte al giorno e mia moglie non si lamenta.
Io: – Ma c’è la cura?
Lui: – Per le scopate?
Io: – No, per farli crescere.
Lui: – Lei scopa regolarmente?
Io: – Mica tanto.
Lui: – Allora doveva andare da un sessuologo. Io non faccio crescere proprio un cazzo.
Io: – Il suo lavoro allora in che consiste?
Lui: – Non lo so. So che non ho capelli e la gente mi paga per sentire la stronzata che le ho appena detto.
Quel Joker di John Malkovich, i mille volti famosi di un being trasformista
di Stefano Falotico
Ebbene, a quanto pare, John Malkovich non se la passa benissimo. Giungono sempre brutte voci di lui beccato in qualche locale a “dar di matto”, perché pare sia oramai un “vecchio” alcolizzato e non più il fascinoso attore de Le relazioni pericolose…
L’ultimo suo film, fra l’altro andato malissimo, Educazione siberiana del nostro Salvatores, non l’ha visto quasi nessuno… E John arranca in quel della toscana Prato, ove da qualche anno ha comprato casa, facendo “casini” e “sceneggiate” fra bettole da cui lo cacciano a pedate nel sedere, passeggiate “ambigue” sotto la sua Luna da Mary Reilly, urla da “fallito maniaco” e il suo atelier di moda da “barbone”.
Ma John non si arrende, sia mai! Al che, ha pensato “bene” di “sottoporsi” a degli scatti fotografici, “ritraenti” 35 personaggi iconici e storici, “sdoppiandosi” ad esempio in Che Guevara, John Lennon, Einstein, il suo “collega” Jack Nicholson, Marilyn Monroe (?!), Dalì, Andy Warhol e chi più ne ha e più ne metta per l’“obiettivo” del celeberrimo maestro delle luci Sandro Miller.
Questo bizzarro, divertente, camaleontico lavoro è entrato a far parte di una mostra appunto fotografica, intitolata “Malkovich, Malkovich, Malkovich: Homage to photographic masters”, che verrà esposta alla galleria Vatherine Edelman di Chicago, dal 7 Novembre al 31 Gennaio del prossimo anno.
Guardate tale magnifico “obbrobrio” e (am)mirate, coi vostri esterrefatti occhi, per (non) credere a un Malkovich ridotto così…
Rust Cohle, dal suo (ter)razzo, osserva l’umanità in sfacelo e, gelandosene, di (siga)retta (im)morale, giudica, sbuffando (s)fumato via
di Stefano Falotico
Sì, stasera, ho fatto per raggiungere un mio amico che abita fuori mano, scendo le scale perché l’ascensore è rotto, incrocio quella del settimo piano sul pianerottolo, mi apre il portone e io le ammicco: – Adesso, ho fretta, cara, più tardi, quando rincaserò…, aspettami e non sarò piano, intanto, nell’attesa, fai da sol(id)a la “movida” di ditino, ora spingimi fuori e vaffanculo a dopo.
Sì, tre ore later, l’avrei “spolverata” nella moquette, prima bevendomi una calda Moka e quindi scremandoglielo su “canna” di mio zucchero “granuloso”, molto spermatico e stronzo da bermela in un bicchiere d’acqua di sua bagnata. Tanto che dovetti pulirle il letto dalla mia troppa “crema” e “posizionarla” su un programma alla tv, proiettante kamasutra in mio, nel frattempo, salutarla con un secco:
– Te lo sei ciucciato, ora impara a stare a novanta, “prendilo” da quel “guru” del cazzo.
Ricorda che ogni trombata è sempre virtuale. Tra pochi istanti, infatti, ti consiglio di dimenticarmi e rimarrà solo un bel ricordo. Non odiarmi. Anzi, ti regalo una mia foto. Amami per l’eternità.
Ma torniamo before. Il domani è un dominatore che non deve chiederla mai. Solo “sfondarle”… la porta perché non voleva che la “penetrassi” con troppa foga. Sì, una fighetta che ama i preliminari rompi-balle. Quelli che ti domandi: “Ehi, sto venendo, devo aspettare molto ché tu venga? Sai, la situazione si fa bollente e io ho freddo, chiudi la finestra!”.
Quindi, di “sveltina”, accendo il motore e son già sullo “schizzato” dopo dieci metri.
Ancor prima d’aprire il cancello elettronico della mia proprietà privata, intravedo una fiumana… di “fumati”, un’accolita di vecchi babb(e)i tutti appostati attorno al centro commerciale Conad con delle minorenni, accompagnate da fidanzatini più rincoglioniti dei decani appena citati, davvero “eccitantissimi”, e credo “tutti insieme appassionatamente”, già d’uccelli appisolati. Sì, questi se la dormono. Altro che pisolino, son uomini da pasta e pisellini…
Dei piccolo borghesi che sarebbero stati “inculati a sangue” da Pasolini.
Uno storpio con la “tuta mimetica”, mi apostrofa con un…
– Lei dove cazzo deve andare? La strada è bloccata.
Tuta mimetica… leggasi “segnaletica” di scritta sul pet(t)o: – Sono un deficiente e mi hanno trovato questo lavoro da scoreggione-spostatore delle transenne, ti lascio passare, lasciami almeno una passera dopo essertele girate di tuoi girini.
Insomma, anche lui voleva far un “giretto”.
Sposta la transenna e io non inserisco la f(r)eccia, perché (non) rispetto questa gente ammosciata.
Un tizio, sul palco, canta le “hit” che “valgono” tutta la loro vita da “fottuti”.
Il “campione” sfodera questo “campionario” di not(t)e…
“For Once in My Life” Sinatra, “Sha La La La La” di quei froci dei Beatles e “Casa mia” degli Equipe 84.
Che “allegria”, eh?
Perciò, (dist)rutto, penso di non andare più dal mio amico, anche perché adocchio una “mela” niente male tra la foll(i)a…
– Ciao, stronza, ho il sedile posteriore libero, è reclinabile. Vuoi che ti (s)monti?
– Ehi, ma chi cazzo credi di essere? Rust Cohle che sodomizza Michelle Monaghan?
– No, sono peggio.
– Ok, mi piaci, faccia di merda.
Finto che ebbi di (s)fotterla, “caricai” su una zoccola vera, raccattata da un tombino là vicino, per allisciarle il pelo e poi buttarla di nuovo fra i topi. Sì, la pettinai per il gran “ballo”. Pochi belli avrà lo stesso ma almeno, così, è meno brutta.
Comunque, bella o brutta, è una sa(n)gr(i)a più triste de La grande bellezza.
La da me invece da po(r)co spacc(i)ata, noto che è ancora stordita, rimbambita dalla “botta” tremenda ma, mischiandosi ai dementi “ciechi”, cantò Stevie Wonder in “I Just Called To Say I Love You”.
Contenta lei, “contenuti” tutti.
Ora, sono pronto a sfidare ogni mostro. Perché ho già il mio che sbattei al “muto”.
E ricordate: cantando “vien” ogni cretina. Mentre, (t)rombando, io son libero di far quel cazzo che voglio.
Insomma, non credo a nulla, son un pessimista co(s)mico. E questo mondo è un gran “giramento”.
Che godimento, eh?
Heat, l’amore è…
L’amore è…
di Stefano Falotico
Credo di star morendo. Infiacchito, ottenebrato da pensieri di morte invasivi, il nero d’una notte poco squillante, attanagliandomi, mi sta portando via, ora dopo ora. Alcuni la chiaman solo malinconia, altri “saltami addosso, vita”. Non lo so, so che ho voglia di far l’amore con te. La voglia, ma tu mi vuoi? No, non mi vuoi, non sono un uomo ma un “uovo”, allora strapazzami e di baci saziami, salami, e il salame è servito… di gran f(r)itta(ta), son (s)fatto.
Ammiro molte donne, ma ammetto di essere un uomo poco mirabile, anche se le punto di “mirino” e lì, da bruchino, vorrei “venisse” farfalla di gran buchino. Rimane solo il bruciore e poco (s)tira di calore. Non ho un grande cuore, d’altronde, e me lo ficcano in culo anche se omosessuale non sono. Ma la domanda è? Sono, sogno, tu chi cazzo credi di essere, donna?
La donna mi ammalia, mi rende ammalato, ma sempre più voglio il suo male, che maialina, soprattutto la sua mela, spero dentro di metà ma “pen” che mi vada sarò svenato, non venuto e neanche “venereo”. Mi son fottuto.
E ti sto guardando dall’alto di non valer un cazzo. Tu, dalle gambe che sperai fossero a me “imboccanti”, sbrodolandoti, crollo quand’invece, invero e “in duro”, vorrei toglierti i collant e, “decollante”, in te colarlo… sì, siimi colla e dammi un’altra inculata.
Son tenero, tendimi la mano e ti sarò teso(ro)…
In verità, vi dico che era una troia.
Comunque sia, ho la pistola puntata alle tempie. Lei il peggio teme, allorché si avvicina e mi strappa l’arma “focosa”, spingendo il “grilletto” e regalandomi una “sparata” ché all’uomo morente non si comanda ma d’ultimo fatal desiderio si dà su femmina dama in me dom(in)ante.
Lei sta cucinando, mi servirà carne “al sangue” con un po’ di “dolce” su caffè di saper quanto son amaro “cornetto”. Anche (cor)rotto di mer(da).
Ma, prima di ammazzarla, voglio far l’amore ancora con lei sul tavolo.
Questo è l’amore.
Blackhat Trailer
di Stefano Falotico
Sono appena reduce da un giro imprevisto. La superstrada per Casalecchio di Reno era intasata, sì, sempre per colpa di quei concerti di merda di quelle semi-rockstar attempate simil Ligabue e Cima di rapa, “famoso” transessuale amico “intimo” del Caparezza, un’altra cap’ de’ stupido, al che ho svoltato e son finito in autostrada per Firenze, quella del Sole del cazzo. Mi son fermato al primo Autogrill che ha due bar. Uno accessoriato con le scale “ciuccianti” che ti conducono all’atro “vitreo”, con “rimbalzo” delle cameriere su tacchi eccitanti, e quello di merda, un cesso, con delle bariste racchissime su smottamento delle tue palle al “pneumatico”. Sì, io, da “becchino”, ho beccato quello coi caffè automatici. Me ne son sorbito uno, ho chiesto comunque alla “topa” dietro il bancone se mi poteva far una “pompa”, e poi, senza benzina, ho impiegato una sacca scrotale, cioè che due marroni, per trovare lo svincolo per Sasso Marconi. Al che, ho dovuto pagare il pedaggio di 1 Euro e 60 e farmi venti km inutili per ritrovare la retta via della tangenziale. Che serata di merda.
Era meglio spararsi… Heat un’altra volta.
Torno a casa, accendo il PC, mi collego a un sito di news di Cinema e vedo questa roba con “tal” Chris biondino e la neretta che mi sta sui coglioni. Come si chiama? Davis? Violetta? Le rose son rosse e tua sorella va imbiancata. Sì, al che sono andato in cucina e ho ballato, tenendo stretto il frigorifero.
Questo è “puro” Cyber man alla Falotico, spaziale di stronzate sesquipedali e accelerante su “freno a mano” d’una vita “invidiabile”. Che “svolta”.
Ho rivisto The Untouchables e, sulle note celestiali del grande Ennio Morricone, ho pianto come non mai, un capolavoro che vale tutta una vita…
di Stefano Falotico
Sto collaborando, dietro discreto guadagno, nel metter a frutto le mie conoscenze cinematografiche, come writer dei grandi momenti della Settima Arte.
Ieri, ho dedicato un mio post a Sean Connery, premiato con un solo Oscar, come “non protagonista” per Gli intoccabili.
Un momento indimenticabile in cui il mitico Sean riceve la standing ovation e gli viene consegnata, dalle mani di Nic Cage e di Cher, la sua prima e unica statuetta, sconfiggendo Morgan Freeman, fra gli altri, e lo splendido Vincent Gardenia di Moonstruck, vedi premiatori tutti “reduci” da Stregati dalla luna in tal magica Notte stellare.
Gli Oscar sono spesso una pacchianata ma, in questo caso, l’emozione è autentica, quanto il premio fu sacrosanto. Lui, Jimmy Malone, il “metronotte” che ha una vita oscura, che ha paura di tornare a far la guerra alla criminalità, perché quella è gente che non scherza, e infatti morirà in una delle scene più belle e “tristi” della Storia, che viene ingaggiato da un intrepidissimo Costner per metter su una “banda” di giusti contro i banditi di Capone, “capeggiati” da un De Niro mastodontico, altro mostro sacro da competizione, l’unico, a mio avviso, che se, in tal occasione fosse stato nominato, avrebbe potuto rivaleggiare col leggendario Sean…
Ammaliato da questa premiazione, ho ricordato ancora The Untouchables, e sono andato a ripescarlo in Dvd, subito ancora sparandomelo.
Tutti, da me il primo, ché gli ho pure dedicato un sentito “saggio”, lodano Martin Scorsese, ed è cosa buona e giusta, oppure linciano chi odia Lynch, ed è cosa ancor più (mal)sana… eh eh.
Ma, in pochissimi, celebrano Brian De Palma.
Che, secondo il mio “modesto” parere, è un genio assoluto. Altro che solo virtuoso, accusato di essere un cineasta” freddo”. È uno dei più classici e romantici pur nel suo perenne esser sempre stato d’avanguardia.
Qui, cosa fa? Prende una storia “banale”, la rende un western metropolitano con buoni vs cattivi, con un cattivo titanico di grossissimo ne(r)o e dà a Connery un ruolo memorabile.
Fornendo ad Andy Garcia la chance di poter dimostrare di essere, nell’immediato futuro, il figlio di Al Pacino nel terzo Padrino coppoliano.
Ma il film non è solo questo, è la sublime citazione de La corazzata Potemkin, ché non è affatto “una cagata pazzesca”…
E questo è in gran parte merito di Ennio Morricone. Ascoltiamo di nuovo la sua colonna sonora e poi ditemi se questa non è vita.
Scene da antologia una dietro l’altro. Carlito’s Way è il capolavoro inarrivabile di De Palma? Sì, lo è.
Ma Gli intoccabili merita un posto proprio intoccabile.
Il Principe Amleto, che sono io, parla delle Cocaine Nights, ballandosela alla Celentano, vedere per (non) credere
di Stefano Falotico
Sì, sono lo smascheratore dei complotti e delle inscenate tragedie messe su, a mio (d)an(n)o, da una famiglia di matti piccolo borghesi, con la quale presto torneremo a battagliare in tribunale, perché proprio non accettano il mio modus vivendi fuori dalle loro regole ipocrite e di una vetusta arretratezza mentale da far spavento.
A ragion veduta della mia libertà emozionale, lontana dal lor porcile di massa, a dimostrazione delTeorema alla Pasolini, propongo voi questi due miei video.
Loro mi urlano che sono uno sfigato che si deve suicidare, io, con totale strafotteza, pubblico libri e li saluto perché preghino affinché la lor salute mentale non venga scossa dalle mie (in)giuste provocazioni.