Robocop: se qualcosa può andar male, lo farà… la legge di Murphy. Adoro la mia nostalgia anche alla Blade Runner, ed eccoti la “smorfia”
di Stefano Falotico
Stasera, venerdì sera caldo, una mia amica mi telefona e mi chiede un consiglio di natura ero(t)ica, perché deve incontrare un tizio che le piace:
– Stefano, dai, dammi una mano.
– Ah, te ne darei anche due.
– Sì, ma tu non mi piaci. Mi piaci questo qui. Come mi debbo comportare? Un consiglio pratico?
– Un consiglio sincero?
– Certo.
– Scopatelo.
E ho buttato giù la cornetta, prima che mi facesse cornuto.
Ho visto cose che voi umani... avete immaginato eccome. Ad esempio, una volta ho visto uno storpio inchiappettarsi tua sorella, questo non lo sai ma lo so io. Potrei essere io lo storpio? Sul “dubbio” letale, ti lascio con un’inculata bestiale. E, “immaginando”, la “botta” sarà “addolcita” da una risata. Dai, faccia di culo, andiamoci a far un “bagno”, come i grandi Max e Noodles di Once Upon a Time in America. Basta con le vendette rancorose da C’era una volta il West.
Un tuffo ove l’acqua è più blu…
“Eppur mi son scordato di te”… che “Mogol” che segnai quando giocavo nella scuola Calcio Bologna. Torneo di Ca’ Bassa, vengo schierato sin dall’inizio, sto per essere sostituito, l’allenatore, tale Anleri, uno spilungone bastardissimo, peraltro “pelato”, mi urla:
– Stai giocando come una merda! Ti faccio pelo contro pelo. Bene, dopo il fallo… laterale, ti sostituisco, Falotico!
Un mio amico mi lancia la palla, mi allungo (s)tirato allo spasmo, mi sto spaccando l’osso sacro, nel frattempo caccio un pet(t)to inascoltato fra il “brusio” del pubblico pagante, i genitori di noi calciatori “in erba”, poi molti giovani morirono per droga, il difensore mi fiancheggia, è in vantaggio, sta per anticiparmi, sono spacciato ma, di scivolata-semi-spaccata imprevista allo scemo spappolato, faccio sì che tocchi con la punta la sfera, stuzzicandola quel po’ di “diagonale” da ingannare in contro-tempo il portiere, tramortito da un micidiale colpo mancino…
Palla nell’angolino e partita chiusa. Un 1 2 in mossa vincente? No, in verità finì 2 a 1, il secondo marcatore fui io. Della serie, non “A”, anche i secondi saranno i primi. Comunque, mancavano pochi minuti…
Ah ah!
Trionfammo al torneo, grazie al mio “colpo”. Ci diedero un trofeo del cazzo, e una medaglia cadauno che non so dove ho ficcato. Guarda, adesso ricordo, forse è nel tuo (deret)ano. Tu, invece? Quali sono i tuoi ricordi da Total Recall? Come? Niente? Che vita piatta. Sei la nullità! Ma, almeno, nel piatto in cui mangi, vi sputi un po’ di Nutella? “Senti”… il cioccolato, ai tuoi denti da latte, è buono, aiuta la “sciolta”. Sì, una bella cagata… diarreica è stata la tua vita. Non leccarmi, non ti aiuterò, ma posso “pulirtelo”.
Ora, perdonate questa “caduta di g(i)usto”, fa parte del mio stronzo quando “serve”.
Adesso, i servi mi servano.
Non ero capitano ma amo stare a capotavola. Vorreste “imbavagliarmi” per la mia presa di posizione? Dai, mangio anche la tua “patata” e finiscila di sbavare.
Volevi darmela a bere, e invece me l’hai data servita su quello… di acciaio. Sì, “ce l’ho” anche talvolta “dorato”. A te piace Iron Man? Sono un fanatico dei supereroi. Sono uccelli che svolazzano di “pipistrello”. Son durissimi!
Non amo molto però le (s)posate, quelle ti vogliono solo “succhiare” di “scarpetta” volgare del prima lavarti finché è “bianco”, poi te lo fan nero, (s)macchiato a meno che non ti scop(r)a il marito(zzo). Bastava la lavatrice, no? E, una volta “inforcato”, ti accoltellano con un “dolce” mandarti appunto a cagare.
Quindi, conigli, un consiglio: mangiate sempre le patate senza la maionese. Se lei è scaduta, ti farà impazzire e rimarrai sul… cesso.
Quella “strapazza” e poi leccherà un altro “cucchiaio”.
Uh uh.
Da quando sono un comico? Da quando tu sei cornuto. Comunque, risolveremo con un “cornetto” alla “crema”.
Ridendo alla faccia tua da sberle.
Inzuppatelo.
What’s your name?
MURPHY.
De Niro fa Tai Chi con Anne Hathaway
Ora, amici, vi prego di ammirare, ah ah, queste foto dal set di The Intern, sfoggianti un De Niro in forma(ggio) da b(r)uchino, moderatamente asciutto di panza, in tuta e tutto tiro, sportivamente scemo su andamento lento, lentissimo assai sul rincoglionito super-rintronato, del bacino beffardo ad Anne Hathaway, porto (participio passato di portare e non luogo ove attraccano le navi-acquolina in bocca?) di a(l)itante vecchio volpone che, appunto, se la tira da giovanotto, praticando ginnastica nipponica sullo stronzo senile che dissimula il trippone, inteso in sen(s)o dello spararsi il viaggio, anche una sega, in brodo di giuggiole per la riccona Anne, miei ricchioni, una molto magra, ma pur sempre topolona, dal culo catwoman iper-catturante per un mio “disboscamento” da “guardia forestale”-guardone, e non me ne vergogno, lei non porta la gonna ma i jeans, eppur spinge di gogna a volerla messa così a novanta-attillata-tintillante nella punente p(r)ugnetta del mio sognar il suo culetto da sfondare su fondista del prima offrirle un primo di montata da leccarmi i baffi e quindi, dopo la boscaiola, della carne al sangue su inchiappettata sfiancante con tanto di frutta, suoi pompelmi e la fragolina al limone, previo caffè di sorbirmelo sol anelando al suo sorbetto. Lei andrà in bagno, schifata dal mio uomo bastardo, disgusting, e userà gli assorbenti per non (s)velarla da mostr(uos)a come quasi tutte le donne. Fingono, ah ah, di odiare i maschi troppo diretti di espresso ma inver schiumano per un cappuccino senza religiose cappelle. Ah, che fin(t)e suore. Caro oste, diciamocela. Chi più chi meno, sono delle su(s)ine. Delle cagno(li)ne Chihuahua! Ahuahahah!
De Niro guida col cappello o è un lupo indomabile di v(i)olante?
Buon compleanno a mio padre e al sottoscritto, nati entrambi “quasi” lo stesso giorno, pressoché identici a Stallone di Over the Top, all’ultimo sangue… come Rambo 5
di Stefano Falotico
Di oggi, la notizia “bomba” secondo cui le riprese di Rambo V partiranno il prossimo mese. Diretto, sceneggiato e interpretato da Sylvester Stallone, naturalmente. E come poteva essere altrimenti? Visto che Stallone è “come” me, un “loser” che non piace ai “fighetti”, e allora si mette in proprio. Lui attore-cineasta per i cazzi suoi, snobbato, ostracizzato, preso per il culo, attaccato a morte, “umiliato”, schiaffeggiato dalla intellighenzia “critica”, a cui proprio questo “stronzo” non va giù, e fa di tutto per buttarlo al tappeto, ma lui è stato Rocky… (r)esiste sempre, immarcescibile, una testa di “capra”, durissima come il marmo dei suoi muscoli. E, credetemi, ha anche un cervello stupefacente, “ballerino”, basta sapere che, per quanto abbastanza “disprezzato”, Staying Alive l’ha scritto sempre lui…
Cosa penso, invece, io di John…? Ah, io pen(s)o di giorno e non so se dormo la notte, John è un Don Giovanni al plenilunio? Ah no? È un “giulivo” solo a Luglio?
È un bravo ragazzo, uno “scemo di guerra”, come dice la gente ignorante e bigotta delle “comunità” piccolo-borghesi, tutte “casa e chiesa” ma guai a toccargli l’orticello, se no diventan delle bestie e ti vorran tagliare l’uccello… Eh sì, troppo libero, “disadattato”, un vagabondo, barbun’. Poi, da un po’, John porta pure i capelli lunghi. Un “taglio” che sta bene se davanti fai il buono, se te lo “allisci” e poi, da (di)dietro, in testa altrui pisci. Sì, questo “bulbo” mette a “disagio”, è da “bue”, da fargli la bua, da rabbuiarlo, troppo “lungo”… bisogna prendere presto una “decisione”, sì, va reciso! Preso! “Anneritelo”, non dategli “colpi di Sole” ma “dategliele” per “ravvivarlo…”, sì, “merita” la cattiveria “permanente”. Va “arricciato”, stropicciato, è uno “stupido!”. “Cucitelo!”. Inutile che s’impunti, va pun(t)o, storpiato, toglietegli pure le doppie punte, tu, puta, non azzardarti a fargli la “schiuma”. Non la spu(n)terà!
Però, il “lungo”, invece, dona a quel “laureato”, gli dà un (as)petto più “tosto”. Fa più “glabro” da “lupetto boyscout” che non perde il vizio ma neanche il “pelo”. No, Rambo, “conciato così”, è “impresentabile”, perché al momento è disoccupato, quindi è tacciabile di “trascuratezza”, di “disconnessioni” cerebrali che devon essersi propagate, “schifose”, d’alopecia cieca dei “miopi”, troppo smascheranti le ipocrisie d’una società (in) marcissima…, nelle intercapedini di tutte le bugie più “marc(hi)anti”… Top(p)a!
Va spurgato, depurato, “purificato”, redento, così tutte le (r)assicurazioni “ridenti” dei falsi “eleganti”, quelli “in (fili)grana(ta) finissima”, quelli che al s(u)olo “radono” ché, emarginando, (non) possono il tor(t)o “rimarginare”, quelli che mangiano a sbafo, sorridendo sotto i baffi e “bluffando”, insomma, i “lestissimi” (lesto)fanti, saran (in)felici e (s)cont(ent)i…
“Sbattilo”, così quella “testa di cazzo” non romperà più i coglioni, e noi continueremo a “sbattercene”…
Cosa c’entra questo con First Blood?
Rambo è uno “scemo” dalla lucidità “pazz(esc)a” ma sta sul culo a troppa gente. Gente di mente o demente?
È anche ascetico.
Insomma, un “deficiente”.
Infatti, se non era per suo padre, sarebbe in “manicomio”.
Sì, lui, non i panzoni troppo (s)parlanti. I veri pazzi spaparanzati… ché nella vita non han mai fatto un cazz’ se non far i (com)messi…
– Sì, devi “rompertelo”, non “elevar” proprio niente. Devi levarti, lavarti, spaccartelo, altrimenti ti daremo dello spacciatore e te lo spaccheremo! Chiaro, ora, come si sta al mondo?
Sì, sia io che mio padre, che festeggiamo gli an(n)i quasi lo stesso giorno della “buonanotte” ai cattivi, lui l’11 e io il 13, giorno fortunatissimo, capiamo che si sta al mondo così.
Se vi stiamo antipatici, “ficcateci”… al reparto Ospedale Psichiatrico “Giudiziario” delle vostre idiozie, stanza ubicata in cu(cu)lo, là in fondo, “sfondati”, chiedete all’infermiera…
Se non ci trovate, vi consiglio di guardare la “mappa” nel cesso, vicino alla doccia fredda…
Se non (ri)uscite dal vostro vomito, una bella “lavata” di “fe(ga)ti”, una sciacquata alle “palline”, e vedrete che la vedrete “benissimo”.
Adesso, potete anche “sfogarvi”.
Dopo questa sanissima spar(l)ata, potete ancora sputarci in faccia, io e mio padre siamo d’altronde “sputati”, mia “feccia”, e “dovete” continuar a (lor)darmi della “femmina”. Ma ve ne racconto un’altra…
Ieri notte, mi trovavo in un bar di “cazzoni” a mangiar “patatine” con la “salsa” piccante, sì, un co(r)vo di “fringuelli”, ma servono donne succose ball(ozol)anti in latino-amercani culetti vostri sodi da strapazzare su ritmo hip–pop(ò).
Al che, mentre sto “mangiando” come un “porco”, si avvicina un bifolco “sporcaccione”, sì, non si pulisce la b(r)ava, e mi chiede, “battendomi” sulle (s)pall(ucc)e:
– Sei tu falco?
– Sì.
– Falco è il tuo vero cognome?
– No, il mio cognome è più bizzarro, falotico… ma preferisco questi nomignoli ai “mignoli” come te che van solo a mignotte. Le alzi il “pollice” quando “spingi?”.
– Ehi, figlio di puttana. Come ti permetti? Ora, te lo spezzo.
– Cosa? Lo spezzatino “al sangue?”. Comunque, il mio secondo nickname è Cobra.
– Cobra come il film con Stallone?
– No, come la canzone di Donatella Rettore… il cobra non è un “serpente”…
– Non è un serpente…? E cos’è?
– Mah, non lo so… è quello che “striscia?”.
– E dove striscerebbe?
– Ah, non lo so. Tu dovresti saperlo… può strisciare sia sul pavimento che “strusciartelo”.
– Che vuoi dire?
– Lasciamo perdere… tieni, non ho più fame. Questa “patata” è tua. Te la regalo.
– Ah, grazie. “B(u)ona”…, sei un grande. Qui, le patate “vengono” troppo.
– Sì, in effetti fanno un po’ schifo. Sono delle ninfomani che si bagnano presto. Non c’è “gusto”. Tieni. Ti do anche il “sale”. Anzi, guarda. Piglia pure il “dolce”.
– Ah, ma sei proprio gentile.
– No, non ho soldi da buttare in un’altra “cagata”… e in vacca.
Vai a leccare…
The Lion King
di Stefano Falotico
Imprese sovrumane, cioè editare un libro è più complicato del dirigere o “montare” un film, e non sono un montato ma rimango additato, sebbene sia un falotico factotum!
Ebbene, amici e (ne)mici, cagnacci, cagne, lupi, volpi, uomini dello zoo oppure studiosi entomologi, paleontologi, trogloditi, “clave” di “chiave”, oscurantisti da cinture di castità medioevali, chirurghi, plastici o non, donne di plastica o “rifatte” da un “gorilla” glabro, (s)posate a un “architetto” dei “peli” della “luce rossa”, “vengo” io… “lampeggiante” con questa mia… nuova opera sia a incupirvi come le scimmie più tristi della giungla metropolitana, quelle… che rimangono con la “banana” in bocca nel (traf)fico d’india(no) da Un giorno di ordinaria follia, sia a intenerirvi come Jane quando lecca Tarzan e fa un po’ la Cita, slacciandogli il “leopard(at)o” di sesso-“sasso” leonino nell’esser dom(in)ata dalla cintola in giù con tanto di l(i)ane della sua “pian(t)a rampicante” su grappoli d’uva del frutto dell’amor prelibato, poi a cul’… (s)turata per l’erba del vicino ch’è sempre più verde. Sì, un’animalesca drogata.
Meglio me, scrittore di razz(i)a, creatura unica e rara, anelata anche dai più regrediti cacciatori della mia purezza “mineraria”, essendo una mente d’oro di min(ier)a vulcanica, amato dalle donne ignude ed “esplosive”, più “umide” da “trivellare”, e parimenti odiato a morte dai dementi “rappresentanti” sia le lor (s)c(i)ocche “in car(rier)a” che la lor noce bacata di cocco. Ecco la “cer(nier)a”. Selezione (in)naturale di “ceretta” alle vostre gambe e di mio cervo favolista alla Bambi in “cerbiatte” da me scelte di gustosa cernita.
Sì, però nessuna m’inanella, perché sono un single free, ma vogliono “impal(m)armi” i “golosi” gelosi primitivi, essendo io l’invidiatissimo anello di (congi)unzione alla loro ottusità da “pal(l)e” a mio (di)letto roteante in prese per il culo spaziali. Questi sono coglioni… incredibili, ambiscono a fartele… girare e, puntualmente, vengon ficcati nel posteriore da un’altra bandiera d’avamposto mio superiore in lor vuoti, (ir)riempibili, uh, quanta bile che c(r)ol(l)a, c(r)ani “craterici” su mio scatenato “scriteriato” in stellare creatività a lor orbita nerissima negli strapazzati occhi annichiliti, abbattuti, distrutti, spappolati, (esterre)fatti, strabuzzati d’allibito ancor (non) “prenderlo” sul/dal personale, imbattibilissimo volar alto, circumnavigante la lor storica, epocale inculata “bestiale”.
Eh sì, cari animali, io sono un trascendente animistico e vi sto disarmando in an(s)imata produzione (proli)fica più della tua fighetta già da un altro spolpata…
Ora, vado a bermi un altro succ(hiott)o alla faccia vostra, uomini che vorreste combinarmi una frittata e invece vi ritrovaste sia coi cervelli fritti che con gli “uccelli” da me serenamente, di sereno mio (non) variabile, “precipita(n)ti” da rane della mia pun(i)zione biblica. Ah, che pesca! Miei orsi, ecco il salmo(ne) che ha mangiato i vostri squal(lid)i.
Gnam gnam, dai, donna, dammi un po(mpel)mo, Adamo vuole la mela di Eva succinta, mai in cinta, sii s(tr)uggente, sì, sì, sì, ancora…, e ti sarà ruggito col serpente di giubbotto nella “botta” piena e moglie tua frust(r)ata dal moralismo (f)rigido, essendo io il Diavolo che la “ubriaca” e tu, (s)fottuto, rimani (in)castrato. Ma quali crist(ianesim)i!? Basta coi crisantemi!
Ah ah!
Ma “veniamo” a noi, donne! Uomini, non “venite” alle mani! Vi restan le seghe, non potete disboscarmelo, però. Ma sol, senza Sole, “inalberarvi” perché io so’ fusto che frust(r)a “tagliente” il vostro fis(i)co a pera.
Ed è mio purè di patate, miei bolliti!
Ebbene, ogni volta che pubblico, miei pubi, c’è da “incazzarsi”. È un lavoro “duro” ma qualcuno deve “fartelo”…
Ecco qui, creato ad hoc, il mio nuovo capolavoro! Voglio il Nobel ma anche l’or(t)o.
Partorito in circa una settimana mia metafi(si)ca, generato contro ogni stolto degenerato, qui presento “La pallida ipocondria della Luna”. Attualmente, mie amazzoni, soltanto in Kindle-Amazon. Prestissimo, anche in cartaceo ed eBook of the Jungle da Rudyard Kipling…
Eh sì, in molti vollero ammazzarmi, che stronzi, ammazza…, ma stramazzarono perché il mio leone non si è addormentato… Sarete cornuti e mazz(i)ati!
Allora, di buone ore, miei cor(t)i, cattivi buo(n)i, figli di Annibale, tutti con me…
Auimbaue Auimbaue Auimbaue!
Be’, per essere the lion king, comunque, non è facile.
Scrivi un altro libro, parte l’editing… Ecco il (re)fuso di “testa”, salta la virgola, tre puntini di sospensione non “accorciati”, una dilatazione regressiva, togli quel “pezzo di merda”, stona, metti l’accento, intona la f(r)ase calante, ora “spingi” interruzione di pagina, cazzo, è un libro da pollice su ma, minchia, manca l’indice digitale. I numeri romani fanno più romantico, l’incipit è aulico, la prima parte però è aleatoria. Sarà stampato “opaco” o “lucidamente plastificato?”. Uhm, quel tipo di carta è per topi da biblioteca. Tipi “igienici”. Di saliva, sfoglian le pagine nei loro “ang(i)oletti” mentre mangiano un toscano “cant(ucci)o”, e quindi provocano ali di “orecchie” ai pol(l)i.
Comunque, l’HTML è a posto? Qui c’è un’a senz’acca. Errore, orrore, che fai, cacchio? Mangiati un cac(a)o. Nell’habitat Mobi(le), si vede bene? Vai a capo(tavola), l’e-Pub è ora perfetto da “bionde”, sei b(i)rillo, goditela… nell’interlinea… Bologna-Roma per presentarlo al Papa, attento però al “tunnel” vicino alla complanare, è un (r)accordo an(ul)are che potrebbe costarti caro di p(r)ezzo in tal gola profonda… Eh sì, “viene” (a) troppo, mie tope, abbassiamolo…, alziamo invece di un Euro?
Sì, la mia (ta)riffa lievita.
Contro di me, avete sba(di)gliato tutto, che gaffe!
Pensavate che fossi Garfield?
Evviva i graffi delle giraffe!
A volte, basta una passer(ell)a di Birdman, “l’uomo uccello”, per ricordarti chi sei, basta Michael “Batman” Keaton in una tragedia alla Iñárritu per “volare alto”… again
di Stefano Falotico
Partirei col ricordarvi Norton in questo film, poi capirete…
Eh sì, perdonatemi, al massimo… domenica andrò a confessarmi di ripetuto “sbeccato” come Keaton, no, di peccato troppo adorante questo film, inginocchiato dinanzi a una visione celestiale che m’ha nuovamente “restaurato” come la facciata di San Pietro dopo che scellerati teppisti la “deturparono”, sciupando la nostra bellezza michelangiolesca d’artisti oltre il becero materialismo van(itos)o, oltre le scostumatezze di tal volgar società sboccata, ché par pure, ed è un delitto esecrabile, aver smarrito non le “pecorine”, bensì perduto anche quel goliardico umorismo alla Boccaccio, che ci teneva sempre elevati del prenderla a ridere come nel suo (rac)conto “Chichibio e la gru”, in cui lo “sboccato” Giovanni qui si conteneva a favore d’una novella da “buongustaio”, delicatamente volpone eppur sempre “ammirante” le gambe delle “fenicottere”. Sì, quelle donne semi-anoressiche, quasi totalmente sceme, che vengon… “arrostite” appena, di “rossetto”, un playboy dei po(ve)ri ammicca lor con far… già “arrossente” a farsele nel (di)venir… da lungo “lupetto”. La storia della volpe e l’uva, delle vulve, del vizietto e del pelo agli (in)etti, di tali maniaci sessuali senza più valori, valvole e sempre a mangiar le “vongole”. Dei porcellini sempre col salvadanaio pieno alla faccia di noi, pen(s)atori di pene…, ché sparlano, ne hanno “una” su tutti noi che riempiamo le loro tasche, però ci togliamo anche qualche sassolino dalla scarpa, fregandocene della loro “crema” da divoratori del “mascarpone”, gettando merda di nostro “fango” a tali maschere che (s)truccano le lor “oche” con del mascara.
Sì, dei finti eleganti “fini”, meglio noi, cioccolatini da FIAT. Guidiamo col golfino, senza Golf, nel traffico ingolfato di questo smog lor “affumicante”, prediligendo le macchine operaie rispetto alla social macchina da “catena” di montaggio. Sì, son dei montati con la Porsche. La Porsche è la vettura dei nazisti del porcile. Eh sì, il lor “marchio” stigmatizzante noi, che non possiamo “permettercela” ma possiamo “tirare” il freno “a mano” a questi stronzi, è quello della Volkswagen, il cui primo modello “ariano” fu “emesso” da Adolf Hitler, che lo regalò al “popolo” suo dalla mentalità ardente… “polarizzante”, insomma da pol(l)o nord…
Noi siamo degli Sean Penn da Polaroid, poi capirete perché.
Volkswagen è un nome “germanico-gerarchico”, composto (sì, la “compostezza…”) da Volks, genitivo sassone, appunto, (uni)formato di s come stronzo, attaccato al “culo” senza che puoi “apostrofarlo” per staccarglielo…, e da Wagen, cioè auto(ma).
Un uomo saggio disse una volta: “Quando arrivi all’ultima pagina, chiudi il libro!”.
Frase pronunciata da Mr. Wu, ché sta un po’ per “Sono un signore ma, se mi rompi il cazz’, ti (s)fotto in (fan)cul’”, (non) contenuta… nel film Un maggiolino tutto matto.
Celeberrimo film della Disney, che credo rappresenti la mia vita dal “circuito” assolutamente menefreghista delle regole ottuse, nazi-fasciste dai “patti lateranensi” falsi come la (f)ritta, (f)rigida “istituzionalizzazione” della “moderna” lobotomia di massa… Che f(r)itta(ta)!
Massa per accelerazione di gravità = teoria della relatività.
“Coniata” da Einstein, grande mente che però non previde la “demenza” di Enrico Fermi, il quale, “genialmente”, prese alla lettera il cervello “bomba” di Albert e lo “denuclearizzò” in Hiroshima.
Confermando la massima profetizzante da pianeta delle scimmie di Albert: la differenza tra un genio e uno stupido è che il genio ha dei limiti.
Sia Einstein che Fermi erano dei geni, con la differenza che Enrico non stette “fermo” e volle far l’uomo onnipotente, “limitless”. Entrò nei libri, e non gli diedero neppure l’infermità ma la lode!
Perché l’ha (s)fatto? Per dimostrare che era un uomo “superiore”, infatti era laureato, non c’era bisogno di dimostrarlo, pare che si fosse diplomato con ottimi voti alle superiori…
Per la serie, “killer”, che ogni Nietzsche ha chi, del “superomismo”, ha (ap)preso il peggio.
Sì, mio nonno era un analfabeta, un “tonto”, non una testa quadra, non conosceva dunque l’alfabeto “ellenico” di tal greci “grettissimi” di testicoli, e aveva sposato, di suo sincero “cavallo”, una campagnola con più classe della tua troia, una della “Bocconi” e tanti “bocchini” ai “dottori”. Mio nonno forse era uno spastico ma ti ficcava di svastica!
Sì, meglio il volgo degli “elegantoni” volgari. Mio nonno, pur non sapendo far di conto, era un conte, gentile e affabile, principesco nel portar (ris)petto a chiunque. Anche se spennava i “polli”.
E, se gli rompevi il “coglione” che gli davi, ti tagliava l’uccello. Appendendolo in macelleria assieme alle “tacchine” del tuo “salsicciotto”. Sì, mio nonno non “pendeva dalle labbra” di nessuno/a, ma comunque ebbe due figli, fratelli di sangue…
Io e mio nonno siamo uguali. Io ho più cultura e forse, nella vita, anche più “culo”, ma guido una Twingo, versione contemporanea del Maggiolino.
L’altra sera, ero (in)fermo al (sema)foro. M’affianca uno col Ferrarino e mi “tromba” di sfottò mentre stavamo aspettando il “rosso”.
Rideva da matti, dandomi del “matto”, intanto accarezzando di “fringuello” la sua “(l)o(s)ca”.
Scatta il verde e gli dimostro che il suo Hulk “edonista” del volermi lasciare, appunto, “al verde” e arrabbiato, è una boll(ett)a di “sapone”.
Sapete perché? Con la sua macchina, mi ha bruciato…Ma non ha calcolato il mio Sean Penn di This Must Be the Place. Molto Taken…
E adesso ha una paura “boia”.
Cosa c’entra questo con Birdman, con le passer(ell)e e coi “passerotti?”.
Ora, vi cito un (est)ratto del mio prossimo libro…
Nella mia dimora, non uso le stufe, mangio però le caldarroste durante il mio eterno autunno.
Sì, il vostro capitalismo, soprattutto ideologico, ha partorito i vostri esseri informi e io invece son qui a informarvi che tal vostro comportamento porterà soltanto ad altri crematori forni e ad anime ammalate di povertà. Oh, sempre state a fornicare, a ficcar la torta e guai, miei schizzinosi tanto caldamente schizzati, se le (ciam)belle non riescon col “cubo”. Tanto v’entrate con la “dolcezza” ipocrita da “uomini” di “burro”…
Il messaggio è “forte” e chiaro…
Ora, prendiamo questa clip e osserviamo come la gente “vigliacca”, “senza palle”, s’emoziona quando appare Mike Keaton e quando sfila il grande Ed Norton.
Vi svelo la verità di questo mondo. Oltre al Cinema e alla poesia, in questo mondo non c’è altro. Me ne sbatto dei tuoi ricatti da ricotte per farmi cotto.
Se non “accetti” questo, sei un mostro.
E io, come mio nonno, ti mangio a colazione.
E la clip dove sta? Nel tuo culo, no?
Clap, clap, che inchiappettata!
Finisce il Festival di Venezia, vince Andersson ma secondo me ha vinto Birdman, film capolavoro, anche perché ho visto solo quello e la mia vita posso saperla solo sempre io, avendola vissuta io, ancora, e non voi, mai più, ah ah!
di Stefano Falotico
Ieri, ricevo l’aggiornamento dei vincitori. Al che allestisco l’articolo di “rito” a un mio amico blogger che, come me, è “patito” di Cinema. Siamo patiti anche dei nostri corpi, siamo abbastanza magri… Lui mi paga gli “alimenti” e io gli faccio il semplice resoconto. Non è difficilissimo, per evitare refusi nella “list”, eseguo il copia-incolla dal sito ufficiale della Mostra.
Tutti nomi assurdi, da me elencati, enumerati di “word” in Garamond ben p(i)azz(at)o, con un asterisco finale che rimanda, a piè di pagina, alla “nota” di post scriptum: tu clicchi “intertestuale” sul segno e vieni rimandato “sotto”, ove compare, in “frontespizio”, la scritta “Salutami tua sorella, è meglio di te, ciao”.
Il lettore rimane interdetto, perplesso si domanda che “significhi” e poi, dopo cinque minuti d’interrogatorio al suo sé in trambusto, forse mezzo, stando dietro una scrivania, comprende che è semplicemente uno scherzo e la piglia a ridere.
Sì, sua sorella la presi in culo ma lui ride e non ha capito ancora un cazzo, continuando a battere sulla tastiera. Dove andremo a sbatter la testa?
Spingi Reset e stai ancor seduto, tanto non puoi cambiare.
Fatto sta che Birdman è un assoluto masterpiece. Inizialmente, confuso, uscito dalla sala con un “alone”, anche se ero con un mio amico, altrettanto soffrente di emicranie, non ne compresi appunto il valore e, da capoccione, nel riflettere pensieroso, ancora “accecato” dalla foll(i)a vociferante e fuorviante, presi una capocciata di “duro” cranio contro un lampione. Sì, appena uscito dal PalaBiennale, camminai nel recensire mentalmente il film da po(r)co visto e, avvolto da pensieri distraenti, mi sfuggì una che mi stava camminando a fianco, una di buoni fianchi, ché sicuramente il più “scaltro” James Franco si sarebbe “affrancato/a”, fiancheggiandola di “lungomare” nel “saliscendi” del di lei seno marmoreo come le scogliere “ergenti” delle “lagune” più da “bagnare” ancor di “lacuna”.
Sì, ho molte lacune, perdo di vista i culi e, nello smarrire il sen(s)o, cado preda dell’on the road “sbandante”, inciampando sui dossi e scivolando solo sul bagnato, incrociando, in un “batter d’occhio” e “sgambata”, un “colpo” da stordito, più che da “stornello”. Sì, fu una serata di pioggerellina sdrucciolevole e, poco “lucidamente”, molto annebbiato, anziché far il cascamorto, cascai e basta, “impalato” di “botta” devastante ché ci vollero dieci minuti per (rin)venire…
A distanza di quasi due settimane, al Lido, quelli dell’ENEL stanno ancora mettendo a posto il lampione.
Ho detto tutto, sono un allampanato.
Però, m’innamoro con una facilità incredibile, sono l’unico uomo (im)prendibile che, nella cinica società odierna, crede ai colpi di fulmine…
Mi accendo ogni due donne su tre, loro mi spengono quasi subito, puntandomi il dito e facendo sì che le dita di altri maschi “spingano” sul loro interruttore. I preliminari “eccitanti” scaldano gli ambientini.
Comunque, siamo sicuri che fossero delle donne coi loro uomini? E se fossero stati/e solo degli animali?
Non perdiamoci in frasi “sconce” che ci potrebbero costare la sedia elettrica… e ogni Pasolini di Ferrara incompreso.
Birdman è un capolavoro.
Mai visto un film così, tutto in piano-sequenza, anche se è (s)truccato come Keaton, la storia di un uomo che passa tutta la sua vita a recitare “underground”, in sotterranea, una parte che viene presa per il culo a sangue dal più “imbecille” Norton, uno dei più stupefacenti figli di puttana del “teatrino” di noi, maschere (a)sociali, sempre costrette a indossarle per non far un’altra fig(ur)a di cazzo. Come “attesta” l’erezione di Norton con la Watts che, però, rimane molto inculante sé stesso. Con tanto di risata scop(pi)ante del pubblico che invece s’aspettava la trombata per movimentare un po’ la scena.
Sì, un pubblico di borghesacci ché, prima di vedere un porno, deve calcolare che costerà loro un rosario dopo la confessione domenicale. Allora, pen(s)ano: “Che du’ palle, meglio un film di Kiarostami, Il sapore della ciliegia”.
Sì, questi sono i classici ipocriti. Fingono di amare il Cinema d’autore e poi s’infoiano come Denzel Washington de Il sapore della vittoria, la versione ancora più retorica di Ogni maledetta domenica.
Sì, l’uomo medio ha questa fil(osofi)a di vita: ora et labora, il Sabato sera “ficcatela” di “sborra”, dopo la birretta e, nel giorno “santo”, vai a pulirti a mess(i)a dopo una vita da “messo”. Se ti rimane un po’ di tempo, dopo aver sbattuto… i figli, ripudiati, a letto, nati bestemmiando la tua poca accortezza di profilassi, vai “lungo” con una puta e poi, al mattino seguente, “impuntati” nelle lotte da sindacalista dei coglioni…
Molta gente mi chiede perché considero Birdman un capolavoro.
Lasciando stare lo stile, decisamente oltre la media delle leccate di “bell’aspetto”, è un film che dice la verità, pur girandoci attorno, per due ore e mezza abbondanti di “siparietti” e “dietro le quinte”.
Alla fine, Michael Keaton è come Maradona. È stato un grande e non può accettare che gli abbiano tagliato… il naso…
Al che, i chirurghi glielo… “rifanno”, lui si toglie la benda dagli occhi, e capisce che i salami col prosciutto sono gli alt(r)i.
E preferisce tornare “in basso”.
Radendo(si) al suolo ogni brutta cer(tezz)a.
Greta Gerwig, Her
di Stefano Falotico
Greta Gerwig, la donna più bella del mondo, simboleggiante Il Peccato alla von Stuck
Greta, hai numeri da vendere di forme perfettamente geometriche in prospettico mio adorarti da Gioconda a mo’ di Giotto “incappellato”-scappellante, insomma di “scalpello”, calce e (s)truzzo mio capriccioso dell’“affrescarti” pen(nell)ante di “spruzzi” esuberanti.
Rima baciata prostrata dinanzi a te, attrice di “crosta(ta)” un po’ “prostitu(i)ta(si)” perché oramai compari dappertutto, serpentesca nella tua carriera (proli)fica da dea (s)m(i)ela(ta), oh, my goddess, godo di “marmellata” in tuo sen(s)o di gran mamm(ell)a, (di)venuta… musa ispiratrice di Woody Allen e adesso concupiscente Al Pacino di The Humbling.
Senti che ritmo, che assonanza di p(r)osa, oh mia bella fig(liol)a. Quando “arricci” il naso, io divento “duramente” bugiardo e pinocchiesco, e un’altra “cartilagine” s’allunga…, ché io debbo trattener la “proboscide” incastrato di elephant man da sedare perché vorrei solo sinceramente nel sedere, cioè il popò, “schizzare” nel tuo “stagno” come un godereccio, pasciuto ippopotamo poco in te “all’asciutto”, molto di “asciugamano”, (in)contenibilmente nelle mutande “tirate a lucido” da boxer quasi (al)ano già a te abbaiante di cagnolino non bastonato bensì volente grande-mente, di montante glande, lo svenante, svenevole respirar suggente l’odor lontano dei tuoi madornali capezzoli, sì, “vengo” io al tuo capezzale da “prodig(i)o” nel scent of a woman della magnificenza sexy tua incarnata.
Porto la canottiera ma basta che tu “sfili”… e nessun uomo può non farti… il filo. Sto sudando sette camicie come un por(c)o, dai, levati la gonna e gonfiami il “canotto”.
Tu, Greta, nata a Sacramento, città della California. Sii “surfista” di “onda su onda” in me “cavalcante” l’orgasmo marino, oh, mia stella di Hollywood “bagnatissima”. Denudati e sacramenterò la mia riempente (in)adempienza di tal vita di pene!
Un oceano di la(cri)me “gocciolanti”… da riempir tutti i fazzoletti mondiali.
Si alza… il Sole delle mie tristi notti “angeliche”, mia tentatrice diabolica che ammicchi come quella donna ambigua dell’espressionista von Stuck. Tedesco maestro di Kandinsky, autore di celeberrimi capolavori pittorici da “scultore” dei suoi “turpi” turbamenti sessuali, (s)canditi dal suo frust(r)ato inaudito, da lui simbolicamente sublimati nel “telaio” maudit di femmine r(itr)atte, un po’ pure e soprattutto… molto zoccole da “maledire”.
Malafemmina! Sii nostra “malalingua”. Siam mandrilli e malandrini.
I tuoi seni non son però dei mandarini ma succose (p)esche all’am(id)o del nostro limone (s)premuto. Sì, sfogliamo il tuo album(e) e le lingue nostre, di “arsura” secca, ti bramano sbavanti in te che, (di)sp(r)ezzante, ci “bevi” in un bicchiere d’acqua Ev(i)a(n), evirandoceli nel “mandarceli” su o giù…Oh, Gesù! “Pomiciaci” di pomo d’Adamo! Siam polli(ci).
Un’altra “ampolla”, dopo averti visto, (in) p(i)ena è.
von Stuck, sì, anche lui avrebbe voluto st(r)uccarti ma rimarremo tutti sol a toccarceli.
Sì, a te porgo, Greta, tal mia dedica adorante e “toccante”, ti stringerei la mano ma mi sputeresti, schifata, in faccia, dandomi del “mani(a)co”. Al che, laveresti la tua con dell’acquaragia per depurarla dai germi batterici del mio (ri)tocco, oppure, in mio (co)raggio, te la leveresti di “botta” mia dinanzi a una femme fatale della Madonna? Su tal dubbio, io non avrei dubbi, so che con te la notte si “allungherebbe” a (dis)misura delle tue chilometriche gambe.
Gambe longilinee, toniche, da fondista del porger deliziosamente questo (dist)ruggente tuo fondoschiena che madre natura ti donò senza che tu abbisognassi di far… ginnastica per “rassodarceli”.
Noi che, incant(en)ati, scatenatissimi, dirimpetto al tuo portamento…, annuiamo affinché tu possa, un giorno, dirci sì e darcela.
Porta-mento di te che sembri dirci, arrogante, “Non me ne po’ frega’ de’ meno”. E noi pen(s)iamo di “mano” da “dementi”.
Eh sì, ci fai perder la testa e pure i testicoli svuoti…
Forse, otterremo solo dei calci e nessun tuo rossetto, alla faccia di von Stuck, molto “ficca(n)ti” invece nella nostra sociale “rete” da perenni umiliati dell’aver osato troppo (r)osé di colpo di testa alla van Basten, olandese rosso-arancione v(i)olante di-vino in finte, come te, ubriacanti, a cui infatti, di “fallo”, spezzaron le gambe, e rimarremo in “fuorigioco” dell’aver soltanto sognato illusoriamente le re(di)ni d’un orgasmo con te “fendente” e invero di “stomaco” distrutto, senza te(tte), appunt(it)o, in noi non tanto “er(et)ti”, bensì comunque inevitabilmente “dritti” nel chiederti le grazie… del sal(i)varci in corner. Sì, meritiamo di (e)ruttarci. Rompici i coglioni, cornuta! Hai delle (magni)fiche cornee!
Davanti, speriamo anche (di)dietro, alla tua immor(t)ale bellezza, “sventoliamo”… sbiancati!
No comment, ogni altra metafora “balistica”, di fronte a te, sarebbe un insulto del tuo sacrosanto espellerci, c’auguriamo di spelarceli.
Siamo disperati, sì. E, con questi “nostri”, c’eleviamo in gola della tua “fossa”, in gloria nell’alto degli uccelli, no, dei cieli, oddio mio!
Che cazzo (suc)cede?
Chi lo sa? Lei lo sa(la) e saliamo di osanna!