Edward Norton, l’avevamo quasi perso, omaggio a questo splendore d’attore (ri)preso e ritrovato con lo stupefacente Birdman
di Stefano Falotico
Ebbene sì, il grande Norton è tornato in forma strepitosa, un attore magnifico che, sin dal suo “schizofrenico” esordio in Schegge di paura, per il quale ottenne subito una strameritata nomination all’Oscar come Non Protagonista, non ha quasi mai deluso i suoi aficionado. Regalando, film dopo film, interpretazioni superlative, con picchi, oserei dire, tanto magnetici da incantarmi per sempre “avvinto” al suo travolgente gioco d’attore, ipnotizzato dalla sua aura carismatica ché pochi performer odierni riescono, a mio avviso, a donare con tanta incommensurabile caratura, con una sofisticatezza talentuosa da mettere i brividi, anche perché Norton s’è, durante la sua carriera camaleontica dei suoi variegati personaggi “mutanti”, spesso dall’ambigua doppia personalità “debordante”, distinto sempre, a prescindere dalla qualità, alta o scarsa, dei film appunto da lui interpretati.
M’immagino Norton che svolge il mio lavoro d’alcuni anni fa. Sì, per sbarcare il lunario, lavorai come “guardiano” museale, molto “immusonito”, presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna. Stavo soventemente seduto su una “panchina” in loco del mio “cu(cu)lo” a controllare che nessun turista e nessun bimbetto delle gite scolastiche del cazzo “deturpasse” i quadri, m’annoiavo molto, senonché nelle pause, oltre a bere caffè “automatici” dal “distributore” della mia pallosa saliva gengivale, sporadicamente “trastullata” con qualche sigaretta in cortile su “grattarmele” se passava una figa in minigonna sesquipedale, porgendole il mio “ritratto” del volerla “pennellare” di “affresco” in mia (non) trattenuta bestemmia alla “Madonna di un p… Dio!”, blasfemia sanamente ormonale quasi “madornale” pressoché “p(i)azza(ta)” di adorazione “celestiale” così come l’Arcangelo Gabriele di Carracci Annibale del dipinto “Vergine annunziata”, dando la novella del Cristo a Maria, par che sussurri di “alato” un “Però, beato nostro Signore che, dall’alto, inseminato t’ha di mistero bianco della fede, una scopata divina!”, ecco, oltre a questo giramento di palle, escludendo il “caldo” sessuale del mio sempre “desto” a codeste gnocche di patate, lo scrocchiarmi le dita e il “freschino” dell’aria condizionata di pal(at)e da lavoratore dei miei “coglioni”, avrei preferito contemplare le molteplici facce di Edward Norton. Ma non è detta l’ultima parola.
Io ed Edward stiamo, in questi giorni “anonimi” dei primi di Settembre, organizzandoci per farci… da “galleristi” dei nostri ego appunto della Madonna.
Lui esporrà le sue interpretazioni migliori, con una predilezione vanagloriosa, giustamente orgogliosa del suo “nazista” di American History X, io il mio “Edward Furlong” già “terminato(r)” da un pezzo di “rara” e “inestimabile” fattura.
Mah, comunque, la Pinacoteca affaccia “dirimpetto” a Piazza Verdi, lì, ci son i “fattoni” e io debbo tutt’ora, di buona “leva”, ih ih, sempre farmelo. Qualcuna, comunque, me la son fatta ma non son fatti tuoi. Pensa a “imbiancare” la tua fidanzatina Eva, sì, una mezza pornoattrice, ché io pen(s)o al mio Adamo di bel “pomo” su auto-erotismo da “manico” di “scopa”.
Com’era quel film? Pomici d’ottone e minchia ti scopo? No, il “titolo” non era “quello” anche se la tua Eva pensa sempre all’“articolo” e alla biscia altrui mentre tu sei già un pensionato da circo(lo) di briscole”. Lo so, ho “appurato” di mio pe(nne)l(l)o…
Ma torniamo a cos(c)e ben più serie della tua “Maddalena”.
No, no, no, così non “va”, andrà soltanto se avrai una faccia di “merda” come Norton, vero incrocio fra il Bob De Niro più beffardo e il Marlon Brando più magro e “crudo” di simpatia come il “burro” molto Ultimo tango…
Sì, nel capolavoro artistico di Bertolucci, Brando “sgraffignava” la Schneider di nome Maria…, volendo “conservare” l’anonimato, previo “restauro” di lei “graffiante” di gambe da giraffa e fondoschiena da topona che lo “fotté” e “sventrò”, dopo avergliela comunque “sventolata”, senza foglie di fico, a differenza dei quadri esposti in Pinacoteca, coperti di vergini, no, “vergogne” su “innocenti” occhi birichini eppur cherubini degli angioletti, doppiamente diabolici quanto Norton, che “danno una mano” di cor(t)i (non) cresciuti… troppo in “fregna” alle Botticelli…
Della serie (non) sono dei san(t)i… o dei “cazzoni?”. Dei puri o appunto dei Norton porcellini, come Ed con la Watts de Il velo dipinto, e auguri, figli maschi dagli “uccelli” che “spingono?”.
Su tale mia “vedo-non vedo” provocante il borghese medio simil Fight Club, quali sono le donne a cui Ed ha dato delle “botte?”.
Nel 1996, fu la “volta”, eh sì, parliamo di “cappelle”, della Drew Barrymore, quindi “son venute” tutte le altre “fesse” di tua sorella, “gocciolanti” in Norton intingente la “pennellessa”, dall’ex compagna di Cobain, l’arcinota assatanata Courtney Love, alla peperina Salma Hayek sin alla Rachel Wood e alla sua attuale “mogliettina”, alla quale consiglio subito una ca(u)sa di divorzio, considerando la fama… della “fame” di Ed, la super cornificata Shauna Robertson, con cui l’altra sera cenammo in assenza di Ed e lei, dopo il “dolce”, mi offrì una “mela cotogna”, raccontandomi che Ed era “uscito” per assaggiare la “frutta” di una sua amica attricetta dai succosi “pompelmi”.
Sì, povera Shauna, oramai è abituata alle scappatelle di Ed. Tanto che, oramai, quando sbuccia le cipolle mente Ed “spela” altre “angurie” da “duro”, ha perso ogni residua lacrima. Roba da “rosa(rio)”. Totalmente “spolpata” e già marcia nell’animo addoloratissimo perché purtroppo inevitabilmente innamorata di Ed, dalla cui “quaglia” (non) riesce a “staccarsi”.
Ed, da me ribattezzato lo “spremitore” di “album(i)” femminili, sì, Ed è un collezionista di modelle alle quali, mai “molle”, tranne che nei lor (di)letti “mollandogliele” in “ma(ter)asso” suo ad “acque”, vien… succhiato allo sciroppo e poi di nuovo al galoppo mentre Shauna prepara le scaloppe di pene… nel “limone” di Ed, mai con una dal seno a pera eppur, di purè, perennemente a pecora!
Mah, dopo questo mio umoristico “tiramisù”, vi chiederete se, alla Pinacoteca, hanno un quadro di Arcimboldi o le mie son “battone” alla Christian De Sica? Comunque, in Pinacoteca è permesso mangiare ma dev’essere un’educata “paninoteca”. Non lasciate “briciole a terra”, miei uccellini…, altrimenti, se si riprendono, s’incazzeranno come Michael Keaton di Birdman, uno “tosto” che però è sempre costretto a recitar la “parte” del fottuto a sangue da Norton, amico un po’ del “cazzo”, una faccia da “culo” come po(r)che ma indubbiamente dal fis(i)co asciutto, anche lui povero in “canne” e sempre in “mutande”.
Nonostante questo, “glande” lode a Norton, attor di razz(i)a da farmi sempre “sciogliere” appena ammicca…
David Gordon Green è un esaltato? Sì, lo è, e anche in maniera indisponente
Guardate come se la tira David Gordon Green sul Red Carpet. Ma non ha ancora capito che è un regista mediocrissimo? Sta lì, tutto impettito con sguardo fiero e arrogante, come fosse chissà chi. Abbattetelo!
Come Birdman, a Venezia, mi suicidai ancora
di Stefano Falotico
Toccata e “figa” in quel di Venezia, non ho amato Birdman ma (non) amo di più la mia vi(t)a, e intendo viverla da vero v(i)olante, anche la “dignità” fottuta di me stes(s)o
A questo film, manca il cuore selvaggio, che invece io ho e qui lo (di)mostrerò, dedicando a una donna, che penso d’amare, il mar degl’intrepidi, focosi, avventurieri, tonitruanti, “scriteriati”, illuminanti, irradianti (co)raggi della mia anima non ancor (am)mai-nata(si).
Sì! No, invero non amo né lei né me e neppure voi. Mi stanno tutti antipatici. Il più simpatico sono io ma non vedo perché dovrei stare simpatico a me stesso. Se sto simpatico a voi, a me no. Mi conosco. Fingo, da anni (non) memorabili, di farmi piacere la vita. Al che, mi chiedono se conosco la parola amore, e io rispondo che loro conoscono la parola trombare, quindi sono dei tromboni a fare domande retoriche di cui (non) sanno la risposta. Amare è come scoparsi, il resto è solo la solita ipocrisia. Questi non si conoscono e (pre)tendono di voler conoscere le altrui cosce. La vita, che (r)esiste, si ama finché si ama sé stessi. Quando capisci che non ti ami, finisce il mare. Poi, potrebbe esservi un oceano. Ma preferisco il cielo alle acque. Dalle acque, nascono i bambini e son troppo adulto per queste puttan(at)e delle natalità. Buon Natale! Ma di che? Meglio esser (in)felici come una Pasqua e volare giù in picchiata, da puro gabbiano che non si fa (in)gabb(i)are dalle dinamiche di un mondo bugiardo. Quindi, sono un bugiardo che dice la fottuta verità. Il resto è un leccaculo che ti dirà scontate frasi a effetto come nel film Birdman. Io invece tollero gli omosessuali, almeno non rompono i coglioni ma si fanno i loro, e odio invece il sesso tutto, quindi anche il mio uccello. Già darlo a me, è una palla, se la cerniera non funziona, potrebbero essere due palle amare. Affoganti.
Amare, amare, amare. Sempre questo verbo che mi sta sul cazzo, appunto.
Vi spiego la mia filosofia del viaggio.
Una “falsa” partenza e un ospite nella carrozza d’un regionale davver lentissimo, quasi una littorina in direzione di Venezia, per poi attraccar, di traghetto e mio “drago”, al Lido speriamo fastosamente inaugurante.
Tremo in treno, son il solo nello “scompartimento” sciolto, senza separé “vitrei” a far di conto fra la prima e la seconda classe, fra chi, insomma, ha i contanti e chi, povero in “canne”, se le tocca… poco da “conte” ma da spiccio(lata) dei pochi conti in “bucate” tasche. Una vita da re(o).
Tremo perché spero che nessuno, né a fianco né di fronte, non di lato e neppur di “diagonale”, m’ingombri la visione per guardar chiaramente fuori dal finestrino. Ma, poco prima che il treno parta, ecco che, dirimpetto, un mezzo “negro” mi si para. Fortunatamente, mi chiede solo “Posso sedermi?”, annuisco, non son razzista.
Lui è splendidamente taciturno, forse un musulmano, un semi-muso giallo, è di colore, sì, ma non sul “rosso”, un mulatto però vestito da tamarro. Sarà al verde? Che razza di cazzone “extracomunitario” è mai tal sorta di “sorcino” coi calzini corti, magliettina di lino “fina” da faccia di mer(da) torbida, anticipante la Venezia più d’alghe escrementizie al “profumo” mi puzza di ladro napoletano ma in fondo è un onesto europeo nazionalizzato italian con la scritta Nike e un walkman su presa mia per il culo sotto i baffi o “incorporata” d’attaccarsi al tram? No, è un semplice wagon e, sotto il posacenere metallico, di cui non ho mai capito l’“ubication”, è “appioppata” la scritta “Smoke is strictly forbidden, VIETATO FUMARE, non ci provare, altrimenti sarai defenestrato di multa da un occhio della testa simil Taglione con tanto di sovrapprezzo perché, ricordati, cazzo, che non hai timbrato il biglietto e sarà tua bile amara ancor prima di veder la marea… della (non) giustificazione più controllore non corruttibile in o sborsi subito e te la decurtiamo oppur i coglioni ti decurteremo, a meno che tu non sia un po’ Principe De Curtis e potremo, per simpatia, farti meno il popò per via del tuo umorismo scaccia-tragedie alla Totò”.
Arrangiatevi!
Al che, il treno parte, non tanto in quinta anche se, nel frattempo, a fianco s’è seduta una con la seconda. Non è una bella situazione. Di fronte, il cazzone dalle origini “anomale”, non individuabile in nessuna mappa geografica in caso di “denunce”, adiacente una donna che me l’ammoscia su mie già palpebre addormentanti. Sì, sto pig(l)iando sonno a velocità “pazzesca”, per non veder lo “spettacolo”, aspettando di poter vedere quello delle 20 al PalaBiennale.
Mi sta cascando l’occhio su una passante in minigonna che mi desta… dal dormiveglia e quasi subito m’eccita di “alzato”. Medito uno “scandaloso” en passant di mio “passerotto” in “volo”, anche m’auguro “in viola” alla passera rosa, da “viaggiatore” che non deve vergognarsi d’un cazzo, e gioco d’“arrocco” su voce roca, finto-figa ché la raucedine fa uomo che conosce i “filtri” brucianti, di prima mossa bestiale come sussurrare “è un treno, qui non posso, in bagn(at)o ci può stare?”.
Invero, attendo, miei sugli attenti, poi (at)tento, fermandola per chiederle l’ora del “t(i)è”. What time is it? Lei è english, tedesca o di Milano su iridi azzurrissime d’apparente scandinava e dunque nessuna “scaloppina” ma solo una “sberla?”.
Va be’, danno… il “limone” al ristorante? Solo un granchio? Uè, e una volta arrivati a Venezia, offrono almeno a “basso” p(r)ezzo il mio esser così in golosa vo(n)g(ol)a? Ma sì, lasciamo stare, è una mongola… questo davanti, invece, più (non) lo guardo e mi più dà nell’occhiolino. È un frocio in abiti magrebini. Sì, come possibile “terrorista”, non può farmi nessun culo…
Al che, per rompergli le “orecchie”, mentre sta ascoltando a tutto volume rompi-timpani un cd di Cheb Khaled, fingo appunto d’ingubbiarmi e, con “furbizia” da invero sveglissimo…, muovo apposta violentemente la mia gamba, distruggendogli l’impianto “aerofonico”.
Gli piglia un colpo e, in un intraducibile “gergo” curdo da chi, appunto, parla “turco”, mentre in risate di “sottecchi” me lo fumo, mentendogli, lui grida:
– Non è aereo, cazz’ succed’, porc’ Allah, chi ha interrott’ lo stereo, non si sente nulla, ho sentito solo un boato! Un (fras)tuono!
– Mi scusi. Son stato io, “inavvertitamente”. Vi ho preso contro. Mi “(s)piace”. È saltata la musichetta? Glielo riparo, se vuole.
Lui non capisce un cazzo (sarà solo un demente analfabeta?) di quello che dico ed emette un sibilo…
– Non capir’ perché m’hai rott’ di (rin)cul’, fuck you ma non possiamo metterci d’accord’ perché non ho dietro di me alcun portafogl’.
– Ah, ti ho scoperto, mariuolo maledetto! Scendi dal treno o chiamo il “conduttore” d’aria, no, volevo dire il conducente.
– Dove vuole spedirmi?
– Nel didietro, in carcere. Lei non ha pagato per poter stare su questo treno. E ha avuto perfino la maleducazione di mettersi “contro” di me. Si alzi!
Interviene la racchia che mi “fiancheggia”:
– Sì, deve sapere che, prima di salire, costui ha provato a toccarmi di mano morta per aiutarmi a portare il suo “bagaglio”.
– Ah sì? Ha tastato la terrona?
– Sì, ma non è terreno “fertile”. È donna sterile, ha visto che ha le tette ammoscianti?
– Sì, fate entrambi schifo. Via!
Raggiungo Venezia, guardo Birdman e penso che Cuore selvaggio sia molto più bello.
Sono o non sono una mer(da)? Certo. Io la so, tu no, e buona vita a tutti.
Ci vediamo in una stazione migliore di questo mondo.
Birdman, review
Melanconica è la vita che vola via, forse lassù, forse giù dal balcone e, sognante mai più, è già svanita dal primo ruolo (non) importante
di Stefano Falotico
Birdman, Re–view
Keaton, spaventapasseri di “scene” teatrali ove, scarnissimo, dagli occhi bluastri, geme silenzioso in un teatro “underground” da passeggero oramai stanco d’un mondo “a sonagli”, cupido e tentatore ma tanto ipnotico e ipocrita a rapirti nella “trappola” per “topi” quanto disperatamente lisergico nell’immergerti solo in emozioni di nylon. Sfila la vita, forse è tutto (s)finito, t’ha rapito l’anima e solfeggiano malinconie profonde, soggiogandoti in un claustrofobico torpore d’un cuore oramai “intorpiditosi”, sporco e dunque sempre pronto a (ri)prender il volo adamantino suo(nato) sol illusorio, giacendo semmai schiacciato o “ghiacciato” da un’altra “faccia” e fiasca di whisky, “raccattata” al bar all’angolo della strada da ubriacone bukowskiano del tuo marciar sia limpidamente (dis)illuso e sia mortifero fra spettri ancor meno vivi di te, ché almeno ti (ac)conci per le feste, ti stordisci con dell’alcol per tamponar ferite d’una aridità (dis)umana cavalcante. Nella quale, inorridito, avanzi lerciamente, rubando attimi di te che mai sarà guarito e non hai neanche, pure quando ti disperi, sbraiti oppur farnetichi, il (co)raggio vibrante di “spaccar” davvero tutto e tutti in senso (a)lato guaito. Fuggitivo, dalle inibizioni inguai(n)ato, o solamente ucciso da un’enorme, insanabile solitudine, chiuso nel tuo passato che, coccolandoti (mal)sano, forse non fa altro che sfiorirti, ti sfiora consolatorio e, nel frattempo, in mille mai cicatrizzate ferite, ti frattura, perciò non riaffiora neppure l’ineludibile vis(t)o d’una realtà mangiatrice quel che già fosti, ché già fosco sei soltanto uno zombi.
I tuoi compagni non son da meno(a)mati, dei morti viventi.
Col damerino Edward Norton in tal gioco di scacchi (e)spiati, in cui tu, Keaton, illanguidito, incuneato nel dedalo d’ansie ritornanti com’un tornante mastodontico d’insostenibile gravezza al “leggermente” sfiancarti, però uccidendoti pian piano dentro, “distante” fra gli astanti del pubblico pagante, ancor commetti il “su(icidi)o” di “sudici alibi” a tetre albe per “dar spettacolo”, ove la pallottola della pistola è l’unico “exploit” del tuo voler “Al lupo, al lupo!” urlar (in)van(it)o(so). Ma è già falò in te arso e mangiato vivo, un fe(ga)to andato a male come un altro ruolo fottuto da pubblico fatuo, falsissimo, un’interminabile fine di foga e blateranti sfoghi, forse era meglio la fune. Il buio t’ha intrappolato in quella tua stanzetta dei “giochi d’infanzia” da supereroe ché eri una volta ma or, solo con la fantasia, (s)vol(t)i. Kammerspiel sui generis, metacinema, esperimento colorato-opalescente-pallido-mortuario-sterile-inutile…
di “diottrie” visive a piano sequenza “effettistico”, senza stacchi dall’inizio alla fine, ma è vacuo, ribadisco futile brucior di stomac(hev)o(le), privo del benché minimo, vivace furore immaginifico, è un pastrocchio (s)coperto di grande trucco come il parrucchino e il cerone-brutta cera di Keaton, per mascherare i difetti d’uno script che, di Raymon Carver, ha “mostrificato” il minimalismo, amplificando il senso della vita a “massima” esagerazione kitsch, a esibizione di stile nauseante e al limite del parossismo, come a gridarci, fastidioso, in chiacchiere silenti solo a primo ascolto quasi sensazionali, la scontentezza scontata della presa di coscienza ché siam maschere di un c’era che mai più sarà, ove par tutto fin(t)o come un bravissimo, al solito, Edward Norton che, in certi istanti, ha il carisma di Brando da Un tram che si chiama desiderio, innegabile, ma semmai non convince quando dovrebbe commuovere di vero istinto naturalissimo d’attore sofisticatissimo, e dunque insopportabilmente “gigioneggia” nel “pasticciar” di tic, che abusano della pazienza dello spettatore anche più ricercato, appesantendo il labbro mezzo-leporino da “volpino” e anche lui, in capelli (s)tinti e persin stempiati, nei (ma non ha il neo magnetico di De Niro) “patetici”, posticci, recitativi manierismi, con tanto di “tremolio” (s)forzato alle mani quando fuma la sigaretta a mo’ del voler “rotolare” nella classe proprio stupendamente malinconica d’un giammai è James Dean, ma solo uno stronzetto caric(at)o nel cazzeggiar anche lui, senza pathos intimo appunto, fra cornicioni d’un film non certo da incorniciare.
Incertissimo, ceruleo. Penzolante, sospeso fra mille sputati significati ma raggrinzito in nessun guizzo vivido e lindo. Molti spunti ma spuntato. Quasi da instant sputtanarlo.
Ah, apertura erronea al Lido.
“Storto” ma non affascinante, sghembo ma non ficcante, pieno zeppo di dialoghi banali, un film che però non parte male, non spinge, diciamo, l’assunto è infatti, va ammesso, eccezionalmente originale e affascinante ma, a differenza del significato che Iñárritu voleva trasmettere, nel suo stile comunque spesso eccessivamente melodrammatico, troppo pedante e (s)parlante a pigiar di (ri)petizioni sull’acceleratore del déjà vu, questo film, seppur non lunghissimo, par così noiosissimamente non finir dunque più. Tristissimo, non sensibile sulla depressione ma deprimente e basta. E, da ambizioso, delicato, pastiche che poteva essere davvero geniale, diventa un mattone tremendo.
Ancor più tremendo perché, nel suo metter tutto dentro, sbaglia proprio nel calcar troppo sulla metafora secondo cui la vita è leggera e non lo è affatto, e questo squilibrio, “facile”, porta alla depressione e al volar giù o su.
Dipende dallo sguardo della figlia. Se è matta, come è, guarderà suo padre angelicamente, se è sana, ma invece non lo è, la vita di entrambi fu purtroppo soltanto un sogno da “fumetto”, da nuvole… troppo bianche e sbiadite.
Una vita sba(di)gliata.
Peccato che la vita sia orrendamente triste se la sai, e io so dunque che questo film ha sbagliato tutto.
Non emoziona. Non basta l’esercizio per tenerlo in vita. Per non tarpargli le ali in “cadute”, appunto, di t(u)oni.
La massima non è di cosa parliamo quando parliamo d’amore, bensì il massimo è di cosa parli quando hai voglia di partire, quanto (r)esisterai finché non c(r)ol(l)erai a picc(hi)o!
Le notti birbanti di un (ir)redento veneziano, come Klaus Kinski, il “maniaco” ridente, alla (s)volta del Festival di Venezia per altre “ciambelle alla marinara” là (stan)tuffanti
di Stefano Falotico
Ragazzi, buona sera, lunga sarà questa coraggiosa notte!
Sono Nosferatu, no, scherzo, Stefano Falotico, amante comunque del Conte Dracula.
Non è ancora alba ma voi, a forza di non far rosso sangue sensuale, state diventando sempre più albini.
Stamane, fratelli carissimi, il sottoscritto si assenterà da voi comuni mortali per viaggiare alla volta del Festival di Venezia. Mi toccherà svegliarmi alle prime luci del giorno, e sappiate che, comunque, io perennemente combatterò da (mai) bruciato per inseguire quei nostri sogni più vivamente notturni, intimi, umanissimi e mai da bare di morti senza più anima.
Purtroppo, molti, invece muoiono dentro lungo il viaggio. Io no! Giammai!
Io sono infatti il non morto! E mai morirò nella mia anima. Marinai, levate le ancore.
Navighiamo ancora! Oggi, Londra e, domani, appunto Venezia!
La mia anima è tremendamente baluginante, bellamente sanguinaria da scrittore vitale, pulsante nel succhiare, anche da intrepido e appassionatissimo cinefilo, come al Lido, molti film, che spero saran a me succosi e limpidi in forma(to) capolavoro!
In mia assenza, prego voi, che scommetto siete amanti delle notti arcane, dei pleniluni, della poesia alta e delle sue magnifiche solitudini, di dare molte e più occhiate a questo mio libro, così ottimamente servito e recensito sin alla gola sua più profonda e virginale da scrittore, qual sono appunt(it)o, ih ih, purissimo.
Applauso, grazie, e andiamo avanti.
Fratelli della congrega, giunti in raccoglimento, “ivi” o qui, altrove o aldilà, speriamo più tardi che mai, facciam le corna anche a tuo marito e tu, donna, dammela qua ché domani morir potremmo e io voglio esserti, stanotte, orso a più non posso, spossami ma non sposarmi ché nell’immediato futuro, dopo averti di “mio” presente letiziato fra le gambe di (s)garbo, ne vorrò d’insanabile voglia un’altra senza complicazioni e figli d’aborto, in quanto mi dichiaro “pelosamente” in te orsacchiotta e gatta ci cova in mio opossum, famoso mammifero, miei cornuti, libero come un “uccello in volo” di “marsupio” che preferisce vivere nel tuo “bosco”.
“Folta” è la “f(or)esta” e a te, “disboscante” da furbo “mammone”, di mammelle succhio come Dracula il vampiro, scivolando di mant(ell)o “bianco”, schiumoso più del malto d’orzo… “bevendoti” a collo e, “a tracolla”, in te scosciata e mai di me scocciata, colante… di ciucciotto al liquore “scotch”. Non attaccarti però al mio cane, io stacco il “morso” e quindi scappo, scopante, da lupo inchiappettante e non inchiappettabile.
Sì, come Dracula, muto “crescente” e animalesco d’orgasmi cangianti, “infantilizzami” nella tua cavalcata da fantina, e la mia “proboscide” liscia s’alzerà, più che da uomo elefante, da gran figlio indubbiamente di puttana, tendente a non avere quella “tendenza” omosessuale ma assatanato di “(det)ergente” in mezzo alle tolte, femminili mutande in mio “spumante” premente.
So che avete una vita da frustrati, e mi invidiate. Succede di aver s(ucc)esso.
Buonanotte, anche se credo che, come sempre, sarà una vostra nottataccia ghiacciata.
Questa è una presa per il culo?
Esattamente, la mia lo è di ottimo sedere, la tua mi sembra un cesso e sai qual è il bello, visto che è brutta e obesa?
Spacca solo il water.
Al che, imbestialiti da troppi vostri fe(ga)ti marci, mi urlate arrabbiati:
– Che schifo! Ma che razza di vita dissoluta, ossuta ma disossante, metafisica eppur potentemente carnale, è mai questa?
E io, da conte, principe della notte, vi rispondo di grande aplomb da stronzo, mentre voi, atterriti, impallidite in orrende cere:
– Ih ih, è la mia vita e tutte mi fanno il cazzo che vogliono.
Donna, accendi la candela e poi spegniamola in testa a qualche gelosone.
Questo è (ra)gel(lante)!
Speriamo di veder qualche buon film.
Sono (s)pompato.
Emmy Awards 2014, Breaking Bad again, True Detective with loser-illuso McConaughey
di Stefano Falotico
Come ogni an(n)o, finalmente, ieri notte s’è consuetamente svolta e ha avuto termine l’edizione di quest’anno degli Emmy Awards con la sua rituale cerimonia di gala e annessa premiazione. Una manifestazione poco celebre, qui da noi, che è l’equivalente invece, per gli americani, degli Oscar, soltanto che stavolta i premi, comunque molto ambiti (e di quale a-m-bito, eh eh?), non si assegnano appunto ai film per il Cinema, bensì si “riferiscono” ai film, in particolar modo alla/e serie di maggior gradimento, e si presuppone di qualità, della tv, per il periodo riguardante proprio l’anno appena trascorso.
Ebbene, questo molti di voi lo sanno, quindi ai tali appare pleonastico il mio ribadirlo ed “evidenziarlo”. No, non è sfoggio di (ri)petizione retorica la mia perché, come già “sottolineato”, almeno qui in Europa, specie poi in Italia, popolo che fu una volta di poeti, santi e navigatori, e invece oggi annacqua negli abissi d’una lurida e putridissima ignoranza marcescente, purtroppo ahimè crescente, d’una massa via via più ignorante, obnubilata dall’idiozia del “cretinismo” che va di “moda” da Facebook del cazzo ed “esibizionismi” vari e (s)porc(h)i, una massa inguardabile, annaspante e “farraginosa” di stronzate, ecco, in Italia quasi nessuno sa cos’è un Emmy Award. E ci son dunque io a “sbatterglielo in testa”, così, da italiano medio sempre piagnucoloso e patetico, ché si rimprovera di “fai da te” delle sue (s)fighe “enormi”, comprenderà che la deve finire, una (s)volta per tutte, di lagnarsi, urlando sempre il solito pedante, sterile, inutilissimo “Non so più dove sbatter la testa!”. Ecco, “beccatelo”, te lo sbatto, sei (s)battuto, e aggiusterò le tue cervella da fannullone in pantofole d’assistenza sociale, nel metterti a posto le “rotelle” ma anche a spaccartele del tutto se non vorrai darti una mossa, bensì continuerai ad autocommiserarti da “paraplegico” ipocondriaco. Ok, se non ti “alzi”, ti (s)monto del tutto, nessun burro per addolcire la ficcata, così avremo un “peso morto” in meno. Ah, però ti piace la “mortadella?”. Invece, così “facendo”, mio parassita magnone, riceverai solo la tua “bella” di carne cruda, data ( dating!) a me, mentre a te, senza “coiti” alla romana da cadauna “testa”, solo un “salsicciotto” in tuoi testicoli insaccati.
(A) testata!
Ritorniamo agli Emmy, tu invece torna ai b(r)anchi di scuola e “fatti il culo”, imparando, con tanto di “punto e a capo, mia cap’ de cazz’”, tutto l’abbecedario, e tu, ragazzina sciocca, brucia quel “diario” da “Smemoranda” che sei e finiscila di ripeter la “pappardella” del tuo “fidanzatino” a cui, di “astuccio”, stai “succhiando” tutto il “colore bianco” del suo “pennarello”.
A quale posto dell’alfabeto della Lingua italiana si trova la Emme? Non lo sai? Allora, composta stai o ti strappo la “linguaccia” e ogni cannuccia, mia mula ciuca ciucciante “coglioncini” strappa-mutande. Ti “st(r)appo” se cop(ul)i!
Sì, io vi straccio, siete solo tipi da stracciatelle. Tu, puttanella, prendi mille stracci e (ri)pulisci (dal)la merda. Scop(pi)a!
Ecco il mio con(s)iglio cattivo incarnato a voi in Breaking Bad!
Sì, capre, “pecor(in)e” e buoni(smi) a nulla. Ha stravinto di nuovo il cinismo di Bryan Cranston!
Ahahah! Vai, grande figlio di puttana! Spacca il “culo” a questi scemotti tonti!
Sì, quest’anno, la serie favorita dagli allibratori era True Detective. Soprattutto, si pensava a una vittoria già scontata del suo protagonista, Matthew McConaughey/Rust Cohle, che invece l’ha pigliato in saccoccia molto alla “Carcosa!”.
Sì, quando Julia Roberts ha annunciato il vincitore nella categoria Best Actor In A Drama Series, McConaughey ha (s)fatto una faccia (lifting da rifatto?), come dire: “Che cosa!? Ridacchio, (in)felicissimo come una Pasqua, ah ah, per non diventare un mostro alla Carcosa!”
Very “gratitude” e rosicar di “grattato”, totalmente nelle palle fottut’ e a sangue inculato/a d’una bestemmia “incorporata” del McConaughey finto “leccato”.
Ah ah!
Ma McConaughey (s)battuto e “battutine” a parte, ricapitoliamo di clip, celebranti e già rammemoranti, quest’edizione appena passata, con le battenti mani commoventi per l’omaggio a Williams Robin, da poco (s)comparso!
Eccovele, sparate(vi)!
Outstanding Supporting Actor In A Comedy Series
Ty Burrell as Phil Dunphy – “Modern Family” (ABC)
Outstanding Writing For A Comedy Series
Louis C.K. – “Louie” (“So Did the Fat Lady”) (FX Networks)
Outstanding Supporting Actress In A Comedy Series
Allison Janney as Bonnie – “Mom” (CBS)
Outstanding Directing For A Comedy Series
Gail Mancuso – “Modern Family” (“Vegas”) (ABC)
Outstanding Lead Actor In A Comedy Series
Jim Parsons as Sheldon Cooper – “The Big Bang Theory” (CBS)
Outstanding Lead Actress In A Comedy Series
Julia Louis-Dreyfus as Vice President Selina Meyer – “Veep” (HBO)
Outstanding Reality-Competition Program
“The Amazing Race” (CBS)
Outstanding Writing For A Miniseries, Movie Or A Dramatic Special
Steven Moffat – “Sherlock: His Last Vow” (PBS)
Outstanding Supporting Actress In A Miniseries Or A Movie
Kathy Bates as Madame Delphine LaLaurie – “American Horror Story: Coven” (FX Networks)
Outstanding Supporting Actor In A Miniseries Or A Movie
Martin Freeman as John Watson – “Sherlock: His Last Vow” (PBS)
Outstanding Directing For A Miniseries, Movie Or A Dramatic Special
Colin Bucksey – “Fargo” (“Buridan’s Ass”) (FX Networks)
Outstanding Lead Actor In A Miniseries Or A Movie
Benedict Cumberbatch as Sherlock Holmes – “Sherlock: His Last Vow” (PBS)
Outstanding Lead Actress In A Miniseries Or A Movie
Jessica Lange as Fiona Goode – “American Horror Story: Coven” (FX Networks)
Outstanding Miniseries
“Fargo” (FX Networks)
Outstanding Television Movie
“The Normal Heart” (HBO)
Outstanding Writing For A Variety Special
Sarah Silverman – “Sarah Silverman: We Are Miracles” (HBO)
Outstanding Directing For A Variety Special
Glenn Weiss – “67th Annual Tony Awards” (CBS)
Outstanding Variety Series
“The Colbert Report” (Comedy Central)
Outstanding Supporting Actor In A Drama Series
Aaron Paul as Jesse Pinkman
Outstanding Directing For A Drama Series
Cary Joji Fukunaga – “True Detective” (“Who Goes There”) (HBO)
Outstanding Supporting Actress In A Drama Series
Anna Gunn as Skyler White – “Breaking Bad” (AMC)
Outstanding Writing For A Drama Series
Moira Walley-Beckett – “Breaking Bad” (“Ozymandias”) (AMC)
Outstanding Lead Actress In A Drama Series
Julianna Margulies as Alicia Florrick – “The Good Wife” (CBS)
Outstanding Lead Actor In A Drama Series
Bryan Cranston as Walter White – “Breaking Bad” (AMC)
Outstanding Comedy Series
“Modern Family ” (ABC)
Outstanding Drama Series
“Breaking Bad” (AMC)
This is Boxe, this is my life
di Stefano Falotico
Se penso alla mia vita, non ha alcun senso ed è questo il suo bello, il tuo bellissimo…
L’unicità della nostra vita è un bene inestimabile, prezioso e io combatto ogni “globulo rosso” del mio sanguinante cronometro per agguantare, anche senza guantoni, un attimo “predatorio” di grandezza, l’attimo esorbitante in cui agganci ogni nemico che s’era illuso di stenderti al suolo e, con fierezza (in)fermissima, lo blocchi, cristallizzandolo nel suo agghiacciato vedere, materializzato davanti a sé, l’inequivocabile, incontrovertibile miracolo tanto potente e devastante da fargli perder qualsiasi equilibro e (di)struggerlo nelle or per sempre incrinate vertebre, che lui credeva incrollabili, delle sue certezze false e vacue. Sì, l’hai svuotato in men che non si dica, e ora piange. Così, incredulo, tramortito da un colpo inaspettato, letale, trafitto da un fendente martoriante, scagliato a una velocità tanto rapida da schienarlo in un’abrasione corporea tua bruciante e in lui “arso vivo”, getta la spugna e si asciuga le lacrime totalmente smascherato e nudo in suo cuore di cane che voleva ucciderti, umiliarti e bastonarti.
Questa non è una citazione da un libro di arti marziali, non è nessuna filosofia orientale del cazzo, non è poesia trascendente e neppure l’estratto d’un romanzo russo, non è il frammento letterario estrapolato da un poema omerico in cui già s’accenna, da preveggenza del di là a venire, ai combattimenti greco-romani da Nato il quattro luglio e alle guerre inutili quanto laceranti le gambe da Platoon, mio plotone di coglioni spappolati da una vitarella di merde che siete, sempre a lamentarvi e poi a ficcarvi “placidamente” in culo col vostro cervellino a cui son saltate le “rotelle” da un pezzo. Il pezzo sei tu, io son sanissimo, ma quale pazzo di tua sorella, ti caccio pur una “puzza”, grande stronzo e ogni art of war è una stronzata, te lo dico io. Odio ogni forma di rivalità persino se “a(r)mata” o man mia di sono una bomba, meglio comunque se per il sen(s)o (in)giusto ché fa… più f(at)ica, io odio, in particolar mo(n)do sbagliato, qualsivoglia fondamentalismo variegato, a cui preferirò sempre un “cocktail alla vaniglia”, ché non esiste nessun cocktail alla vaniglia ma io vi bevo lo stesso, parzialmente scremando te che mi stai leggermente più simpatico, hai una faccia di panna simil John Cusack, il quale, come guru in Maps to the Stars, c’entra, diciamocela, con tutto il bene che voglio a Cronenberg, come i cavoli a merenda oppure come un salmone al prosciutto di tua sorella ché “magna” solo per diventar una vacca alla Julianne Moore, sì, una porcellina di carne cruda, ah ah, a cui, in cul’ (da) fottuto, perfino il Pattinson, uno che non ce la può fare con quel pallore mortifero da Twilight “b(u)ono” e “bue” solo alle bimbe-minchia, invece “gliela fa” eccome con tanto di macchia (in)visibile del poi scappar-scopar e “stapparlo” ad altre, “alte” macchie boschifere d’una Hollywood puttana,
Via il cerone, basta con le brutte cere, piglia un cerotto e curati dal piagnisteo delle tue ferite.
Sono curabili.
Guarda me, sembro Christian Bale di The Fighter eppur appunto lotto di “brutto”. Sono andato da molto, sono magro da far schifo anche all’ultima “topa” di fogna, una che (s)pompa i “bassifondi”, dando il suo “fondoschiena” ai tipi meno profondi, ragazzi che avran al massimo letto il libro d’istruzioni su come suicidarsi con uno spurgante. Nessun Purgatorio, in tal “caso”, anche Alighieri considerò mor(t)ale il suicidio d’immor(t)alità se almeno non ti impegn(ast)i. Ah ah!
Sì, ci so fare. Non so cosa faccia per “averla” sfacciata, ma questa è la faccia e si vede che piace, appunto e “a puntino”, come il culo. Se mi trovate un uomo, in senso (a)lato, a cui non piace un bel culo “sfondato”, è un ipocrita. E da me riceverà solo pugni. In faccia?
Be’, c’è anche il fisting che di f… fa rima “assonante” e a suonartele.
Sì, il “mio” è a sonagli, sembra assonnato eppur, sempre di “baciato”, te lo dà e tu le prendi? Ma che vuoi prendere? Quella non te la molla, al massimo puoi “beccartele” da quelle che di “ano” mollano, che merdoso, vali una scoreggia.
Io invece, se m’ “incazzo”, parto a scheggia e son cazzi elevati al cubo. “Colpi montanti” di “diretto” vincente in lei già stesa sul tappeto rosso… sarà una cubista, una che ama Kandinsky, Botero o Picasso? Che cazzo ne so? Questa botta(na) da me non riceverà altre puttan(at)e!
A parte le (s)porcate, e tu, donnaccia, lavati, puzzi eppur non mi spiego perché, visto e “vista” che sei frigida e mai ti “bagni”, ecco…, ho un “fascino” che sa il “fallo” suo. (In)dubbio.
I fatti son questi. Ho commesso molti errori, in effetti (speciali da uomo “speciale?), in vita mia.
Ed è un gran “casino”, ora.
Per (ri)montare, dovetti fare qualcosa come Joel Edgerton di The Warrior. Un uomo colto come me che stava perdendo tutto. E furon dolori. Servirono soldi!
Non dico che dovetti darmi agli “incontri” clandestini come nel film suddetto di Gavin O’Connor, ma ci andammo vicini.
– Stefano, che cazzo ti salta in mente? Vieni da una famiglia di “sana e robusta costituzione”, con dei sani princìpi. Qui, ci vuol l’accentazione “piana” e vai (mal)sano e forse lontano, mentre non sei un principe, checché ne pen(s)a(ro)no i gelosoni alla Iago, e ci fu da farselo. Non sconfissi Koba, anche perché sarebbe stata davvero durissima, ma vinsi, “picchiando”, sulla tastiera per pubblicarmi col Kobo.
Tutto da rifare, dapprincipio, ah ah, e punto e “(d)a(c)capo”.
Che botta… in testa, una di quelle botte che ti stramazza al s(u)olo più di Ercole quando scopò, in una notte sol(id)a, 50 ancelle. Che “uccello”. Ma non erano “solo” 12 f(at)iche, come cazzo avrà fatto a resistere?
Uno scop(pi)atore falotico? Mah, si vede che, già a quei tempi “mitici”, c’eran gl’“idoli” che raccontavan un sacco di balle. E le donne ci credevano, “abboccavano” alle lor “colossali” minchiate e di “muscolo” spingevano… “monumentali” nell’imboccar… di (s)coperte. A quanto “viene” il coperto? Cazzo, saran palate e non patate! Queste son tutte (s)posate. I marit(ozz)i non sono alla “crema”.
Datemi un amaro e sconterò, senza lassativo digestivo, il giusto, vergognoso e senz’altri scont(r)i, p(r)ezzo d’aver usato il mio “verme solitario” in tua moglie sin al tubo digerente. Basta pen(nett)e all’arrabbiata!
Voglio una carbonara e lo voglio “bruciare” al dente o ardendola di “spago” su sua “scarpetta?”.
Io qualcuna vi racconto…
Non sono un latin lover ma, un po’ qua e un po’ la, “arraggiandomi” da solo”, ne becco… “tante”. Basta accendere il PC e collegarsi a un sito porno. Non è impossibile, se (non) vuoi, c’è solo l’imbarazzo… della scelta.
A parte gli “schizzi”, ops, gli scherzi, no, piacciucchio, vado sbaciucchiante e mi bevo pure il caciucchio che sei, mio ciuc(ci)o. Tu, succhia.
Si chiama (ca)risma. Baso tutto su “quello”.
No, “dai dai”, va detta. Fu tosta, tastai il terreno, me ne capitarono alcune terragne, sì, ma ricordate: non importa come “affondi” ma come “atterri”, teso(ro). Se lei gode, è fatta.
È però ancora in salita, eppur sempre “salato” in tal vita “dolcissima”.
Ma, quando so sdrammatizzare sulle mie e vostre (s)fighe, sono squisito, un cioccolatino.
No, non picchiarmi, mia “sberla”, questa è la mia testa da wrestler.
Ora, sfogati e andiamo in palestra.
Bisogna sempre mantenersi in forma, mens sana in corpore sano.
È tutta questione di adrenalina.
Adesso, a parte “tutto”, spero di avervi fatto ridere.
Questa scena, che vedrete alla fine, fa piangere. Perché è commovente.
Capolavoro!
La domanda è: come abbiamo fatto a perdere per vent’anni uno così?
Si chiama tragedia? Anche no…
Già. Chi conosce la mia storia sa che mio “fratello” voleva spezzarmi il collo per farla “finita” senza che soffrissi, perché da una cosa del genere se n’esce macellati, invece lo paralizzai io e dissi:
– I am sorry, adesso hai la bocca chiusa.
I am Francesco alla Mickey Rourke
di Stefano Falotico
L’ascendente di San Francesco contro le malefiche compagn(i)e di tal società lercia, in alto l’unico san(t)o col suo Cantico!
Ieri sera, ho rivisto la scena del film Francesco di Liliana Cavani in cui il santo d’Assisi riceve le stigmate. Una detonazione rabbiosa nel corpo sbraitante, “sbranato” dall’illuminazione, dalla dolorosissima crisi mistica d’un Mickey Rourke bravissimo. Alla faccia di chi l’ha solo considerato un patetico e inetto sex symbol b(u)ono a nulla.
E sugli “scogli” duri di quell’esser toccato da Dio d’una rischiarante, abrasiva quanto soavemente graffiante, perciò salvifica e depurativa, infusa scintilla santificante, tremenda quanto marchiante nell’eternamente beatificarlo, anch’io ho “rimembrato” la mia ascesi “straziante”, con buona pace di chi considera, tutt’ora, la mia scelta di vita come una “malattia mentale” e un alibi ridicolo per rifuggire, da tormentata creatura fuggitiva triste e “non adatta” ai ritmi frenetici della vita “moderna”, fra i “boschi” lindi dell’elevazione congiunta alla natura brada ed esistenzialista della mia anima intimamente più istintiva dell’inevitabile, inestirpabile “manna dal cielo”, proprio folgorante in mie forse non “impresse” mani insanguinate dal corpo d’una Passione, ma senz’ombra di dubbio “tremanti” alla Lucio Battisti dei magnifici giardini di marzo…
Nel Getsemani, Cristo comprese che suo padre lo generò di miracolosa “verginità” materna, instillando nelle bestemmie, in quell’orto sacro, l’odio per un mondo che, nonostante la sua venuta messianica, non sarebbe mai cambiato.
Ma va fortissimamente, senz’alcuna tregua, combattuto!
Oggi assistiamo infatti alla blasfema “incarnazione” delle porche madonne gridanti di tanta gente distrutta da un mondo orrendo.
Ché nessuna (r)esistenza sarà accettata ma solo torturata, appunto, nell’anima… a poco e a “picchiarla”, ché verrà, purtroppo sì, progressivamente annichilita, mangiata viva, macellata, scarnificata.
Questo è il vostro “progresso!”. Che orrore, che desolazione, che forza ha il mio impeto di Cristo tentato dal Diavolo che incarnate scannanti in tal deserto di valor(os)i mortifica(n)ti, e così son ancora terribil-mente (re)spinto di “volgarità” a (in)viso vostro aperto!
E vi sputo in faccia, così come Padre Pio fece, mia feccia, mie feci ché neanche il Padreterno può “farmi”… le veci, quando gl’infedeli l’accusarono di essere semplicemente un “mostro” che voleva prendersi gioco di loro, un ciarlatano che viveva di “asili” a lor nido di cu(cu)lo sfottente i già fottuti, sfruttando la dabbenaggine del popolo che, a detta degli impostori, lui soltanto sfruttò, narrando falsa-mente dell’amor santo e dei suoi frutt(et)i, dietro l’inscenar un’auto-santificazione da (ir)razionale stigmatizzazione.
E i miscredenti dissero che quelle ferite lui si procurava di nascosto, in “sagrestia”, perché potesse campare sulle “balle”… di fieno, (in)dotto da uomo di cultura (s)freg(i)ante, di fiele e di oppio da far fumare agli ingenui come incenso bruciante…, per prenderli in giro con tanto di peccaminose sue suore “riverenti” a “inchino” del ciucciargli… la “crocefissione” sotto… gli abiti talari del suo nudo, crudo… vestiario falso monaco come tutti… perché non credevano, come non credono d’altronde anche ora, che possano esister uomini (e)levati dal porcile… Come dire che nessuno è esente dal Peccato più “vivamente” carnale e, se non vorrà confessare i suoi “colpi”, linciato e “arso” di pietre e sassi sarà perché tal società prega il Papa a San Pietro ma (non) è fedele, in verità io vi dico, a un cazzo… in fondo, vivono tutti per il sesso?! Da “quello” son ossessionati!
Poi, venne Pier Paolo Pasolini e quel maledetto litorale di Ostia, con lo splendido omaggio di Nanni Moretti in Caro diario… Quella sua vespa che ondeggia in “soggettiva” lungo una riflessione che ci fa molto male, perché noi, di-versi poetici, preferiamo il rumore del mare, giocare a Calcio da “coglioni” che s’emozionano più per una sforbiciata di Pelé in Fuga per la vittoria piuttosto che anima(lizz)arci per vincere la capitalistica partita della vita “competitiva”, modellata nell’immagine e somiglianza dell’uso, dell’“usarlo” di “burro”, dell’usurarsi per farsi il culo e degli strozzini usurai se non “ce la fai”, del bisunto, bieco, becerissimo, scellerato, manipolatorio, ingannevole, pagano, an(nu)ale consum(ism)o delle mentalità borghesi, da bisonti, mentalità bellicose, belle per niente, bruttissime, (in)guardabili perché, cari miei della congrega, dovete vederla chiara, combattendo all’osso del midollo spinale, affinché le singole individualità siano salvaguardate dall’omologazione di massa e “(sov)vengan”, in grazia di Dio, salvate da tal macelleria tagliante, (in)castrante e (s)porca.
Molta gente stupida, bigotta, che appunto non cambierà mai, volle appunto cambiarmi.
Adducendo, da fascisti come il Duce, che io non sono così, che il mio essere (in)felice è solo l’inscenamento “demente” delle mie vigliaccherie, d’un finto mal de vivre per scappare dalla vita premente.
Ché i miei sarebbero solo i lamenti di uno scont(r)ato, (in)ascoltato disadattato già condannato e maciullato.
In realtà, siete solo opprimenti!
Ora, vi racconto questa, parlo a voi, miei “uccelli” così come San Francesco “ruppe” lor le palle, tanto da scassarle pure al purissimo Massimo Troisi di Ricomincio da tre, soltanto per invogliarvi a volar davvero alti, nell’osanna innalzato del potentissimo, inarrestabile, furente e fulminante urlo di guerra da (ri)belli scalzi ma giammai ci scalzerete, e proprio molto incazzati ché gli aguzzini vollero tarparci le ali, trattandoci da polli, e per an(n)i ci violarono… da stronzi maiali!
Due settimane fa, dopo che chiamai la polizia per denunciare “istituzionalmente” la mia innata alterità che questa società ottusa, e appunto “bell(iger)a(nte)”, s’ostina a fingere di non capire, inducendomi proprio a farmi… intristire, eh sì, il “cap(r)o espiatorio…”, a rabbuiarmi quand’invece intimamente son così tranquillo e in pace di Dio, successe un “manicomio”…, miei criminali!
Mani in alt(o) e (di)dietro front(ale) spaventoso, imprevisto al tuo culo presto sfondato, mio bastardo vilissimo che ti celi e ambisci a “illanguidire” il mio uccello, per far sì, mio “sire”, che s’ammosci mentre tu “pasturerai” ipocritamente altre “pecorine”, raccontando loro nuove frottole di tue (in)fondatissime certezze.
Hai una già “sciolta” cera e la paura provoca la diarrea!
(Os)cena!
Al che, la stolta polizia, anziché indagare su alcune denunce in atto riguardanti un caso giudiziario-psichiatrico che dal lontano 2008 m’ha in coinvolto, sin allo stremo delle forze, “appurando” il mio sventrato, “sbandierato”, evidente e dichiarato “c(r)ol(l)o”, ingenerato dalla mia (non) arresa, di ottima “resina” e valida, non da “invalido”, tesi alla Teorema, comunque intatta e non lesa mia lotta contro una famiglia d’idioti e degenerati immondi dal pochissimo tatto ma assai, assalente porco “tastare”, abominevoli che, per moltissimi anni, han tentato in ogni maniera di farmi passar per matto, sfiorando più e volte la tragedia perché come Cristo mi ribellai enormemente al lor volermi “intimidire”, attentare di “catture”, spacc(i)armi per timido, abusando… dell’arma più biecamente ricattatoria del ricatto psicologico e dell’“intimidazione” alla “ricotta”, ché se non trombi…, non sei “a posto”, ecco… la polizia, organo istituzionale che dovrebbe innanzitutto difendere la dignità e non far sì che si (of)fenda, turbi e deturpi nell’animo il sacrosanto diritto di vivere come cazzo a uno pare, se al prossimo non arreca disturbo, ecco… chiama, dopo un lunghissimo, sciocco, burocratico, cretino verbale, il centro di salute mentale.
Ancora una volta!
Porco Dio!
Mi chiamano dunque a colloquio, alla presenza del “capo” degli psichiatri di Parigi, giunto in “soccorso” perché, stavolta, la situazione è gravissima e lo coinvolge direttamente di persona. Ci son delle denunce in atto, coi sospetti fondati che l’abusante-artefice del reato possa essere la stessa persona che voleva sbattere all’O.P.G. un uomo che semplicemente non accettava di vivere come tutti gli altri ipocriti, cioè (s)fottendosene… nel “prenderla a culo”…
E giustamente s’incazzò “a morte”.
Il capo degli psichiatri, alla presenza anche di mia madre, riferisce pressappoco quanto segue:
– Perché lei è stato chiamato a “rapporto?”. Perché in questo Paese viene considerato “crimine” dichiararsi “diversi” e dunque annunciare alla polizia il suicidio…
– Per quale oscena ragione, a una persona viene negata, in tal “Stato”, anche una scelta sua personale così insindacabile, inviolabile e profonda?
– Perché l’Italia è un Paese “credente” e il suicidio viene considerato “peccato capitale”.
– Invece, sedare e lobotomizzare il prossimo se non porge la guancia ai maiali, questo no, vero?
– Anche sì, ma bisogna avere delle prove “in mano”.
– Queste denunce sono una prova e siamo/siete tutti nella merda.
– Già. Un gran casino partorito dall’idiozia della gente stupida. E, se si scoprisse che lei è stato rubato di cinque anni di vita, che poteva trascorrere anche in un “giardino” a decantare e contemplare le creature più celestiali anziché parlar solo di (s)fighe e cazzi vari, per “danno” della stessa persona che, all’epoca, non fu scoperta e invece si pensò che fosse lei a inventarsi tutto, verremo (nelle mutande?) radiati tutti e la persona, colpevole di tale brutalità enorme, finirebbe come a Sodoma. “Inculato” a sangue!
Pure con la sabbia della mer(da)!
– Questo lo so… ma ancora “carta” non “canta” e non si hanno effettive prove in mano…, ripeto. Petizione!
Allora, per quale motivo, a scopo “cautelativo”, non mi ricoverate di TSO come vuol la prassi “legale” in tali “casi?”.
– Perché sa… quando la polizia c’ha contattato per riferirci del suo “stato alter(at)o”, s’aspettava proprio questo “provvedimento” da parte nostra.
Ma io ho avuto modo di conoscerla in questi anni. E sa che ho detto alla polizia?
– No, cos’ha detto?
– Che quando noi pensavamo di aver capito qualcosa di lei, lei tornava dopo una settimana con un libro, da lei scritto, poi con un altro e un altro ancora, in cui purtroppo smentiva illuminatamente ogni nostra deduzione, che lei sconfessava con una lucidità impressionante, raggelante, impietrente, ché solo un Santo, un Angelo o Satana oppure un (a)sceso in Terra (non) avrebbe potuto, e guardi… son uomo di scienza e non credo alle “santità”, Dio Cristo, e io mai mi spiegherò mai com’era possibile una cosa del genere.
Allora, sa cos’ho detto alla polizia?
– No, cos’ha detto?
– Ho detto che il mio lavoro è “curare” le persone che credono di essere “diverse” e invece non lo sono. Sono semplicemente “pazze” a credere che si possa vivere soltanto, in questo mondo, della propria anima, senza bisogno di “amare” e “sentire” a “valore” stabilità della mentalità imperante… che invece vuole indu(ri)rli, da duci, alle “vittorie” del cazzo!
E ho pianto, perché invece esistono.
Lei n’è la prova vivente.
Noi c’arrendiamo.
Una sua par(ab)ola che (di)scese laddove molti uomini non troveranno mai la forza per (s)f(i)orare la vetustà dell’immensità.
Le mie esperienze da Rupert Pupkin al Festival di Venezia, I am The King of Comedy e anche Clint Eastwood, a suo mo(n)do e moon!
di Stefano Falotico
Ogni qualvolta s’appropinqua fine Agosto, comincio spaventosamente a dimagrire perché i preparativi, per recarmi alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, nell’ansiogeno fegato m’angosciano. Il metabolismo, celermente, eccede di “cagate” svuotanti ogni an(n)o a tal scandirsi dell’inizio fatal della kermesse mondiale in quel del Li(n)do pieno di alghe, pregno di donne acciughe, (è il) colmo di paparazzi senza panza, abbondante di starlette racchie, spesso e raramente “bone”, dalle gambe spelacchiate, sghembe su tacchi a spillo basculanti su inquadrature “in diagonale” dello sfigato cascamorto che, immoralmente, “immortala” pure quelle per conservarle gelosamente, come reliquie, nel suo collezionismo di “ossa” da fanatico perfino e “segn(at)o” dei feticci più schifosamente “presenzialisti”. Ogni riferimento a Marina Ripa di Meana non è puramente casuale. Se mi querelerà, deve ricordarsi della clausola “causale” della sua parrucca da Crudelia De Mon, essendo io un uomo “caric(at)o” di me con tanto di “cane” bastonato su 101 non gliela posso fare. Non sono però car(iat)o, mie cariatidi da denti a mille “carati”. Fumo e ho solo un po’ di catarro, meglio dei vostri “puliti” vin(ci)t(or)i da carnevaleschi carri. Sicuramente, non voglio “farmi” lei, una cagna sempre in calore che, nel “biopic” I miei primi quarant’anni, fu incarnata da Carol Alt. Il più orrendo miscasting della storia. Carol Alt, una delle donne più fini ed eleganti del mondo, anche se pessima attrice, nella parte di una delle “signore” più volgari e ninfomani dai tempi del primo uomo sulla Terra a oggi, un uomo Neanderthal ma Marina si farebbe anche “quello”, con tanto di “pappagallo” su suoi cappelli “sventolanti” la “donna” che deve chiedere il “cappero” alla “clava” di “chiave” barbarica senza domandare al selvaggio di turno il “dopobarba” per le sue ascelle pezzate, dalla femminilità “sprizzante”. Insomma, Marco Ferreri, se fosse ancora vivo, a tal vegeta(le) avrebbe dedicato il seguito ancor più cattivo de La donna scimmia.
Passiamo oltre, ché mi “viene”… il vomito. Ma, come ogni an(n)o, me la (s)beccherò alla serata d’apertura. Tenterò di oscurare l’“obiettivo”, non solo della mia macchina fotografica al passeggio-passaggio osceno della pazza “onnipresente” sempre sulla scema e brutta cera di ce(r)n(ier)a, cioè sarò tristemente realista nel constatare che donne “così” la danno gratis a chiunque e ottengono pure, essendo tutti andati a puttane, lo “scont(rin)o” per la cerimonia di “gala”.
In Marina, in quel della Laguna, al calar della notte, tutti “entrano” e lei ha l’accesso “vistoso” in Sala Grande quando le luci si (ri)accendono ma nessun altarino salta perché gli “scandali” sessuali son “proiettati” soltanto verso il divo, ripreso(si) dalle leccate di culo dei clap clap più falsi, da “standing ovation” che lo incita ad “alzarlo” in piedi(ni), e non sulla “divina” Marina che però, nel frattempo, tocca un “alt(r)o” sulla poltroncina della “galleria” di gambe “van(itos)e” in forma(to) “smagliante” da scosciata, al “buio”, in divanetto assaggiante lo “spettacolo” rivoltante!
Che bella “roba”, bigiotteria “profumo” di “titolo” dei testicoli e tu falle la “coda”.
A parte questo, e già basterebbe a “spomparmi”, tutta la mia “avventura” iniziò nel lontano 1997.
Ritorno al futuro
Presi armi e bagagli, zaino in (s)palle e un biglietto dell’aver già perso il treno…
Arrivai al Lido totalmente da facchino già infiacchito ma volevo vedere Cop Land. Storia di sbirri con la birra e secondi(ni) a nessuno.
Dovete sapere che, a tutte le proiezioni dei film presenti alla Mostra, siano essi in Concorso o in Sala Darsena, non puoi “entrare” se diciotto anni non hai. Un’assurdità. Sì, anche quando diedero il Leone alla Carriera a Miyazaki, favoloso regista di “anime” purissime, se un diciottenne desiderava vedere l’omaggio resogli, sarebbe stato “tagliato” dalla fav(ol)a.
Ora, la Mostra si tiene o dalla fine di Agosto ai primi di Settembre oppure dai primi di Settembre per undici giorni da maratoneti cinefili. Speriamo non cinofili come Marina e i suoi Carlini, miei “lupi” appassionati…
Io, poiché faccio gli anni il 13 Settembre, non potei vedere Cop Land, mancando pochi giorni al compimento del mio compleanno da “maggiorenne”. Insomma, se fossi stato un minorenne, con un (as)petto da maggiorata, non mi avrebbero chiesto la carta d’identità ma solo di “darla” come la Meana.
Eppur feci… un “casino” della Madonna!
Mi finsi agonizzante fuori dal Palazzo del Cinema, in preda ad attacchi cardiaci e scompensi psichici da ebefrenico-epilettico colpito a “muso duro” da una “guardia del corpo”, che “presiedeva” un “gelato al cioccolato” in pausa cazzeggiante e non il posto di “blocco” dei fan più scalmanati e “sciolti” dai raggi solari (s)battenti le gambe e non le mani(che) larghe.
Accusai il “leccante” di aver abusato della sua divisa, non avendo diviso la stracciatella cremosa e la nocciola rinfrescante con la mia lingua arsa dal caldo asfissiante.
Urlai all’impazzata, puntando il dito all’appuntato e gridando:
– Mi ha ficcato in cono! Voleva strozzarmi!”.
Richiamai la foll(i)a affinché mi desse una mano. Gli altri poliziotti, al richiamo della giungla del mio “innocente” Mowgli, macchiato nella sua purezza da quell’uomo di “yogurt” discriminante col parzialmente “scremato”, s’avventarono sul collega, picchiandolo a sangue:
– Si vergogni, lei ha sporcato di cacao un ragazzino, cacca d’uomo! Ora, s’inginocchi, chieda scusa e salga in direzione della Biennale a chiedere come può riparare al danno.
“Distrutto”, il poliziotto, a passo spedito si diresse dal Direttore. E, “per direttissima”, dopo solo cinque minuti netti, salvo “intervallo” di lui quasi inciampante sul ciottolato “bagnato” da altre macchie cioccolatesche, mi disse:
– Guarda, ragazzo. Per farmi perdonare, ho ricevuto questo biglietto per Cop Land. Fai il “bravo” bambino e non mostrare alla maschera la tua carta d’identità…
Così, riuscii a intrufolarmi in Sala Grande alla presenza del regista James Mangold, di Sly Stallone e del grande Ray Liotta.
Il film fu tiepidamente accolto ma io compresi ch’era un capolavoro. C’è sempre del marcio dietro le “chiare” trasparenze. Altro che le sfumature di grigio…, “vigeva” del torbido pece in quel di Garrison…
Miei puri, in marc(i)a!
Così, da allora, ad an(n)i alterni, ho potuto “vederne” tante.
Ho un solo rimpianto. Quando Sharon Stone fu chiamata come “madrina” per lo Space Cowboys di Eastwood, la vidi “a gambe aperte” di Basic Instinct in passerella da passerona, e ancor sogno di cavalcarla nello “spazio” fra una “stella” e un’“alzabandiera”… bianca!
Sì, ribadisco, sono Birdman! L’uomo “uccello” sognatore da “supereroe” che (mai) fu e mai sarà!
Insomma, Rupert Pupkin aveva i baffetti e i mocassini, a me fa un baffo e me ne sbatto… il cazzo.
Lei vuole il mio “autograf(at)o?”.
Invero, questa è la mia versione “romanzata”, al solito eccessiva da “cesso” che sono e lo ammetto con un “pudore” da sputarti in faccia se m’impedirai di non usare il gabinetto vicino al Casinò Municipale.
In realtà, le cose andarono diversa-mente. Sì, di miei neuroni “partiti” da un pezzo, sempre meglio dei pezzi di merda…, ché “galleggiano” vicino alla riva, un po’ puzzano, puzzavano anche prima, me la cavai, non cagando come al sol(it)o nessuno/a. A qualcuno però pisciai in testa.
Passano gli an(n)i, le botte di culo della mia faccia come il cazzo, i “colpi” al setto nasale da parte degli uomini alla Peter Berg, gelosi soltanto quando “ci provo”, eh sì, sono una “piovra”, con le lor mogliettini “casa e chiesa” ma che, soltanto con me, ascoltano le “ballate” del Boss” meglio delle tue biancherie sporche…
Ma “tutto scorre”…, oggi un’Annabella Sciorra, domani una donna spagnola anche lei stronza.
Falle una scoreggia e “mollala”. Se non ci “sta”, c’è uno stagno vicino a Malamocco, località “entroterra” del Lido stesso. Mettila nel bagagliaio, attento se piove sul “bagnato”, dirigiti in quella zona “losca”, voleva la tua “lisca” e invece sarà buttata agli squali meno mosci.
Il mio “pesce” è libero e non vuole infognarsi con tal “topa” battona. Se non basteranno gli squali, chiameremo i “rinforzi” come nel 2008, quando Clooney e Pitt presentarono Burn After Reading…
Da cui la famosa “Missing” sempre di Springsteen…
Già, quando Sean Penn presentò, al Festival, Tre giorni per la verità, solo io capii che era un grande film, anche se era il ’95 e lo vidi in VHS.
Poi, vennero i dvd e i vari New Rose Hotel, addio C’era una volta in America… e l’Excelsior.
Ora, vi racconto questa…, a tal (s)proposito.
Quest’anno, al Lido, incontrerò i soliti leccaculo.
E mi va anche di di sputtanare una. Una puttan(at)a!
Correva l’anno 2006, e l’immenso Brian De Palma presentò Black Dahlia.
Durante una di quelle sere, una tizia che voleva assolutamente il mio uccello, inutile che vi narri “balle”, “quello” voleva e fu “tutto” un “girarci” attorno perché “ambiva” che la “violassi” là di lilla, che zoccola “mai vista”, una che usava un “nick” come un famoso “valzer” di Tom Waits, mi (co)strinse a una festa, uno di questi party “notturni” di sciroccati e sciocchine da beach on the beach la pell’ bruc’, molto Trettrè e dammi la canna ché poi la passo a quello che sta bevendo il tè, la cartina la fai te e tornasole domattina…, se reggo dalla bottarella di questa cretinetta che, da venti minuti, vuole ciucciarmi la banana al ritmo denso di frappè alle pera del suo fisico e vai di fiasche tra una pesca… quell’altra e il lampione che sfuma arancione sui pompelmi d’una al bagnomaria che però balla musica della “sborra” du Démon d’un tamarro “expendable”, e qui torniamo a Crudelia De Mon…
Sì, miei cani, una cagna sempre in calore ché m’“abbaiò” perché, giunto che fosse il plenilunio, ululassi con te. Me la “tirai”, me la fumai e mi recai a comprare “Blue Valentine” sempre di Waits a un chiosco che, lì a fianco, lontano da quei fianchi di tutta quella gentaglia sfiancata, vendeva giradischi alle tue palle intristite, locale gestito da un mezzo matto simil Rambo.
Ho scoperto solo quest’anno che il proprietario di quel locale sono io. E ora ve le suono!
– E Rupert Pupkin?
– Ho il suo numero di telefono.
– E Clint Eastwood?
– La tua è una domanda retorica. Sai che io amo il Cinema e la vita poeticamente realista.
– Io invece, secondo te, che amo?
– Tu ami un cazzo. Ma è preoccupante che domani ne amerai un altro, poi un altro, ma il mio no. Guarda il film e zitta.