Matthew McConaughey, il true detective di Carcosa, soprattutto a farvele rosse
di Stefano Falotico
Matthew McConaughey, Killer Joe dal fascino “ermetico” alla Rust: egli le fa solo con lo sguardo, figuratevi se guarda lì, arrosto, le “illiquidisce” e poi (in)giustamente le liquida
Ritratto del nuovo Marlon Brando
Non c’è che dire. Una crescita attoriale di tal livello, sino a pochi an(n)i fa, era impensabile.
Costui, che poteva, sì, annoverare conquiste femminili di alto, sodo culo, vedi Sandra Bullock, appunto, non era mai andato oltre filmetti godibili, tranne rare eccezioni ed esser stato, di occhi molto “penetranti”, colui che fece… vacillare il lesbismo “convinto” di Jodie Foster, regalandole la più grossa e lunga scopata “raddrizzante” della sua vita saffica, poiché Matthew ficca ormai tutte, belle o brutte fiche di legno od oche che siano fighette, trasgressivamente e ovunque, tradendo la moglie ma (non) dandoglielo a vedere, e incula persino tutti, essendo (di)venuto… oggi l’interprete, secondo me, più bravo e intenso, oltreché sempre “teso”, del panorama cinematografico mondiale, anzi universale, poiché i suoi vasi dilatatori “allargherà” in (inter)zone, non solo terrene e delle annesse, comunque ben accett(at)e terragne, bensì universali da prossimo film di Nolan, e cioè Interstellar, la storia di un trivellatore che, dopo aver esplorato le foreste più nere, non solo femminili, si darà… a conquiste più galattiche, concupendo supersonico altre “stelline”.
Sì, McConaughey è l’incarnazione del sesso fatto persona.
Egli, che in Killer Joe, se ne fotteva… della (im)moralità e puniva severamente da nudista, alla Magic Mike, prima la “bambina” un po’ troppo maliziosetta e già protesa a quello “sviluppato” per lo “scandaloso” spogliarello privato, dietro ricatto previo ricottina…, e poi trattava Gina Gershon da polla su fellatio con tanto di succoso… “pollice su” da bad lieutenant all’Abel Ferrara keiteliano.
Un grande nei cui occhi è già misurabile la potenza del suo glande.
Quest’attore strepitoso che recita alla De Niro dei tempi migliori, soltanto oscillando il capo chinante eppur ammiccando di “toccatine” furbine e toccanti, per il cui stile di recitazione, non solo “orale”, è stato coniato già il termine McConaissance.
Quest’uomo (ce l’) ha tutto.
Egli è la maschera bellissima che (non) può piacere però a tutti. Come no… Gli omosessuali, dopo averlo visto in Mud, son ancora ricoverati da matti nei più robusti centri psichiatrici americani per disintoccarsi da costui… di petto alla brace, da sbracciarsi, baciarglielo e di muscolo oliarglielo.
I bambini lo guardano e pensano “Da grande, voglio essere così hard”, e già vengon turbate le teenager fra le mutande arrossatissime dopo solo 3 secondi netti di fotogramma col primo piano di Matthew su “occhiolino” e labbra aperte… al suo sorriso 32 denti, nell’immaginar(gl)i(el)o di trentatré centimetri nel ritmo “lento con garbo, fra le gambe pian piano, poi salendo vertiginoso sin all’allegro più lindo e urlante, svenevole e ancor (in)vogliatene tanto”.
Sì, Matthew è colui a cui Antonello Venditti si è ispirato per il suo ritornello… e dalla pelle al cuore, e fu convertito dalla sua Roma infame di coppolone gratis et amore al suo cappello grattante da cowboy di stratosferica cappella da figone al gratin.
Insomma, fuori dalla porta dell’abitazione, davvero “privata”, di Matthew McConaughey, campeggia la scritta per la sua miriade “incontenibile” di concubine”: “Pagare con carta di credito o Bancomat, e sarà incluso il lavaggio e ogni inculata raggiante di mio tergicristallo su iridi azzurre languide a sciogliervele e assorbirvele come la spugna. Se non volete sborsare, datevi al vostro ragazzino con le borse sotto agli occhi color merda, a causa del suo spompato con diesel per troppo rodaggio a manetta già prosciugato”.
Sì, Matthew è un genio, e non solo del grande schermo. Anche a luci rosse oltre al suo blu dipinto di blu che ulula là nel lilla, in quanto sex machine, canta a ogni donna la canzone “Beautiful Girl” degli INXS (ricordate la pronuncia s-corretta… in EX ess ché fa molto sess’), e non la salverà neanche la più resistente salvietta da finale “commovente” di True Detective.
Perché egli ha già indagato nel “profondo” con “pianezza” da tartaruga. Dominandole d’addominali tosti, ancor più tosto quello appena sotto, di gran “taste”.
Quando si dice “il potere delle palle, ops scusate, volevo dire delle pupille”.
Quei due bravi ragazzi
Il mio amico Ettore Dalla Zanna mi ha inviato una sua sceneggiatura particolare.
Non vi rivelerò nulla, ma vi faccio leggere la prima pagina.
EXT. WALL STREET QUARTIERE GIORNO
FADE IN:
Sotto le note di “Money” dei Pink Floyd si apre il film con
due ragazzi in giacca e cravatta nera. I due si dirigono
alla Golden Company una delle società di brokeraggio della
zona. Infatti loro due sono stati nominati i due nuovi
broker della società. Vengono inquadrati a metà busto.
Tutti e due sono biondi. Uno si chiama Hector Gorelli un po’
più robusto dell’altro. Il secondo ragazzo si chiama Michael
Santini ed è più alto di Hector e più atletico. I due sono
venuti in America per far soldi. Finalmente i due arrivano
all’edificio della Golden Company.
INT. EDIFICIO GOLDEN COMPANY GIORNO
CUT TO:
Hector e Michael entrano dentro la Golden Company e si
preparano per conoscere il broker della società.
MICHAEL
Secondo te come sarà?
HECTOR
Chi?
MICHAEL
Il capo della compagnia. Se è
basso, se è alto, se è grasso,
se è magro.
HECTOR
E ti fai queste seghe mentali?
Mica andiamo a conoscere Dio, è
solo colui che ci farà
guadagnare un botto di soldi.
MICHAEL
Hector. Devo dirti una cosa.
I due si fermano.
HECTOR
Cosa c’è adesso?
MICHAEL
Ho sentito molte storie su
questi broker di Wall Street.
Che riciclano denaro, fanno uso
di droga e fanno feste.
HECTOR
Beh non sei contento? Andremo
alle feste, sai quante…
I 51 anni di Quentin Tarantino
di Stefano Falotico
I 51 anni di Quentin Tarantino, lunga vita al maestro dell’innovazione, che ruppe gli schemi consueti di Hollywood, rigenerando il Cinema nel rivederlo a suo mo(n)do
Tarantino, un pezzo grosso, ultimamente anche grassoccio. Con questo stomaco debordante che “galleggia” acco(r)dato al suo cervello sempre frenetico. A vederlo del vivo, assomiglia “vagamente” a Boris Karloff del Frankenstein della Universal. Una faccia squadrata, spigolosa, di doppio mento altezzoso su occhi vispi da mai domo e mai pigro, nonostante l’accentuata, sempre più crescente pinguedine della sua panza dissimulata da magliette extralarge a sussurrarti ridenti “Qui sotto, ci potrebbe essere un formato da ippopotamo oppure le mille bellissime cicatrici del mio sussultante, spasmodico fegato aggrovigliante che, proprio da tanto spappolarsi d’idee congiunte ai miei neuroni sanguigni, sguscia sempre famelico di celluloide, a prescindere, è ovvio, dalla smagliata cellulite su mio sorriso solare e un po’ da metallaro cazzone di pulp e dai calzoni altrettanto bracaloni s-tirati a lucido parimenti alle mie idee incontenibili”.
Quentin non sta mai fermo, batterebbe il diavolo anche solo adocchiandolo nel dormiveglia, come a dirgli “Ehi, testa di merda cornuta, ne sai sempre meno di me anche quando io sto per prender sonno, fottiti e, al risveglio, servimi il caffè ottimo che ho comprato io, mi raccomando non quello di Bonnie… Vedrai che se fai il bravo, preparando certosino una gustosa, soffice e nutriente miscela aromatica coi controcazzi, insomma, esigo un caffè bollente più delle tue fiammelle da infernale Luciferino simil babbeo Mr. Pink frocio, ti regalerò il rovere. A te piace il rovere? Il rovente è bello, ah ah. Quindi, se tutto sarà ok e, quando dico ok, intendo una botta da che botta cazzo, ho detto cazzo che botta ‘sta roba, andremo a mangiarci John Travolta al Big Kahuna Burger. Ora, lasciami dormire, non mi assillare, non mi tentare. Se non ce la fai, vai nell’altra stanza, fatti consigliare da Ordell delle armi da fottuto negro alla Sam Jackson. Chiaro, stronzone? Altrimenti, ti brucio e ti ridurrò rincoglionito come Louis Gara. E non fumarmi in faccia!”.
Sì, Quentin, ogni suo film è Storia del Cinema.
E non la menerei con le esegesi a sperticarlo di lodi. Non amo il pleonastico ribadire ciò che è scontato e grandioso.
Fascisti, datemi Bridget Fonda e le sarò “venuto” in 3 minuti secchi, da lasciartelo penzolante su occhi strabuzzati da bacon in suo culetto di averle comunque riscaldato la fighetta.
True Detective, finale più libro
Form and Void
Rust sostiene, verso la fine, che gli uomini veri non sono solo carne senziente.
Concordo pienamente e mi rispecchio nella drittezza della sua anche ambigua morale, da uomo combattuto, logorato a cuore aperto perché ha sempre trasceso il puro materialismo per ambir a toccare incognite esistenziali forse senza soluzione…, perciò piangerà, commosso dall’immensità che ha sempre (in)volontariamente inseguito nella sua vita forsennata, sbagliata, da errante cavaliere della sua indomabile anima. Chi apre la sua anima alla visione nuda, dovrà innanzitutto vincere i suoi demoni interiori se vorrà sopravvivere in questo mondo, gravido d’inenarrabili violenze, di crimini spesso atroci ed efferatissimi che molte volte rimarranno ignoti, mentiti e coperti dall’omertà della “brava gente” silenziosa, che sa ma non parlerà perché intimorita da (in)consce paure superstiziose e irrazionali, come se temesse che Satana, il dio del male, potrebbe punire l’azzardo loro di averlo voluto sfidare. Rust invece, straziandosi dentro, come me, udirà il bisbiglio ronzante della sua anima (il)lesa e, nel vincersi estenuantemente, vi(b)rerà a candidezza assoluta, accecato dalla bellezza del suo respiro morbido e gracchiante, sdrucito e di ruggine espi(r)ante. Morendo ad aver visto, dinanzi a sé, il male più assoluto, strapperà di scattante, implacabile rabbia il diavolo tremendo, quel diavolo abbrustolente il suo cuore nato vero col quale prima giacerà nella sua danza di morte in un covo cupo e nero, anche della coscienza corrotta e bruciata, poi, impetuosamente, con sua anima agguerrita e rinforzata dall’essersi avvelenato negli occhi di Satana incarnato qui sulla nostra terra perduta, lo sconfiggerà, (non) cancellando il suo sangue. Perché il sangue dei vivi è sia vinto e sia vittorioso, poiché proprio sempre infinitamente, umanamente senziente. Crepitante d’angosce, strangolato dal dubbio, adombrato e allo stesso tempo… avvolto dalla nudità celest(ial)e del baluginante, stordente universo sopra e dentro ognuno di noi.
Le oscurità dilaniano le viscere e il tempo si squaglia in piogge argentee.
Il mostro scappa, apre le fauci e pugnala alle spalle…
Una volta, nel cielo c’erano solo le tenebre. Ora, la luce sta vincendo.
Once there was only dark. If you ask me, the light’s winning
True Detective – After You’ve Gone
E così, son trascorsi tanti anni. Marty scorge un fuoristrada dietro di lui, è Rust. Invecchiato, sempre più magro, deperito visibilmente. Lui lo riconosce, ferma la macchina e vanno a bere qualcosa, fingendo che fra loro non sia successo nulla. Acqua passata, inutile rimuginarci, vecchia storia quella delle corna da parte del tuo miglior collega e forse il tuo vero amico, non solo un partner un tantino eccentrico. Smaltire, deglutire, Rust ha da fargli una confidenza. Sì, è vero, in questi anni di suo eremitaggio, s’è allontanato sempre più dal mondo “civile”, si è sempre più “anormalizzato”, preferendo una vita da “barbone” a lavorar nei pescherecci, ma non hai mollato la ricerca del mostro. Che, come abbiamo appreso, non è Ledoux. Sostiene che Marty sarebbe in debito con lui perché ciò che sarebbe successo nel ’95 è anche colpa sua, colpa delle sue continue distrazioni coniugali, del non essere stato mai un buon marito, un padre assente, uno scellerato puttaniere con troppi sfoghi ingestibili… che smorzava nelle ragazzine che si scopava. Quindi, era naturale che sua moglie sarebbe crollata e avesse desiderato rifarsi. La “sciagura” ha voluto che incrociasse Rust, il tenebroso che (non) ti aspetti, da cui mai t’attenderesti una porcata del genere. Ma son cose che capitano, la carne è debole. E qui, amico, è meglio perdonarci a vicenda. Da solo, capisci, sono soltanto un Rust come mille altri ganzi. Mi serve il tuo aiuto. Entrambi sappiamo che saper che il mostro è in libertà, e continuerà a mietere vittime, non ci fa dormire sogni tranquilli. Al bando i rancori da orgogliosi “maschi” a cazzo duro. Questa è una guerra da duri, e dobbiamo congiunger le forze se vogliamo uccidere il silenzio degli innocenti…
Dopo aver “allegramente” bevuto, Rust invita Marty a casa sua, per modo di dire. Adesso, staziona in un garage-“bunker” ove ha accumulato “materiale d’archivio” per stanare il mostro.
Rust, che in passato è stato esperto anche di “scassinamento”, anni fa fece irruzione nelle case di Tuttle perché quell’uomo non l’aveva mai convinto. Oltre ad aver trovato foto di bambini orrendamente bendati, è entrato in possesso di un “inguardabile” videotape. La registrazione di un rito satanico, ove una bambina, attorniata da uomini mascherati da animali, è stata violentemente seviziata. Quella bambina è Marie Fontenot.
Un nastro demoniaco che Rust non dovrebbe avere, che nessuno dovrebbe avere…
Chi è o cos’è Carcosa?
True Detective – Haunted Houses
di Stefano Falotico
Haunted Houses
Qualcosa è successo, qualcosa di brutto, di orrendo, di raccapricciante ed estremamente misterioso, d’irrazionale e inspiegabile… così, su due piedi non identificabile. Da scovare e indagarci, un incubo che ha eroso il destino e l’ha infranto paurosamente. Un colpo freddo in qualche punto della vita che ha spaccato l’apparente coltre tranquilla…
Ora, al sesto episodio, riusciamo vagamente a intuire perché nelle varie puntate abbiamo assistito agli interrogatori a cui son stati sottoposti Marty e Rust… ma è solo una nostra sensazione quella appunto di giocare stavolta noi al ruolo dei “fiutatori”.
Marty, nonostante gli sforzi, intanto non è ancora riuscito a conciliarsi con la moglie, “penzola” la causa di divorzio. Lei non riesce proprio a perdonarlo per le sue scappatelle, anche se forse è l’alibi per metter fine a un rapporto da ex coniugi che, negli ultimi tempi, erano appunto inconciliabili, incompatibilità di caratteri non ripristinabile. Maggie è dolce, premurosa, ancora ambiziosa e sogna di continuare il suo “tirocinio” da infermiera per esser “promossa” a medico, Marty, invece, forse a causa del lavoro che “indossa”, portava a casa troppo stress, e non è mai, neppure ora, riuscito a curarsi dalla sua indole brusca, dagl’impeti violenti derivatigli appunto dalla deformazione professionale dello star tutto il giorno a combattere la feccia. Come se gli stessi criminali, che gli “ronzan attorno” da mattina a sera, l’avessero contaminato trasmettendogli delle particelle di violenza, a mano a mano che son trascorsi gli anni, che si son infiltrate sotto pelle come dei demoni contagiosi e via via d’escrescenze sue comportamentali irruente e anche, sempre più spesso, manesche. Nel frattempo, ad aggravare la situazione, due bulletti hanno abusato della loro figlia. Insomma, una famiglia che sembra allo sbando e sembra esser precipitata nella confusione più assoluta e a quanto pare irrimediabile. Tutti i rancori, le frustrazioni di troppe scuse, sempre tenute a freno, soffocate e tenute a bada a “valore” della rispettabilità e della ricerca ostinata di un amore già bello che scomparso e deperito da tempo, son riemerse a ferirli, a distaccarli, a renderli alieni l’un l’altro, assorbiti solo dal rancido profumo vagheggiante della nostalgia irrecuperabile, della purezza perduta, della bellezza linda dei sentimenti adombratasi in maschere di cera stizzite, innervosite, colme di fegati “pugnalati” instancabilmente dal peso insopportabile del prender coscienza che tutto prima o poi finisce, il martello insistente, gravante del rimpianto, dell’ineludibile tempo che lentamente strangola e, a plumbee ferite non cicatrizzabili, persevera nella sua universale opera di lacerazioni alle anime. Sfiancandole, rinsecchendole, rendendole schiave d’impietrite emozioni come uomini soltanto ischeletriti dal panta rei inesorabile a marcescenza dell’imbattibile circolo estenuante della vita. Così come l’America, come Rust, forse, nelle cui iridi è stampata la disillusione cinica delle dure verità esistenziali. Il suo coriaceo aspetto, da imperturbabile investigatore tosto, cela, in fondo, le ragioni del suo virar soventemente ai misticismi filosofeggianti, quell’aria da stallone ieratico è un’altra maschera a nascondiglio dell’intuito fenomenale che ha e del cui dono deve sopportare il martirio. Perché chi più è bravo e veloce a capir il mondo e le sue dinamiche, chi meglio sa muoversi nella giungla e negli “stagni”, paradossalmente vien rapito lentamente della sua anima, trafitta vien strozzata dalla lucente, fulgida, chiarificatrice coscienza. Ammanta il tutto umano a fantasmatico, atroce, imperterrito, stancante dissolverlo. Ad asciugarlo nell’amarezza, ché eppur si muove, forse per darsi un tono, per inerzia che si fa forza propulsiva dell’inevitabile cammino se non vuoi morire, o forse così stai solo morendo più “dolcemente”.
Rust intanto continua le sue indagini da solo, all’oscuro di tutti, a sua “s(i)curezza”. Rintraccia il reverendo della confraternita, adesso ritiratosi a vita privata da “ubriacone”. Incalza con le domande, il reverendo esita, è titubante, prima dà risposte banali, di circostanza, come si suol dire, quindi, sotto la pressione dello sguardo calmo ma commovente di Rust, anche forse per debellare la sua anima da quel qualcosa d’orrendo e agghiacciante che, per paura, non vorrebbe più vedere…, confessa, quasi a mo’ di “ammenda dei suoi peccati”. Perché è un brav’uomo e non può mentire.
Allora, riferisce a Rust che, durante una notte, inavvertitamente fece cadere un vecchio, impolverato libro di un mistico francescano del dodicesimo secolo. Cadendo a terra, aprendosi, il libro fece scivolare una cartella, in esso contenuta, racchiudente foto di bambini nudi…
Poi, ritorniamo al matrimonio fra Marty e Maggie. Lui casca nel vizietto e la tradisce ancora con una giovane ragazzina.
Maggie non resiste, è disperata, e alla fine, in una notte buia, lo tradirà proprio con Rust…
Andiamo a farci una birra?
True Detective – The Secret Fate of All Life
di Stefano Falotico
Come un cerchio, il male si riverbera, again and again, ancora senza sosta, interminabilmente abrasivo, corrosivo come un demone nella tua anima che ti tormenta.
I nostri due giungono nella palude più stagnante ove alloggia, “comodo”, il mostro Ledoux. L’hanno individuato ma la “dimora” fatiscente in cui abita è recintata da mine anti-intrusi. I nostri sono scafati, eludono il “sistema di sicurezza” con estrema cautela e puntuale aggirar ogni ostacolo. Marty, coperto da Rust, entra di soppiatto, a passi felpati, nella casa di Ledoux, Ledoux dopo un po’ arriva e Marty, come di “rito”, gli punta la pistola alle tempie, poi lo getta fuori ove ad aspettarlo c’è Rust, che a sua volta tiene in scacco un grasso suo braccio destro. Marty, nel frattempo, scende nello scantinato, sblocca un lucchetto e scopre l’abominevole, che intuiamo in fuori scena. Ritorna fuori e, in preda alla rabbia, spara un colpo secco alla nuca di Ledoux, facendogli esplodere il cranio. Il suo amico scappa, Rust prova a sparargli ma son le stesse trappole, che servivano a tener lontani gli “estranei” indesiderati, a scoppiargli addosso. Crepa così di lor stesso essersi “protetti”. Neanche un proiettile nel suo panzone, le mine l’hanno trivellato d’inganno ritortogli contro. Tenevano segregati dei bambini. Ritornano a casa coperti di gloria, Marty viene promosso di grado, Rust si accontenta degli elogi e della medaglia.
Marty, grazie anche al suo gesto, si riconcilia con la moglie Maggie, anzi è lei a vederlo sotto occhi diversi e accetta la conciliazione.
È come se in questo universo elaborassimo il tempo in avanti ma fuori dal nostro spazio-tempo, da quella che dovrebbe essere una prospettiva quadridimensionale, il tempo non esisterebbe, e da questo vantaggio potremmo raggiungerlo… vedremmo… il nostro spazio-tempo come se fosse piatto, come un’unica scultura di materia, in una sovrapposizione di tutti i posti che ha occupato, il nostro essere senziente che gira intorno alle nostre vite come i carri su un binario… ogni cosa fuori dalla nostra dimensione è l’eternità, l’eternità che ci guarda. Per noi è una sfera ma per loro è un cerchio.
Nell’eternità, dove non esiste un tempo, nulla può crescere o diventare qualcosa. Nulla cambia. Così la morte ha creato il tempo per far crescere tutto ciò che avrebbe ucciso. E tu rinasci. Ma nella stessa vita, in cui sei già vissuto… questa è la sorte segreta e terribile dell’intera vita. Sei intrappolato in quell’incubo in cui continui a svegliarti.
Ledoux non è il mostro?
E chi è davvero Rust Cohle?
O meglio cosa è successo nel 2002?