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Sea of Love, recensione di Seduzione pericolosa

Ah ah!

Ah ah!

Un mare d’amore denso di malizia e torbidi zigomi affilati del fiutante detective “malsano” e annusandola

Un omicida seriale sparge il suo veleno tentatore fra i cuori solitari e Frank Keller decide d’inoltrarsi nella giungla notturna dei love non tanto tender, pericolosi, oscillanti d’occhi neri alla Pacino in gran forma fra curve mozzafiato d’una Ellen Barkin torva quanto “corvo” femmineo dalla succhiante virilità “morigerata” e prodiga al servizio del distintivo, oggi impeccabile, pulitissimo e di reputazione integerrima, domani maculato di macchie sfumate negli antri dangerous del peccato focoso e rischiante il suo anfibio cruising spericolato, alle origini del basic instinct, della lisergica fiammella in mezzo alle gambe “assassine” ché ascensori per il paradisiaco Inferno del pudore andato a puttane… e vividamente ansimante, che gocciola sperma turgido in calda, irrazionale ascesi “sterilizzante”.

Ellen potrebbe essere invero l’italiana Silvia, bionda come una sicula dai limoni sodi in cosce lisce a svettante spacco… di tutto, dei tuoi equilibri pudici, appunto, o del piacevolissimo sporcarti lercio in Pacino mansueto dal sex appeal “(s)palmato” su carisma atavico, d’atipico “topo” delle periferie (ba)lorde della New York stronza, forse cattiva, forse buona, forse una figa stappante! Ellen di nome “finto” Helen, fittizio, che fitta in quel supermercato quando è già calata la sera e trema la “saracinesca”, liberi da sguardi (in)discreti e poi, al buio della tua stanza, le cali la veste e la spogli di baci dal seno fin nel didietro…

Immagino l’annuncio di Keller/Pacino, uno che sa come farsi valere, sfacciato, da chi ti sbatte… in faccia la sua stanchezza da affranto divoratore dei criminali ma non “flaccido”, ancor da riempire di “vuoto” a perdere…

Senti Silvia/Ellen/Helen, stasera voglio osare proprio di osé disossante e non mi importa se mi schiaffeggerai di lista nera frantumante. Voglio sentirtela friabile. Adoro immensamente il tuo viso perché emana lussuria vera, quella solare vigoria della donna maiuscola e anche un po’ sobriamente muscolosa tra i fianchi golosi, artefice di ogni seduttiva malizia nel permeare l’uomo, sua preda, di delizie sfamanti pur non dandola nel suo ondeggiar lento e basculante di tacchi e gonna impercettibilmente svolazzante. Da strapparti con furiosa potenza satanica e infilar la lingua nel tuo sacro buco, da leder liturgicamente di rapimento divino ai sensi, sin a premer con tale foga di papille gustative tentacolari da stordirti in mazzata e mozzata castrazione di quando, penetrato d’arso fervore irreprimibile, lo attizzi lacerata e ve(le)nosa di unghie sradicanti la pelle (congi)unta in dipanate gambe mortali dalla morbida levigatura a fischiare nel cazzo eretto e martoriato dalla tua letale morsa duratura, supplicante altro cedersi ballerino in guaito tuo da suina, sudato io, sanguinante asma d’altro prostrarlo e giacertene poi sdraiata, ancor non soddisfatta eppur (s)venuta e tutta dolcemente nuda, in aperto candore che tu stessa hai seviziato di acuto dolore perché sempre te ne smembri di voglioso membro a folgore d’apoteosi mai casta, non lo sei, fingi in labbra velate di sonnolento rossetto opaco, accendendoti ferale a cremisi implorarlo un po’ mascolina e un po’ pecorina…

Il film è la carne peccatrice di un Pacino immenso perché debole, e Satana peccò, rischiando anche il culo…
Il resto non è tanto, ma basta Al. Al il lupo.

Ulula!

Firmato Stefano Falotico

Pacino Seduzione pericolosa

 

 

Cinema Addiction, una perla imperdibile per veri cinefili e alti poeti

I’ve seen things you people wouldn’t believe, attack ships on fire off the shoulder of Orion, I watched the c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gates.  All those moments will be lost in time, like tears in rain. Time to die. (Rutger Hauer/Roy Batty from Blade Runner) Il Cinema per me è una droga infinita che, insinuandosi sotto la pelle, ammorbando e ammodernando ogni antro sanguigno dei miei vitali e lindi polmoni, da tal turgido suo inebriante e suadentemente avvelenante virus letale di beltà tanto ferente quanto folgorante dal morbido effluvio taumaturgico, mi scorpora in puri frammenti a virtù maestosa dell’esplorarne i suoi avvolgenti fotogrammi eleganti, poderosi e salubri.  Abbacinato da fervidi fotogrammi inafferrabili, concupito dalla lor splendente danza iniettante rifulgente vita, sempre a risorgersi in vigoroso rinnovarmi e illuminare le mie cavalcanti emozioni, liquidamente ne sorseggio il manto oggi candido e domani tergendomi in acuminato altro inghiottirmi a sacrifizio della sua screpolante, rinascente forza oscura.  Dunque, gracchiando nell’anima mia profonda, scavandola nell’immolato prostrarmi alla metafisica più letiziosa, soggiacendo agli immaginari rafforzanti il mio inconscio sempre affamato di nuovi stellari firmamenti, in corpore m’inchino dinanzi al suo impressionante ignoto liturgico, divinizzandomi ad auge dell’empireo nostro fiammeggiante, travolgente, intimo, romantico, fenomenale a magici tocchi miracolanti, ferocemente grande nella lanceolata sua potenza azzannante.  Addentato dai suoi vivifici squittii, a me così appunto imprescindili perché mi deliziano in trascendente ascendervi saviamente ferito, ne celebro la grandiosità più a noi tutti ammaliati per una congiunta, inscindibile eternità.  Come Gary Oldman del Dracula di Coppola, se qualche impertinente oserà, da scellerato, scalfire il nostro felice segreto matrimoniale, azzardandosi a violare l’avventuriera, corroborante miscela d’amore anche stupendamente dolorosa nel suo avermi rapito nella voragine marmorea dell’immenso suo seduttivo turbinio, contro tal stolto malfattore mi scaglierò in vendetta osannante la spettacolarità intoccabile del Cinema, del suo mesmerico ed esoterico flusso dinamico, esistenziale.

I’ve seen things you people wouldn’t believe,
attack ships on fire off the shoulder of Orion,
I watched the c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gates.
All those moments will be lost in time,
like tears in rain.
Time to die.
(Rutger Hauer/Roy Batty from Blade Runner)
Il Cinema per me è una droga infinita che, insinuandosi sotto la pelle, ammorbando e ammodernando ogni antro sanguigno dei miei vitali e lindi polmoni, da tal turgido suo inebriante e suadentemente avvelenante virus letale di beltà tanto ferente quanto folgorante dal morbido effluvio taumaturgico, mi scorpora in puri frammenti a virtù maestosa dell’esplorarne i suoi avvolgenti fotogrammi eleganti, poderosi e salubri.
Abbacinato da fervidi fotogrammi inafferrabili, concupito dalla lor splendente danza iniettante rifulgente vita, sempre a risorgersi in vigoroso rinnovarmi e illuminare le mie cavalcanti emozioni, liquidamente ne sorseggio il manto oggi candido e domani tergendomi in acuminato altro inghiottirmi a sacrifizio della sua screpolante, rinascente forza oscura.
Dunque, gracchiando nell’anima mia profonda, scavandola nell’immolato prostrarmi alla metafisica più letiziosa, soggiacendo agli immaginari rafforzanti il mio inconscio sempre affamato di nuovi stellari firmamenti, in corpore m’inchino dinanzi al suo impressionante ignoto liturgico, divinizzandomi ad auge dell’empireo nostro fiammeggiante, travolgente, intimo, romantico, fenomenale a magici tocchi miracolanti, ferocemente grande nella lanceolata sua potenza azzannante.
Addentato dai suoi vivifici squittii, a me così appunto imprescindili perché mi deliziano in trascendente ascendervi saviamente ferito, ne celebro la grandiosità più a noi tutti ammaliati per una congiunta, inscindibile eternità.
Come Gary Oldman del Dracula di Coppola, se qualche impertinente oserà, da scellerato, scalfire il nostro felice segreto matrimoniale, azzardandosi a violare l’avventuriera, corroborante miscela d’amore anche stupendamente dolorosa nel suo avermi rapito nella voragine marmorea dell’immenso suo seduttivo turbinio, contro tal stolto malfattore mi scaglierò in vendetta osannante la spettacolarità intoccabile del Cinema, del suo mesmerico ed esoterico flusso dinamico, esistenziale.

 

 

 

Monologo di Grande Bellezza

Purtroppo, o per fortuna, è così, a destra e a manca di vive di mance e amaca.

Purtroppo, o per fortuna, è così, a destra e a manca di vive di mance e amaca.

 

Finisce sempre così. Con la morte. Prima, però, c’è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento. L’emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo. Bla. Bla. Bla. Bla. Altrove, c’è l’altrove. Io non mi occupo dell’altrove. Dunque, che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco.
-Jep Gambardella

 
-Jep Gambardella

 

A Dangerous Method: adoro Robert De Niro in quanto “clon(azion)e” di Bickle il “becchino”, di Noodles il nudo e soprattutto di Louis Cyphre, di mia Gara, io sono le cascate del Niagara, “cari” cascamort(arett)i da mortadelle…

Acqua alla gola, avvocato? E la clausola è salvagente?

Acqua alla gola, avvocato?
E la clausola è salvagente?

Sì, sono uno stronzo appetitoso e da macellaio ti appendo al “chiodo” da tamarro. Sono una merda amarognola che crede all’amore speranzoso quanto i miracoli fallimentari della Madonna di Medjugorje, da me “ribattezzata” dei patetici da cicorie.

Schiaffami pure sul naso il pomodoro, io De Niro adoro, in quanto questa è la mia storia e tu non puoi contestarla, altrimenti da me riceverai solo testate e pochi “attestati” di stima. Io ti (ar)renderò flaccido… e piegato dalla più vulnerabile atimia, e me ne fotto platealmente dei tuoi meccanismi di difesa da timido buono solo a coltivar rancori e tigne. Io (ti) spingo e ora t’imbavaglio. A ungimento di te, untore, che udirai le mie ire di gran sapore. La tua testolina, peraltro già annacquata, io insaponerò e poi di “colori” sciacquerò nella detergente varichina su mia… delle valchirie. Oggi sono vampiro, domani d’altra era e ieri quel che fu(i) già trapassato anteriore nel tuo posteriore. Dove pensi di fuggire? Ti addomesticherò con garbo e senza garze, caro ganzo. E poi ti sfilaccerò come una fettina di Manzotin. Perché, solo davvero “gelatinato”, sarai (s)pettinato dal mio sorriso non tanto “brillante” gelatello, da leccatine dei tuoi “avvenenti” labbrini per le sciocche cocchine, caro Leprotto, ma a punizione delle scopate con quelle di ciuffo acciuffate nella tua “gagliarda” brillantina del cazzo. Dove credi di scappare? Io ti acchiappo e te lo metto nelle chiappe. Chiama pure la pulizia e finiremo, assieme all’ambulanza tua funeraria, d’inacidirtelo con tanto di “mozzarella” in faccia… e insalata. Quindi, ti spolperemo da salame.

Io ti devasto, ti apro il cranio e, dopo avervi cagato, di euforica pisciata ti vendo come shampoo al mercato ortofrutticolo in cui sarai barattato in cambio delle tue “limonate”.

Ecco la ce(d)ra(ta)…

Odiami, offendimi, coprimi di (ver)gogna, attenta alla mia “verga”, ma io sono il Verbo e tu devi stare solo attento. Io comando di ordini da cattivo tenente e rabbonisciti, a petto in fuori e “panzona” dentro sull’attenti, se non vuoi che ti sfondi i polmoni oltre ad averti “risanato” le ferite dei tuoi già fiacchi polmoni. Io ti prendo per i coglioni e ti faccio… rotear come una banderuola, oh oh, mio trombone. Ascolterai il rombo del tuo(no) a fracassartelo di tutto “core”. In coro, elevatemi in tanti aromi ecamaleontici troni come De Niro, l’alto figlio di puttana che non ti lascia scampo(lo). Io sono scapolo e di scalpo. Ancora scappi e vuoi scopare? Giochiamo alle mie carte! Con tanto di bastone a mia corona!

Sì, sono il Re di Roma. E tu invece la lupa del mio rubarti la puttana da cui mungi e dalla quale “estrarrò” il latte dello spomparla.

Tu, povero menestrello del tuo uccellino nelle passerotte, quando mai sognasti di voler ammazzarmi? Fu la sciagurata pazzia del tuo attimo che, per sempre, rimpiangerai. E pigerò su di te, neanche in pigiama, in quanto umiliato nello svestirti a ossobuco, affinché vendemmierai l’uva della tua “volpe” col Diavolo a ficcarti di corna, accecandoti, dunque bucandoti le corna dopo averti sbudellato a sanguinaccio del suo Satanasso! Cornuto, dove son sparite le cornee del tuo “veder oltre?”.

Tu non sapevi nulla di me e mi accusasti d’esser dolcino come la morbida cremina, non di risma della tua crème, caro “caramello” da belline belanti e Nutella slinguazzante. Scambiasti un genio per un merlo e dunque tale punizione vigorosa e implacabile ti meriti nell’an(n)o di Cristo nostro Signore di chi, a differenza di te, non vive da Cam(m)el(li).

Io ti sarò “cameo” ad apparizioni violente come Max Cady, ti spaventerò a fuoco lento e il terrore della tua tragedia ti perseguiterà finché morte non ci s(e)pari.

Te la sei andata a cercare. Quante volte t’avevo avvertito di rispettarmi? E di obbedire alle mie scelte?

Io ho sempre superbamente odiato la tua vita da fighetto, mezza calzetta.

Chiamami Dio. O Diavolo se preferisci. Chiama soprattutto la Croce Rossa!

L’importante è comunque che strisci. Il Verbo al tuo verme!

Perché quando poggerò i miei piedi caprini sopra il tuo “capo”… ecco, piangerai come un matt(atatoi)o.

Io sono il Vangelo secondo Matteo!

Ti sono stato chiaro fascista di merda?

Ti faceva male così? Ti faceva male così?

Ti faceva male così? Ti faceva male così?

 

Terry Gilliam e il suo Don Quixote again

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From Empire

Terry Gilliam told us last November that his his next project following The Zero Theorem would be his long-awaited Miguel de Cervantes adaptation The Man Who Killed Don Quixote.

“I’m going to try to do ‘Don Quixote’ again,” Gilliam said then. “I think this is the seventh time. Lucky seven, maybe. We’ll see if it happens. This is kind of my default position, going back to that. I actually just want to make it and get rid of it. Get it out of my life.”

Production on Gilliam’s “Don Quixote” actually began in 2000 with Jean Rochefort as Quixote and Johnny Depp in the role of Sancho Panza. Unfortunately, the shoot met with dilemma after dilemma and was never finished, although the behind-the-scenes of the troubled production did end up becoming a feature-length documentary, Lost in La Mancha, in 2002.

Now, Gilliam has revealed to Empire that filming is expected to start on September 29 on the Canary Islands.

He has also brought on Spanish producer Adrián Guerra (BuriedRed LightsGrand Piano). “He’s really smart, loves movies,” said Gilliam. “He’s young enough to still love movies. But we’ve still got to cast it and get the money but other than that, that’s the deal.”

He added that they’ve rewritten the film numerous times for new casts. “We keep rewriting the script each time, too, so it’s a slightly different film each time. It’s the same film but the details change. Maybe it’s better, it’s certainly slightly smaller to fit into the new clothing we wear. Which are cheap clothes these days.”

 
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