“Batman” di Tim Burton, recensione
Batman
Prelibata foschia mi tempri di magiche agonie e mezzanotti in appiccanti, assetate gole alla base di Kim Basinger
Cavaliere è il Tempo nei suoi condottieri reami remoti. Mia amata godimi quando il plenilunio, stupefatto di sorriso beffardo, intaglierà le nostre labbra a virtuosa e poliedrica vetustà. Mia e tua, uniti in astrali congiunzioni, io cometa e mimo dei trasformismi double face e tu femmina a disintegrarti sfacciata, godendo l’asteroide ferente del nostro castello dei sogni viaggiatori all’umanità sfanculata. Vaga è l’acqua quand’imbrunita si ghiaccerà in strati di mio gelo risorto e ribaldo, tu adesso balla. Donna, slacciati la collana e sfilati i gioielli, la gonna sfoglia, devi danzare qui proprio dinanzi a mia baldanza.
Io sono un giocoliere, il buffone è il Joker, si camuffa in un travestimento da pagliaccio e provoca da geloso, impotente del mio Otello. Il maggiordomo io lecco come un gelatello, e lui m’è servo anche nel dormiveglia, m’avverte se il Pinguino vuol scovar l’ago nel pagliaio per più gelarmi di tale mia insonnia “bella”. E, nella sonnolenza ambita, abitante perennemente “dentro di me”, togliti gli abiti, oh mia Luna. Ingelosiamoli. E con me ulula sinché in culo navigheremo lisci come la balena.
Baluginano i primi bagliori dell’alba e tu, così folgorante in ancor ergente tuo esser nuda, t’accasci a mia lucida “scultura”. Ti sento strusciante e striscio a te lasciva. “Induriscimi” in tutte le posture di quest’amore sdrucito e non però sdolcinato, io sono il pastore contro tutti i “dolori” dei cotti e pasciuti nel triste pascolo di esser rimasti all’asciutto, camaleonte leonino di uno, nessuno, centomila impostori e le loro la(sa)gne delle pecore in questa valle di lamentosi sempre filanti quanto infilati. Al reumatismo, aromatico io infilzo di tal cura le mie l(i)ane, eroe in questa giungla di Gotham e ad arrossirti le gote quando l’oscurità in te mi fa nero a luci rosse. E, con perizia balistica, basculante ti son dondolio in flessi nostri dorsi giammai dormienti. Flessuoso amplesso, porgiti dirimpetto così come sei di sensual portamento, e “importalo” a magnitudine della magnante figa. Vita magnifica, ché di Notte va il Cor’ a spauracchio dei piccoli borghesi oramai nauseati e disamorati. Si son ancorati alla tranquillità delle abitudini ma non abitan più laddove l’anima è una poesia briosa!
Odila, odiamoli, oliami mia bionda di tante nostre lussurie!
Recitala con me, a voce alta così mentre (s)vieni. Innalzalo!
Batman che, cristallino, si staglia a monumentale piedistallo. Il faro illumina la città e i pipistrelli vengono a me come gli uccelli canterini di San Francesco. Io, che vissi traumi inferti, appena nato già “infetto”, malato di melanconia e deriso, inviso dal mio nascondermi, ma non santo. Nessun villain è salvo. Qui or s’è fatta la calda ora, il faro quassù è un falò di mie vanità in te aspirante anche giù. Io muto in tutti gli oracoli di Delfi, e come uno squalo mangio a(do)mbrato di meraviglioso funambolismo alato e solidale ai deboli miei alleati. Cattivo, sei un pollo, t’afferro con una fune e t’uccido col fucile. Ti strappo gli occhiali e t’inchiappetto! Spietato contro il tuo spiedino di porco. Son protetto dalla corazza sempre pulita e non come la tua fedina sporca, macchio però tutte le lenzuola e nessun può scoraggiarmi. Sono io la scoreggia al tuo petomane, psicopatico. La mina vagante tappa il tuo sboccato, t’imbocco con le “buone” e mi cucco Catwoman, la più buona.
Il mattino rinfresca le gioie, sereno scodinzola in Trinità mia. Io il toro e tu trina d’orgasmi multipli in un sol boccone. Se vi faremo schifo, vi (ri)puliamo anche nelle latrine. Feccia!
Sono il nemico pubblico, sorvegliato speciale. Tienimi caldo e rafforza la mia scorza. Dai, coraggio! Non essere timida.
Sai… è per questo che Michael Keaton è il miglior pipistrello. Tim Burton azzeccò l’interprete ideale. Con quella faccia da stronzo, solo Mike poteva essere Batman, uno che lo spacca a tutti. E se la fotte!
Di grazi(os)a, adesso rosata ringrazialo… ti sarò più dritto e rizzato di osé. Fammi, oh sì, fammi incazzare! Ho fame. Di noi e facciamolo come un bollente tè ch’entra in gola.
Sono o non sono più birbante e spiritoso di quello sciupafemmine di Jack Nicholson?
Eh sì. Lo so. Ti sto più simpatico e quindi sai che Batman li prende a testate e in te starà nel lì stante.
Duro molto e mi avrai infinitamente. Oh mia Kim Basinger, la vita si basa su chi non crolla dopo pochi istanti.
Ma sa colar a picco e, di precipizi, entra di nuovo nel tuo orifizio.
Capolavoro.
Kim, lascia cadere il tuo visone e, senza visiera, a mo’ di “créme caramel” ti sarò visionario come Tim Burton. Con calma da cammello ma mio (mi)raggio di Sole. Il mio rigoglioso sesso!
Oh, scuri ipocondriaci, io curo anche con la scure.
E Kim sculaccio da rubacuori.
Ah ah.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Il silenzio degli innocenti in un post(o) sobrissimo
Ciao, a proposito di Michael Mann. Ritengo che Manhunter, assieme allo strepitoso Crusing di Friedkin, sia altamente superiore all’ipercelebrato Il silenzio degli innocenti. Quest’ultimo, a mio avviso, è un ottimo film e nulla di più. Banalizza, spettacolarizza ove non è necessario, ed è anche piuttosto superficiale nell’analisi di Buffalo Bill. Il matto di turno, che semina morte e panico, non è altro che una macchietta, il dottor Lecter sembra un tuttologo della mutua coi suoi aforismi indagativi all’acqua di rose e la signora Foster/Sterling un’eroina femminista anche piuttosto antipatica. In Mann, ciò è assente. Vi è una compenetrazione profonda e quasi ancestrale, telepatica fra un vissuto detective empatico senziente e il carnefice diverso, la vittima assume sfumature appunto psicologiche degne, sì, di William Blake. Poi, arriverà quella schifezza di Red Dragon, il peggior ruolo in assoluto di Edward Norton (quel capello platinato su aria sbarazzina mi sta sul culo, recita peraltro con voglia saltami addosso), un Hopkins in sovrappeso e annoiato che si ripiglia solo quando ricorda quanto De Laurentiis l’ha pagato a “oro”, ecco, e un miscasting spaventoso. Keitel, il cattivo tenente, in presenza buona quanto anonima da che ci faccio io qua, e il primo Philip Seymour Hoffman inutile da che mi sovviene. Se non fosse per Julianne Moore, figa plurima a venerarla sempre di duro (im)possibile, comunque in quello di Ridley Scott, e per un paio di occhiate (anche se è cieco, forse la sua donna ambita, eh eh), di Fiennes, quando morirò, mi chiederanno un testamento con annesse le cose belle per cui ho vissuto e ciò per cui non sarei dovuto nascere. Red Dragon, non so a che posto (di certo, c’è di peggio comunque), lo piazzerei forse a metà. Con un’insufficienza però gravissima. A prescindere, Ratner è tutt’ora il miglior realizzatore di X-Men, alla fine il suo episodio è quello maggiormente godibile e senza pretese intellettualotte da “sottotesti” singeriani. A conti fatti, tornando in ambito Marvel, le migliori trasposizioni sono a mio avviso The Avengers e proprio Thor. Inimmaginabile Branagh col fumetto, sarà per questo che funziona. Ha innestato un impianto drammaturgico da tragedia del Bardo in zona barbarica. Un piccolo, non trascurabile colpo di genio.
(Stefano Falotico)
Michael Mann’s Heat
Forse l’apice delle vette emozionali, in un Michael Mann denso, increspato a cerimoniere di vite danzanti quasi in un incubo-sogno senza redenzione spettrale, alterato, altezzoso in colonna sonora di Moby, eroi solitari da zio Sam del mucchio, selvaggi allo sba(ra)glio che persevera diabolico, sparatorie scorrazzanti fra carrozzerie trivellate che già sentenziano la morte lenta, “in diretta” di cowboy “travestiti come poliziotti e gangster “camuffati” a loro volta da indiani, entrambi gli schieramenti su fronti opposti ma miscelati, nella fotografia sfumata, acquatica di Dante Spinotti elettrizzante, nel combattere invero le proprie sfighe, lotte, nevrosi, esistenze personali, da una “quotidiana” tavola calda ove il bandito e l’agente dell’omicidi si confessano, vanitosi, impauriti dal rovescio della medaglia speculare e quindi da brivido profumo calore.
Pacino, la sua boria apparentemente istrionica, che carica il personaggio per sfogarsi da una vita assolutamente disastrosa, con tre matrimoni fallimentari e una figlia adolescente sempre sull’orlo della crisi di nervi e in prossimità di polsi suoi recisi “imminenti”. Come il suo incubo ricorrente. E non ti puoi sganciare dai tuoi demoni in 30 secondi netti, lo sa bene il suo antagonista-nemesi-simbiotico Neil “Pinocchio”, ch’è costretto a mentire per amore d’una scossa emotiva purissima, falsa anemia impietrita e quindi scongelata, ammirante di malinconia un vasto, calmissimo oceano intagliato dentro il suo dreamer già sconfitto dalla nascita. Già predestinato alla morte progressiva dell’anima.
Questo capolavoro pulsa di scosse emotive da cardiopalma, è un “infarto” a farci crepare di romanticismo, e Mann non si compiace mai della sua atmosfera “fredda”, cerulea, dei tramonti plumbei carezzati, cadenzati fra scoppi drammaturgici d’una intonante cavalleria martellante in corpi imbottiti di piombo, morti stecchiti, ammazzati o forse già coscienti della disfatta.
Qualcosa va storto. Jon Voight è il saggio ieratico sulla montagna, l’uomo da marciapiede che ha scontato troppi pugni, mai li ha ricuciti, ora è il saldatore delle ferite emozionali sue nei colpi (im)possibili della grande sbancata.
Qui, la trama è un pretesto, presto Mann la svincola, la dissolve, mette in pausa le inquadrature adrenaliniche, contempla Los Angeles, la “lunatica” città luccicante come le alghe iridescenti riemerse dalle tenebre dei cuori spenti-accesi. Come l’atroce dolore delle solitudini incrociate, che si baciano per un istante, scopano, fanno l’amore, poi rimpiangono riflessivi le perdite, le fratture che nessun Dio ripristinerà, il backup fallato con troppi sussultanti bug e indecifrabili buchi opachi-lucido-(dis)illusi per pacificarsi in una vita da barbecue e partita domenicale.
Mann all’improvviso incendia i fotogrammi, li schianta, ci distrugge di struggentissime passioni, “arrugginisce” Val Kilmer, Val vola via, fugge dall’errore imperdonabile d’aver perso, non tutto, ma Ashley Judd, una per cui rinunciare al resto intero.
Il film sospira, dilata i tempi, da un plot “banale” che poteva confarsi in un lungometraggio da un’ora e mezza, Mann raddoppia il minutaggio in modo (non) necessario.
Quando di un film, a rivederlo dopo anni di distanza, riesci a ricordare quasi ogni singola scena, quella che verrà dopo e la battuta appunto indimenticabile, significa che è un capolavoro.
E chi lo contesta col senno di poi, “bene” e anzi malissimo, non fa testo.
Il grande Cinema è poesia. Le analisi da critici col sussidiario le lasciamo a chi deve compilare un modulo di brave esegesi. Sarà il caporedattore di un giornaletto con cui mi spazzo(lino).
(Sefano Falotico)
Martin Scorsese, prostratevi!
di Stefano Falotico
The Irishman Scorsese girerà perché ho decretato così, lunga vita al Martin mio amato, e non osate mai calunniarlo!
Fulminanti nevrosi turbinano reattive a propulsione energica del mio vago inalarmi uno “schizzato” in naso freddo, metafisica fra carnivore risate “gioiose”. Di tali pavori d’allegrezze vostre mortifere, oh miei mostri, io volentieri mi squaglio nel ciel sereno, morigerato e poi, se mi va “a tiro”, innalzante poesia mistica in mezzo a questo cattivo gusto tanto di moda del demistificar la verità. E volo, “innalzandolo” e poi (a)scendendo in libagione atea, prurigine mia libidinosa in fighe e culi di gran “lievitazione”, moltiplicando il “pene” in lievito di donnone ch’abboccano su orgasmi d’un solo “pesce” abbondante. “Palpeggiate” come la mia p(r)osa si ramifica nel vento, come svelto la svela e florido lo dimeno, oggi (dis)illuso/a, domani a chiudervi nelle tombe, troioni! Anche il Papa è peccatore, si dichiara il primo che alla “meretrice” scaglia pietre per levigargliela in calli “pomici” poco cattolici ma bagnanti l’ostia del “di-vin(izzarl)o”, intagliando il Vaticano a lanzichenecco, lanceolato infligger San Pietro di “Cappella” sua nella “sestina” del capriccio erotico alle suore angelicate su cui egli, d’alcuna Pietà, forgia “scintillandolo” come la Creazione di Adamo di Michelangelo. Il Papa dà Luce al suo “lucidarlo” fra i lucernari e le luccioline, tanto sa che l’Altare della Patria è un monumento fascista e la Fontana di Trevi sguazza di Ekberg dalle forme non geometriche ma giunoniche sempre migliori del chierichetto “giulivo”. Fra gli ulivi, Gesù perì già gemente a Getsemani nell’ultima tentazione di Cristo, quando Barbara Hershey gl’apparve nuda in seno profumante di fragola e clementine, cremosa di sputtanare le false credenze e schiumosa lussuria della clemenza, travolgente a “imboccarlo” lungo… il “girovita” della crocefissione nel suo urlo “Porco di un Dio della Madonna, mia madre è stata inseminata artificialmente dall’alto e le cicogne son oggi cigni neri come la verginella ambigua di Natalie Portman”. “Galattica” principessina sui piselli delle guerre stellari di George Lucas al Lucca Comics, con tanti nerd fringuelli a sgolante, crollato sognarla in Neil Gaiman stardust. Quella signorinella che “soggiogava” i suoi servi, dai nervi poco saldi, sbavanti in sventolarla vedo-non vedo da corona spinosa come il Cardinale De Niro, mission(ario) di che cazzo di gesuita è mai questo? Un Mendoza che primo mendicò la figliola che si scopò il fratello di sangue mendicante, quindi lo accoltellò ficcantemente salvo, di Pentecoste sulla costola flagellata, pentirsi fra le cascate del Nilo… insomma, da un cavallerizzo al coglionazzo senza più le palle. Prima, Scorsese optò per De Niro, appunto, quando volle redigere il suo Vangelo secondo Matteo ma, pasolinianamente, scelse poi il ferrariano Willem Dafoe. Una faccia talentuosa ma di merda che mai “sfondò” da stella ma da stallone inchiodò Colagrande Giada di spermatiche unioni colanti-americanoitaliane della “Comunione” giudeocristiana tra forse inconfessabili rapporti anali. Giuda ladro fu Harvey Keitel, memore di Sport del Taxi Driver. Pappone bastardo a cui Bickle sparò after hours… perché doveva sfogarsi non andando a prostitute minorenni, come invece voi maialoni, ma salvò Iris dalla strada, ridonandole la giovinezza rubata e rischiarando le sue iridi dal manigoldo manesco raschiate come l’unghia del suo mignolo mancino nel “d(is)os(s)are” l’eroina del suo truffaldino, grazie a un puritano giustizialismo da Charles Bronson ed eroico, salvifico gesto morale senza prediche domenicali, calibr(at)o nel gran figlio di puttana e lo svuotar le pall(ottol)e dei criminali.
Travis è come me. Vuole viverla e sentirla da straniero a cazzi suoi e, se glieli fai girare, ecco che preme il “grilletto”. Non del punto G, o lato B, della femminilità oscenamente schiaffeggiata dai men’s club ma da farti un culo che te lo spacca in tre pistolettate nette. Recidenti, quasi “invisibilmente” eppur addolorandotelo peggio della via crucis.
Parola del Signore, sia lodato Travis Bickle e alleluia al suo lumino notturno di tutta Luna.
Chi contesta gli ultimi film di Scorsese, da me riceverà solo stigmatizzazioni come le mani di Padre Pio. Santo ma da lasciar in Pace se non vuoi che ti riempia di ceffoni. Ah sì, brutti ceffi , Padre Pio era buono e caro ma, se gli rompevi i testicoli, te le suonava a din don e “dartele”. Fra’ Martino il campanaro e ai “piacioni” George Clooney l’amaro Eros Ramazzotti su tante botte, altro che Martini, no party. Padre Pio partiva in quinta, ti sradicava il piccione viaggiatore e ti cacciava pure l’acceleratore di peda(la)te nel sedere, caro “culone”. Se Lisa Snowdon cantava “Tu scendi…” a George d’accenderglielo, come primo regalo di Natale, al freddo e al gelo per riscaldare la vostra miserabile idiozia agghiacciante, dovete compravi l’illuminante filmografia completa di Martin!
Qualcuno gli contesta Hugo Cabret, perché lo reputa un film “non suo”, ma un dolce, patetico omaggio. Non ha capito nulla, perché Martin è uguale e simbiosi a Max Cady, filosofeggia meglio di voi! Martin adora le favole tristi. Se non vi piace, fottetevi!
Ora, vedremo The Wold of Wall Street, quindi Scorsese è pronto per il sempre annunciato e rimandato Silence, storia di due religiosi evangelici nel Giappone medioevale. Come volevasi dimostrare il suo perfetto percorso artistico calvinizzante, fra un Paul Schrader calvo dall’eternità di suo masochismo innato e il progetto biopic su Frank Sinatra. A proposito di neve, miei pagliacci, pare abbia scartato la versione del romanzo The Snowman. Lasciasse questi thriller “nordisti”-scandinavi a Fincher e al nuovo Millennium dei falso progressisti. Io mi tengo il suo classicismo e non scassarmelo! Vai ad Amsterdam e, fra le dighe, drogati di riga con una zoccolona di Praga. Fra i canali di scolo va il tuo fall(it)o annacquato. Ammalato di marcio.
Ma ciò che m’attizza maggiormente è The Irishman. “Convertire” la novella… di Charles (non Bronson ma siamo oltre) Brandt in De Niro-Frank Sheeran e Al Pacino-Jimmy Hoffa. Se impettiti sbuffate un “Uffa” dirimpetto a un’altra storia di bravi ragazzi, ci sta la rima dell’evirarti il cazzino, previo circoncisione a incazzato fra i tuoi abbassati calzoni. La mezza calzetta della Befana di tua madre non ti parerà con visioni buoniste, oh oh mio cioccolatino. Perché tua madre ama l’uomo negro…
Lo so, in bagno si tocca di quel sogno “dolcetto”. E io le cago, dallo “sciacquone” suo, di gran scherzetto, pulendogliela nel bidet. E gridandole “Basta col fartela da te, finiscila di allen(t)arla, sii Maddalena e ora spogliati milf dinanzi a me”.
Sì, è un cesso ma così sono tutte le donne dopo i 50, nessuno vuole più inchinarle a novanta.
Io invece do lustro all’immaginazione, mi chiamano l’ultimo dei maledetti.
Quando il mio amico ti disse di star attento a me, dovevi ascoltare quella “messa”.
Perché ora te lo metto.
Sei pronto? Allora… I heard you paint houses, ti stai pisciando nei pantaloni, mio nanino onanista col “Penthouse” di smanettarlo? Bimbetto “bacon” che hai messo il becco in questo versetto di tuo presto hamburger? Dissolvenza, ora le pareti della tua casetta, il lupo insanguinerà come Samuel L- Jackson e il suo “salmo” della “Bibbia”, Ezechiele 25,17.
Un passo falso puramente inventato di stronzata tarantiniana. Ma io adoro gli stronzi.
Non ti fanno scompisciare di matte risate? No…? Eccoti servito. E le patatine ora? Che salsa agra, eh?
Il cavaliere di Alcatraz
I due “poliziotti”, lui un semi-nordico di bolognesità “fine” e lei forse una modenese da tortellini della Fini, mi fan aspettare immotivatamente un totale… di una sigaretta “scacciapensieri” nell’abbrustolente Mezzogiorno di lì (s)vol(t)ante già in “avvenentissimo” mio prossimo sbiancar ceruleo, “intonato” al prenderlo in culo di tamponata “stradale” nel codice mio regolare ma della “trasgressione” formato pelo nell’uovo. Tutto a (mono)posto come si voleva dimostrare lo stronzo. Retrovisore ben posizionato, gomme sode quanto il fondoschiena d’una che sta attraversando nel frattempo le pedonali, “ammaccando” di veri sinistri su tacchi basculanti “clacson” ormonali senza freno di “puri” teppisti-rallentamento “anomalo” da mu(l)tare-“passaggio a livello” erettivo in “Alt, che figa, attento ai binari del carro merci, animale”, 160 Euro da decurtare sul 30 per cento in 112 se pago subito la tale, sulla quale non ha “nulla” da dichiarare?
Il conducente ha girato, ha messo la freccia, dopo di che era a due metri dallo spegnere il motore e sollevarsi dal sedile anteriore. Ma, nel millesimo “istantaneo” a impercettibile attimo “fotofinish”, ha tirato… fuori il cellulare. Forse, per chiamare un amico e rassicurarlo ch’era arrivato a destinazione.
Sì, adesso devo pagare 5 punti di “penalizzazione”, pensa te… evira(r)ti dalla mia patente solo perché avevo il cell in mano appena un secondo in anticipo rispetto alla sosta.
Intanto, è passata mezz’ora. Attorno al sottoscritto “verbalizzato”, un casino della Madonna, parolacce, confusione, dieci contusi con fratture multiple per frontali, chi sfreccia (s)fregandosene con una inchinata a pompino esaltante, una vecchia presa a “pedale” da un quindicenne con voglie “anali”, e la cassiera derubata del bar da un ladro, divenuto tale perché non aveva più i soldi neanche per le bollette.
La moglie del ladro era della Municipale.
Il poliziotto mi chiede se pagherò entro una settimana, così potrò risparmiare…
Mi (con)viene il sangue alla testa. Non è che mi multò per alcol del suo fall(it)o?
Sì, è uno degli “anonimi” frustrati. Si ripiglia di “buon” mattino…
E si rifà della sua vita sfatta.
Rimango muto. Accendo il motore, speriamo che nessuno abbia rovistato nel mio portafogli. Sì, sono distratto. Mentre contrattavo col poliziotto, ero voltato di spalle. Solo ora mi rendo conto che la sua collega non era presente e la portiera invece aperta. Dove sono spariti! Puttana!
Morale: siete malvagi, vi accanite per cazzate e fate pagare anche il pedaggio di me, il pio.
Ma ora che paghiate. Altrimenti, palate.
Dovete acquistarlo, altrimenti sarete fermi mentalmente al semaforo.
Sì, io non sono ossessionato, come la massa, dal sesso, tiratemi pietre e sassi. Solo?
Ma se sono un macigno, tu cigna perché fai come mia cugina? Lei non può darmela per il rapporto parentale, ma non siamo cugini, prendi i miei “gemelli”. Coglionamola, dai coniglietta. Sii a me incuneante nel cunicolo del cul a mio “cono”. Che “gelato”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
‘A Livella di Totò by Stefano Falotico
di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio…
in Arte Totò
Ogn’anno, il due novembre, c’è l’usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll’adda fa’ chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.
Ogn’anno puntualmente, in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch’io ci vado, e con i fiori adorno
il loculo marmoreo ‘e zi’ Vicenza.
St’anno m’è capitata ‘n’avventura…
dopo di aver compiuto il triste omaggio
(Madonna), si ce penzo, che paura!
ma po’ facette un’anema ‘e curaggio.
‘O fatto è chisto, statemi a sentire:
s’avvicinava ll’ora d’ ‘a chiusura:
io, tomo tomo, stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.
“QUI DORME IN PACE IL NOBILE MARCHESE
SIGNORE DI ROVIGO E DI BELLUNO
ARDIMENTOSO EROE DI MILLE IMPRESE
MORTO L’11 MAGGIO DEL ’31”.
‘O stemma cu ‘a curona ‘ncoppa a tutto…
… sotto ‘na croce fatta ‘e lampadine;
tre mazze ‘e rose cu ‘na lista ‘e lutto:
cannele, cannelotte e sei lumine.
Proprio azzeccata ‘a tomba ‘e stu signore
nce steva n’ata tomba piccerella
abbandunata, senza manco un fiore;
pe’ segno, solamente ‘na crucella.
E ncoppa ‘a croce appena si liggeva:
“ESPOSITO GENNARO NETTURBINO”.
Guardannola, che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!
Questa è la vita! ‘Ncapo a me penzavo…
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s’aspettava
ca pure all’atu munno era pezzente?
Mentre fantasticavo stu penziero,
s’era ggià fatta quase mezanotte,
e i’ rummanette ‘chiuso priggiuniero,
muorto ‘e paura… nnanze ‘e cannelotte.
Tutto a ‘nu tratto, che veco ‘a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse ‘a parte mia…
Penzaje: stu fatto a me mme pare strano…
Stongo scetato… dormo, o è fantasia?
Ate che’ fantasia; era ‘o Marchese:
c’ ‘o tubbo, ‘a caramella e c’ ‘o pastrano;
chill’ato appriesso’ a isso un brutto arnese:
tutto fetente e cu ‘na scopa mmano.
E chillo certamente è don Gennaro…
‘o muorto puveriello… ‘o scupatore.
‘Int’ a stu fatto i’ nun ce veco chiaro:
so’ muorte e se retireno a chest’ora?
Putevano stà ‘a me quase ‘nu palmo,
quando ‘o Marchese se fermaje ‘e botto,
s’avota e, tomo tomo… calmo calmo,
dicette a don Gennaro: “Giovanotto!
Da voi vorrei saper, vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir, per mia vergogna,
accanto a me che sono un blasonato?!
La casta e casta e va, si, rispettata,
ma voi perdeste il senso e la misura;
la vostra salma andava, si, inumata;
ma seppellita nella spazzatura!
Ancora oltre sopportar non posso
la vostra vicinanza puzzolente.
Fa d’uopo, quindi, che cerchiate un fosso
tra i vostri pari, tra la vostra gente”.
“Signor Marchese, nun è colpa mia,
i’ nun v’avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie è stata a ffa’ sta fessaria,
i’ che putevo fa’ si ero muorto’?
Si fosse vivo ve farrie cuntento,
pigliasse ‘a casciulella cu ‘e qquatt’osse,
e proprio mo, obbj’… ‘nd’a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n’ata fossa”.
“E cosa aspetti, oh turpe mal creato,
che l’ira mia raggiunga l’eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!”.
“Famne vedé… piglia sta violenza…
‘A verità, Marché’, mme so’ scucciato
‘e te senti; e si perdo ‘a pacienza,
mme scordo ca so’ muorto e so’ mazzate!…
Ma chi te cride d’essere… nu ddio?
Ccà dinto, ‘o vvuò capì, ca simmo eguale?…
… Morto si’ tu e muorto so’ pur’io;
ognuno comme a ‘n’ato è tale e qquale”.
“Lurido porco!… Come ti permetti
paragonarti a me ch’ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?”.
“Tu qua’ Natale… Pasca e Ppifania!!
T’ ‘o vvuo’ mettere ‘ncapo… ‘int’ ‘a cervella
che staje malato ancora ‘e fantasia?…
‘A morte ‘o ssaje ched’e”…. è una livella.
‘Nu rre, ‘nu maggistrato, ‘nu grand’ommo,
trasenno stu canciello ha fatt’ ‘o punto
c’ha perzo tutto, ‘a vita e pure ‘o nomme
tu nun t’he fatto ancora chistu cunto?
Perciò, stamme a ssenti… nun fa’ ‘o restivo,
suppuorteme vicino, che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie… appartenimmo â morte!”.
“Finding Neverland”, recensione
In nessun luogo, Nessuno in landa solitaria della mia compagnia coi lupi “bambini”, oh mio Hook, dai, scaglia la prima pietra e “aromatizzerai” la guerriglia del mio “infante” mai domo… nessun dolore…
… braci elettriche, le invoco, a braccetto del cloro, limpido arbitrio della mia libertà ignota!
Porgimi un bacio, “seviziami”, oh mia viziosa, sii vispa letizia delle armonie che persi, raccattami dalle strade buie ove sparii, spiami in “glabro” petto dell’amore e tingiti di meraviglia. Inalbera questo guerriero che, stanco di tanto lor putrefarsi, si stava spegnendo, acceso soltanto della rabbia vana. Sii “muschio” a me senz’età, il mio “travestimento” scoprirai e, di cantilene sognatrici, viaggeremo lindi nell’armistizio, pacifisti in questo Mondo di rospi. Allunga le gambe, cingimi e cavalca l’avvinghiato adesso tuo sorriso, offerto dentro di n(u)o(v)i. Il rovo hai rinfrescato di lucenti fiamme, estinte eran quasi aride, rese “amorfe” sul cordoglio dei rimpianti. Ma, dal nero corridoio, invischiandoti a me, il Principe della fantasia fiera d’esserci ancora, qui brilla una viva Luce. Prima, t’avvicinasti timorosa, strappasti poi con garbo l’eleganza mia raschiata da troppi pugni, scheggiandomi lassù. In te, profetica come me ché la vita non è un rigido “adult(eri)o” delle meschine “nobiltà”. La vita è incanto perpetuo, gravitiamo su questa Terra e scompariremo in un attimo. Gli altri se lo son scordati e si sono quindi legati a regole assurde del “vivere” la progressiva morte. Tristissima.
Vieni via con me…
This Night is forever into my eyes for the light.
Così, esagero e mi dai uno schiaffo in faccia. Fui forse irriverente d’aver troppo osato e “calcato la mano?”. Ma come? Se fosti tu a iniziar d’ammiccare affinché “infilassi”. Ora, invece, ti (ri)tiri e ritrai questo divino avermi… toccato e dunque subitaneo accodarti al pensiero di tutti? Lasciati andare, fai sì… che vada, libera e gioviale. Non voglio vederti morire, stringimi e attingiamo laddove per la moltitudine di stolti è solo reprimersi nella foll(i)a. Che solitudine a ingannarli. Pensan di tracannare la felicità ma guadagneranno sol che una manciata di “mancini”.
Adesso, hai (ri)trovato me. E ne devi avere cura, non essere avara. Oh mia amata. Matami. Non addolcirti di finte pomate. Non vergognarti a sgolarmi. Lo so. Credi che sarebbe ridicolo… e meriteresti quindi non la patata sbucciata bensì sul naso dei pomodori. Non ammattirai, te lo garantisco. Sì, schiaccia(mo)li. Siamo infanti e, se vorranno infrangerci per tale innocenza birichina, fottiamoli noi nel buchino. Saltando come Satanelli in quest’esistenza bella.
Guarda quello scemo. Ride “contento” come a teen spirit. Ha frainteso Kurt Cobain di miele sciocco e s’è venduto al porcile sui divani. Meglio noi che ci sbellichiamo! Meglio smell che piangere.
Me la ridai… la sberla? Dai dai. Sono uno stronzo. E il problema dov’è? Guarda quella testa di cazzo, assomiglia a un culo. Non è un granché una sua vita “fortunosa”. Prima o poi, verrà anche per lui la giusta “trebbiatura”.
Io, invece, da sempre son stato affascinato dai personaggi mitologici. Tu chiamali, se vuoi, Cristo, Siddharta oppure il qui presente James Matthew Barrie, “fallito” totale. Teatrante per quattro “ganzi”. In pochi mi stimano, sono anche timido. Non valgo una fottuta lira. Ce la possiamo dire? Solo uno mi tiene in buona considerazione. E chi se non ilpiccolo grande uomo Dustin Hoffman? Crede in me. Fa bene? Secondo gli spettatori è “No”. Oltre ai fischi. Sì, sono ingenuo, prendo fiaschi e non le damigelle per i fianchi. E tante umiliazioni mi han sfiancato. Sto diventando fiacco, inflaccidito e con sempre più cazzi. Quindi nessuna figa. Sono Nessuno.
E ora che posso fare? Sono un cane. Sto al parco, seduto “in panchina”…
Ma chi se lo sarebbe aspettato? Che colpo, ragazzi. Incrocio quel gran pezzo di Kate Winslet. Qui, tra i frutt(et)i dell’amore perso, tra farfalle e margheritine, anche Kate è un po’ sfiorita. Delusa, avvilita, con quattro figlioletti da mantenere. E io sono pure un buono a nulla a letto. Però è bona, va detto. Non se ne farà, come sempre, niente. Assoluto. Uno dei suoi figli mi dà una carezza. E la caramellina? Mi confida all’orecchio che è taciturno da quando è morto tuo marito, suo padre.
Io non ho figli né credo che li avrò. Innanzitutto, devo badare a me. Sono già io la balia “mancante”. Figuratevi se mi metto a far l’assistente sociale. Ma questo ragazzo mi sta simpatico. Mi rispecchia. Voglio proprio infondergli fiducia. Non vorrei che gli capitasse la stessa scarogna che il destino m’ha riservato. Siamo già a buon punto. Se è “muto” così piccino, da grande sarà storpiato del tutto?
Gli fornisco un suggerimento per salvarsi. Io, quando sono molto triste, scrivo. Mi sfogo, scorrazzano i miei pensieri sciolti. Oggi, gli intellettuali la definiscono stream of consciousness. A me, più che scrittura creativa, pare “a zonzo”. Una frase qui, l’altra dove sta? Ma è musica di qualità. A rileggermi, applaudo da me al mio sé e al “Se fossi/e stato”.
Il bambino raccoglie il mio prezioso consiglio al volo.
Da quando ha iniziato a imbrigliare le sue paure, i suoi complessi, di colpa o meno, i suoi occhi hanno acquistato nuova Luce. Ne giova anche il suo animo.
Be’, cazzo. Non è mai troppo tardi per batter il mio “chiodo” da Cristo sui tasti. Da molto non scrivo, infatti. Tanto, ho Tempo da perdere… Proust aveva ragione, la ricerca…
Tempo al Tempo, indietro e avanti basta che sia speso anche nella “sospensione”.
Oggi, ad esempio, voglio raccontarvi questa. Ero in macchina. Solito traffico di merda. Svolto all’improvviso in un vicolo “cieco” ma sbuca una laterale… da quella “diagonale”, vidi in panoramica topografica tutto… per molti, la vita è una decumana, fatta di tappe, incroci e dare precedenza. Rimangono così allo Stop.
Per troppo girare sempre attorno alle stesse idee, non cambiano mai città mentale. Invece, imboccare il “circolo vizioso” può, alle (s)volte appunto, guidarci altrove… nell’impensabile.
Be’, prima d’arrivare in autostrada, ce n’è stata di “sterrata”. Perfino con obblighi del rispettare la lenta velocità. Sarà stata la benzina, sarà stata la marcia in più che ho sempre avuto, eccomi qui…
Ricordare non è mai male. Ai tempi delle scuole medie, un tizio, che faceva girar la testa a tutte, si chiamava Pablo. Amava le spagnole… non credo, se ancora questo è il suo nome da vivo, che abbia mai letto Neruda. Eh sì, tanto figo era, quanto scimunito come gli adatt(at)i sarà ora “sistemato”. Le abitudini creano solo un lento morire…
Caso strano… lo incontro al casellario. I miei presentimenti non hanno avuto torto. Stava quasi per tamponarmi. Adesso, nel 2013 quasi alla fine (la sua è finita da molto, ve lo posso giurare…), strappa il biglietto su station wagonformato famigliola “allegrissima”. La moglie è chiatta, il figlio ascolta roba da “sballo”. Fra un paio di mesi, il pargolo sarà un drogato da parchetto. E il padre farà di tutto per raccontar balle al fin, appunto, di scagionare entrambi e parcheggiare altre balle. E va la carrozza…
Al che, penso che poi male non è proprio. Sono un creativo, un artista. Uno che apre la testa e amplia le visioni di chi la vedrà sol a “retrovisore”.
Peter Pan…
Il mio “agente”, Dustin Hoffman, legge le prime righe del mio romanzo. All’inizio, sbuffa e mi dà del matto. Ma viene come ipnotizzato e continua la lettura. Continua, continua e continua. Una pagina dietro l’altra. Non fiata.
Arriva all’ultima frase. La videocamera “punta” il suo stupore e lui grida, fra il commosso e l’incredulo, “Genio”.
Poteva funzionare? No. Assolutamente.
Invece, ha funzionato. Alla grande.
Sì, il mio amico c’ha messo davvero tanto per capire. Non era però tardi. Comprese, come me d’altronde, che era il contrario. Non sono mai stato “bambino”. Ero già Uomo appena puberale. Ed era impossibile però capirlo subito. Ero diverso dagli altri coglioni che vanno nei liceuzzi, leccano i professori per farselo leccare meglio dalle cretine che pendon dalle labbra di ciò che sei in base al valore stupido che ti può dare un “voto”.
Capì che tanti Capitan Uncino, ipocriti come mai, avevano compiuto il peggior crimine.
Sostituirsi all’anima mia, supponenti di giudizio e supplizi. Un giudizio derivato dalla loro “esperienza”. La loro, non la mia.
Al che, il mio Dustin Hoffman, rise a questi ottusi in faccia. E, a Teatro, sghignazzò come un pazzo.
Adesso, applaudite, eh? Bravi. Io ve l’avevo detto.
Il creatore di “Peter Pan” non può essere uno come tutti. Altrimenti, non scriverebbe.
Vedete, Peter Pan è una leggenda. La raccontano gli “adulti” ai bambini…
Se credete che non esista, (non) è fantasia.
Ma esiste.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Stefano Falotico intervista Federico Frusciante, evento unico, rarità imperdibile
Intervista a Federico Videodrome Frusciante
Il nostro Fede, cari fedelissimi e dunque aficionado, esordirà con questa mia intervista a cui Lui, con parsimonia e senso dovizioso del Piacere cinefilo, si “prostrò” nel rispondere a ogni domanda. Il suo stile è inconfondibile, “tutore” d’una videoteca in quel di Livorno, si sfama di celluloide a getto continuo e non getta nulla, se non quando stronca con far tagliente, “smargiasso” e spesso giustamente stronzo. Qui, il Falotico, detentore di tal geniale sito, trascrive per voi l’intervista, e di cautela indaga nella mente possente d’un Uomo al di sopra della legge cinematografica, Critica sua e a cazzi suoi.
1) Da dove deriva la sua Passione per la Settima Arte? Scovi nel suo Passato, a mo’ di mia diagnosi freudiana, l’esatto punto in cui piacevolmente s’indolenzì. Insomma, il primo innamoramento anche di sega mentale nel delirio “multimediale”.
Profondo Rosso di Dario Argento ha acceso la passione, Hitchcock l’ha resa forte.
2) Abbiamo assistito ai suoi gloriosi ma anche controversi video sul Tubo, ove è recensore acuto che non teme la “censura” degli ottusi, sproloquia “intubato” di forbito nel poi virar “turpiloquante” e con sboccati “Vaffanculo” sanissimi di dubbio gusto. Lei ha oramai la sua schiera di sostenitori ma anche dei ratti detrattori. I classici topi da biblioteca che, in cerca del pelo nell’uovo, non aspettano altro che una sua gaffe per deriderla da matti. Ha più paura del loro giudizio, di cui credo non gliene freghi affatto, sì, sono degli “affettati”, o dell’audience dei pollici in su calanti?
Sinceramente, me ne strafotto di tutti. Considero solo chi ho vicino, dell’opinione degli altri me ne frego non poco.
3) Ancora non ha allestito una videorecensione su Michael Mann? Le piace il Cinema di Mann o preferisce Rapina a mano armata? Public Enemies o Heat? Pacino, De Niro, Depp o un buon caffè della Peppina con Rob Zombie e i morti viventi di Romero in cantina?
Adoro il Cinema di Mann. Manhunter e Collateral sono forse i miei preferiti.
4) Lei non ragiona per attori, anzi, credo che non ci siano ancora monografie sui più grandi interpreti di ieri, contemporanei o sulle promesse del domani. Ha mai pensato, se dovesse dedicarvi un video, con chi iniziare? Insomma, spari subito il suo attore preferito. Anche Lei ce l’ha. Ed è grosso, scommettiamo?
Non farò mai monografie per attori, non m’interessa proprio. Un grande attore per me? Cristopher Walken…
5) Che male le ha fatto Schwarzenegger per odiarlo a morte? Guardi che Conan è l’inizio d’una leggenda, è epica!
Conan è una bomba. Non odio Arnoldone ma mi fa caga’ come (non) recita e trovo che essere un governatore, che mette a morte le persone, non sia proprio indice di tanta intelligenza.
6) Pensa davvero che Lucio Fulci sia stato un genio? E, se dovesse sintetizzarne i perché, appunto why?
Genio sicuro, perché il suo modo di fare Cinema è unico e riconoscibile. La sua messa in scena è sempre asciutta, pittorica e mai enfatica. Un grande costruttore di immagine de-costruttore di generi.
7) A volte, su Facebook, condivide molte scene delle migliori commedie all’italiana ma, anche in questo caso, non ha mai dedicato spazio a questa “categoria” nei suoi video. Anche Lei sfrutta le mode come Nolan? Tiene da parte il neorealismo per il futurismo anomalo? Fra Lynch e Cronenberg chi scoperebbe prima? Insomma, voglio le ragioni della sua adorazione. Presumo non si tratti solo di ammirarli ma mirar a qualcosa di più “delirante”.
Le mode? M’importa una sega delle mode. Faccio ciò che ho voglia di fare la mattina in cui si gira il video. Lynch è adorabile per la sua capacità di attaccarmi allo schermo anche solo con un’immagine, Cronny lo adoro perché ha la vera forza del Cinema libero.
8) A conti fatti, preferisce Falotico, giovane e con una vita davanti o Ghezzi un po’ superato e a novanta?
De’ si può preferire entrambi?
9) Conosce I dieci comandamenti di De Mille? E, se sì, desidera mai la donna d’altri? Mi spiego meglio. Per Jessica Biel, sebbene reciti da cagna, un po’ cavallo sarebbe nelle sue cosce da cavallona a tradimento con “tagliatelle” alla boscaiola? Celando poi le prove per non rovinare il matrimonio. Si confidi, terrò chiusa la bocca, infatti sono il “notaio”. “In pratica”, ha solo una risposta per vivere felice e contento.
Desidero tutte le donne del mondo ma ne amo una.