Loro di Sorrentino si sdoppia, ecco il primo trailer integrale del film su Berlusconi
Ebbene, le voci secondo le quali il nuovo attesissimo film di Paolo Sorrentino, Loro, incentrato sulla figura di Berlusconi e sulle sue squallide, colorite vicende, sarebbe stato diviso in due parti, hanno trovato conferma nella giornata di oggi, quando Universal Pictures ha diffuso, dopo il teaser di un paio di settimane fa, questo trailer.
Immagini che ci stupiscono alquanto, pensavamo ci venisse svelato di più e finalmente potessimo vedere pienamente il volto di Sorrentino nei panni dell’ex premier. Invece, assistiamo a vari personaggi che ascoltano, adoranti e zitti quasi in religiosa contemplazione, Malafemmena cantata dal nostro ex “eroe” nazionale, e Toni Servillo, ancora una volta, lo scorgiamo di sbieco.
Ancora troppo poco ma Sorrentino, si sa, è avvezzo a distillare con estrema calma le immagini dei suoi film, in modo tale da poter ancor più aumentare presso i suoi fan, e non solo, la fremente attesa.
Loro 1 uscirà nei cinema martedì 24 Aprile, insomma, fra meno di un mese. E anche questa rivelazione ci coglie sinceramente di sorpresa.
Quindi, niente Festival di Cannes, che quest’anno si terrà dall’8 al 19 Maggio? Parrebbe di sì, visto che il film in Italia uscirà prima e Cannes non accetta in Concorso film già usciti. Oppure chissà… restiamo col fiato sospeso.
di Stefano Falotico
La forma dell’acqua
Ebbene, come tutti sappiamo, La forma dell’acqua (The Shape of Water) è stato il dominatore assoluto di questa stagione cinematografica, trionfando alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ove, sbaragliando la concorrenza, è stato insignito del Leone d’Oro da un’entusiasta Annette Bening, presidentessa di giuria, e continuando la sua inarrestabile ascesa sin a guadagnarsi 13 nomination all’Oscar e vincendone quattro, fra cui Miglior Film e Miglior Regia, e ottenendo quasi tutti i premi annessi e connessi.
Ma, al di là dei trionfi e degli sperticati elogi della Critica soprattutto statunitense, ben fiera di aver finalmente incoronato Guillermo del Toro e aver consacrato la sua carriera, il film non è certamente piaciuto a tutti, dividendo il pubblico fra chi l’accusa di essere un film troppo buonista e sdolcinato e chi invece, ammiratore sconfinato del suo regista e della sua poetica, l’ha difeso a spada tratta, lodandolo forse oltre i suoi effettivi, reali meriti e le sue indubbie ma contestabili qualità.
Sullo sfondo della Guerra Fredda, c’è in questa America immersa in atmosfere nostalgiche e dal sapore magicamente retrò, una donna muta che par provenire dal mondo fiabesco di Jean-Pierre Jeunet e cristallizza, incarna a livello espressivo e nella sua marginalità, nella sua malinconia da diversa ed esclusa, quel tipo di personaggio tanto caro al mondo di Tim Burton.
Si chiama Elisa Esposito (Sally Hawkins) e vive sopra un Cinema in cui non va quasi nessuno, e l’unica sua compagnia è costituita da un anziano signore designatore (Richard Jenkins), anch’egli abbandonato da tutti dopo che è stato licenziato dalla compagnia per cui ha lavorato per tutta la sua esistenza, e dalla sua collega nera (Octavia Spencer), una donna delle pulizie come lei. Entrambe puliscono i cessi in una facility governativa, un prominente edificio misterioso ove inappuntabili agenti lavorano a esperimenti segretissimi.
Un bel giorno, in questo laboratorio degli orrori, arriva un ospite inatteso, una creatura mostruosa dalle forme anfibie, tolta dalla cattività per essere studiata inquietantemente dai nostri cervelloni, che fanno capo al terribile e sadico Strickland (un odioso Michael Shannon).
Pian piano, stando attenta a non farsi scoprire, con la sua timida discrezione e non certo senza titubanze, Elisa comincia ad avvicinarsi al mostro, gli dà da mangiare e presto addirittura comincerà a innamorarsi di lui. Perché questo mostro la vede per quello che è, non ha sovrastrutture e non è come tutti gli altri che invece la commiserano e la trattano da povera reietta. Per lui lei non è invisibile, ma semplicemente una creatura umana, sì, umana. Nella sua delicata nudità.
A volte il film zoppica e il rischio di apparire troppo artificiosamente sentimentalistico è sempre dietro l’angolo, è un elogio naïf alle solitudini degli emarginati, alle persone ripudiate dalla società che “conta”, alle anime che, incantate dai loro meravigliosi universi emotivi, oramai accecate soltanto dallo splendore incontaminato delle loro emozioni quasi mai condivise, vivono con lodabile dignità la loro insopprimibile solitudine, l’inestinguibile, inascoltata ma imponente, struggente e graziosamente armonica levità delle loro incorrotte intimità.
E in quest’ottica il film va interpretato, una favola morbidamente nera e soave, non priva anche di momenti horror e grotteschi, sulla poesia di chi apparentemente non è nessuno in questo mondo sopraffatto dal cinismo e imperato, signoreggiato, comandato burocraticamente dal moto dell’efficienza falsamente vincente e opprimente.
Leggero, perfino banale, scontato e con un inevitabile, zuccheroso lieto fine.
Non perfetto, non un capolavoro, ma un film importante. Che piaccia o meno.
Come abbiamo imparato dai grandi cantori delle fiabe nere, insegnatori della morale, quasi tutti i racconti fantastici hanno un cattivo che sembra invincibile, un mostro che mostro non è, e tante figure di contorno alla ricerca della loro speranza. La speranza di poter vivere e amare, amarsi, al di là delle mostruose cattiverie, di voler lottare indomitamente per la propria vita e per le proprie intatte, infrangibili emozioni. In silenzio, nel respiro dei propri profondi oceani, dei sommersi mari…
di Stefano Falotico
Gli idioti di Martin Scorsese e dell’Italia in generale
A proposito del personaggio di Day-Lewis ne L’età dell’innocenza, Morandini scrisse: la continuità con i film precedenti è evidente: il bel mondo ottocentesco è governato dalle stesse ferree leggi e liturgie tribali di Quei bravi ragazzi. Più che innocente, il protagonista è un idiota conformista come, benché camuffati, lo sono molti personaggi scorsesiani.
Sì, in Quei bravi ragazzi vigono regole d’onore che le persone “normali” non capiscono. Un po’ anche nelle famiglie mafiose italoamericane o italoamericane e basta. Un tempo, se entro i trent’anni non ti sposavi, e provenivi da questi nuclei familiari, probabilmente ti diseredavano, venivi allontanato dai parenti, se eri una donna finivi a far la zitella e a passar le giornate a fare il cucito, se eri un uomo, ben che ti andava, e scrivo ben che ti andava (anche andasse), ti sbattevano in manicomio e ti lasciavan interdetto. Peché u’ sagn dell’omn doveva propagare il seme, tenere alto il nome della famiglia. Guai se quell’uomo era un libertino. O meglio: poteva pure tradire la moglie, anzi meglio, significava che era uomo di palle, amante caliente e focoso, ma se non portava la fede nuziale era un disonore. Un’ignominia! Conosco tanti siculi che ragionano così, “gente perbene”. E guai anche a svolgere un lavoro troppo intellettivo, ti davano del palle mosce. Perché l’uomo del Sud deve essere uomo lavoratore operaio, uno che si sporca le mani, che torna a casa e urla… donna, è pronto da mangiare?! E se l’ingroppa. Poi, va dal figlio e gli bacia la fronte, dicendogli che papà è stanco e deve riposare.
Sì, ho un po’ generalizzato ma il succo è quello.
Anche Newland Archer è un “idiota”. Non nella definizione letterale del termine idiota. Per idiota comunemente s’intende una persona senza qualità, soprattutto doti cognitive che gli permettono di avere un lavoro socialmente appagante e prestigioso, un uomo poco istruito, rozzo e sempliciotto, uno sciocchino. Ma idiota, in questo caso, ha una connotazione dostoevskijana. Archer lo è perché s’innamora della contessa, perde la testa per lei ma, pur di non tradire gli “onori di casa”, lascia che lei gli sfugga via. E rimarrà sino alla morte col dubbio di ciò che poteva essere stata la sua vita se avesse trasgredito i dettami sociali dell’epoca.
Frank Pierce di Al di là della vita è un altro idiota. Svolge il lavoro di paramedico e nel suo lavoro sono molti i casi preventivabili di persone che muoiono fra le braccia e che non possono essere salvate. Una tossicomane crepa e lui crede che la colpa sia sua perché non ha avuto la prontezza di riflessi necessari per tenerla in vita. E così si massacra di sensi di colpa, appunto, e si autopunisce, un po’ come LaMotta di Toro scatenato, un personaggio alla Maradona che, una volta persa la gloria del suo “talento”, ingrassa/ò a dismisura, abusa/ò del suo corpo e perde/perse anche la ragione, diventando uno zimbello e un clown d’avanspettacolo.
Idiota è Sam Rothstein, probabilmente un genio che sa prevedere prima di tutti le mosse dei giocatori ma gioca malissimo la sua partita con la vita. E finisce a fare il cronista delle corse dei cavalli perché si è fatto rovinare da un amico scemo e scellerato e da una moglie che ha sempre saputo che non l’amava e l’aveva sposato per interesse.
Idiota per eccellenza è Travis Bickle. Perché non è un pezzo di figo ma non è neanche brutto, non è Einstein ma non è nemmeno un cretino. E infatti quella sindacalista, no, attivista elettorale, decide di uscire con lui. Ma lui è talmente puro da portarla a vedere un film porno, dicendole che a lui quei film piacciono.
Idiota è Paul Hackett di Fuori orario, che forse incontra la ragazza che fa per lui, simpatica e acqua e sapone, entra in paranoia spaventosa e scopre che probabilmente quella ragazza, delusa e scioccata dal suo comportamento, ha ingerito delle pasticche che l’hanno uccisa.
E ce ne sarebbero altri.
Altri come gli italiani. Popolo di poeti, santi e navigatori? No, di matti. Ma per matti non intendo quelle persone davvero matte che, pace all’anima loro, non capiranno mai niente e vagheranno di qua e di là sempre con un sorriso da ebeti stampato in faccia, oppure ancor peggio passeranno tutta la loro magra esistenza a lamentarsi da mattina a sera. Per questo o per quell’altro motivo. Parlo di quelli che si credono sani e invece sono dei deficienti.
Ah, quanta gente conosco che si è presa la laurea solo perché così i suoi amici potevan dire che… è un uomo colto, e poi guardano i film con Salemme. Quante donne si dichiarano insegnanti perché vogliono distinguersi dalla casalinghe di Voghera e poi non sanno neanche usare una calcolatrice.
Uh, a voglia!
Poi ci sono i peggiori in assoluto. Quelli che vedono una bella figa e subito dicono… ah, che zoccolaccia. E intanto hanno l’occhio caduco, cioè che è caduto, ah ah, sul pavimento. Pessimi, assolutamente. Inguardabili.
Miei fratelli, urlate come il dipinto, no, scultura, di Munch, perché il mondo è abbastanza mostruoso.
Adesso, vi dico questa: secondo me la Champions League la vince il Bayern Munich, e la gente tedesca di gioia urlerà.
Dopo questa stronzata, mi nascondo. Lo so, dovete ammazzarmi.
Ma io bevo il tè. Sì, ci sta.
In fondo, sono uno che non ha mai capito un cazzo. Di questo ne siamo davvero sicuri, sicuri, sicuri?
di Stefano Falotico
Ready Player One – Nuovo Trailer Ufficiale Italiano
Dal regista Steven Spielberg, è in arrivo l’avventura di fantascienza “Ready Player One”, tratta dall’omonimo best seller di Ernest Cline, divenuto un fenomeno di portata mondiale. Nel 2045, anno in cui il mondo sta per collassare sull’orlo del caos, le persone hanno trovato la salvezza nell’OASIS, un enorme universo di realtà virtuale creato dal brillante ed eccentrico James Halliday (Mark Rylance). A seguito della morte di Halliday, la sua immensa fortuna andrà in dote a colui che per primo troverà un Easter egg nascosto da qualche parte all’interno dell’OASIS, dando il via ad una gara che coinvolgerà il mondo intero. Quando un improbabile giovane eroe di nome Wade Watts (Tye Sheridan) deciderà di prendere parte alla gara, verrà coinvolto in una vertiginosa caccia al tesoro in questo fantastico universo fatto di misteri, scoperte sensazionali e pericoli.
Nessuno te la può rubare, siamo anime Ronin…
Sì, il tempo passa, le nottate si fanno insonni, l’umore barcolla ed ecco che il mondo, nel suo disvelarsi osceno, si rivela pornografico, scarnificante ogni valore e fondato su ottiche ed etiche distorte, in una corsa affannosa, assurda verso il denaro e l’approvvigionamento di beni materiali che non servono a niente se non a concimare altra tristizia, basamenti fallaci in cui l’uomo medio, attraverso questi cimeli e gingilli, schiva la sua vera immagine allo specchio, e si trasfonde nell’oggettistica di sé stesso, ridotto a merce.
Sì, parole come amicizia e amore oggi son passate di moda, i sentimenti vengon tagliati con l’accetta e tutti paiono uniformarsi a regole basiche comportamentali impostate sul buonismo, sulla ruffianeria, su questa vita sociale a me abbastanza tediosa e ripugnante.
L’aroma di sé stessi è una prigione, sì, lo è, ma una prigione candidissima in cui si può fluttuare nell’immaginario maestoso delle proprie creazioni, liberi da condizionamenti che, insistenti, fuorviano solo la poesia e l’unicità del proprio cuore.
Io ho sempre saputo qual era la strada più facile, cioè adattarsi al pensiero di massa e far felici gli altri, vendendo la mia integrità morale. Contrabbandando la mia lealtà psicologica per non inquietare, per apparire il perfetto uomo normale che oggi sembra sia un diktat incontrovertibile a cui la maggioranza, purtroppo, si attiene senza batter ciglio.
Io sono uno che ribalta spesso il concetto odierno di bellezza. Per me bellezza non equivale a mascherarsi dietro un lavoro per cui tutti possano dire ah ma che brava persona, corretta, un gentleman, un tipo raffinato e di gusto. Le persone cosiddette di gusto e apparentemente giuste sono le più traditrici, egoiste, e improntano la loro vita sulla meschinità, sul menefreghismo, in una parvenza di realtà che loro credono sana e invece è obbrobriosa. Che bello invece il carattere indomabile, la libertà estatica del godere delle proprie illusioni e mancanze incantatorie, che stupendo monumento al cuore è far della propria individualità una trincea in cui propugnare la vera materia dei sogni.
Oh sì, alla gente importa che tu abbia una compagna, che tu sia socievole, affabile e sempre con la battutina pronta, sessualmente a posto. Ma che enorme ipocrisia. La maggior parte delle persone migliori sono quelle incasinate, sempre con qualche grillo per la testa, sganciate dalle logiche comuni, pensatori del proprio venerarsi, addolorarsi e gioire lontani dal porcile, dalle ciarliere bugie.
Sì, ti prenderanno per un pazzo, ma sarai un valoroso ronin, cavaliere della tua anima buia in mezzo al frastuono e all’immondizia.
E viaggerai in tunnel illuminati dai fari della tua mente imbattibile.
di Stefano Falotico
Sicario: Day of the Soldado, il nuovo trailer con Benicio Del Toro
Ebbene, la Sony Pictures Entertainment ha rilasciato ieri sera il secondo trailer del sequel Sicario. Annunciando nel frattempo un sottotitolo più articolato, Day of the Soldado.
Il film, come saprete, è il seguito del fortunato film di Denis Villeneuve, ancora una volta sceneggiato dal fenomenale Taylor Sheridan e diretto per l’occasione dal nostro italianissimo Stefano Sollima.
Tornano i due protagonisti della pellicola originaria, ovvero il mastodontico Benicio Del Toro e il coriaceo e duro Josh Brolin. Manca Emily Blunt all’appello, ma abbiamo in compenso le new entries di Matthew Modine e dell’inquietante Catherine Keener.
Ancora una volta i nostri due eroi dovranno vedersela in una lotta all’ultimo sangue, rude e spietata, con i cartelli della droga messicana, per una pellicola ancora più violenta del capostipite e, a detta del regista, decisamente amorale.
Intanto, ammiriamo ancora una volta il grande Benicio Del Toro in azione, col suo fascino magnetico immarcescibile, a sfidare i “cattivi” in queste immagini adrenaliniche, tese e mozzafiato.
di Stefano Falotico