L’uomo sul treno – The Commuter (Liam Neeson), i trailer (originali e in italiano), gli spot e la featurette
Michael (Liam Neeson) è un ex agente del dipartimento di polizia di New York che prende quotidianamente lo stesso treno per andare e tornare dal lavoro. Un giorno viene avvicinato da una seducente psicologa che lo sfida a fare un gioco: deve scoprire quale passeggero del treno è, a suo avviso, “fuori posto”. Michael è intrigato e accetta la sfida, ma si trova presto coinvolto in una pericolosa cospirazione criminale in cui è in gioco la sua stessa vita e quella di tutti i passeggeri.
Black Mirror, quarta stagione: Arkangel
Eh sì, Black Mirror, nella sua asciutta nitidezza formale, nella sua concisa sinteticità, nel suo affastellar temi sociologici mischiati alle nuove rivoluzioni tecnologiche, nel suo portare alle estreme conseguenze i “risvolti”, anche atroci e ferinamente inquietanti, della modernità, sta sempre più attecchendo nella mente degli spettatori, creando una sorta di prolungamento avveniristico delle nostre emozioni “virtuali”, e noi stessi ce ne plagiamo ed effondiamo, esplorando le parti oscure del nostro umano progredire laddove il futuro si prospetta tanto radioso quanto allarmante, sinistramente minaccioso.
Stavolta è il turno di Arkangel, episodio già sulla bocca di tutti perché è firmato dal due volte premio Oscar Jodie Foster. Un’attrice sempre impegnata nel sociale e ci accorgiamo, se andremo a scorgere nella sua filmografia “registica”, di come sia stata sempre affascinata dal tema della maternità e del difficile compito educativo genitoriale.
Fin da subito, veniamo immersi nell’atmosfera spaventosamente asettica dell’impianto scenico. Ecco una madre in sala parto, ci sono delle complicazioni, ma poi tutto si risolve ed esce una bella bambina. La madre però, vedendo gli infermieri accalcarsi attorno al feto, non mostrandole l’appena nascitura, si preoccupa e grida allucinata, domandando ad alta voce ai medici se la bambina è “normale”. Viene presto rassicurata e finalmente stringe la sua creatura fra le braccia.
Ma già da questi dettagli possiamo intuire l’eccessiva “apprensività” di una madre morbosamente legata al sangue del suo sangue. Non ci viene detto da chi abbia avuto la bambina e non lo sapremo fino alla fine, sappiamo solo che questa donna vive col padre, molto anziano, che poi morirà, che ha una bella casa ed è ossessionata dalla figlia, di nome Sara.
Al che, si rivolge a degli specialisti nel campo della sperimentazione, che installano alla bambina di soli tre anni un microchip comunicante con un tablet, che la madre in qualsiasi momento può visionare, che trasmette “in diretta” lo spazio visivo, oculare della figlia e attraverso il quale la madre, monitorando ciò che vede la pargoletta, può addirittura applicare una specie di filtro che censura e annebbia le immagini, pericolose o violente, della vita reale di tutti i giorni che potrebbero generare nella figlia stessa ansia o turbamento.
Comprendiamo, noi spettatori, fin dapprincipio, quanto nelle ragioni di questo smodato “controllo” vi sia qualcosa di morbosamente distorto nella relazione fra la madre e la giovanissima figlia. La madre non si staccherà da questo strumento per molto tempo, poi deciderà di lasciar stare, ma solo momentaneamente. Poiché, come umanamente accade, la figlia crescerà e comincerà inevitabilmente a fare le prime esperienze, anche sessuali. È allora che la madre s’insospettirà, le sue preoccupazioni aumenteranno a dismisura e si rivolgerà nuovamente ad Arkangel… con conseguenze nefaste…
Al solito, un episodio su quanto la tecnologia possa influire sulle relazioni umane. E il quadro che ne sortisce è quello di una madre malata, patologicamente maniacale nello spiare le azioni della figlia, assillata in maniera esasperante dal suo ruolo materno, la quale pare che per tutto il tempo sia presa soltanto da un’insistente domanda che, in agghiacciante silenzio, rivolge continuamente al suo cuore: sono una brava madre, un’educatrice corretta? E più si espanderà quest’ossessività riguardo il suo ruolo di madre che vuol essere perfettamente “giusta” più la sua apprensività sfocerà nella paranoia, nell’isteria.
Ma concentriamoci sul concetto di apprensività. È una parola che nel vocabolario non esiste ma che viene spesso usata in ambito psichiatrico per riassumere, in senso comportamentale e psicologico, tutta quella serie di irrazionali atteggiamenti e ingiustificate premure “messe in moto” per contrastare eventi temuti, effettuate soprattutto a livello inconscio per mettere a posto la propria coscienza e tranquillizzarla. E che in particolar modo è tipica di persone insicure che, nella loro ingenua volontà di far del bene alle persone loro care, non si rendono invece conto di arginarne il libero arbitrio, minando le autonome, inviolabili emancipazioni personali.
E in questo risiede la criticità del personaggio interpretato dalla “calcolatrice” Rosemarie DeWitt che, nei suoi eccessi, è lapalissianamente un esempio calzante di quel genere, potremmo dire, di genitore… “mostruosamente” legato di “cordone ombelicale” inscindibile ai figli o alla figlia, come in questo caso.
Arkangel è un episodio forse non particolarmente innovativo e abbastanza prevedibile nei suoi sviluppi narrativi che però fa riflettere e pone interrogativi non del tutto banali, come invece potrebbe sembrare a una prima visione.
di Stefano Falotico
January 7, 2018, Golden Globes: The Complete Winners List
From Deadline.The 75th anniversary Golden Globe Awards were handed out tonight at the Beverly Hilton, and it was a great night for Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, which won Best Motion Picture, Drama, and three other awards including Best Actress for Frances McDormand.
Gary Oldman continued his awards-season run with a Best Actor win for playing Winston Churchill in Darkest Hour, and Guillermo del Toro picked up the Golden Globe for directing The Shape of Water, which also took Original Score for Alexandre Desplat.
James Franco and Saoirse Ronan took home the lead acting awards for a comedy or musical for The Disaster Artist and Lady Bird, respectively. The latter also took home Best Picture, Musical or Comedy.
On the TV side, HBO led all networks with four wins — all for Big Little Lies, which won for Best TV Limited Series/Made for TV Movie and acting nods for Nicole Kidman, Laura Dern and Alexander Skarsgard. Streamers Hulu and Amazon got two apiece, with Hulu and Elisabeth Moss following up their Emmy wins for The Handmaid’s Tale. Rival Netflix got one for Aziz Ansari’s acting in Master of None.
NBC represented broadcast with a Best Actor win for Sterling K. Brown’s role in This Is Us, and FX was the only basic cable net to scoop a Globe, with Ewan McGregor winning for his dual role as brothers in Fargo.
Here is the full list of winners tonight:
Best Motion Picture, Drama
THREE BILLBOARDS OUTSIDE EBBING, MISSOURI
Best Actress, Motion Picture Drama
FRANCES MCDORMAND, THREE BILLBOARDS OUTSIDE EBBING, MISSOURI
Best Actor, Motion Picture Drama
GARY OLDMAN, DARKEST HOUR
Best Motion Picture, Musical/Comedy
LADY BIRD
IAC Films; A24
Best Actress, Motion Picture – Comedy
SAOIRSE RONAN, LADY BIRD
Best Direction, Film
GUILLERMO DEL TORO, THE SHAPE OF WATER
Best Limited TV Series/Made for TV Movie
BIG LITTLE LIES, HBO
HBO Entertainment / David E. Kelly Productions / Pacific Standard / Blossom Films
Best Director, Film
GUILLERMO DEL TORO, THE SHAPE OF WATER
Best TV Series, Comedy/musical
THE MARVELOUS MRS. MAISEL, AMAZON
Amazon Studios
Best Actor, Limited TV Series/Made for TV Movie
EWAN MCGREGOR, FARGO
Best Screenplay, Motion Picture
MARTIN MCDONAGH, THREE BILLBOARDS OUTSIDE EBBING, MISSOURI
Best Supporting Actress, Motion Picture
ALLISON JANNEY, I, TONYA
Best Animated Film
COCO
Pixar Animation Studios; Walt Disney Studios Motion Pictures
Best Supporting Actress TV Series/Limited Series/TV Movie
LAURA DERN, BIG LITTLE LIES
Best Actor Motion Picture, Musical/Comedy
JAMES FRANCO, THE DISASTER ARTIST
Best Original Song, Film
“THIS IS ME” — THE GREATEST SHOWMAN
Music by: Benj Pasek, Justin Paul
Lyrics by: Benj Pasek, Justin Paul
Best Original Score, Film
ALEXANDRE DESPLAT, THE SHAPE OF WATER
Best Supporting Actor, TV Series/Limited Series/Made for TV Movie
ALEXANDER SKARSGÅRD, BIG LITTLE LIES
Best TV Series, Drama
THE HANDMAID’S TALE, HULU
MGM
Best Actor, TV Series – Drama
STERLING K. BROWN THIS IS US
Best Actress TV Series, Drama
ELISABETH MOSS, THE HANDMAID’S TALE
Best Actress TV, Musical/Comedy
RACHEL BROSNAHAN, THE MARVELOUS MRS. MAISEL
Best Supporting Actor, Film
SAM ROCKWELL, THREE BILLBOARDS OUTSIDE EBBING, MISSOURI
Best Actress Limited Series TV
NICOLE KIDMAN, BIG LITTLE LIES
Black Mirror, quarta stagione: USS Callister, recensione e trailer(s)
Ebbene, oramai la Black Mirror mania sta spopolando anche da noi e questa serie antologica, composta da micro-film, ovvero mediometraggi non “concatenati” ed episodici ma dotati di una chiara, compiuta propria autonomia, potremmo dire auto-conclusivi, in cui in ogni “film” si racconta una storia a sé stante, con un preciso inizia e una fine, è oramai parte del patrimonio cinefilo di ogni sofisticato amante di vicende surreali eppur così tremendamente reali, perché in Black Mirror, come sappiamo, si “narrano” e sviluppano tematiche che hanno il comune denominatore della tecnologia moderna e di come essa, anche involontariamente, stia influenzando così tanto la nostra vita di tutti i giorni che non possiamo distinguere più ciò che è vero da ciò per cui questo progresso allucinato e velocissimo, condizionandoci, ci sta plagiando nella sua eXistenZ, sì, perché Black Mirror, con tutte le sue molteplici variabili, col suo gioco raffinato di ambigui specchi filosofico-etici, è certamente apparentato alle cronenberghiane premonizioni futuristiche sulle quali il maestro della nuova carne da sempre, in maniera squisita e melliflua, ci ha messo in guardia.
Ecco che la nuova stagione parte infatti in quinta, memore della lezione di Cronenberg, con questo spettacolare, divertente e inquietantissimo USS Callister.
Fin da subito, dalle vintage immagini grottesche e coloratamente mirabolanti e demodé, estrosamente veniamo immersi in un’avventura da “flotta spaziale” ai confini della realtà che strizza l’occhio in modo bizzarramente spassoso all’universo di Star Trek. Ecco un capitano senza macchia e senza paura con la sua “ciurma” di fedelissimi e veniamo catapultati nello spazio-tempo di Infinity, il gioco di realtà virtuale creato dal suo geniale, avanguardistico programmatore, lo stralunato, sfigatissimo Robert Daly, nerd capoccione direttore di un’azienda dei sogni più reali della vita “vera”. Vessato e bullizzato dai colleghi, Daly apparentemente sembra soltanto un genio tanto bravo con la “matematica” dell’informatica quanto imbranato e fuori posto nel mondo quotidiano, ove è lo zimbello di chiunque. Arriva una nuova segretaria che però si complimenta con lui per aver reso possibile ciò che prima era soltanto una fantasia che pareva irrealizzabile. Forse la ragazza è infatuata del nostro “sfortunato” eroe. Ma non sa tutta la verità. Sì, Daly non è il buono che sembra, e infatti è interpretato da Jesse Plemons, l’incarnazione vivente dell’informant Matt Damon, la sua versione enigmatica e cattiva, sinistra e oscuramente misteriosa. Daly non ha solo creato questo videogioco straordinario ma ha per lui stesso realizzato una versione assolutamente personale in cui, rubando e usando il DNA della gente che lavora con lui, ha riprodotto “in scala” un mondo fiabescamente spettrale in cui lui è il capitano di una navicella spaziale e i colleghi che gli stanno antipatici sono i suoi servilissimi “prodi”, ai servigi del suo Dio punitore, temibile e spietatissimo. E, se qualcuno osa ribellarsi al suo titanico, spaventoso potere, lui li tortura e infligge loro pene durissime. Insomma, Daly fa sì che attraverso questo gioco possa violentemente rivalersi delle umiliazioni che nel mondo reale subisce ininterrottamente. Anche la segretaria diviene dunque sua “schiava” ma sarà lei a opporre subito resistenza, a incitare e a convincere gli altri a detronizzare il “mostro”. Da qui USS Callister diventa una puntata piena di trovate, corroborata della più incantevole inventiva.
Ancora una volta, una storia che ci porta a riflettere. Perché Daly, alla fine, verrà soffocato e “morirà”, la sua cattiveria sarà vendicata nella maniera più perfida. E rimarrà per sempre imprigionato dalla sua stessa aberrante genialità. Perché si è spinto oltre, perché ha azzardato troppo, perché ha superato i limiti proprio dell’umanità… in senso anche lato e metaforico.
Daly è spaventevolmente uno di noi o forse il babau all’apparenza insospettabile dei nostri incubi peggiori, la doppia personalità da Dottor Jekyll e Mister Hyde, un Frankenstein della giostra degli orrori pronto a tutto pur di sfuggire a un mondo che tanto gli ha dato onori e gloria per la sua elevata intelligenza quanto nel concreto è poco adatto alle sue limitatezze caratteriali, alla sua patetica fallacità, un mondo in cui è allo stesso padrone e re quanto burattino nelle mani di chi deride la sua imbranataggine.
Insomma, la morale è facile, non c’è bisogno che ve la spieghi… siamo tutti pedine delle nostre anormalità sotto la veste della più anonima, ridicola, orripilante “maschera”… siamo tanto i creatori delle nostre illusorie, fantasticate gioie, quanto gli artefici al contempo delle nostre umane deformità, delle nostre oscene malvagità, delle nostre abiette piccinerie.
di Stefano Falotico