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Robert De Niro At Hollywood Film Awards: Vote Hillary “To Prevent Tuesday From Turning Into Tragedy”

robertdeniro20thannualhollywoodfilmgkdn1hlj165lDa Deadline:

shocker: Robert De Niro really doesn’t want Donald Trump to win his bid for the Presidency of the United States. He’s made that clear several times throughout the 2016 election season, and as it happens he did so again tonight during the Hollywood Film Awards. The Oscar-winner was on hand to accept the Hollywood Comedy Award for his work in the upcoming Taylor Hackford-directed dramedy The Comedian, and used his acceptance speech as a last opportunity before the election to stump for Democratic candidate Hillary Clinton.

“We are here to celebrate the movies of Hollywood and nobody throws a party better than Carlos de Abreu and the Hollywood film awards,” De Niro said before pivoting to the election. “But the shadow of politics is hanging over us more than anything else and it’s hard to think of anything else. we have the opportunity to prevent Tuesday from turning into a tragedy. So vote for Hillary Clinton.”

It’s a softer and far less hilarious message than the one De Niro sent last month, when he went viral for admitting in a video that he wants – metaphorically – to sock Donald Trump in the face.

Naturally, De Niro’s pitch for Clinton got great reaction from the audience, who gave him extended applause as he exited the stage. Immediately after, Host James Cordon, who started the night joking that the HFA are a lot like the Trump campaign “except these awards really are rigged”, came back onstage to poll the audience. “Show your hands if you’re voting for Donald Trump” the Late Late Show host said.

The result: a show-of-hands equivalent to a standing ovation. Well, except for one member of the audience, a woman who stood up, shouted “who cares?!” and started dancing, as if to indicate her support for Donald Trump. To that, Cordon was direct: “Shut the f*ck up, you look like somebody who’d be voting for Donald Trump.”


 

 

 

The Young Pope, alla fine della sesta puntata

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Alla fine della sesta puntata, la serie di Sorrentino appare più sfilacciata, meno coesa e più confusa rispetto alla splendida compattezza delle prime parti, e ci svia ancora una volta con “false” piste e digressioni forse non necessarie, i classici espedienti narrativi a cui anche Sorrentino, cedendovi, cade preda appunto della serialità, del suo impianto oso dire da fiction, con le inevitabili cadute di stile (l’orgia del cardinale amico, forzata e “gridata”, volgare e sbalzata rispetto al contesto proprio “religioso”, seppur laicamente quasi agnostico, dell’interezza dell’opera nella sua integralità). E inesorabilmente ci delude, perché credevamo nel suo stile innovativo e libero dai luoghi comuni, dalle pare(nte)si “sketch” e dell’umorismo eccessivo di cui invece riempie la materia trattata. Il giovane papa diventa un politico, e in questo senso è esemplificativo l’incontro col Primo Ministro (un imbarazzante Stefano Accorsi in funzione “cameo” inutile) e tutto si risolve con faciloneria, vedi Voiello che prima dà una sterzata all’intreccio con la “storia” dello scandalo sessuale e poi, sol “ascoltando” il “labiale” del papa, si ricrede immediatamente, commuovendosi e facendo così apparire “esornativo” tutto quel che prima era successo. Come dire, abbiamo un’altra volta ingannato lo spettatore, illudendolo che sarebbe avvenuto un qualcosa che poi abbiamo ritirato, un sassolino nello stagno invisibile messo lì solo, almeno fino ad adesso, per allungare il brodo. Speriamo nelle ultime quattro puntate, ove molti enigmi “taciuti” della narrazione barocca forse si dipaneranno e impareremo davvero a conoscere l’“intravisto” mistero che tormenta il Papa Law, bello come Cristo e diabolico quanto Lucifero, folle e intransigente, solipsista e delirante, poi pacioso ed ermetico, quindi ancora irrequieto e spiazzante, egli stesso una creatura di Sorrentino stavolta sbagliata?

di Stefano Falotico

 

The Young Pope, alla fine della quarta puntata

Continua il viaggio onirico, sì lo è, come gli squarci “veneziani” sospesi nella notte tragica dell’abbandono dei genitori, di Sorrentino nel suo giovane papa, autarchico, “bambino”, incredulo e incerto, apparentemente forte ma sempre bisognoso di cure affettive, di certezze del passato a cui aggrapparsi, che demistifica il suo misticismo nella segretezza del suo magistero, dei suoi misteri, dei suoi fedeli da lui definiti miseri. E perseverano gl’inganni in questa riflessione sul papato, paternalistica e vissuta d’ansietà, di notti fosche intrisa, di “veggenti” angelicate e diaboliche che stanno ferme impalate, incantate come sindromi di Stendhal in Piazza San Peitro, mortificate dalla grande bellezza, che risvegliano atavici sentimenti nostalgici in Pio il tredicesimo (apostolo?), poco “pio”, pulcino o troppo adulto, un uomo troppo vecchio e quindi giovanissimo, kubrickiano e minato dal mito dell’eremitaggio di Mina e Salinger, costretto in abiti talari da minuscolo grande prete, da eretico perfino, nella scoperta di sé e dei titoli di testa moderni, “discotecari”, come una cometa peregrina, in pellegrinaggio nella sua eterna, eterea anima più bella di Cristo incarnato.

di Stefano Falotico

set of "The young Pope" by Paolo Sorrentino. 10/23/2015 sc.  108  ep. 1 In the picture Jude Law. Photo by Gianni Fiorito

set of “The young Pope” by Paolo Sorrentino.
10/23/2015 sc. 108 ep. 1
In the picture Jude Law.
Photo by Gianni Fiorito

set of "The young Pope" by Paolo Sorrentino. 09/28/2015 sc.111 - ep 1 in the picture Ludivine Sagnier . Photo by Gianni Fiorito

set of “The young Pope” by Paolo Sorrentino.
09/28/2015 sc.111 – ep 1
in the picture Ludivine Sagnier .
Photo by Gianni Fiorito

 

Esser matti è l’equazione della s(ol)uzione

01718915Mondo di sconfinata idiozia che vacilla sempre nella sua finta rettitudine (im)morale e che (s)colpisce i suoi figli più lucidi ammansendoli dietro la coscienza borghese di un falso manicheismo di massa ove, (im)perfetti, bisogna “allattarsi” alla comune “convivenza” che non vive, perché tacita cela i suoi ignominiosi crimini dietro la solita faccia(ta), patina di dolcificanti “aromatici” e frasi d’amore (s)contate per quegl’illusi che credono davvero alle amorevolezze e alle svenevolezze di questo gran panettone di dolciumi indigesti per me. Molti, in epoche (non) sospette, denigrando le mie scelte di vita, arbitrariamente abusarono della mia buona fede, tutt’ora incrollabile, e addussero che le mie non eran saggezze ma ingenuità. Esperii molti patimenti e ancor oggi mi rattristo nel rimembrarli. Mi adonto e, per rammarico, rannicchiandomi in pensieri succhianti il mio midollo spinale, le vertebre della mia pacatezza smossa così violentemente, mi adombro, continuando a vivere la mia vi(t)a che preferisce i “matti” ai “sani”, i santi ai peccatori delle apparenze “intoccabili”, guastando di bri(vid)o il mio (sor)riso nel celebrare l’illusorietà di tutto e le sue sconce amenità, recluso nella mia scelta incompresa e solitaria che, mesta, rigetta gran parte del (non) vivere a “erezione masturbatoria” delle mie “malasanità” cervellotiche, ove la vita si (dis)fa di momentanee, anche per me, precarietà e romantiche fantasticherie che, senza il voler didatticamente voler insegnar nulla, ed è perciò che rinnego la patente di maestro, si “crocifiggono” martirizzanti nel sincero calvario perfino edonistico del vivere nei bui (in)sondabili delle mie alterità, delle guascone mie ilarità, dei miei attimi che il tempo mio rammemorerà sinché morto non sarò, non l’eternità saprò in quell’ascensione che, come per il Cristo, per me rappresenta la metafisica più al(a)ta per sanarsi e rigenerarsi altrove, là, in una pace “infantilistica”, “elefantiaca” di sospensione del tem(p)o, di omeostasi che, cristiano-buddistica, vomiterà sempre la carne mentecatta e la frivolezza a valore del me più ambiguo e dunque profonda-mente umano, unico nel suo genere, in quella che gli stolti apostrofano, con far ridanciano e blandente, come mia degenerazione. Da tutte le generazioni, coi lor mot(t)i e morti “vincenti”, io ne son (re)moto.

di Stefano Falotico

 

 

The Young Pope

set of "The young Pope" by Paolo Sorrentino. 10/14/2015 sc.  227 ep. 2 In the picture Jude Law and Javier Càmara. Photo by Gianni Fiorito

set of “The young Pope” by Paolo Sorrentino.
10/14/2015 sc. 227 ep. 2
In the picture Jude Law and Javier Càmara.
Photo by Gianni Fiorito

The Young Pope

Continua il percorso barocco di Sorrentino che “illanguidisce” le immagine di ralenti pazzeschi, saturando la struttura narrativa con “blocchi” diegetici da cardiopalma e intervallando il fluire delle sue trame con picchi “autoriali” di beltà candida, “sporcata” dalla sua eccentricità manieristica, (in)sopportabile.

Sceglie un De Niro giovane, il Jude Law dai tratti ambigui e la risata “stampata” beffarda di camaleontismo “magro” come la sua alta statura attoriale che, con la sordina, sciorina massime imbarazzanti e scherza sempre. Sorrentino si sofferma sui (det)tagli, detta legge con la macchina da presa e insiste a zoomare progressivamente nel suo Cinema fatto di attimi e frasi “silenziose”. Un assaggio dopo questa prima puntata, ma la guascona ilarità melodrammatica di Sorrentino non si smentisce. Forse migliorerà.

di Stefano Falotico

 

Logan Trailer e pensieri da cacciatore

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Hugh Jackman possiede un non so che di Eastwood che mi affascina e in lui magnetizza, parimenti alla sua barba incolta che, come la mia, ha la rudezza d’un uomo ruvido d’annata, scolpito nella pietra, anche filosofale, di un deer hunter deniriano miscelato alla fisiognomica delle killing season. Rimembro così, nella specularità di tal similarità identificativa, la mia sobria malinconica che ripugna le creme di cioccolato e le immersioni nella morbidezza sociale, prediligendo la “somatica” un po’ somara della misantropia animalesca laddove nacqui puro e primigenio di tatto da “orso”, forse da or(z)o. Il caffè! Pioggia di melanconia in stagni acidi del torpor cutaneo che s’inebria nel muscoloso pian(t)o con “allegrino” delle giornate meste, a pene rimestare, adombrato per carattere color amianto e dunque un po’ nella “tristizia” annacquato come polvere sul selciato di una periferia ai margini di me stes(s)o in adorazione delle verdeggianti colline e del Sole opaco nell’oscurità del suo fuoco ardente, “al dente” per la brace del mio cor(po) solidificatosi nel duro di tutto, anche d’una melodia bella come questa balla(ta).

di Stefano Falotico

 

Marisa Tomei In Talks To Join Robert De Niro In ‘War With Grandpa’

Marisa Tomei arrives at The 31st Film Independent Spirit Awards held on Santa Monica Beach in Santa Monica California on February 27, 2016.  (Photo by Anthony Behar)  *** Please Use Credit from Credit Field ***

Marisa Tomei arrives at The 31st Film Independent Spirit Awards held on Santa Monica Beach in Santa Monica California on February 27, 2016. (Photo by Anthony Behar) *** Please Use Credit from Credit Field ***

Marisa Tomei is in negotiations to join Robert De Niro, Christopher Walken and Eugene Levy in the Tim Hill-directed feature The War With Grandpa.That would put three Oscar winners into the comedy which is based on the book by Robert Kimmel Smith.

The story is about a kid who reluctantly gives up his bedroom to accommodate his grandfather (De Niro), whom he loves but wants out of his room. The boy engages in a series of pranks meant to drive his grandpa out, but the old man is pretty wise to it and returns the volleys. Tomei would star as De Niro’s daughter (and the boy’s mother) who brings her father home in the first place before slowly catching onto what is happening. While she struggled to deal with the rivalry she is also trying to manage her rebellious, teenage daughter who is constantly sneaking out of the house.

The comedy is being produced by Marro Films and will distributed by TWC’s Dimension label on April 21, 2017. The War With Grandpa is being produced by Phillip Glasser, Marvin Peart and Rosa Morris-Peart, and Jane Rosenthal and Berry Welsh are the exec producers. Matt Ember and Tom Astle, the team behind the DreamWorks Animation hit Home and MGM’s Kid Robot did a rewrite; Lisa Addario and Joe Syracuse also get credit for the screenplay.

Tomei, who has a recurring role on Empire and also just completed Spider-Man: Homecoming, is repped by CAA, Untitled Entertainment and Craig Emanuel at Loeb & Loeb.

 

Robert De Niro’s ‘The Comedian’ To World Premiere At AFI Fest

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As reported last week by Deadline’s Mike Fleming, Taylor Hackford’s feature The Comedian will make its world premiere Friday Nov. 11 as a special screening of AFI Fest 2016 in Hollywood.

From Sony Pictures Classics and Cinelou Films, the film stars Robert De Niro as an aging comic icon named Jackie attempting to reinvent himself, though his audience only wants to know him as his former television character. Already a strain on his younger brother (Danny DeVito) and his wife (Patti LuPone), Jackie is forced to serve out a sentence doing community service for accosting an audience member. While there, he meets Harmony (Leslie Mann), the daughter of a sleazy Florida real estate mogul (Harvey Keitel), and the two find inspiration in one another, resulting in surprising consequences.

Also in the cast is Edie Falco, Veronica Ferres, Charles Grodin and Cloris Leachman. Written by Art Linson and Jeff Ross, The Comedian is produced by Linson, John Linson, Mark Canton, Courtney Solomon and Hackford. The AFI screening, presented by Audi, is set for Nov. 11 at the Egyptian Theatre.

AFI Fest takes place November 10–17, with screenings and other events at the TCL Chinese Theatre, the TCL Chinese 6 Theatres, the Egyptian Theatre and The Hollywood Roosevelt.

 
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