The Comedian with De Niro: first unofficial Facebook page by me, alias Jackie
Ecco, partirei con un “prologo” alquanto noioso se siete lettori che vogliono subito arrivare alla “soluzione” dei cas(t)i(ng), al dunque del film compi(u)to, del compitino scolastico ove si dan le notizie “a pappardella”, copia-incollandole di traduzione inglese-italiano da un sito di news d’oltreoceano, interessante se, come me, siete quasi più affascinati dal film appunto appena “in produzione” piuttosto che, appunto, dal film completato. Perché quando è già FILM sul grande schermo, invero, finita la produzione, no, la proiezione, molte delle aspettative che su di esso avevamo proiettato di fantasiose piroette immaginifiche su quel che sarebbe stato e non è stato, o forse è stato più di quel che c’aspettavamo, svanite sono, e il film è già andato. Alcuni vanno dritti e diretta-mente negli instant classic, altri, presto dimenticati, è come se già non fossero mai stati. Dunque non furono estatici, film appunto noiosi e statici, cari spettatori passivi e lettori senza voglia di digressioni sublimi.
Ma arriviamo al punto. Ecco, dopo il punto c’è stata la virgola e prima della virgola un “eccoci qua”.
Son partite dal 21 Febbraio scorso, ch’era una domenica, le riprese di The Comedian, passion project di De Niro. Art Linson, che lo produce come già produsse altre perle col Bob, e del quale scrisse, oltre a produrlo, anche Disastro a Hollywood, voleva Scorsese alla regia, memore di quel capolavoro dal titolo Re per una notte. Ma Scorsese, all’epoca in cui tal progetto gli propose, sempre incapricciato con DiCaprio era. E ora alla regia non più c’è, perché il caso vuole/volle che nel frattempo stia allestendo la pre-produzione di The Irishman, sempre con De Niro. Un bel CASINO, al che la palla passa a Sean Penn & Mike Newell ma le riprese ancor rimandate sono/furono e “intervenne” Taylor Hackford, ritoccando la sceneggiatura grezza di Linson e “adattandola” per un miglior arredamento, no, adattamento, comunque la scenografa è la stessa di molti film di Scorsese.
Questo, tutto ciò, tutto questo ambaradan per dir che a Rego Park e nei Queens i ciak si stan avvicendando per questa tragicomica vicenda.
Il film sarà vincente?!
di Stefano Falotico
Oscar 2016, considerazioni “a poster(iori)” di quest’enorme presa in giro allo spettatore, spettatore (in)teso in senso lato… B, anzi, voto Z alla “manifestazione”
Innanzitutto, ho visto la “puntata” solo dopo avermela lautamente dormicchiata, avvolto da calde e morbide lenzuola “intessute” nel mio cuscino vellutato che odora, care donne, dei miei “guanciali” da baciare. Guance non rifatte “alla cazzo duro” da chirurgie estetiche alla Stallone. Nella serie di Rocky inseguiva una gallina, adesso, oltre al labbro storto invecchiato e alle “pezze” vistose sull’imputridito visone (anche di sua moglie), ha sviluppato il “muscolo” a culo di pollo, imbarazzante quanto la “presentazione” di un “comico” da “strapazzare”, Chris Rock, uno che appunto ha fatto ridere solo i polli. Chi ha avuto davvero le palle è stato/a The Danish Girl!
Siam stati lontani dalle spettacolari introduzioni coltamente ironiche del fine Steve Martin che, col suo aplomb fatto e non “sfatto” di freddure miste, lasciava a bocca aperta, appunto, senza punti di sutura, gli spettatori e la platea stupefatta. Siam lontanamente remoti, altro che Il risveglio della forza, rimasto a bocca praticamente asciutta, dalle galattiche battute intelligentissime e pungenti del sapido Billy Crystal, e siam anche incredibilmente stanchi, noi, astanti, di non poter più vedere il fascino non da scemo, qual è Rock, ma da palcoscenico di gran presenza non oscena, come Chris, ma scenico alla Hugh Jackman.
Io mi atterrò a brevi considerazioni “ficcanti”, ispirandomi, in quanto simile per coltezza ed eleganza da commediante di classe, ai miei maestri Crystal, adamantino come quelli di cristallo, cari ele-Fantozzi, e Martin, uno che non ha bisogno di essere Clooney al “Martini” per dar sfoggio di savoir–faire. Sì, cari martiniani, partiamo da The Martian. Che l’ha preso totalmente in quel posto “spaziale”. Damon Matt è oramai abbonato e abbandonato allo spazio, dopo esser perfino morto in Interstellar. Qui è sopravvissuto, coltivando patate. Da noi, terra ove “tira” più un “pelo” della Chastain che un a canestro tiro, la “patata” va sempre di “monta”. Di “mio”, son talmente alien(at)o e “perso” che penso sempre, scrivendo di malinco-noia, mettendo a posto le virgole del mio star a “punteggiatura” con lo spazio, sì, ma della tastiera.
DiCaprio vince come da “programma”. Lo meritava per The Aviator e Shutter Island. Miracolo volle che non abbia vinto, due an(n)i fa, col più brutto, inguardabile, impresentabile Scorsese mai visto. Vince “a puntino” oggi con un’interpretazione in cui vorrebbe farci credere che un “mollaccione” può vendicarsi a morte di Mad Max. Una blanda standing ovation, con Kate Winslet, finalmente non incinta e in ovulazione, commossa perché ha capito, finalmente, che Sam Mendes non le concederà mai il divorzio per il “seguito” vincente di Revolutionary Road. Entrambi, Leo e Kate, son di bellezza titanica. E dovevano sposarsi. Invece, Leo rimane come una statuetta imbalsamata dal cuore di marmo. Sì, dopo averla ricevuta “in mano”, esprime solo un sorrisetto compiaciutissimo e “sadico” e, da discorso preparatogli, fa l’avvocato, non dell’orso di Revenant, ma del giaguaro degli indiani, parlando anche dei pericolosi cambiamenti climatici, tra parole “guazzabuglianti” peggio(ri) del melting–pot più fintamente correct. Donald Trump lo sa e, da un’altra parte, cita Mussolini.
Meglio comunque un giorno da Leo che cento da pecore, quali son stati gli spettatori pigliati un’altra volta per il popò da questa buffonata di nome Oscar. Forse meglio l’orsacchiotto di Massimo Troisi.
Tutto qua, altro…
Orrenda la faccia di Michael Keaton che festeggia senza contegno la vittoria del “suo” Spotlight, non rispettando il regista del “suo” Birdman, vincitore, come sappiamo, l’anno scorso.
Il resto è “Storia”.
di Stefano Falotico
Oscar Winners 2016: The Complete List
Spotlight
Michael Sugar, Steve Golin, Nicole Rocklin and Blye Pagon Faust, Producers
Best Actor
Leonardo DiCaprio, The Revenant
Best Actress
Brie Larson, Room
Best Directing
Alejandro G. Iñárritu, The Revenant,
Best Original Song
“Writing’s On The Wall” from Spectre
Music and Lyric by Jimmy Napes and Sam Smith
Best Original Score
The Hateful Eight
Ennio Morricone
Best Foreign Language Film
Son of Saul (Hungary)
Best Live Action Short Film
Stutterer
Benjamin Cleary and Serena Armtiage
Best Documentary Feature
Amy
Asif Kapadia and James Gay-Rees
Best Documentary Short Subject
A Girl in the River: The Price of Forgiveness
Sharmeen Obaid-Chinoy
Best Supporting Actor
Mark Rylance, Bridge of Spies
Best Animated Feature Film
Inside Out
Pete Docter and Jonas Rivera
Best Animated Short Film
Bear Story
Gabriel Osorio and Pato Escala
Best Visual Effects
Ex Machina
Andrew Whitehurst, Paul Norris, Mark Ardington and Sara Bennett
Best Sound Mixing
Mad Max: Fury Road
Chris Jenkins, Gregg Rudloff and Ben Osmo
Best Sound Editing
Mad Max: Fury Road
Mark Mangini and David White
Best Film Editing
Mad Max: Fury Road
Margaret Sixel
Best Cinematography
The Revenant
Emmanuel Lubezki
Best Makeup and Hairstyling
Mad Max: Fury Road
Lesley Vanderwalt, Elka Wardega and Damian Martin
Best Production Design
Mad Max: Fury Road
Production Design: Colin Gibson; Set Decoration: Lisa Thompson
Best Costume Design
Mad Max: Fury Road
Jenny Beavan
Best Supporting Actress
Alicia Vikander, The Danish Girl
Adapted Screenplay
The Big Short
Screenplay by Charles Randolph and Adam McKay
Best Original Screenplay
Spotlight
Written by Josh Singer & Tom McCarthy
Anton Giulio Onofri dice la sua sugli Oscar prossimi, cioè di questa “Notte” delle statuine e io dico la mi(nchi)a
Quella di questa… di stanotte sarà la peggiore “oscareggiata” da anni. I soli due film veramente grandi che meriterebbero di vincere le statuette per film e regia sono Mad Max e Bridge of Spies (Spielberg), seguiti dai due ottimi Brooklyn e Joy. Il resto sono fighetterie trascurabili di cui il tempo cancellerà presto il ricordo, quando non addirittura robetta un po’ televisiva come il candidato incredibilmente più favorito, e cioè Spotlight, o addirittura cacca vera, come Room. Su The Revenant sanno tutti come la penso e, se vincerà qualche premio importante, sarà e resterà sempre uno SCANDALO. Le emozioni maggiori verranno dagli attori, certo, e specialmente sul fronte femminile: io tifo per Saoirse Ronan (Brooklyn), ma temo ahimè che vinca la favoritissima (ma come è possibile?!?) Brie Larson dello SCHIFOSO Room, o la prevedibile Charlotte Rampling di 45 Years. Tra le non protagoniste, il cuore batte ovviamente per Jennifer Jason Leigh: un suo eventuale (ma improbabile) premio risarcirebbe il film dell’anno (The Hateful Eight) dell’inspiegabile (ma in fondo comprensibilissima) esclusione dagli Oscar, ma c’è pure Kate Winslet, oggettivamente splendida nell’inutile Steve Jobs. Per i maschietti non c’è storia: pare che il quintetto sia stato composto appositamente per far vincere DiCaprio, per uno dei peggiori film della sua gloriosa carriera; tutti gli altri non possono competere, con interpretazioni ben al di sotto della statura tipica di una prestazione “da Oscar”. Per i non protagonisti, io tifo per Mark Rylance di Bridge of Spies, ma è più probabile che vinca Stallone, così va in pensione felice. Insomma, si sa che agli Oscar è perfettamente inutile augurarsi che “vinca il migliore”.
Questa è quella di Onofri.
La mia è la seguente, cioè innanzitutto non la seguirò. A seguire, cosa da(ra)nno su Sky? Un altro film oscarizzato in passato.
Cambiamo canale e registro, comunque la registrerò ma me la dormirò. Mi sveglierò solo verso le cinque del matt(in)o per vedere i premi che “tirano” di più, quelli più hot delle attrici, spero che Brie Larson vesta scosciata, sì, la voglio (non) “vincente” ma svestita, e che la Rampling non si trucchi, anche se le votazioni, si sa, son truccate. Non le votate!
Stallone trionferà alla settima volta del suo Rocky nel film che “parla” del figlio di Apollo fece una palla… di pelle di pollo fatta da Apollo, figlio di Apelle, o era al contrario? No, è uno spin–off, Creed.
Alla vegliarda età dei suoi capelli tinti e dei suoi muscoli (s)pompati, Sly impugnerà la sua statuetta di Los Angeles? No, quella vicina al museo di Philadelphia, entrando nella “Storia” dei rifatti(si). Con tanto di celebre suo labbro (s)tor(t)o.
DiCaprio? È fatta, sì, la sua nuova modella non vede l’ora che Leo, dopo tutte queste campagne promozionali in giro per il mondo, ritorni, da “revenant”, a furor di (f)iato nelle trombe, per ritrombarsela, dopo tante volte in cui fu trombato. Il suo discorso di ringraziamento, però, essendosi anche lui “politicamente corretto”, sarà da trombone, del tipo: ringrazio l’Academy per non avermi “insederato” anche stavolta, altrimenti avrebbe dovuto sedarmi, perché sarei impazzito.
Chi non impazzirà di Joy sarà Jennifer Lawrence. Se Leo, tornando a casa con la statuetta, tromberà di nuovo la sua figona, la bella figa Jenny non scoperà, pensando che il film di David O. Russell sulla “scopa miracolosa” non ha saputo giocarsi bene le sue carte. Colpa della 20th Century Fox, non tanto “volpe” a farle la “pubica”, no, pubblicità giusta. Da cui Il caso Spotlight. Nel film passa da bambina ad adulta senza neanche “sudarsi” una ruga. Eppure l’opera è molto bella.
Ho detto tutto…
di Stefano Falotico
Hands of Stone Release Date, 26 Agosto
Fissata la data dal(la) Weinstein.
Weinstein Co. will release wide Hands of Stone on Aug. 26, the Roberto Duran biopic the company acquired at Cannes. That weekend precedes the four-day Labor Day stretch. Hands of Stone will battle Open Road’s Max Steel, Lionsgate’s Jason Statham title Mechanic: Resurrection and Sony’s Fede Alvarez/Sam Raimi untitled horror film.
Jonathan Jakubowicz-directed Hands of Stone, a rags-to-riches drama that stars Edgar Ramirez as iconic fighter Duran, Robert De Niro as his mentor and trainer Ray Arcel, and Usher as his ring nemesis Sugar Ray Leonard. Ellen Barkin, Ruben Blades, John Turturro and Ana de Armas also star. A Panamanian fighter who made his professional debut in 1968 as a 16 year‐old and retired in 2002 at the age of 50, Duran defeated Sugar Ray Leonard in June 1980, capturing the WBC welterweight title. However, Duran shocked the boxing world by returning to his corner in their November rematch. Duran was outclassed and pummeled by Leonard. This resulted in Duran saying “no mas,” turning his back on Leonard and quitting in the ring. The title Hands Of Stone came from Duran’s nickname. During the course of his career he saw 103 victories in 119 fights. Hands Of Stone is produced by Jay Weisleder, Carlos Garcia de Paredes, Claudine Jakubowicz and Jonathan Jakubowicz.