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Celebrities on the Set of ‘Collateral Beauty’, Keira Knightley & Edward Norton

 

The Comedian with De Niro: first unofficial Facebook page by me, alias Jackie

The Comedian Facebook

Ecco, partirei con un “prologo” alquanto noioso se siete lettori che vogliono subito arrivare alla “soluzione” dei cas(t)i(ng), al dunque del film compi(u)to, del compitino scolastico ove si dan le notizie “a pappardella”, copia-incollandole di traduzione inglese-italiano da un sito di news d’oltreoceano, interessante se, come me, siete quasi più affascinati dal film appunto appena “in produzione” piuttosto che, appunto, dal film completato. Perché quando è già FILM sul grande schermo, invero, finita la produzione, no, la proiezione, molte delle aspettative che su di esso avevamo proiettato di fantasiose piroette immaginifiche su quel che sarebbe stato e non è stato, o forse è stato più di quel che c’aspettavamo, svanite sono, e il film è già andato. Alcuni vanno dritti e diretta-mente negli instant classic, altri, presto dimenticati, è come se già non fossero mai stati. Dunque non furono estatici, film appunto noiosi e statici, cari spettatori passivi e lettori senza voglia di digressioni sublimi.

Ma arriviamo al punto. Ecco, dopo il punto c’è stata la virgola e prima della virgola un “eccoci qua”.

Son partite dal 21 Febbraio scorso, ch’era una domenica, le riprese di The Comedian, passion project di De Niro. Art Linson, che lo produce come già produsse altre perle col Bob, e del quale scrisse, oltre a produrlo, anche Disastro a Hollywood, voleva Scorsese alla regia, memore di quel capolavoro dal titolo Re per una notte. Ma Scorsese, all’epoca in cui tal progetto gli propose, sempre incapricciato con DiCaprio era. E ora alla regia non più c’è, perché il caso vuole/volle che nel frattempo stia allestendo la pre-produzione di The Irishman, sempre con De Niro. Un bel CASINO, al che la palla passa a Sean Penn & Mike Newell ma le riprese ancor rimandate sono/furono e “intervenne” Taylor Hackford, ritoccando la sceneggiatura grezza di Linson e “adattandola” per un miglior arredamento, no, adattamento, comunque la scenografa è la stessa di molti film di Scorsese.

Questo, tutto ciò, tutto questo ambaradan per dir che a Rego Park e nei Queens i ciak si stan avvicendando per questa tragicomica vicenda.

Il film sarà vincente?!

 

di Stefano Falotico

 

Oscar 2016, considerazioni “a poster(iori)” di quest’enorme presa in giro allo spettatore, spettatore (in)teso in senso lato… B, anzi, voto Z alla “manifestazione”

 

Michael+Keaton+88th+Annual+Academy+Awards+XKSESGDryFfl

 

Innanzitutto, ho visto la “puntata” solo dopo avermela lautamente dormicchiata, avvolto da calde e morbide lenzuola “intessute” nel mio cuscino vellutato che odora, care donne, dei miei “guanciali” da baciare. Guance non rifatte “alla cazzo duro” da chirurgie estetiche alla Stallone. Nella serie di Rocky inseguiva una gallina, adesso, oltre al labbro storto invecchiato e alle “pezze” vistose sull’imputridito visone (anche di sua moglie), ha sviluppato il “muscolo” a culo di pollo, imbarazzante quanto la “presentazione” di un “comico” da “strapazzare”, Chris Rock, uno che appunto ha fatto ridere solo i polli. Chi ha avuto davvero le palle è stato/a The Danish Girl!

Siam stati lontani dalle spettacolari introduzioni coltamente ironiche del fine Steve Martin che, col suo aplomb fatto e non “sfatto” di freddure miste, lasciava a bocca aperta, appunto, senza punti di sutura, gli spettatori e la platea stupefatta. Siam lontanamente remoti, altro che Il risveglio della forza, rimasto a bocca praticamente asciutta, dalle galattiche battute intelligentissime e pungenti del sapido Billy Crystal, e siam anche incredibilmente stanchi, noi, astanti, di non poter più vedere il fascino non da scemo, qual è Rock, ma da palcoscenico di gran presenza non oscena, come Chris, ma scenico alla Hugh Jackman.

Io mi atterrò a brevi considerazioni “ficcanti”, ispirandomi, in quanto simile per coltezza ed eleganza da commediante di classe, ai miei maestri Crystal, adamantino come quelli di cristallo, cari ele-Fantozzi, e Martin, uno che non ha bisogno di essere Clooney al “Martini” per dar sfoggio di savoirfaire. Sì, cari martiniani, partiamo da The Martian. Che l’ha preso totalmente in quel posto “spaziale”. Damon Matt è oramai abbonato e abbandonato allo spazio, dopo esser perfino morto in Interstellar. Qui è sopravvissuto, coltivando patate. Da noi, terra ove “tira” più un “pelo” della Chastain che un a canestro tiro, la “patata” va sempre di “monta”. Di “mio”, son talmente alien(at)o e “perso” che penso sempre, scrivendo di malinco-noia, mettendo a posto le virgole del mio star a “punteggiatura” con lo spazio, sì, ma della tastiera.

DiCaprio vince come da “programma”. Lo meritava per The Aviator e Shutter Island. Miracolo volle che non abbia vinto, due an(n)i fa, col più brutto, inguardabile, impresentabile Scorsese mai visto. Vince “a puntino” oggi con un’interpretazione in cui vorrebbe farci credere che un “mollaccione” può vendicarsi a morte di Mad Max. Una blanda standing ovation, con Kate Winslet, finalmente non incinta e in ovulazione, commossa perché ha capito, finalmente, che Sam Mendes non le concederà mai il divorzio per il “seguito” vincente di Revolutionary Road. Entrambi, Leo e Kate, son di bellezza titanica. E dovevano sposarsi. Invece, Leo rimane come una statuetta imbalsamata dal cuore di marmo. Sì, dopo averla ricevuta “in mano”, esprime solo un sorrisetto compiaciutissimo e “sadico” e, da discorso preparatogli, fa l’avvocato, non dell’orso di Revenant, ma del giaguaro degli indiani, parlando anche dei pericolosi cambiamenti climatici, tra parole “guazzabuglianti” peggio(ri) del meltingpot più fintamente correct. Donald Trump lo sa e, da un’altra parte, cita Mussolini.

Meglio comunque un giorno da Leo che cento da pecore, quali son stati gli spettatori pigliati un’altra volta per il popò da questa buffonata di nome Oscar. Forse meglio l’orsacchiotto di Massimo Troisi.

Tutto qua, altro…

Orrenda la faccia di Michael Keaton che festeggia senza contegno la vittoria del “suo” Spotlight, non rispettando il regista del “suo” Birdman, vincitore, come sappiamo, l’anno scorso.

Il resto è “Storia”.

 

di Stefano Falotico

 

 

Oscar Winners 2016: The Complete List

88th+Annual+Academy+Awards+Fan+Arrivals+ux9ux98eUXwlBest Picture

Spotlight
Michael Sugar, Steve Golin, Nicole Rocklin and Blye Pagon Faust, Producers

Best Actor

Leonardo DiCaprio, The Revenant

Best Actress

Brie Larson, Room

Best Directing

Alejandro G. Iñárritu, The Revenant,

Best Original Song

“Writing’s On The Wall” from Spectre
Music and Lyric by Jimmy Napes and Sam Smith

Best Original Score

The Hateful Eight
Ennio Morricone

Best Foreign Language Film

Son of Saul (Hungary)

Best Live Action Short Film
Stutterer
Benjamin Cleary and Serena Armtiage

Best Documentary Feature
Amy
Asif Kapadia and James Gay-Rees

Best Documentary Short Subject

A Girl in the River: The Price of Forgiveness
Sharmeen Obaid-Chinoy

Best Supporting Actor

Mark Rylance, Bridge of Spies

Best Animated Feature Film

Inside Out
Pete Docter and Jonas Rivera

Best Animated Short Film

Bear Story
Gabriel Osorio and Pato Escala

Best Visual Effects

Ex Machina
Andrew Whitehurst, Paul Norris, Mark Ardington and Sara Bennett

Best Sound Mixing

Mad Max: Fury Road
Chris Jenkins, Gregg Rudloff and Ben Osmo

Best Sound Editing

Mad Max: Fury Road
Mark Mangini and David White

Best Film Editing

Mad Max: Fury Road
Margaret Sixel

Best Cinematography

The Revenant
Emmanuel Lubezki

Best Makeup and Hairstyling

Mad Max: Fury Road
Lesley Vanderwalt, Elka Wardega and Damian Martin

Best Production Design

Mad Max: Fury Road
Production Design: Colin Gibson; Set Decoration: Lisa Thompson

Best Costume Design

Mad Max: Fury Road
Jenny Beavan

Best Supporting Actress

Alicia Vikander, The Danish Girl

Adapted Screenplay

The Big Short
Screenplay by Charles Randolph and Adam McKay

Best Original Screenplay

Spotlight
Written by Josh Singer & Tom McCarthy

 

Anton Giulio Onofri dice la sua sugli Oscar prossimi, cioè di questa “Notte” delle statuine e io dico la mi(nchi)a

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Quella di questa… di stanotte sarà la peggiore “oscareggiata” da anni. I soli due film veramente grandi che meriterebbero di vincere le statuette per film e regia sono Mad Max e Bridge of Spies (Spielberg), seguiti dai due ottimi Brooklyn e Joy. Il resto sono fighetterie trascurabili di cui il tempo cancellerà presto il ricordo, quando non addirittura robetta un po’ televisiva come il candidato incredibilmente più favorito, e cioè Spotlight, o addirittura cacca vera, come Room. Su The Revenant sanno tutti come la penso e, se vincerà qualche premio importante, sarà e resterà sempre uno SCANDALO. Le emozioni maggiori verranno dagli attori, certo, e specialmente sul fronte femminile: io tifo per Saoirse Ronan (Brooklyn), ma temo ahimè che vinca la favoritissima (ma come è possibile?!?) Brie Larson dello SCHIFOSO Room, o la prevedibile Charlotte Rampling di 45 Years. Tra le non protagoniste, il cuore batte ovviamente per Jennifer Jason Leigh: un suo eventuale (ma improbabile) premio risarcirebbe il film dell’anno (The Hateful Eight) dell’inspiegabile (ma in fondo comprensibilissima) esclusione dagli Oscar, ma c’è pure Kate Winslet, oggettivamente splendida nell’inutile Steve Jobs. Per i maschietti non c’è storia: pare che il quintetto sia stato composto appositamente per far vincere DiCaprio, per uno dei peggiori film della sua gloriosa carriera; tutti gli altri non possono competere, con interpretazioni ben al di sotto della statura tipica di una prestazione “da Oscar”. Per i non protagonisti, io tifo per Mark Rylance di Bridge of Spies, ma è più probabile che vinca Stallone, così va in pensione felice. Insomma, si sa che agli Oscar è perfettamente inutile augurarsi che “vinca il migliore”.

Questa è quella di Onofri.

La mia è la seguente, cioè innanzitutto non la seguirò. A seguire, cosa da(ra)nno su Sky? Un altro film oscarizzato in passato.

Cambiamo canale e registro, comunque la registrerò ma me la dormirò. Mi sveglierò solo verso le cinque del matt(in)o per vedere i premi che “tirano” di più, quelli più hot delle attrici, spero che Brie Larson vesta scosciata, sì, la voglio (non) “vincente” ma svestita, e che la Rampling non si trucchi, anche se le votazioni, si sa, son truccate. Non le votate!

Stallone trionferà alla settima volta del suo Rocky nel film che “parla” del figlio di Apollo fece una palla… di pelle di pollo fatta da Apollo, figlio di Apelle, o era al contrario? No, è uno spinoff, Creed.

Alla vegliarda età dei suoi capelli tinti e dei suoi muscoli (s)pompati, Sly impugnerà la sua statuetta di Los Angeles? No, quella vicina al museo di Philadelphia, entrando nella “Storia” dei rifatti(si). Con tanto di celebre suo labbro (s)tor(t)o.

DiCaprio? È fatta, sì, la sua nuova modella non vede l’ora che Leo, dopo tutte queste campagne promozionali in giro per il mondo, ritorni, da “revenant”, a furor di (f)iato nelle trombe, per ritrombarsela, dopo tante volte in cui fu trombato. Il suo discorso di ringraziamento, però, essendosi anche lui “politicamente corretto”, sarà da trombone, del tipo: ringrazio l’Academy per non avermi “insederato” anche stavolta, altrimenti avrebbe dovuto sedarmi, perché sarei impazzito.

Chi non impazzirà di Joy sarà Jennifer Lawrence. Se Leo, tornando a casa con la statuetta, tromberà di nuovo la sua figona, la bella figa Jenny non scoperà, pensando che il film di David O. Russell sulla “scopa miracolosa” non ha saputo giocarsi bene le sue carte. Colpa della 20th Century Fox, non tanto “volpe” a farle la “pubica”, no, pubblicità giusta. Da cui Il caso Spotlight. Nel film passa da bambina ad adulta senza neanche “sudarsi” una ruga. Eppure l’opera è molto bella.

Ho detto tutto…

 

di Stefano Falotico

 

Hands of Stone Release Date, 26 Agosto

Fissata la data dal(la) Weinstein.

Hands of Stone release date

Weinstein Co. will release wide Hands of Stone on Aug. 26, the Roberto Duran biopic the company acquired at Cannes. That weekend precedes the four-day Labor Day stretch. Hands of Stone will battle Open Road’s Max Steel, Lionsgate’s Jason Statham title Mechanic: Resurrection and Sony’s Fede Alvarez/Sam Raimi untitled horror film.

Jonathan Jakubowicz-directed Hands of Stone, a rags-to-riches drama that stars Edgar Ramirez as iconic fighter Duran, Robert De Niro as his mentor and trainer Ray Arcel, and Usher as his ring nemesis Sugar Ray Leonard. Ellen Barkin, Ruben Blades, John Turturro and Ana de Armas also star. A Panamanian fighter who made his professional debut in 1968 as a 16 year‐old and retired in 2002 at the age of 50, Duran defeated Sugar Ray Leonard in June 1980, capturing the WBC welterweight title. However, Duran shocked the boxing world by returning to his corner in their November rematch. Duran was outclassed and pummeled by Leonard. This resulted in Duran saying “no mas,” turning his back on Leonard and quitting in the ring. The title Hands Of Stone came from Duran’s nickname. During the course of his career he saw 103 victories in 119 fights. Hands Of Stone is produced by Jay Weisleder, Carlos Garcia de Paredes, Claudine Jakubowicz and Jonathan Jakubowicz.

 
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