IT, considerazioni sul trailer e sul Club dei Perdenti
Esce questo filmato e, a giudicare da queste immagini, gelidamente conservatrici di una censura e di un gusto mainstream, non credo sarà la trasposizione vibrante paura e suggestioni che ci aspettavamo. Sa di più di forte compromesso per contentare un piacere medio di facile consumo. Ma forse mi sbaglio e non mi resta che attenderlo. Vorrei inoltre arrestare le mie inquietudini, soffici alle volte come un fiore germogliante nella spensieratezza dei miei candidi ormoni, dure alle altre come un orgasmo strozzato, ma in fondo chi se ne frega. Le mie avventure letterarie continuano imperterrite in quest’estate scodinzolante le sue gioie marine laddove io non ne giovo, essendo un “infreddolito” ometto che cammina col giubbotto anche a quaranta gradi per proteggermi dalla gente sparlante e dagl’inevitabili spifferi che ne derivano. Attingo alla poesia al(a)ta nei giorni di po(r)ca chete e mi rallegro a pen(s)armi enormemente altero rispetto a una massa alterata, sempre compressa nel giudizio altrui, nell’affaccendato lavoro che (non) paga, avvolti da frenesie che a me scompensano e lasciano sbalordito, dunque sbiadisco e dinanzi a codesti anche sbadiglio, rimanendo e remando “sbagliato”. Sbavato come Tartaglia, alle origini delle mie emicranie e del godimento stranamente succoso che ne provo, allontanandomi “bambinesco” in zone del mio inconscio creatore d’incubi (mal)sani. Incompreso, intavolo conversazioni “convesse” col mio “ottuso” che (mi) pare, e così “inetto” appaio mentre ieri o oggi (de)corre a Siena il Palio. Non sono cavallo vincente, ma un “callo” per la società che non mi capisce e in faccia mi piscia. Ma così va la mia fantasia, meglio star remoti dalle zie e preferire il proprio maremoto. Valico monti e tante scuse avvallo, restando nella mia di “lacrime” valle, ammontando balle, anche di fieno. Sempre meglio che le vostre lune di fiele, care fiere così fiere di esser ferine. Voglio anch’io un felino, ma detesto Fellini, provinciale di un mondo che non credeva agli alieni. Andrò da Mikele Illagio a spos(s)ar me stesso, facendo battute, e non battone, “volgari” come De Niro di The Comedian.
Nella satira galleggio? Meglio che nella fog(n)a.
di Stefano Falotico