Most Beautiful Island – Intervista ad Ana Asensio, regista, attrice e produttrice del film

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Buongiorno Ana Asensio.

Innanzitutto, complimenti per il suo film, che ci è piaciuto molto, e complimenti anche per la sua bellezza. È una donna, oltre che talentuosa e coraggiosa, davvero affascinante.

1) Most Beautiful Island è un film dichiaratamente in parte autobiografico. In cosa esattamente lo è e in cosa invece è frutto di pura fantasia? Credo che, dopo la visione del suo film, è la domanda spontanea che si porrebbe qualsiasi spettatore curioso.

– La storia è stata ispirata dalla mia vita e da altre donne che ho incontrato nel momento in cui sono arrivata a New York. A quel tempo, stavo lottando per capire la mia strada lì. Molte delle cose che vediamo in Luciana nella prima parte del film sono cose che ho fatto per cavarmela. Alcune sue caratteristiche sono fictionizzate, tuttavia, nella mia vita reale, ho davvero partecipato a una festa “particolare”, qualcosa che si è rivelato non essere ciò che mi avevano detto inizialmente, spaventoso…

2) Il film ha una struttura narrativa e stilistica che, per certi versi, nonostante le adeguate differenze, può essere accostata soprattutto nella prima mezz’ora a una pellicola di Ken Loach. Si è ispirata al suo Cinema o, invece, sente che il suo film è assolutamente personale e non attinge a modelli e stilemi di nessuna corrente cinematografica?

– Amo i film di Ken Loach e, in generale, amo i film che trattano temi sociali in modo molto intimo e realistico. Ho avuto molte fonti di ispirazione mentre inventavo le immagini del film, ed è altresì vero che intendevo dar corpo alla mia voce, permettendomi di esplorarla in modo anticonvenzionale.

3) Al cinema e in tv, in particolar modo negli ultimi anni, abbiamo assistito spesso a lunghe scene, come accade nella sua pellicola, di donne o uomini che si addentrano nel sottobosco perverso dei ricchi e partecipano misteriosamente ai loro “festini”. Naturalmente, il “caso” più eclatante è Eyes Wide Shut di Kubrick, ma penso anche a Rachel McAdams nella seconda stagione di True Detective.

Chi ha visto il film sa che lei ha girato qualcosa di estremamente simile ai “casi” appena citati ma al contempo ha inventato qualcosa di sorprendente, mai visto prima e ancora più perturbante. Come l’è venuto in mente, se vuole gentilmente confidarcelo, di creare una situazione di questo tipo?

– Ho deciso di giocare con le aspettative degli spettatori, dando loro il tempo di proiettare le proprie paure e i propri desideri. Penso che sia questo l’elemento chiave. Appoggiando la fotocamera sui volti e lasciare che i silenzi e le pause fossero più eloquenti di tante inutili parole. Questo modo di girare e queste soggettive aiutano il pubblico a vivere attimo per attimo in empatia con il personaggio principale. Ciò che si disvela alla fine potrebbe essere meno spaventoso di quello a cui le nostre paure ci stavano conducendo.

4) Lei del film è regista, sceneggiatrice e protagonista assoluta. Ci può parlare, brevemente, del percorso creativo che ha portato alla scelta di ritagliarsi contemporaneamente questi tre “ruoli” primari e centrali?

– Il mio obiettivo principale è stato sempre quello di uscire dal solo, limitante ruolo di “attrice” e assumerne uno più proattivo, creando qualcosa di più personale. Quindi, per prima cosa, ho pensato alla trama e ho iniziato a riferirla a poche persone che conoscevo, solo per vedere se quello che pensavo fosse interessante e poteva interessare gli altri. La reazione è stata molto positiva e mi ha incoraggiata a sviluppare la sceneggiatura. Era la mia prima volta, quindi non è stato facile! Ho fatto molte riscritture! Ma ho anche impiegato parecchio tempo per capire in che maniera avrei realizzato questo film. Quindi ho assunto un ruolo molto attivo anche come produttrice. Sebbene la sceneggiatura non fosse completamente finita, ho iniziato a bussare alle porte, a cercare luoghi, ecc…, e alla fine ho trovato tutti i finanziamenti per il film e molte delle location. L’idea di dirigere era chiara fin dall’inizio e la scelta d’interpretare Luciana era qualcosa che volevo assolutamente. Anche se a volte avevo dei dubbi su come avrei potuto concretizzare questa mia ambizione. Sono molto testarda e non mi arrendo facilmente. Ho pensato a questo film per tantissimo tempo e mi ci sono voluti molti anni per realizzarlo. Ma alla fine ci sono riuscita, e il film è stato realizzato nel modo in cui ho sempre desiderato.

5) Nel film, specie all’inizio, assistiamo a molte scene apparentemente “gratuite” e delle quali non ne capiamo il senso. Poi, comprendiamo che ogni inquadratura era decisiva per essere collegata a quello che vediamo dopo. E non era affatto sganciata dal contesto o semplicemente un vezzo civettuolo. Perché alla fine tutti gli elementi visivi presentati nel film si allineano a quello che incredibilmente scorre davanti ai nostri occhi. Questa sua scelta registica lei l’aveva in mente sin dapprincipio o è maturata in corso d’opera?

– Era presente nella mia mente sin dall’inizio, ma è anche vero che, dalle molteplici bozze che ho fatto e poi dalla sceneggiatura completa, ho continuato a “lucidare” e ridefinire alcuni dettagli, concentrandomi su quegli indizi narrativi che potevano aiutare a legare insieme la storia. Ad esempio, la sequenza di apertura del film non è mai stata scritta ed è qualcosa che ho deciso dopo aver modificato l’intero film.

6) Come attrice, lei ha già quasi trenta credits all’attivo. Most Beautiful Island è il suo primo film da regista. Qual è la ragione, se possiamo saperla, che l’ha spinta a volersi dirigere da sola e a scrivere da sé la storia?

– Per molti anni ho aspettato e sperato in buoni ruoli. A un certo punto ho deciso di crearmeli da sola. Per fare davvero il lavoro nella forma in cui più credo e poter avere maggior potere sul processo creativo. Per prima cosa ho iniziato a produrre i miei show personali e in seguito ho deciso di scrivere e dirigere questo film.

7) Piccolo “spoiler”. I ragni velenosi, e chi ha visto il film sa di cosa parlo, sono veri?

– Non abbiamo usato effetti visivi né “body double”. È tutto reale.

8) Il suo film è stato un ottimo successo di Critica, e ha vinto già riconoscimenti importanti. Si aspettava quest’accoglienza tanto positiva?

– Ero molto nervosa riguardo la possibile reazione del pubblico e della Critica, non sapevo davvero cosa aspettarmi, dato che sapevo che avrei presentato un film “insolito”.

9) Quali saranno i suoi prossimi impegni cinematografici?

– Sto scrivendo la mia seconda sceneggiatura, da cui spero quanto prima di poter dirigere un altro film.

10) Ultima domanda. Sa benissimo che il suo film potrà dare molto fastidio ai perbenisti. Lei crede che uno dei grandi meriti del Cinema sia anche quello di creare storie disturbanti e potenti?

– Credo che, quando realizzi dei film, hai nelle tue mani un potente strumento e puoi spingerti molto lontano, ed è meraviglioso usarlo, per far sì che le persone possano pensare e sentire in modo diverso dal consueto, al di fuori dei loro soliti schemi.

di Stefano Falotico

 

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