Light My Fire
Abbiam detto, lo ribadiamo che codesto sito viaggerà su linee oniriche, rimembranti. Il fascino della reminiscenza che si fa vita nella linfa.
Infangato si battezzò.
Nella scelleratezza, sono il Verbo sacro ai sacrilegi
Scoccherà la Mezzanotte, quindi tal scritto, che sarà tramandato alle generazioni a venire, essendo “avveniristico” e ammonitorio a chi s’ammalerà della “malia” di Venere, ma poco morbido, può rientrare, a ragion logica d’anacronismo, già nel domani, forse più felice di ieri, forse trapassato perché perirò. Chissà, non so nulla ed eppur son qui. Ché niente è in verità il Mondo se non sporcar gli immondi. E non venirne…, crepandosi delle loro “emozioni”.
Saltello, bisbetico indomabilmente, e gioco da spadaccino nel mio cervello, che sbudella di “masturbazioni”, lievitando per esserne levità e carezzevolezze alla brezza.
Tu no, non puoi, non sei (in) me, che sommo non ha sonno ma piglia l’appisolato del pisell’ bello, non tanto, tutto andato. Forse “là”, ove ogni omaccione vuol entrare eccetto me, poiché non abbisogno di tappar i buchi, ma di bucherellare la mia mente per far sì che si cibi di nuovi universi e interstizi, dunque, spaziali.
Non ci sono, ma non credete non sia pronto a fregarvi ancora.
Il Cavaliere di Alcatraz naviga nell’Angelo-Diavolo Jim, sorvolando oltre il senso comune e l’inutilità della gente “cortese”, annuendo solo per graffiare le loro ipocrite abrasioni quotidiane, affastellate di boria e “gentil” accordarsi a tonalità che mi paion solo arricciate a luoghi dei soliti rituali borghesi. Ove mi rannicchio io, spensieratezza fa rima con poesia, e “dilapido” tutto, buttandomi via nel mi pare. Anche sbiancandovi, attaccandovi alle pareti. Alle faccione di chi, in discoteca, pensa a ficcare, combatterò, sbattendolo a dovere per “disciplinarlo” ché non pisci più fuori dal vaso, io sfacciatissimo ,e “sfasciato”, evito costoro che mi contagiarono e, se non posso, li eviro, nutrendo apatie che piacciono a me, “soffocato” da notti inesauste di chete mai a gozzovigliare ma di (g)orgoglio vigilante, via dagli imbrogli. Chiamatela empatia, io la definisco partir e pattinare dal vostro patimento. Non abbatteste nessuno, io batto le mani in segno di (s)fregio. Sto al bar, mi sorbisco il caffè e scialacquo, cacciandomi via di scalpitio in mezzo a questi appestati col peto a portata di “culo”. Io, sì, “bombardo” con petardi “muti”, basta il mio volto, che sa sogghignare, meditando sul seno che ballonzolerà per uno “con le palle”, meno “intimidito” quando si fotterà me e il resto, senza pagare la mancia. Un reo confesso. S’inchini e non sarà perdonato. Ma “appiedato”. Lo fornicherò di forcone e diverrà afflizione dei suoi “coglioni”. Io te lo suono, cantandone. Non arretro, son io che l’arresterò se alzerà la voce. Che fa? Che confabula? Che stronzeggia? Lo strozzerò, lui e quella scemotta tutta “impettita” quando la riempie di cazzate per farla ridere e di cazzo quando sa che non fu, perché non c’è. Il suo è mio, credo sia qui, in mezzo al suo fondoschiena-to, perché amo la sete e anche la siesta. E, in macchina, scopandomi, mi garbo in mezzo alla foresta. Adorabile di silenzio addolcito dagli uccellini, come il mio “spassoso” senza passere per le “cavalcate”. San Francesco e leprotto, erbetta e “slabbrato” da una società che mi fa pena, perché inneggia solo al pene. Ah, che barbabietole, meglio una bettola, meglio l’abete. Prendetemi per scemo, io dissennerò, essendo genio fra gli asini, e lupo fra gli agnelli che “leonizzano” di leggi addentanti. E, se non stai zitto, ti rabbuisco. d’una “bua” che ti cucirà da “Boia”. Giuda, io sono nudo. Sono Cristo e anche l’Anti più avanti.
Prego, chi è? Ah, sono io. Dio.
Pensavo fosse quella puttana di tua madre. Sarà beatificata. Pensa te. Tanto Vergine che “la” conosceranno oltre i confini.
Oh, non s’accontenta mai questa. Pure la “gratificazione” nel “Paradiso”.
E dire che il miglior cherubino fu spedito all’Inferno e trattato da Lucifero, solo perché aveva già visto che avremmo alterato l’ordine “sacerdotale”, invitando al banchetto “nuziale” costei.
Una “balia”, una bugiarda, una meretrice. Una traviata.
No, me non mi avrà. Preferisco Maddalena, la mia cagnolina davvero a quattro zampe. L’ho acquistata lo scorso mese. Tiene davvero compagnia. Meglio dell’animale umano.
La mia muta, mutai sì, da muto a nuotatore.