Le iene (Reservoir Dogs), recensione
Ebbene, oggi parliamo de Le iene (Reservoir Dogs), scritto e diretto da Quentin Tarantino al suo esordio straordinariamente incommensurabile dietro la macchina da presa.
Le iene è un film della durata secca di un’ora e trentanove minuti. Presentato nel gennaio del ‘92 al Sundance Film Festival, uscì sugli schermi italiani a Ottobre dello stesso anno.
Per molto tempo, alcuni cinema lo proiettarono anche col rieditato titolo Cani da rapina. Più in sintonia col titolo originale.
Le iene rimane a tutt’oggi uno dei migliori film di Tarantino. Se non addirittura il migliore in assoluto assieme ai suoi due successivi, Pulp Fiction e Jackie Brown.
Difatti, chi scrive questo pezzo considera soprattutto i suoi ultimi tre film, in particolar modo l’ultimo, C’era una volta a… Hollywood, decisamente inferiori a Le iene, malgrado siano stati film, come sappiamo, largamente, non sempre a torto, acclamati. Senza voler opinare in merito o addentrarmi in comparazioni sofistiche, ritengo Le iene un film superiore poiché, a prescindere dalla sua maggiore brevità, in modo paradossale, funziona decisamente di più rispetto alle recenti opere di Tarantino, troppo programmaticamente calcolate a tavolino e ne svetta, assente di sofisticatezze minuziosamente superflue o troppo ricercate, per i suoi dialoghi strepitosamente intrisi di grottesco umorismo al vetriolo, conditi con una pazzesca sequela interminabilmente spassosa di parolacce volgarissime però assolutamente pertinenti e godibilmente mischiate all’atmosfera incredibilmente, macabramente spassosa della vicenda assurda raccontataci.
Palesandosi, senza infingimenti o artefatta costruzione narrativa esageratamente studiata, come un divertissement infallibile da rivedere all’infinito, amandolo alla follia senza soluzione di continuità.
Trama, basata su vari piani temporali incastrati in un intreccio a mo’ di matriosca e impazzite schegge come mosaici perfettamente bilanciati a un geniale puzzle:
sei balordi assolutamente estranei l’uno rispetto all’altro, i quali si chiamano solo secondo nomi fittizi di colori (incarnati da Harvey Keitel, Tim Roth, Steve Buscemi, Tarantino stesso, il vero Edward Bunker, Michael Madsen) stabiliti dal loro capo Joe Cabot (Lawrence Tierney), si riuniscono in un garage-capannone malmesso dopo una rapina andata a male.
La rapina però (spoiler), infatti, da loro forse organizzata troppo sbrigativamente, finirà in un’escalation di violenze inenarrabili.
Per di più, i sei partecipanti, chiamiamoli così, cominceranno progressivamente a sospettare reciprocamente di loro stessi, innescando una serie di reazioni a catena tanto cruente quanto morbosamente crudeli e, per lo spettatore, follemente divertenti.
Le iene inizia con la voce di Quentin Tarantino in persona, nei panni di Mr. Brown, che disserta allegramente e in maniera scanzonata riguardo il significato misterioso della hit di Madonna, Like a Virgin, attorniato dagli altri membri di questa sorta di confraternita buffa di sciroccati tanto malavitosi quanto scalcagnati, sfigati ed esilaranti.
Quindi, con un velocissimo montaggio incrociato, assistiamo alle urla disperate di un Tim Roth in stato di grazia recitativa, as Mr. Orange. Il quale, confuso e allucinato, sdraiato nel sedile posteriore di una macchina sgarrupata, impreca poiché perdendo sangue copiosamente ed essendo stato ferito a morte imprevedibilmente dopo la sfortunata rapina, si rivolge a Mr. White/Harvey Keitel. Che forsennatamente si sta involando verso il capannone succitato per trovare momentaneo rifugio.
Difatti, Mr. Orange non può essere portato in ospedale. Altrimenti, confidando ai medici del pronto soccorso le motivazioni del suo dissanguamento, sarebbe costretto a confessare la verità, incriminando di conseguenza tutti i componenti della gang.
Fra questi gangster da strapazzo fuori di testa, uno di loro è peraltro un infiltrato. Un agente di polizia, uno sbirro stronzo sotto copertura, insinuatosi furbescamente nel gruppo per incastrare tutti i malviventi, compreso il figlio del boss, Nice Guy Eddie (Chris Penn).
Ci fermiamo qui, altrimenti sveleremmo troppo per chi, colpevolissimamente, non avesse mai visto Le iene.
Le iene, ai tempi della sua uscita, malgrado gli immediati, entusiastici voti altissimi della Critica istantaneamente ricevuti, fu una pellicola al contempo aspramente ostracizzata dai benpensanti. Rimasti disgustati dall’uso massiccio della violenza e della truculenza impiegata da Tarantino nel film.
Tarantino, di lì a poco, fu anche accusato di plagio. Poiché alcuni malfidati sostennero che Le iene non fosse altro che un remake non dichiarato di un film di culto di Ringo Lam, ovvero City on Fire.
Tarantino, in effetti, non disconobbe mai di essersi ispirato, in gran parte, al film di Lam. Così come d’altronde ammise e tutt’ora ammette, senza vergogna e ammirevolmente, chiarendo la sua poetica fin dapprincipio, che lui adorabilmente copi, rubacchiando le idee dagli altri al fine di riciclarle secondo il suo stile personale. Conservando quindi una sua pregiata unicità libera da ogni contraffazione capziosa.
Fatto sta che Le iene rimane un capolavoro intoccabile.
di Stefano Falotico