La legge(nda) di Johnny Depp, gli zingari sono più sexy, “gonzi” e ronzano d’avventurieri…

Johnny Depp Brave

 

Sono più brave…

e rinchiudo nelle bare i bari

Heart in auge delle nostre anime (dis)armate, articolate senz’esibizionismo degli “articoli”, mani in alto teppisti dei cuori, siete inariditi e noi invece scendiam dalle Alpi, sbarchiamo dalle navi per gelarvi nel sepolto già blindarvi ov’ancor più artici tremerete di freddo e fame che scippaste. Eguale è il nostro sdegno, ché avviliste la dignità di noi coraggiosi.

Intrepidità ci scote, di percosse vi (se)viziamo, d’ozio marmoreo non ci diamo la vostra mossa, gustiamo mousse del tiramisù più dolce alla vita, fra donne innamorate da sparger di glassa “rinfrescante” in calorifero ringhiar dentro tende da indiani fumanti caldi scirocchi, e poi sospirar lievi la prateria sconfinata della fantasia.

Il livor vostro nei nostri riguardi non ci concerne.

Ci “congedaste”, confinandoci in riserve ché sper(on)aste, con silenziante sparo, sparimmo senza lasciar tracce… di sangue con cui, “affettati”, recideste e intagliaste i visi pallidi di voi imbellettati dietro una “levigata” maschera.

Invece resistiamo e non desisteremo, siamo l’insistenza pari alla vostra ostinazione.
Alle persecuzioni con cui c’incuneaste nella calma apparente.

Ascoltate come la nostra voce, dall’oltretomba, sobriamente è già prossima a dilaniarvi?
Agguerritevi, incagniti urlateci la rabbia di non averci (de)moralizzato.

Tanto anelaste a diffamarci, ché volete solo voi le fette della torta, ma scordaste la “ciliegina” di noi infarcenti la finta vostra pasticceria di amarognola “cremosità”.

Siam tornati più incattiviti di prima.

Noi siam “marchiati” dalla nascita dall’“onta” dell’alterità.

Siam diversi ma non ci rispettaste. E quindi perché mai dovremmo adattarci al vostro “stile?”. Noi continuiamo a vivere così, che vi piaccia o meno, se no sarà guaio ribaltato, carro armato nostro corazzato e sempre più rinforzato, battagliero e florido nell’imbestialirvi tanto che v’inacidiremo d’identica flora… intestinale.

Noi siam “vegetali” fra la vegetazione, porgiam fiori alle donne nostre che defloriamo con l’incantate poesie melodiose del Cuor maiuscolo. Supreme, si svestono, in fretta ci cavalcano e godono innalzate a “unicorni”. Bianco candore e nessuna vostra volgarità celata dietro l’eleganza di plastiche…

Siamo la chirurgia che le brama e ora siamo noi a sbranarvi. Dalle brine del nostro gelo, s’è inorgoglito il rigoglio del nostro rosso… di sera.

L’asso di scopa, la figa vera a mazzate contro voi, gli ammazzatori.

Le nostre fighe profuman di rosa, sono cerbiatte e non come le vostre lorde ratte.

Le trangugiate in cene baccanali, noi danziamo invece con le ancelle più pure, elevando… a Bacco l’imboccarlo di nudità senza i timori “reverenziali” delle vostre vergogne.

Oh sì, prego… “vossignoria” c’umili d’offese, siete solo intimidatori ai vostri reiterati crimini. Noi ce ne fottiamo.

Saliamo le savie montagne dei di voi peccati, preghiamo il Signore solo della vita, liberi dalle idolatrie, dai pensieri omologanti, dalla “forma mentis” deforme del vostro inappellabile giudizio. Noi leggiamo leggeri la nostra autenticità, ci barderemo di fierezza anche animalesca, e non badiamo oramai più a dar retta alle vostre direttive.

Ci direzioniamo a genio del piacer estemporaneo, dell’esistenza captiamo la librata impudicizia e considerateci pure bidoni d’immondizie.

Sono il pupillo di Tim Burton, il braccio destro di Emir Kusturica, la rettitudine moralissima delle giustezze, dell’indiscutibile Bellezza.

Se non vi aggradiamo, ribadiamolo… digraderemo dalle valle a vostre lagrime.

Ma poi non piangete ché già (es)torceste, non ci sentiste… voi che sentite solo sconcezze e frasi fatte. Siete sol che lo stampino delle merde che pesteremo e non potete calpestarvi.

Avrete pugni in fiacca. Noi battiam… la fiacca. Ce ne freghiamo della “bella” fica.

Indossiamo il papillon, siam fiocchettini di “neve” giammai fiochi ma fuochi, perennemente “fuori”, ai border… della splendida alienazione.

Amiamo Nizza e Bordeaux, vi leghiamo di frizzi e lazzi e vi prendiam per il lazo.
Siam rudi e da rodeo.

Io sono Johnny Depp. Sulla mia faccia leggerai le leggi della mia origine zingara.

Johnny Depp è un coraggioso, io sono bello come il Sole ma vivo nella cupezza a tratti scalciante su scalp(it)o alle (bag)asce!

Sono “fortunato” come Johnny…

La mia sfiga esistenziale si misura da questo: ieri ho effettuato il pagamento tramite PayPal a youcanprint.it per l’acquisizione, leggasi 30 Euro, del codice ISBN d’attribuire a un’altra mia nuova opera di self publishing che pubblicherò, appunto, con loro. Oggi, è scattata l’offerta della promozione gratuita. Insomma, avessi aspettato solo due ore e non avrei speso un cazzo tranne la spedizione.

Tutto vero, fra pochi giorni sarà disponibile, un’opera falotichesca di quasi 350 pagine.
Il correttore di bozze stava impazzendo per colpa dei miei voli “pindarici” ma è rimasto impressionato più di una stampante a colori.
Svelerò il romanzo con calma, a tempo “debito”.
Compreso Petér Farsang, illustratore americano, che m’ha concesso la cover previo “pedaggio”.

Sì, Johnny sta con Amber Heard, io leverò presto le ancore, cantando con gli indiani l’ambra delle aurore.

Su questa stronzata, vi lascio a culo vostro.
Di mio, ce l’ho cronenberghiano.

Anzi no, dobbiamo chiarire la clausola:

ho telefonato per chiedere uno strappo alla regola. Mi han detto che, pur avendo saldato alle 22, due ore prima della Mezzanotte, la fattura non è retroattiva.
Ho risposto che però potrei inserire il “bonifico” in forma lor passiva.
Ha agganciato la cornetta, un cornuto di merda.

Come si suol dire, ho le corna in testa, nei testicoli no.
Johnny Depp invece è Johnny. Non puoi dirgli nulla. Sta con la faccia da mammalucco, ove noi uomini sappiamo, e tutte le donne pilucca.
Sì, abbiamo la stessa “ottica” della vita. Lui basa (il) tutto sugli occhi e ottiene il plauso delle gnocche, io confondo l’albicocca con le poche ciocche di capelli rimastemi, causa stress.

 

La “fine”, di “fino”, this is the end

Mostro… il “mio” a una di Facebook:

– Dal cel non lo vedo.

– Basta che vedi l’uccello vero? Adesso sei (s)collegata sui viali? Ecco il cavo!

– Mi raccomando, fai il bravo…

– Anche tu. Stai a cuccia, mignotta. Stasera non dar(me)la, domani troverai uno di denari. Io uso il “bastone”. Adesso, vado a giocare a briscola.
– Ehi, figlio di puttana!
– Non sono tuo figlio!

 
La picchio e la lascio con lo “smalto”. Le unghie sono mie.

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

 

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