“Il mistero di Sleepy Hollow”, recensione
Ogni mister(y) è un Illuminato e va svelato, attento al cavaliere senza testa che svelto (de)capita
Poesia di mio zuccone:
la zucca non è una fata Turchina,
è una strega maledetta d’arpionare in quant’arpia,
ella saccheggia di (c)alza a pennello e di carbone va annerita,
sfilandole i calzoni e mostrandoglielo “mostruoso”,
infil(z)ante di “caramello” e,
nel bruciarla…,
rintuzzar quel che,
rizzante,
la sua prosapia da zietta zittisce,
poi,
(de)fluendola in spada fosforescente,
arrugginendo ruggente
di acquaragia nel gracchio non radioso,
lo estrae ancor ardendosi
ché,
la vecchiaccia non attizza
il tuo strizzato giovincello tizzone volenteroso
Stizzendoti,
intirizzita non ti svezzò,
strisciò ma non la sradicasti
dal suo marcio guscio
e,
pentendoti di generoso dat(tter)o penetrante
ma non permeandola,
ti smarrisci per altre impervie selve oscure,
come blair witch project,
spaventato dall’orrida asprezza
della sua avvelenante mela
a tua quercia disboscata da tal olezzo,
imboccando la via mesta fra un dartela a gambe
per salvarti la pellaccia
fra erbe,
forse droganti,
meglio comunque dell’acida senza canestro,
meglio,
sì,
la fragola campestre,
forse sarà un fungo ancor più deludente
ma questa puzza
e
ti ammoscia il pelo
per impianto tricologico
ai limiti del vomito
Tale componimento falotico è da tutti i bambini recitato a memoria al grido ululante di questa Notte di Halloween nell’ormai famosissimo motto dell’“Ammazza… quanto sei brutta… la vecchia col flit”.
Non flirtare con una scassapalle oramai andata a “puttanona” ché ti taglierà solo i maroni, perché fa bollire le caldarroste, dunque (o)mette le castagne al fuoco… spento e neppur ti g(l)a(s)sa come del morbido, fondente marron glacé.
Dinanzi a questo “dessert” al “tuo” desertico e assiderato, salvati col Cinema di Tim Burton,oasi favolistica anche se sempre “onanistico” dentro storie “rustiche” di freak,
comunque un bel (mi)raggio, seppure al lunar crepuscolo,
in confronto, e in fronte, ai “terroristi”.
Sì, il Cinema di Kathryn Bigelow era vampiristico nei suoi strange days migliori, poi si prese troppo sul serio, vinse bei Oscar grazie al suo “sedere”, eh già…
a sessanta an(n)i è ancora un bel vedere, ma preferivo Point Break alle “adrenaline” di Hurt Locker e compagn(i)a bella.
Beato lo sceneggiatore.
Altro che Zero Dark Thirty, qui abbiamo un Christopher Walken che decolla di fulcro narrativo “centrante” in miracolo del cameo inventato da un Burton davver geniale.
Il fascino di Chris sta nei suoi occhi “alla diaccio”, invece Tim gli arde il viso e lo rende visibile solo atterrente verso la fine di volto incandescente a impaurirci nel (sob)balzare davanti al “brutto” che (ci) piace.
Puro horror (s)mascherato da giallo in costume, in epoca senza Tempo, in leggend’arcana su canini sanguigni del Chris indiavolato, del Depp nostro più amato, una cera bianca e cerulea come la Luna, della Christina più Ricci(oluta) e ambigua, dei paesaggi evocativi in bitorzolute foreste animate, in spaventapasseri ed efebico Ichabod Crane, scienziato un po’ vagabondo, senza macchia dirimpetto al nero… cavaliere errante che a tutti recide il cranio per poi darsela in buio col cavallo…
Non è un racconto di Italo Calvino ma un colpo di “malocchio”, appunto, che fa il culo allo stregone, perché Depp è come me, se ne fotte delle superstizioni, se la fa un po’ sotto però poi ti spezza le ossa. Insomma, ti mostra per il mostro che volevi nascondere.
Questa recensione è galattica, ora andate a festeggiare.
Io, lo zio Fester, ve lo ordino.
Ah, comunque odio Halloween. Non è una nostra festa.
Che sono queste cere “cristiane” pagane?. Meglio, a questo punto, Cher. Oh, sapete la verità? L’ho vista l’altra sera in un programma statunitense.
Cazzo, quelle cosce non sono malvage. Eh no, anche se all’anagrafe è (ri)fatta. In breve “lasso”, il mio cazzo raggiunse un grande share.
Un Depp glielo darei. Tu no?
E allora per te il trucco, mio “tocco”, da Frankenstein.
Ricorda: lascia stare Dracula e anche Wolfman.
Insomma, sono un genio che mette i brividi? Copriti, fuori fa freddo, mi raccomando… “tienilo” al caldo e offrile dei “cantucci”. Quando la pelle “vien” accapponante, lo “zampone” è San Silvestro o nella gatta zuccherante di 31 Ottobre prima di “Ognissanti” e dei defunti…? Nel dubbio, fottitela, affonda. Ficca anche nella cripta, sii lindo nella sigillata.
Oh, mio Dio, sono un Signore gelante.
Ah ah. Molla la crema, è mia.
Come dico io, sembro una zucca vuota, invece ce n’è… di “sale”. E, salivando, anche in ascensore un po’ ubriaca fa più gonna di mio “strudel”.
Lo sleepy hollow sono qui a voi, mie damigelle. Vivo nella penombra, faccio quasi pena, il pene un po’ addormento adorabilmente adombrante, eppur (non) è né lombrosiano né dormiente.
Svegliandosi, va vagliando… e, maculante, non è proprio immacolato.
(Stefano Falotico)