UNA VOCE AMICHEVOLE (A Friendly Voice) by Daniel Latteo, recensione
Oggi, voglio presentarvi sinteticamente, spero però esaustivamente l’affascinante, bel cortometraggio firmato dal filmmaker Daniel Latteo. Disponibile alla visione su YouTube e su Vimeo, anche in versione english sub.
Drama–horror–mystery del 2009, Una voce amichevole si presenta così nella sua breve ma evocativa sinossi già richiamante torbide atmosfere fascinose di forte impatto emozionale e palpitanti di visionarietà misterica:
Nicholas è un ex yuppie di successo di trent’anni che da qualche tempo sta attraversando una profonda e straziante crisi esistenziale. Da questa sua situazione, Nicholas sembra non avere alcuna via d’uscita. Ma quando tutto sembra oramai senza speranza, egli inizia a sentire una strana voce che gli parla in tono sia amichevole che sprezzante, senza riuscire a capire da dove provenga.
Bella fotografia suggestiva e ricercata, d’atmosphere, a cura di Angelo Strano.
All’istante, nell’attimo stesso in cui è comparso, già nella penombra, il viso del protagonista (Fabio Aiuto), coi suoi lunghi capelli fluenti e sottilissimi, mi ha ricordato immantinente Nicolas Cage. Infatti, la mia associazione mentale non è stata erronea. Scopriamo presto che il suo character si chiama, neanche a farlo apposta, Nicholas. Il ragazzo lascia il lavoro, anzi, lo confida alla sua partner durante una cena in cui con lei si sfoga rabbiosamente. Dichiarando, con ira allucinata e forse in preda alla paura riguardo il suo incerto futuro, di essere stanco della solite routine che lo sta via via prosciugando nell’anima, inaridendolo a mo’ di zombi. Non sa cosa stia cercando dalla sua esistenza ma, con le valigie in mano, cammina con aria disperata, spaesata e perplessa lungo il corridoio di un albergo che potrebbe farci venir in mente il famoso e inquietante Overlook Hotel. Al che, una voce stridula di donna, probabilmente anziana, (la madre, una strega, una sua immaginaria demoralizzatrice, una proiezione uditiva del suo inconscio?), mellifluamente proveniente dalla misteriosa stanza n.33, lo redarguisce, ammonisce e soprattutto umilia nell’animo, scaricandogli addosso cattive etichette e maligni epiteti atti a distruggerlo psicologicamente, ad annientarlo e demotivarlo col potere della suggestione più perfida e subdola. Un pezzente intanto, alloggia, per modo di dire, nel corridoio, accasciato a terra e con sguardo perso e spento, altresì glaciale, che perturba e angoscia noi e il protagonista. Chi è Nicholas? Dove sta andando? A chi appartiene la terribile voce femminile senza identità precisa, lasciata fuori campo? Parte centrale meravigliosa, girata egregiamente. Con un gioco di dissolvenze incrociate veramente riuscite e tecnicamente magistrali, zoomate d’impatto e primi piani studiati con estrema accuratezza e sofisticata oculatezza per instillarci senso alto di tensione palpabile, impreziosiscono questo corto perlaceo dai molti e non trascurabili pregi importanti.