MR. BROOKS, recensione
Ebbene, a distanza di un giorno, ahinoi, dalla triste scomparsa inaspettata del grande William Hurt, celebrato attore premio Oscar (meritatissimo) per Il bacio della donna ragno di Héctor Babenco e protagonista, oltre che di svariate pellicole del suo mentore e fidato amico Lawrence Kasdan (il grande freddo), di Figli di un dio minore, abbiamo pensato bene di ripescare dal cilindro, potremmo dire, della nostra memoria d’incalliti cinefili appassionati e irriducibili, una pellicola con lui, interprete magistrale assieme a un Kevin Costner (qui, anche in veste di produttore in prima linea) in forma smagliante, ovvero Mr. Brooks.
Mr. Brooks è un ottimo thriller psicologico del 2007, diretto da Bruce A. Evans. Il quale, inoltre, lo sceneggiò personalmente, unendo le forze con Raynold Gideon.
Evans, regista non particolarmente famoso ma writer di straordinaria classe e finezza di penna (suoi, infatti, gli script del magnifico Starman di John Carpenter e di Stand by Me – Ricordi di un’estate) che vinse, in tal caso, con questa sua pregiata, particolare opus, diciamo, anomala e al contempo assai interessante, ricolma di risvolti tanto inquietanti e morbosi quanto intellettivamente stimolanti e suggestivi, la sua cinematografica scommessa. Dirigendo, giustappunto, tale suo Mr. Brooks con indubbia personalità e da fuoriclasse, infondendogli vita propria ed egregia maestria da puro encomio mirabile.
Detto ciò, Mr. Brooks, film della durata di due ore nette mai annoianti, bensì fascinosamente avvincenti, non è di certo un capolavoro né un grande film ma allo stesso tempo, ribadiamo, è una pellicola importante di cui specialmente il sottoscritto serba una notevole impressione fin dalla sua prima visione avvenuta ai tempi della sua uscita nelle sale.
E rappresenta, ricollegandoci ad Hurt, una tappa significativa all’interno della sua invidiabile carriera e del suo altalenante excursus attoriale d’assoluta rilevanza che però, come sappiamo, dopo il forte exploit degli anni ottanta, per cui annoveriamo fra le sue interpretazioni di rilievo naturalmente Gosford Park, nel corso degli anni subì improvvise e piuttosto inspiegabili battute d’arresto alquanto strane.
Al che, Hurt, dopo esser salito agli onori delle cronache anche, ovviamente, con Dentro la notizia, patì un’estemporanea débâcle e un’assurda, lenta ma progressiva emarginazione dall’Hollywood che, come si suol dire, conta. Pur lavorando a getto continuo, ecco che, nei nineties, Hurt andò irrazionalmente incontro a numerosi fallimenti sonori (pensiamo, per esempio, a Lost in Space) non soltanto per colpa sua, intendiamoci bene, risalendo poi, un po’ tardivamente, soltanto la china in virtù d’alcune sue prove da “caratterista” di risma, quali A.I.- Intelligenza artificiale di Steven Spielberg, Into the Wild di Sean Penn e il sottovalutato, perfino quasi misconosciuto The Good Shepherd – L’ombra del potere di Robert De Niro.
Tornando invece a Mr. Brooks, eccone a grandi linee, per non sciuparvi le sorprese se non l’avete mai visto, la trama, essenzialmente da noi condensatavi sinteticamente ma ritratta nei suoi punti imprescindibili e più salienti, irrinunciabili:
Earl Brooks (Costner) è un uomo di successo, peraltro recentemente insignito di un’onorificenza ragguardevole da uomo dell’anno, sì, una sorta di premio da cittadino onorario, assegnatagli dalla città di Portland. Luogo in cui si svolge la vicenda. Earl, però, non è forse l’uomo moralmente integerrimo e perfetto che potrebbe sembrare. Probabilmente, nasconde una doppia personalità pericolosa che si riflette nel suo immaginario alter ego di nome Marshall (Hurt). Quest’ultimo, suo braccio destro fittizio e “influencer” personale glacialmente speciale dei suoi assassinii da recidivo, giammai curato killer mentalmente non poco disturbato. Al che, accadono agghiaccianti omicidi inspiegati e su di essi comincia a indagarvi una signora molto in gamba, con le palle e bellissima, la detective Tracy Atwood (un’inedita Demi Moore dallo sguardo severo ma sempre avvenente e sexy oltre l’immaginabile). Come andrà a finire? Chi è, in verità, nella sua totale psicologica nudità, il sig. Brooks?
Film dai molti pregi, congegnato narrativamente in modo sofisticato, Mr. Brooks, film costato soltanto venti milioni di dollari, cifra alquanto bassa per gli standard e i consueti, ben più onerosi, budget hollywoodiani, ottenne un discreto successo al botteghino e, pur non sfracellando il box–office internazionale, incassò a livello mondiale circa tre volte di più rispetto ai soldi spesi per realizzarlo. Dunque, può essere tranquillamente considerato un buon successo commerciale.
L’accoglienza della Critica fu alquanto parimenti soddisfacente, sebbene non entusiasmante. E Mr. Brooks, ripetiamo, nonostante non risulti affatto un film indimenticabile o perfetto, si lascia vedere che è una bellezza, soprattutto per merito dei suoi due affiatati e bravissimi protagonisti, Costner & Hurt per l’appunto.
I quali, entrambi giostrandosi eccellentemente fra istrionismi carismatici e giochi recitativi bilanciati, diventano un tutt’uno, in ogni senso, col character principale.
Un’altra superba prova, quindi, per Hurt.
Infine, se volessimo divertirci e riflettere con parallelismi meta-cinematografici, il personaggio di Brooks è accostabile, per via di molte somiglianze, al Tom Stall/Viggo Mortensen di A History of Violence, firmato da David Cronenberg.
In cui Hurt, inutile dirlo ma lo diciamo lo stesso, duettò genialmente nel prefinale con Mortensen, agguantando la sua ultima nomination agli Oscar, stavolta però come best supporting actor.
Un bel film, una grave perdita quella di Hurt. Un grande attore di rara sensibilità e bravura recitativa veramente da fuoriclasse.
Mitico William!
di Stefano Falotico