CON AIR, recensione
Ebbene oggi, per i nostri racconti di Cinema, recensiremo Con Air. Ovvero, checché ne dica la seriosa e snobistica intellighenzia critica, assai vetusta e noiosa, uno dei migliori film action in assoluto degli anni novanta. Perché, sì, Con Air è certamente cialtronesco, rozzo e dozzinale, volgare e pasticciato, anzi, subito ci correggiamo e puntualizziamo, un folle, dissennato e smodato pastiche all’insegna del Cinema smargiasso più “blockbuster”, in linea coi confusi nineties, altresì è innegabilmente divertente oltremisura e smisuratamente geniale nella sua spettacolare sciatteria iperbolica, scalmanata ed esilarante.
Con Air segna l’esordio alla regia di Simon West (La figlia del generale, Lara Croft: Tomb Raider). Dunque ne è, in assoluto, la sua opera prima. Ora, volenti o nolenti, per quanto, ripetiamo, la sussiegosa “critica” ufficiale consideri West un cosiddetto e anonimo shooter, ovvero un modesto artigiano interscambiabile e bravino soltanto ad allestire hollywoodiani giocattoloni affidatigli su commissione, qui vogliamo immantinente sfatare queste tristi e patetiche nomee oramai superate, legate cioè, giustappunto, a una visione vecchia del Cinema, confutando fortemente tali appena suddette definizioni stupide e retrive, pedantemente e inutilmente classificatorie, soprattutto decisamente deleterie per il Cinema.
West, sotto l’egida produttiva del lungimirante Jerry Bruckheimer, con tale suo Con Air ci regalò un film positivamente poco pretenzioso, solamente incentrato sulla dinamicità visiva più giocosa e concepito unicamente per intrattenere in modo tanto “stolto”, pacchiano e rumoroso quanto sfizioso. Poiché, ancora evidenziamolo, Con Air fu pensato esclusivamente per essere puro entertainment senza fronzoli e/o ambizioni artistoidi.
Scritto brillantemente da Scott Rosenberg, eccone la trama sinteticamente ridotta all’osso e, ribadiamo, congegnata al solo scopo d’innescare il motore propulsivo, scattante e dinamitardo dell’azione più spericolata e furibonda:
Cameron Poe (un Nicolas Cage in forma fisica e attoriale veramente smagliante) è un ranger medagliato e decorato che torna da sua moglie Tricia (la bella Monica Potter). Dopo aver festeggiato con lei in un locale, dei bulli aggressivi compiono delle sfrontate avances poco carine e assai scortesi nei riguardi di Tricia, provocando la giusta suscettibilità di Poe e la sua istintiva reazione furiosa. Accidentalmente, in seguito alla confusione della violenta colluttazione avvenuta, a sera tarda, sotto la pioggia battente, Poe uccide uno degli aggressori, frantumandogli il naso con un tremendo cazzotto sferratogli per legittima difesa. Viene processato e condannato a otto anni di carcere duro in quanto ritenuto colpevole di omicidio preterintenzionale. Nella malinconica e triste, interminabile attesa di poter riabbracciare sua moglie, nel frattempo aspettando trepidantemente il remoto giorno della sua liberazione, Poe, in prigione, continua ad allenare fortemente il suo fisico muscoloso, scrivendo lettere profondamente romantiche alla moglie. Finalmente, scocca il giorno tanto agognato in cui può meravigliosamente respirare il profumo della libertà. Ora è solo questione di ore prima che Poe possa rivedere e riamare sua moglie dal vivo. Parimenti e ovviamente, lei, enormemente e comprensibilmente emozionata, non sta più nella pelle e lo sta aspettando febbrilmente e impazientemente. Però, a bordo dell’aereo che condurrà Poe a destinazione, salgono, oltre a Poe, alcuni dei criminali più temibili d’America, fra cui lo spietato ergastolano, psicopatico e sadico, di nome Cyrus Grissom (un John Malkovich granguignolesco e al massimo del suo istrionismo piacevolmente sopra le righe). Il quale, assieme alla sua folle compagnia di criminosi suoi affiliati, dirotterà pericolosamente l’aereo. Rischiando, non poco, di scombussolare ogni imminente gioia amorosa di Poe.
A tentare di sventare l’operazione di dirottamento e il piano atrocemente delinquenziale e sanguinario di Cyrus, oltre all’intraprendenza eroica di Poe, interverrà il soccorso, forse non prodigioso, certamente però solidale, primario e provvidenziale, dello U.S. Marshal Vince Larkin (un John Cusack in grande spolvero e assai simpatico).
Riuscirà il temerario e sfortunato, altresì grintoso, Poe a ritrovare la serenità perduta, soprattutto ad agguantare i nemici ostili e a riacciuffare la sua romantica vita interrotta per colpa del fato avverso e dei nefandi, imprevisti eventi frappostigli contro?
Scoppiettante, pirotecnico, girato con un senso del ritmo vertiginoso, Con Air è un eccellente film d’intrattenimento purissimo, con una dolcissima e ottima canzone, How Do I Live, candidata all’Oscar, che fa da colonna sonora portante ed emozionante al finale, sì, sdolcinato e pateticamente mieloso, al contempo cinematograficamente melodioso.
Inoltre, oltre al perfetto terzetto affiatato di Cage-Malkovich-Cusack, brilla un eterogeneo e pazzesco cast di comprimari da leccarsi i baffi, fra cui Danny Trejo (Machete), Rachel Ticotin (Atto di forza), Mykelti Wlliamson (Heat), Ving Rhames (Al di là della vita), Colm Meaney e uno Steve Buscemi imperdibile che parodia, in modo sublime, Hannibal Lecter.
Con Air è il classico guilty pleasure innegabile che, qualitativamente, forse non vola molto alto ma, a livello prettamente inerente la questione del semplice divertimento non pretenzioso, funziona alla stragrande.
E sarebbe un delitto non ammetterlo sinceramente e spudoratamente.
di Stefano Falotico