“Finding Neverland”, recensione

 

Finding Neverland

In nessun luogo, Nessuno in landa solitaria della mia compagnia coi lupi “bambini”, oh mio Hook, dai, scaglia la prima pietra e “aromatizzerai” la guerriglia del mio “infante” mai domo… nessun dolore…

… braci elettriche, le invoco, a braccetto del cloro, limpido arbitrio della mia libertà ignota!
Porgimi un bacio, “seviziami”, oh mia viziosa, sii vispa letizia delle armonie che persi, raccattami dalle strade buie ove sparii, spiami in “glabro” petto dell’amore e tingiti di meraviglia. Inalbera questo guerriero che, stanco di tanto lor putrefarsi, si stava spegnendo, acceso soltanto della rabbia vana. Sii “muschio” a me senz’età, il mio “travestimento” scoprirai e, di cantilene sognatrici, viaggeremo lindi nell’armistizio, pacifisti in questo Mondo di rospi. Allunga le gambe, cingimi e cavalca l’avvinghiato adesso tuo sorriso, offerto dentro di n(u)o(v)i. Il rovo hai rinfrescato di lucenti fiamme, estinte eran quasi aride, rese “amorfe” sul cordoglio dei rimpianti. Ma, dal nero corridoio, invischiandoti a me, il Principe della fantasia fiera d’esserci ancora, qui brilla una viva Luce. Prima, t’avvicinasti timorosa, strappasti poi con garbo l’eleganza mia raschiata da troppi pugni, scheggiandomi lassù. In te, profetica come me ché la vita non è un rigido “adult(eri)o” delle meschine “nobiltà”. La vita è incanto perpetuo, gravitiamo su questa Terra e scompariremo in un attimo. Gli altri se lo son scordati e si sono quindi legati a regole assurde del “vivere” la progressiva morte. Tristissima.
Vieni via con me…

This Night is forever into my eyes for the light.

Così, esagero e mi dai uno schiaffo in faccia. Fui forse irriverente d’aver troppo osato e “calcato la mano?”. Ma come? Se fosti tu a iniziar d’ammiccare affinché “infilassi”. Ora, invece, ti (ri)tiri e ritrai questo divino avermi… toccato e dunque subitaneo accodarti al pensiero di tutti? Lasciati andare, fai sì… che vada, libera e gioviale. Non voglio vederti morire, stringimi e attingiamo laddove per la moltitudine di stolti è solo reprimersi nella foll(i)a. Che solitudine a ingannarli. Pensan di tracannare la felicità ma guadagneranno sol che una manciata di “mancini”.
Adesso, hai (ri)trovato me. E ne devi avere cura, non essere avara. Oh mia amata. Matami. Non addolcirti di finte pomate. Non vergognarti a sgolarmi. Lo so. Credi che sarebbe ridicolo… e meriteresti quindi non la patata sbucciata bensì sul naso dei pomodori. Non ammattirai, te lo garantisco. Sì, schiaccia(mo)li. Siamo infanti e, se vorranno infrangerci per tale innocenza birichina, fottiamoli noi nel buchino. Saltando come Satanelli in quest’esistenza bella.
Guarda quello scemo. Ride “contento” come a teen spirit. Ha frainteso Kurt Cobain di miele sciocco e s’è venduto al porcile sui divani. Meglio noi che ci sbellichiamo! Meglio smell che piangere.
Me la ridai… la sberla? Dai dai. Sono uno stronzo. E il problema dov’è? Guarda quella testa di cazzo, assomiglia a un culo. Non è un granché una sua vita “fortunosa”. Prima o poi, verrà anche per lui la giusta “trebbiatura”.
Io, invece, da sempre son stato affascinato dai personaggi mitologici. Tu chiamali, se vuoi, Cristo, Siddharta oppure il qui presente James Matthew Barrie, “fallito” totale. Teatrante per quattro “ganzi”. In pochi mi stimano, sono anche timido. Non valgo una fottuta lira. Ce la possiamo dire? Solo uno mi tiene in buona considerazione. E chi se non ilpiccolo grande uomo Dustin Hoffman? Crede in me. Fa bene? Secondo gli spettatori è “No”. Oltre ai fischi. Sì, sono ingenuo, prendo fiaschi e non le damigelle per i fianchi. E tante umiliazioni mi han sfiancato. Sto diventando fiacco, inflaccidito e con sempre più cazzi. Quindi nessuna figa. Sono Nessuno.
E ora che posso fare? Sono un cane. Sto al parco, seduto “in panchina”…
Ma chi se lo sarebbe aspettato? Che colpo, ragazzi. Incrocio quel gran pezzo di Kate Winslet. Qui, tra i frutt(et)i dell’amore perso, tra farfalle e margheritine, anche Kate è un po’ sfiorita. Delusa, avvilita, con quattro figlioletti da mantenere. E io sono pure un buono a nulla a letto. Però è bona, va detto. Non se ne farà, come sempre, niente. Assoluto. Uno dei suoi figli mi dà una carezza. E la caramellina? Mi confida all’orecchio che è taciturno da quando è morto tuo marito, suo padre.

Io non ho figli né credo che li avrò. Innanzitutto, devo badare a me. Sono già io la balia “mancante”. Figuratevi se mi metto a far l’assistente sociale. Ma questo ragazzo mi sta simpatico. Mi rispecchia. Voglio proprio infondergli fiducia. Non vorrei che gli capitasse la stessa scarogna che il destino m’ha riservato. Siamo già a buon punto. Se è “muto” così piccino, da grande sarà storpiato del tutto?

Gli fornisco un suggerimento per salvarsi. Io, quando sono molto triste, scrivo. Mi sfogo, scorrazzano i miei pensieri sciolti. Oggi, gli intellettuali la definiscono stream of consciousness. A me, più che scrittura creativa, pare “a zonzo”. Una frase qui, l’altra dove sta? Ma è musica di qualità. A rileggermi, applaudo da me al mio sé e al “Se fossi/e stato”.
Il bambino raccoglie il mio prezioso consiglio al volo.
Da quando ha iniziato a imbrigliare le sue paure, i suoi complessi, di colpa o meno, i suoi occhi hanno acquistato nuova Luce. Ne giova anche il suo animo.
Be’, cazzo. Non è mai troppo tardi per batter il mio “chiodo” da Cristo sui tasti. Da molto non scrivo, infatti. Tanto, ho Tempo da perdere… Proust aveva ragione, la ricerca…
Tempo al Tempo, indietro e avanti basta che sia speso anche nella “sospensione”.
Oggi, ad esempio, voglio raccontarvi questa. Ero in macchina. Solito traffico di merda. Svolto all’improvviso in un vicolo “cieco” ma sbuca una laterale… da quella “diagonale”, vidi in panoramica topografica tutto… per molti, la vita è una decumana, fatta di tappe, incroci e dare precedenza. Rimangono così allo Stop.
Per troppo girare sempre attorno alle stesse idee, non cambiano mai città mentale. Invece, imboccare il “circolo vizioso” può, alle (s)volte appunto, guidarci altrove… nell’impensabile.
Be’, prima d’arrivare in autostrada, ce n’è stata di “sterrata”. Perfino con obblighi del rispettare la lenta velocità. Sarà stata la benzina, sarà stata la marcia in più che ho sempre avuto, eccomi qui…
Ricordare non è mai male. Ai tempi delle scuole medie, un tizio, che faceva girar la testa a tutte, si chiamava Pablo. Amava le spagnole… non credo, se ancora questo è il suo nome da vivo, che abbia mai letto Neruda. Eh sì, tanto figo era, quanto scimunito come gli adatt(at)i sarà ora “sistemato”. Le abitudini creano solo un lento morire…
Caso strano… lo incontro al casellario. I miei presentimenti non hanno avuto torto. Stava quasi per tamponarmi. Adesso, nel 2013 quasi alla fine (la sua è finita da molto, ve lo posso giurare…), strappa il biglietto su station wagonformato famigliola “allegrissima”. La moglie è chiatta, il figlio ascolta roba da “sballo”. Fra un paio di mesi, il pargolo sarà un drogato da parchetto. E il padre farà di tutto per raccontar balle al fin, appunto, di scagionare entrambi e parcheggiare altre balle. E va la carrozza…
Al che, penso che poi male non è proprio. Sono un creativo, un artista. Uno che apre la testa e amplia le visioni di chi la vedrà sol a “retrovisore”.

Peter Pan…
Il mio “agente”, Dustin Hoffman, legge le prime righe del mio romanzo. All’inizio, sbuffa e mi dà del matto. Ma viene come ipnotizzato e continua la lettura. Continua, continua e continua. Una pagina dietro l’altra. Non fiata.
Arriva all’ultima frase. La videocamera “punta” il suo stupore e lui grida, fra il commosso e l’incredulo, “Genio”.
Poteva funzionare? No. Assolutamente.
Invece, ha funzionato. Alla grande.
Sì, il mio amico c’ha messo davvero tanto per capire. Non era però tardi. Comprese, come me d’altronde, che era il contrario. Non sono mai stato “bambino”. Ero già Uomo appena puberale. Ed era impossibile però capirlo subito. Ero diverso dagli altri coglioni che vanno nei liceuzzi, leccano i professori per farselo leccare meglio dalle cretine che pendon dalle labbra di ciò che sei in base al valore stupido che ti può dare un “voto”.
Capì che tanti Capitan Uncino, ipocriti come mai, avevano compiuto il peggior crimine.
Sostituirsi all’anima mia, supponenti di giudizio e supplizi. Un giudizio derivato dalla loro “esperienza”. La loro, non la mia.
Al che, il mio Dustin Hoffman, rise a questi ottusi in faccia. E, a Teatro, sghignazzò come un pazzo.
Adesso, applaudite, eh? Bravi. Io ve l’avevo detto.
Il creatore di “Peter Pan” non può essere uno come tutti. Altrimenti, non scriverebbe.
Vedete, Peter Pan è una leggenda. La raccontano gli “adulti” ai bambini…

Se credete che non esista, (non) è fantasia.
Ma esiste.

Depp Neverland 2 Depp Neverland
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

 

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