“I quattro dell’Apocalisse”, recensione
Partiamo col dire che il film è ardito, perché il titolo, ad effetto, depista le aspettative dello spettatore, imprimendosi d’un biblico paranormale che non ha nulla a che vedere con la trama, senonché i personaggi sono 4 appunto, alcuni “(e)vasi” di Notte con incinta a carico e un negro troppo sensibile agli stupri “mortuari”. Infatti, un cattivo, spu(n)tato dalle peggiori fantasie delle perversioni necrofilo-“sessuali”, violenta la donna mentre lei se la dorme, la doma così, il negro assiste allo spettacolino obbrobrioso e impazzisce.
Testi non sa recitare, non fa testo ma sul suo “protagonismo”, da “guarda che faccia da stoccafisso con la pistola vendicativa su faccio (il) fig(hett)o”, è incentrata la (vi)cen(d)a.
Il “buono”, a metà fra vorrebbe essere Clint Eastwood, che non ce la può fare neanche a pagarlo, e lontano miglia di carisma anche dal mediocre Giuliano Gemma, non azzecca una sola espressione, anche perché non ne ha. Darà caccia spietata al folle Milian.
In questo spaghetti western semi-horror e un po’ di tutto, fra sangue color salsina, polli allo spiedo, spuntatine di maiali, violenze, truculenza a iosa, spari tra i buchi delle finestre, corse campestri, deserti nati di “punto in bianco” in fotografia rosata e poi virante al tramontar grigio-oc(r)a, un Fulci amato da Tarantino e da (non) rivalutare.
Sarebbe peccato esecrabile quanto l’efferatezza del maniaco Chaco.
In poche parole, il film è un’enorme, (im)presentabilissima cagata.
Il titolo c’entra come il “cavolo a merenda”, infatti al posto di Testi, avrei scelto Luc.
Fra i due bellocci coglioni, almeno Lucio poteva utilizzare un “rivale d’eccezione”.
Ce la possiamo dire? Voi, amanti del “revisionismo” cinefilo di “noi altri”, mi lincerete vivo.
A questo film, preferisco i fagioli di Terence Hill. Almeno, borbottano di botte e scoreggiano senza pretese da “merde” che oggi si riaccreditano in “perle”.
Perle di che?
Senti chi parla? Io parlo e, se mi va, spar(l)o pure.
Comunque, ‘sto film ve lo dovete sparare. Nel bene o nel male, Testi o Milian a metterlo in croce, c’è anche il Cinema di tali rovesci delle medaglie.
All’epoca non fu giustamente cagato. Oggi, viene lodato.
Di mio, posso preferire una stronzata di gusto? Questa roba non ne ha.
Quella figa sì? Da me (non) l’avrà.
E, su tale sparata, ora vado là…
(Stefano Falotico)