Tutte le ragioni per cui “The Wolf of Wall Street” non è l’ultimo capolavoro di Scorsese, e invece “Bringing Out the Dead” lo è, arrabbiatevi pure e gridate alla (mia) “bestemmia”, è così…

Wolf Wall Street

 

di Stefano Falotico

Che vi piaccia o no, nonostante gli abbia assegnato 4 stellette nella mia recensione, reputo TWOWS una pacchianata in grande stile, che sta al miglior Scorsese così quanto il sopravvalutato, insulso Ryan Gosling sta al Bob De Niro che fu. E ribadisco, con fierezza sesquipedale, che Nic Cage, tanto ostracizzato, criticato, vilipeso, martoriato, ingiuriato, offeso, linciato, ghigliottinato dalla nostra Critica, pseudo tale, “illuministica”, è molto più bravo di quanto potrete mai tentare di abbatterlo con le vostre “posate” stilografiche che guadagnano Euro facile, rubacchiato un tanto a stronzate digitate sulla tastiera ergonomica-“economica”, ove chi s’arricchisce di più è oggi il “maggiore” detentore del titolo “Guarda che prosa persuasiva possiedo nel mio sfoggio estroso di vomitante fegato che fa della ridondanza ermetica una mistica della penna forbita”.

Insomma, un broker in camuffa. Chi fa carriera è colui che più furbo sa vender(si) e darvele a bere.

Ma andate a farvelo dare nel culo. Io sto al bar, con le gambe accavallate e, fra un caffè e un cappuccino, “apro” mostrandolo di palpatine oculari alle clienti più in gamba. Elargendo un sorriso ambiguo di monumentale sfacciataggine, in quanto tronfio di aver in mezzo un trofeo molto ambito di cui nessun culo s’è mai lamentato…

Ecco, ha ragione il solito competente e lui sì davvero colto Luca Pacilio della rivista online “Gli Spietati” ad affibbiargli un umiliante 5 miserissimo in pagella.

Quest’entusiasmo sbraitato vostro, nei confronti del Wolf(y) nostro, è quanto di più stolto e incomprensibile mi stia capitando d’udire, “assistere”, esser quasi obbligato a convincermi di farmelo piacere a ogni costo e semmai spendere pure il sovraprezzo d’un secondo biglietto per “rivederlo”, rivedendo, da voi torturato, assillato, picchiato ed “emarginato” in quanto non elettivamente-eruditamente “affiliato”-affinato ma rozzo e istintivo, così la mia posizione (in)ferma.

Ve lo posso dire con totale menefreghismo e meticoloso, certosino alzarvi entrambe le dita medie, aggiungendovi il feticismo del mio cazzo “sguazzante” su doppi alluci mai valghi?

Non è che Wolf sia volgare, non è questo il punto del mio insindacabile, lapidario giudizio non rivedibile. Semplicemente, Scorsese ha perso l’anima del suo Cinema nel lontano 1999, quando sfornò l’ultimo viscerale, impressionante, “misconosciuto” e “malvisto”, vero capolavoro, Al di là della vita.

Che voi non avete visto, perché all’epoca eravate occupati a trombare quella del Liceo “Classico” fra una leccata alla prof. di “Lingue” e un “pennarello” alla bidella “smacchiatrice”. Oggi, dopo tal “dovere” vostro “ammirevole, eh già miraste già dapprincipio in “alto”, puntando i bulbi verso le zone “basse” delle minigonne più di belle cosciotte, dopo altro “faticare” in università “inserenti”, avete trovato il posticino “caldo” che vi spett(in)a, cioè “cornetto” già al matt(in)o, un po’ di zuccherino di “canne” non allucinogene come l’erbetta dei bagnetti scolastici-“scolanti”, di uccellini con scrollarvele…, e l’“articolo” più inchiappettante per il banchiere Dujardin più puttaniere.

Ora, le ragioni, per le quali Al di là della vita è un masterpiece, sono “spiegate” nel mio libro “Martin Scorsese, la strada dei sogni”. Da oggi, disponibile finalmente, oltre che su Amazon-Kindle, anche in cartaceo ed eBook “normale”, acquistabile da 26 store, compreso ibs.it, delle più rinomate catene librarie.

Non voglio annoiarvi, ho “parlato” e detto sin troppo.

Mi limiterò ad alcune, comunque sia imprescindibili, osservazioni, che son già sputi nell’occhio.

Matthew McConaughey, solo perché viene dalla “cura” post Dallas Buyers Club e gesticola semi-asmatico, laido, carnale, masturbatorio e guru da Scientology, dovrebbe essere acclamato per questo cameo da farmi aver il latte alle ginocchia?

Ma che imparasse dal De Niro/Victor Tellegio di American Hustle cosa significa essere incisivi senza caricare di superfluo e anche disgustante overacting da cazzoncello.

Poi, spiegatemi il ralenti di Jonah Hill “alle s-palle” di DiCaprio prima della festona in cui Leo conoscerà la vacca Robbie Margot.

Dura… 10 secondi abbondanti e non ha alcun senso. Mah.

Wall Street 1 e 2 sono meglio.

DiCaprio strafatto recita male, è più bravo in un solo fotogramma del… Mr. Grape.

Il più bravo del parterre, che voi naturalmente non avete citato, riempiendo di complimenti gli interpreti che invece non se li meritano, è il grande Kyle Chandler.

Nella scena in barca, recita da Dio.

Ecco, Scorsese doveva dargli il ruolo da protagonista. Il film sarebbe stato tutt’altro.

Così, purtroppo, rimane una porcata.

Una macchia.

Una simpatica, poi neanche tanto, trombata ai vostri portafogli e ai vostri cervellini inculabili.

Ciao.

 

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