Scorsese is one of the greatest?
Abbiamo un sito intitolato a Lynch e alla sua vetta, Mulholland Drive, a mio avviso, nella sua essenza “impercettibilmente” smagliante di onirismo non toccabile, autentico e istintivo, superiore al pur grandioso Inland Empire.
Se ho utilizzato il termine grandioso, figuratevi cosa rappresenta, personalmente, Mulholland. Ah ah! Un Mohammad Ali, Alì, altissimo.
Strada perduta e perdizione, delirio sublimissimo. Da incantarmi anche dovessi finire a lavorare al catasto. Accatastando i sogni smarriti dell’emozioni che furono e da palpare fra scartoffie e racchie.
Cazzo sì, puro trip esoterico che non bada a intellettualizzare l’autoreferenziale. Prende la sua via labirintica nella Beverly Hills cacciata a velocità parsimoniosa d’un folle delirare totale. Senza filtri, schiaccia l’acceleratore filmico e non “trattiene” per paura di sbandare. Salta di palo in frasca, azzarda, osa ove deve e può, cambiando rotta.
Sbancando proprio al casinò. Ah ah!
Ma, per me, Scorsese non ha mai sbagliato nulla. Quindi, adorando l’interezza del Cinema, abbrancandolo in ogni suo palpito, diversific(c)andolo, tagliandolo a pezzi, rimontandolo a mio e solo, mai solipsista, piacimento, ne godo di varietà. Oggi un David, anche Cronenberg, un John poi Carpenter nel Ford di sentieri selvaggi e di nuovo zio Marty, eccolo di gigantesco “nomignolo”, far capolino e breccia dai “cunicoli” della memoria.
Corridoi della “paura“.
Che cosa voi vole(s)te sindacare di Shutter Island? C’è in “it” più geometria inquietante “dentro e fuori” un solo fotogramma, come dicono i detrattori, “a tavolino”, d’interi manierismi nolaniani Christopher in questo citazionista Kubrick suo Scorsese di tante bieche scopiazzature “tornasole”. Buone alla sola! “Sbava?”. No, mai buona la prima visione. Riguardatelo e non cazzeggiate per buttarmi giù questa Torre dal faro contro le vostre, sì pazze, fanfare.
Scorsese non è materia di studio per fringuelli dall’uccello ammanettato alla fighella, poveri stronzi.
Qui, si parla di vita vera che se ne frega di “fregiata” laurea guadagnata col “bonus” della “bontà”.
Come direbbe Travis Bickle, beccat(ev)i questa! In pancia! Secca, essenziale, genio devastante! Papponi, fa a pappine i falsi Papa e le false moralità.
Egli (at)tenta come un Cristo ambiguo. Perché la vita non è questione di centimetri, “caro” Oliver Stone né retorica per quattro pupazzetti.
Coglioni, preferirò sempre Martin a un Soderbergh Steven di cui me ne sbatto.
Vogliamo mettere questa perfezione shakerata con le puttanate “studiate” della “carineria” oggi “piacevole?”. Vaffanculo!