Paul Verhoeven e Conan
The Legend of Conan, il comeback definitivo di Schwarzy e del grande Paul Verhoeven: lode immane al Cinema di Paul, in alto la brandente scimitarra del superomismo…
A sancire l’inizio di una nuova era ché, vituperati d’ammorbanti nani di questa società ludica da strapazzo, noi brindiamo con Odino e con gli dei del tuono, sorvolanti le stagioni algide del nostro fervente calore polare.
Io, Conan, qui a vessillifero guerriero, dormiente nel mio dolore melanconico, al risveglio spaccherò l’oceano, divellendolo a lunare calotta lunare dei crani da me fracassati. Nel frastuono di tal mesta, ah ah, vendetta alata, erigerete, miei fedeli della congrega di mia virente messa, una lapide con su inciso il nome della mia leggenda, ché perì travolta dai biechi cannibali non prima d’averli tutti sterminati. D’una razzia esasperante, a dissanguarmi per un ideale mastodontico, imponderabile, di furia mai ponderata, a perdonarli, neppur per un infinitesimo istante. Qui, dissotterrando l’ascia della mia anima, brilla essa in congiunzione col mio licantropo e ogni invasato sarà ferocemente invaso a mio tedesco teschio, corazzato in muscoli oliati, nell’amputarli dei lor van(es)i, pii, ah ah, respiri da mentecatti. Troneggio in mia solitudine sferrante calci all’aldilà perché sono io iddio di megalomania mia amata e sconfinata, rettore del mio castello da voi vili macerato d’unzioni peccaminose, da laidi porci sarete macellati a parimenti mia follia enorme. Perché ledeste la mia calma e a giudici insindacabili, coi processi meschini, prodighi all’asservimento falso del manicheismo più bigotto e abietto, bruciaste il mio amore per incendiarvi di risate che mi fan solo orrore e viva, suadente, repulsione squillante. Ancor più esplodendo d’ira e dunque immensamente rafforzarmi.
Io adoro scavalcar le scogliere della mia (in)finitezza ed arder vivo anche se morirò umiliato e da voi vinto, giammai, ah ah.
Blindatevi in casa e osannate il vostro microscopico Dio. Io, qui, vi dico che m’avete solo reso più grande, perché io sono figlio di Nietzsche e rompo culi e teste nell’esagerar di rinomanze mirabolanti.
Le odalische più puttane balleranno per me ma io le tratterò da streghe, sputando lor in faccia, dopo avervi giaciuto di crassa ferocità mai doma e dominante.
Io dormo nella mia dimora e, ora dopo aure mie roboanti, la vita mi si fa più altezzosa in quanto nobiliare cavaliere del ripudiar le vostre (in)esistenti esistenze già morte.
- Atto di forza (1990)
La vita è mia e i miei ricordi non si toccano, evviva la (non) vita! - Robocop (1987)
Lo ammazzano ma lo rendono (ri)Creato. - Basic Instinct (1992)
E Paul creò Sharon Stone, divinizzandola di solo vedo-non vedo profetizzante! - Starship Troopers. Fanteria dello spazio (1997)
Umanità ribaltata, sana inversione del gusto. I mostri sono gli uomini, i vermi se li mangiano perché son schifosi palestrati (non) tanto “belli(ci)”.
Uno stuolo di cavallette bibliche ad annunciare la morte per la rinascita del Pianeta. - Black Book (2006)
Nazismo è un’amante ambigua, sul filo pericolante della libertà.