True Detective – Seeing Things
di Stefano Falotico
Un episodio corroborato di senso qui davvero malsano. Le spruzzate del primo si riverberano nel secondo, che da subito prende una piega allucinata, come da titolo, che si riferisce agli effetti collaterali post-trauma di Rust. Apprendiamo che è stato quattro mesi in un ospedale psichiatrico e soffre di sinestesia. Al che, l’asfalto della sua lost highway gli si squama fra gli occhi già di loro ieratici, (sovra)impressi a un misticismo metafisico a caratterizzarlo maggiormente. Lui che par ripudi il sesso, o meglio lo schivi, legato a un antico codice guerriero della concezione dell’amore, perduto e mai più d’amare quindi? A differenza di Marty, poco “martire”, che se la spassa, per “salvare” il matrimonio, con un’amante quasi minorenne. E il nudo ti rapisce, la violenza, che sottende il crimine letalissimo da loro indagato, si fa carne di anime, fra un bordello piazzato in un altro bosco nero, ove una matrona, sciupata in viso, troneggia da strega delle “fate”, cioè le prostitute bambine e già svezzate. Le tracce portano a una chiesa abbandonata, forse sconsacrata da Satana. E un graffito “marchiato a pelle” di Dora Lange… rivela un pezzo in più o serve a far impazzire?