Barman

Grande Giove…

E giù di giavellotti. Mi presento, mi chiamo Clint Steele e severamente servo vino su musica di a tutta birra, cari miei bari(lotti) Da anni tremendi, eppur a me così ardenti, sto sull’attenti e di filastrocche mi pilucco nella mia diversa affettività gioente. Sublimando il mal di vivere nel mareggiare a tutt’andare, fra un caffè che s’ingolfa di mio zucchero mai sfamante e nausea latente a ricordarmi che siete voi i lattanti. Da prender a calci come lattine e poi gettar, con tanto di sciacquone e mia schifata acquolina in bocca, giù dal cesso, che incarnate da carna(scia)l(esch)i teschietti già putrefatti, evacuandovi poi nell’acquedotto con mia condott(ur)a da chi s’è rotto il cazzo. Sì, il cazzo, tanto, miei girini…, attorno sempre ci girate ed è soltanto mio vomitar da vizioso circolo, tanto il gastrico reflusso nelle vostre panze borbotta e d’ipocrisia io vi rimbrotto. Se non basta il mio “digestivo”, giù altre botte. Silenzio e merda in bocca. Sì, ecco come son sbocc(i)ato e l’ira sacrosanta trabocca, travolgendovi tutti in mio stato da marinarvi ancora. Da fuggir via, lontano ove non so, perché la mia coscienza alla vostra giammai s’ancorerà. Mi state sol che più rammaricando, voi, che la domenica andate a messa e di lunedì dal “droghiere” ordinate il panino al prosciutto delle vostre puttane, leccando loro il culo con tanto di sal(s)e su vostro “lo(r)dato” salsicciotto. No, non cambiate, quindi è meglio il barista. Che vi serve in faccia, a muso duro, un aperitivo “frizzante” tanto che scoppierete a forza di bervi tutto. Io, invece, d’un fiato ti mozzo e non baro.

Io sono il barista. E chiedo a iddio di lasciarmi pulir il b(r)ancone. Ripulendo le mosche in mia religione da mosc(he)a bianca.

Io sono il barista!

 

Firmato Stefano Falotico

 

 

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