Growing Up, ecco perché amo Tarantino, sì, sono la su(sin)a Uma Thurman alla Tim Roth
di Stefano Falotico
Uma Thurman, (m)usa ché, “ispiratrice”, lo rendi ancor più cazzuto, “facendogli” un baffo con leccata di “mousse” al “tiramisù”
Sì, Tarantino, da una vita da “mouse”, in cui nerd se “la tirava” di brutto, è oggi più “figo” e, dopo averne (s)tirate tante, ha scelto la sua “(s)posa”.
Ora, questa è la mia teoria del suo “supereroe”, Tarantino è sempre stato un maniaco, non solo sessuale, e ogni suo film vi fotte dal tramonto all’alba…
Più si cresce e più si soffre, non credete a chi vi dice il contrario, è un falso oste che vi lecca il culo e poi ve la farà pagare, chiedendovi “quello” salato dopo avervi dato in bocca il dolcetto. Sì, la vita, avanzando, si fa dura e diventa sempre più “duro”, anche teneramente sciolto come un gelato “ficcato” in c… ongelatore dalla presa elettrica staccata. A morsi staccato! Sì, pensavi di aver riacceso la spina e invece sei “fritto” come quello della rosticceria cinese a pochi passi dalla mia abitazione. Una volta a settimana, chiamo questo “Take Away”, ordinando dal menù il solito mio stuf(at)o della (r)esistenza di tal congenito, innato mal di vivere, eh sì, con-gelato appunto e “cotto” a puntino, inclusa la sutura di come me ti sto s(t)ud(i)ando, bottana, in “serra(tura) botanica”, ah ah:
riso al pollo, che sono io, con aggiunta di curry, nella speranza di metter “pepe” a una vita poco (o)carina, spesso da du’ spaghi, quelli con cui m’impiccherò a breve, condendoli con della salsa “agro-dolce” del mio “raviolo” al vapore, più tacchino al limone, proprio “al bacio” quanto la “limonata” eccitantissima, “sexy” da paura simil un semi-pensionato da far spavento per come, inariditosi, una donna capisce a un miglio di distanza che non gli “tirerebbe” neanche se “gliela” porgesse bollente nel ballo da gallina al coccodè su VOV in semi-scosciata e gonna sventolante da maionese della maialina impazzita, per finir in “bellezza” col “gelatone” appunto che s’attacca al fegato e non si st(rav)acca più da te, a ca(u)sa di questa pazza cagnolina che ha oramai per sempre “schiacciato” il tuo “sandwich”, (in)castrato per sempre e non ci saran altre “patatine” a salvarti da tal (os)cena schifosa e “tagliente” di “affettato”. Sì, era forse meglio un sano hot–dog da McDonald’s. Un buon cheeseburger, fottute topoline da for(m)aggio da mandar giù e a fancul’ in un “bocconcin’”. Digerendovi con un caffettino e una bottarella… di “rutto” libero da tutte voi, mie caga-cazzo da du’ palle più dei monologhi dello stesso Quentin, ché spesso son geniali e “ficcanti” ma, (am)mettiamolo, altre volte te li prosciugano. Ah, una “scarpetta” e vai di sug(her)o. Non voglio più star a sentire queste qui, la mia “quaglia” non è come la vostra, ominicchi da quaquaraquà e balletti delle gallinelle. Quentin, sì, talora “spinge” di (ec)cessi in “troppa carne al fuoco” e le sue pietanze diventano indigeste se mesce di troppa roba sapida quanto dunque insipida, il suo Cinema prende una piega leziosa e perde quel fascino “tosto” ché te lo godi come viaggiasse liscio sul “burro”. Un Cinema, quello di Quentin, che deve rimanere un po’ “burino”, fa così più rustico, più mega-puttan(aton)a bestiale da figa(ta) della Madonna.
Quando invece vuol far il “fine”, rischia sempre di far una figura un po’ di merda. Visconti era vellutato, gattopardesco e tradizionalista, animoso ma mai pesante e da (ar)restarti sullo stomaco, lungo e non di noiosità sfinente, Quentin, se ambisce a far troppo il “leccato”, presto stanca come Louis Gara che “viene” dopo solo three minutes later in quello comunque sfondato di Bridget Fonda. Eppur sa(nguina)!
Cari bastardi senza gloria, siamo sinceri e “interi”. Queste donne, che “cazzeggiano” di pettegolezzi da circolo del cucito, che si smaltan le unghie, raccontandosi dei bigodini, delle mèche e ironizzando da maschiacci goliardici alla M.A.S.H., che si scambian i bacetti su (a)mori scambisti, i cui discorsi vertono sempre su “quello” più format(o) “permanente”, hanno davvero rotto le pell’, per dirla alla Lino Banfi, crapa pelet’ ma con du’ coglioni di marmo, care “infermiere” di ferro. Lo sapeva bene Edwige Fenech, di cui Tarantino è sempre stato un “am(mir)atore”, prendendo spu(n)to per i suoi “cornetti alla crema” con tanto di Stuntman Mike.
Come? Non avete capito il mio scritto?
Che c’entra con la crescita? Sappiate e “stampatevelo”. “Crescere” significa fottersene.
Il resto è malinconia. E “le” abbiamo piene di questo Cinema da piagnistei. “Riempitele/i” di “botte”.
– Ora, Uma, pigliati questo puma e ficcatelo sotto il “piumone”. Fammi vedere come succhi…
– Ehi, lurido maiale, così mi fai “male”. Sembri Harvey Keitel de Il cattivo tenente. Non “abusare” troppo, “bussa” più piano.
– No, hai toppato, topa. Sono Mr. Orange, mia pink ché sempre più diventi “red”. E scapperò dopo la scopata. Dopo in te al “galoppo”, mia “scaloppina”, un altro “malloppo” a una a cui, “incuneandoglielo”, quindi inchiappettandola, lo “appiopperò” di “piombo”.
Mentre voi state morendo dissanguati, arrabbiati e al verde non solo di rabbia.
Hulk, al confronto di voi, sembra un signore.
Sono una iena.