Perché am(iam)o Clint Eastwood, “million” dollar babies? Perché siamo da “Lucky Town” alla Springsteen di “Oh, my baby!”
di Stefano Falotico
Stasera, voglio raccontarvi “questa”…
S’intitola…
La par(ab)ola del “buon” pastore
L’altra notte, non avendo un cazzo da fare, no, credo che non ci sia oramai “più un cazzo da fare”, che tu vada a “puttane”, sono anche affari miei, ecco, faccio un giro per la città.
Ecco, l’altra notte, scesi in “istrada” e la macchina accesi, mie “macchine”. Sì, vi siete tutti “macchinizzati”. Questo processo “robotico” è stato lento ma “progress(iv)o”. Sì, di quel progresso “ecceziunale veramente” di cui i pasoliniani van fieri. Evviva il magazziniere! Egli “immagazzina” e poi scarica i “pacchi”. Ché c’han du’ palle piene di pen(ar)e…
È stanco come Al Pacino di Carlito’s Way. Poi, se c’aggiungiamo la voce roca e melanconica di Giannini, la “lacrimuccia” va da sé. Che “sedere!”. State seduti!
Mi dispiace, ragazzi. Non basterebbero nemmeno tutti i punti del mondo per ricucirmi. È finita. Mi metteranno nel negozio di pompe funebri di Fernandez sulla 109esima Strada. Ho sempre saputo che prima o poi sarei finito lì, però molto più tardi di quanto pensava un sacco di gente. L’ultimo… dei Mohiricani. Be’, forse non proprio l’ultimo. Gail sarà una brava mamma, di un nuovo e migliore Carlito Brigante. Spero che li userà per andarsene, quei soldi: in questa città non c’è posto per una che ha il cuore grande come il suo. Mi dispiace, amore, ho fatto quello che potevo, davvero. Non ti posso portare con me in questo viaggio… Me ne sto andando, lo sento. Ultimo giro di bevute, il bar sta chiudendo. Il sole se ne va. Dove andiamo per colazione? Non troppo lontano. Che nottata… Sono stanco, amore. Stanco…
Giannini dice proprio “mohiricani”. Non mohicani, miei della tribù degli stronzi. Sì, esiste la tribù degli stronzi. Non so se abiti nell’America del Sud o in qualche “buco di culo”, ficcato chissà dove, ma c’è. Che poi Dio esista, non credo. Tu credi? E, credendo di (dis)illusione, va “lì”. Nel posto e “posteriore” di chi t’ha messo al mondo. A me sembra una puttana, sbaglio? Sì, tuo padre la pagò. Aveva soldi e con “quelli” ebbe “le palle”. Comunque, non (pre)“tendeva” molto come magnone, solo un piatto di “patate”. Ai figli dava palate ma li educava a coltivar la patata. Un “prete” che cacciava dei peti!
Sul resto del suo seme, non mi pronuncio, t’ho già sputato in faccia, scemo.
Tu sputi in “figa?”.
Ah sì? “Che “figo”.
Per questa “mia”, mi sbatteranno in manicomio, ma me ne sbatto…
Almeno, non ciuccerò più, miei “ciuchi”, tutte queste stronz(at)e.
A lavar la testa agli asini, si perde solo acqua e sapone. Alla(r)gate le vostre mule e ridete di me, compatitemi. Sono “patibolare”, tendente alla mascella slogata. E (s)legami.
Al mio mulo, non piace la gente che ride…
In questa freddura disarmante del Clint leoniano, c’è tutta l’opera omnia di Eastwood anche autore cineastico. Un “ginnasta” della vita (im)morale, uno che (de)moralizza di “tristezza” perché il mondo è triste e non bisogna mai scordarlo, è necessario combattere per migliorarlo, miei fighetti da ginnasio. Di mio, gioco ancora a Calcio e mi rinforzo col potassio. Tu respiri anidride carbonica, tossico, e domani mi farò… i capelli ossigenati, sì, devo rinforzare il “bulbo”, respirando nel vento fra i capelli.
Il biondo…
Invero, era castano, ma anch’io sono un “monco” di pelo rosso…
Ador(n)o Clint, un uomo che è appena uscito con Jersey Boys e a Natale con American Sniper. Immarcescibile, un pezzo che non va ma giù a quasi ottanta, miei suonati. Voi, invece, avete trent’anni e mi sembrate più rincoglioniti di mio nonno, che comunque è morto. Voi, a differenza di mio nonno, moriste però dalla nascita. Vecchi da vacche nell’anima per “pura” concezione di una natalità appunto puttanesca, che v’ingravidò di vitalità “allegra” quanto la lapide al cimitero. Che brutte cere…
Io abito sul colle dell’osservanza, essendo un “sorvegliato speciale”. Ed, essendo osservato, osservo. Scusate, volete pure togliermi l’at di osserv-AT-o? Non capisco. Ho già ricevuto molti paletti, miei uomini di panza, basta(rdo) con questo ALT! Non tagliate!
È una presa per il culo? Nooo… è una presa di cosc(i)e(nza)…
Con voi, ci vuol pazienza.
Ora, dunque, concentratevi. Riguardiamo assieme questa clip del Clint che vinse l’Oscar per Million Dollar Baby.
La storia di una “sfiga(ta)” incredibile, bigger than life.
A un certo punto (di sutura?), incontra Frankie Dunn che la incita a non mollare la “prugna”, la spugna… sì, è un “cesso” e pulisce pure i cessi, eppur ha l’anima dolce come una crostata di miele. In giro ci son troppi ma(ia)li… Il male!
E lui l’allena. Avvertendola, mettendola appunto in “guardia” che la vita è sempre dura, non è un’altalena, anche quando pensi di “farcela” in discesa, vero puttaniere? Puoi beccare un colpo “basso”.
Di quelli dettati dall’invidia più abominevole, che “spezza le gambe” e ti spacca le ossa proprio fisicamente.
Nella mia vita, amici, di gente così ne ho vista parecchia. Uomini che lavoravano come messi all’ANSA e, invidiando i giovani più in gamba, volevano “metterglielo”, storpiarli, “stropicciando” le lor bellezze come carta “stampata” del ridurli nella merda, “cestinandoli”.
E, se non bastava (s)troncarli, se provavano a reagire, li accusavano di essere socialmente pericolosi. Cosìcché, le “istituzioni igieniche” avrebbero provveduto a sedarli, in modo tanto (im)potente, da bruciar i lor cervelli, (ar)rendendoli come le “rotelle” di uno della UILDM. Insomma, tarparono i loro liberi “uccelli” in vol(t)o spacc(i)ato! Gli avvoltoi!
Sì, uomini “muscolosi” di cattiveria che invidiarono la forza della giovinezza, per sfiancarla nella “distrofia muscolare” della loro storpia mentalità “adult(er)a”.
Sì, ne ho conosciuti. Basta che a tali maiali tiri e che vadan a ritirar lo stipendio, e tutto “fila liscio”. Non reagite, vi urleranno “Vai a dar via il cul’!”.
Mesi fa, uscii con un mio romanzo, intitolato “Mister Atlantic City”. È la storia di un uomo, Nick Joad, forse il fratello di Tom Joad, sia di “Furore” che di Springsteen, al quale bruciano la vita. Ma lui combatterà per la sua “rivincita” nella città dei “polli” che lo stesso Boss Bruce (de)cantò nell’omonima canzone.
Un personaggio da me creato e plasmato a immagine e somiglianza del wrestler, sia nella vita che nella finzione, Mickey Rourke. Ma che può anche ricordare Maggie Fitzgerald/Hilary Swank del capolavoro di Eastwood. Una da “ultima” ruota del carro. Il carro “tira” i “buo(n)i”. Non sempre, “tira” spesso ai cattivi…, mie pecor(in)e. Oh oh (a) “cavallo!”. Uomini “duri” appena una “accavalla!”.
Un mio amico:
– Stefano, svelami il finale. Si vendicherà e vincerà?
– Guarda, ti mostro le penultime venti righe del mio libro.
– Cazzo, allora perde.
– Forse sì…
– Anche se che se ho detto “penultime”…
– Allora, vince.
– Guarda, questo è il prezzo del libro. “Morto di fame”, compralo e saprai come va a finire.
Torniamo alla clip, da clap clap.
No, no, un attimo. Ferma al secondo 1:09.
Avete visto bene? Già.
Questo è Clint Eastwood. Un duro “tenero”.
– E “Lucky Town” che c’entra?
– “Non c’entra” infatti, tu non hai niente come uomo. Non hai né cuore né culo.
E non riesce a “entrare” nulla in quella testa di cazzo che hai.