Ho sempre pensato di essere Michael Keaton, preso il biglietto per Birdman e volerò ancora alto da Batman, miei “pipistrelli” pipini…

di Stefano Falotico

Birdman

Prefazione (auto)ironica, rimembrante il mio “idolo”, cari “membri” sporchi di tal società infame… eppur affamata!

 Fest(iv)a(l) di Venezia!

Alloggerò in quel dell’albergo Don Orione, “pensione”-convento-mini-monastero con “fontana zampillante” della mia tetraggine “limpida”, sperando di tirarmi su dopo tanto ammosciarmi. Spero anche che non ci siano mosche fra cosce e zanzare da “Certe Notti” alla Ligabue, ché m’è sempre parso un “buio” a nulla anche come semi-puttaniere di croce tamarra sul petto villico, ma quale cagna(ra), buio inteso come questa stronzata-indovinello-“countdown”…

“Contate”…, infatti, miei fall(ant)i da “panna” sulle “fa(rfa)lle”, 10 buoi, nove buoi, otto buoi, sette buoi e via dicendo, attenti però a (non) prender sonno, di “conta(n)ti” alle “pecorine”…, da cui le prostitute che siete, miei pagan(t)i…

Ripetiamo, ripetenti! 10 buoi, nove buoi, otto buoi fino ad arrivare a 1.

Ah ah, ci siete cascati, asinacci. UN BUO! Vabbe’, buo o buio, l’importante è che tu lo prenda in culo. Non provare ad accendere la “luce” della tua vita cupa, altrimenti potresti anche “bruciarti”, da cui t’ho dato lo “scossone”.

Don Orione… In un’atmosfera d’altri tempi, potete trovare ambienti d’incontro per la cultura e l’ospitalità all’interno di un antico convento ristrutturato ed attrezzato con le più moderne tecnologie.

Che cazzo di albergo (mis)credente è? Preti avveniristici su sa(lm)i di clienti sadomaso con “nodo” in “gola profonda” da moltiplicazione dei “peni” e “di-vino” se chiami la suora più suina, crocefissi lampeggianti, “luci rosse” nelle camere col telecomando “parabolico” su offerti amplessi in “dritto” di lei in “diretta” mondiale da “latte caldo” in capezzoli preganti sotto la tua “cappella” bestemmiante per troppa “elevazione” smadonnante e “imboccati” di (s)coperte con tanto di colazione al “biscotto” sciogliente. Per pranzo, “patate” al forno, per cena, risotti tuoi a un’altra marinara su “pen” gratin del porcel’ rosolato di sughetto da ciucciare con tanto di “risucchio” in lei succinta e suggente, la quale, di tua “quaglia arrosto”, anziché indossare i tacchi a spillo, di taglia lunga ti castrerà corto con “scarpetta” maleducata eppur è “Biancaneve”, apparentemente virginale e invece da “confessionale” con altre (g)nocche rotte su inginocchiate “adoranti” il tuo “in alto” se messe, di messa(line), a novanta su “Gloria” di rosa(rio) per nuove e più bone “grazie”, “gratis et amore”, in un corollario di sudori, pochi pudori e, appunto, moglie e buoi dei paesi tuoi…

Eppur questa struttura mi par una “moschea”. Se Maometto non va alla montagna, la montagna (di sassi o di sesso) “viene” a (Ma)ometto? Mettiglielo e stia zitta! M’auguro “vivamente” che non vi saran preti “attentanti” la mia (non) verginità attestata, speriamo non mi tastino, da cinefilo puro e amante dell’Hamlet di Branagh in versione purista e non spuria. In faccia, ti sputo, in quanto San Francesco del nuovo millennio e, in tal (mio) “riaggiornamento” (post) moderno, disquisisco, non so se squisito, di monologhi allo specchio come il Principe di Shakespeare, parlando (da) solo… al mio uccello lis(ci)o e dalle piume di cristallo.

Spazio informationfornicationsvalutation-rivalutatemi”: leggete tal “libretto” d’istruzioni su come acquistare i biglietti online per il Festival di Venezia, miei coglioni…

Avete recepito o devo chiamare la hostess della reception? Sì, è donna che annoterà sul suo taccuino, su andamento degli strizzanti tacchi basculanti il “palloso” che sei molto sul ritardato-andante, di spedirti fuori dal tendone del circo(lo) festivaliero, detto PalaBiennale…

By biennale.org, definizion’: Il PalaBiennale è una tensostruttura temporanea, allestita appositamente per le proiezioni durante la Mostra del Cinema, ed è la sala con la capienza maggiore, 1.700 posti. Si trova in via Sandro Gallo, ed è raggiungibile a piedi a poca distanza dal Palazzo del Cinema. La sala ospita la molto apprezzata doppia proiezione serale per il pubblico, che da qualche anno costituisce un appuntamento fisso per i frequentatori della Mostra. Al PalaBiennale sono inoltre previste altre proiezioni nell’arco della giornata, per il pubblico e per gli accreditati.

Salvo complicazioni, dovute alla mia ansia latente, lattante, da foll(i)a di quei luoghi infestati da spettatori che di Cinema non capiscono un cazzo ma “principeggiano” da intenditori, oppure ammorbato nel fegato da critici marc(escent)i e saputelli, invero insipidi come la salsedine della Laguna più melmosa e non “sa(pida)” quanto tua sorella, che avrà letto solo il manuale delle Giovani Marmotte eppur di “purè” me la spelerei trivellante “peloso” da speleologo, come Paper(in)o sarò al Lido, in forma “splendente”, dimagrito di venti chili ultimamente, a causa dello stress gastrico d’un metabolismo appunto social(fobico) da di nuovo immischiato in tal realtà di matti e mer(de). Ma io, essendo il matto per antonomasia, “in souplesse”, dopo un sofficino Findus spizzicato di striscio, una pizzetta o un panino al prosciutto (s)beccato al chiosco dei più loschi fra le lische del pesce andato a male, fra la massa purulenta, lentissima del Palabiennale, tra un fotogramma e l’altro, piacevolmente sarò scacco(lante), rimproverando quello a fianco perché, a proiezione iniziata, di “touch screen” disturbante, pigerà un sms-(non)etico sul cellulare, spegnendoglielo in testa mentre “tasterò” l’altra vicina, molto adiacente e poco “alla diaccio”, per due poltroncine (congi)unte di toccarle il fianco… a fianco “aprente” alla visione “paradisiaca” entrante e “pen” inaugurante per meglio gustar questo film d’apertura, Birdman, cioè appunto L’uomo “uccello”. La storia, al solito melodrammatica, firmata in “puro-sporco” stile Alejandro González Iñárritu, un regista perfezionista quanto me ché, ogni volta che devo correttamente trascrivere il suo nome, son costretto a fare copia-incolla da IMDb per via dell’accentazione “barocca” e spagnoleggiante-sudamericana di “fonetica” come la Lambada, non presente nella mia tastiera italiana, di a aperte, i lunghe d’un Cinema alla Dostoevskij, che però esige la i normale prima della j di Juventus, un Cinema spesso “parlante” come il Grillo più moralista e retorico di sfighe pazzesche, compresa quella mortacci tua-figona della Naomi Watts, una che resusciterebbe anche un morto vivente da 21 grams, figurarsi se non Penn Del Toro, due “animali” da set come pochi, miei porcelli.

Un Cinema “biutiful”, bello perché vero anche se con molte aggiunte enfatizzanti, (s)fatto da storie di uomini elefantiaci, infatti, fallati e falliti, fallaci da Oriana e fallici, falotici, (in)castrati, “senza palle”, lamentosi, di cani bastonati e carne metafisica su tramonti (non) saturi dell’eroe, alla “Saturno”, che la manda a puttane con dell’eroina “sniffante” l’ultima “botta” d’una vita della “Madonna”, da via crucis del povero Cristo ch’è, di amores perros, d’inculati a sangue dalla dura giungla sodomitica che è tal “alta” nostra Babel!

Ma, udite udite, signore e signori, ché non lo siete affatto, infatti… lei, signora, la finisca di accavallare e lui la smetta di guardarle le gambe. Solo io, ché sono il “Pastore”, posso pasturarla da vero Michael Keaton, un beetlejuice, un “supereroe” della “minchia”, un idolo come Batman, un freak “allucinante” riemerso dalle tenebre per farvi il culo.

Evviva il grande Michael!

Senza quasi più capelli, sciupato, distrutto, eppur romantico, tornato sulle (s)cene di questa borghesia per (s)fottervi con classe da uomo che s’azzuffa con Edward Norton e poi Ed gli chiede:

– Come ti butta, amico?

– Come vuoi che butti, stronzo?! Di merda.

 

Ma mi piace complicata, (in)sicura, da uscita di sicurezza di sicuro…, incasinata, mi piace da testa di cazzo.

Sì, sono come Michael.

Non cambio.

E, come ogni an(n)o, mi “ficco” da solo e “sparato”.

Ecco il biglietto. Non ha prezzo, neanche tanto, 21 Euro e 50. Pensavo di più, visto che ho penato un casino per fottermelo.

Invero, questo è un “posto unico” ma c’è anche quello del mio amico.

Per riuscire a prenotare i biglietti, son stati salti mortali, ma ne varrà la pena…?

Guarda, Michael che se il “tuo” film” della “rinascita” si rivelerà una cagata, ti spaccherò la faccia in “diretta”, eh? Senza ciliegine sulla torta.

Non mi fare puttan(at)e!

Che palle!

 

 

Lascia un commento

Home Alejandro González Iñárritu Ho sempre pensato di essere Michael Keaton, preso il biglietto per Birdman e volerò ancora alto da Batman, miei “pipistrelli” pipini…
credit