I am Francesco alla Mickey Rourke

di Stefano Falotico

Francesco Rourke

L’ascendente di San Francesco contro le malefiche compagn(i)e di tal società lercia, in alto l’unico san(t)o col suo Cantico!

Ieri sera, ho rivisto la scena del film Francesco di Liliana Cavani in cui il santo d’Assisi riceve le stigmate. Una detonazione rabbiosa nel corpo sbraitante, “sbranato” dall’illuminazione, dalla dolorosissima crisi mistica d’un Mickey Rourke bravissimo. Alla faccia di chi l’ha solo considerato un patetico e inetto sex symbol b(u)ono a nulla.

E sugli “scogli” duri di quell’esser toccato da Dio d’una rischiarante, abrasiva quanto soavemente graffiante, perciò salvifica e depurativa, infusa scintilla santificante, tremenda quanto marchiante nell’eternamente beatificarlo, anch’io ho “rimembrato” la mia ascesi “straziante”, con buona pace di chi considera, tutt’ora, la mia scelta di vita come una “malattia mentale” e un alibi ridicolo per rifuggire, da tormentata creatura fuggitiva triste e “non adatta” ai ritmi frenetici della vita “moderna”, fra i “boschi” lindi dell’elevazione congiunta alla natura brada ed esistenzialista della mia anima intimamente più istintiva dell’inevitabile, inestirpabile “manna dal cielo”, proprio folgorante in mie forse non “impresse” mani insanguinate dal corpo d’una Passione, ma senz’ombra di dubbio “tremanti” alla Lucio Battisti dei magnifici giardini di marzo…

Nel Getsemani, Cristo comprese che suo padre lo generò di miracolosa “verginità” materna, instillando nelle bestemmie, in quell’orto sacro, l’odio per un mondo che, nonostante la sua venuta messianica, non sarebbe mai cambiato.

Ma va fortissimamente, senz’alcuna tregua, combattuto!

Oggi assistiamo infatti alla blasfema “incarnazione” delle porche madonne gridanti di tanta gente distrutta da un mondo orrendo.

Ché nessuna (r)esistenza sarà accettata ma solo torturata, appunto, nell’anima… a poco e a “picchiarla”, ché verrà, purtroppo sì, progressivamente annichilita, mangiata viva, macellata, scarnificata.

Questo è il vostro “progresso!”. Che orrore, che desolazione, che forza ha il mio impeto di Cristo tentato dal Diavolo che incarnate scannanti in tal deserto di valor(os)i mortifica(n)ti, e così son ancora terribil-mente (re)spinto di “volgarità” a (in)viso vostro aperto!

E vi sputo in faccia, così come Padre Pio fece, mia feccia, mie feci ché neanche il Padreterno può “farmi”… le veci, quando gl’infedeli l’accusarono di essere semplicemente un “mostro” che voleva prendersi gioco di loro, un ciarlatano che viveva di “asili” a lor nido di cu(cu)lo sfottente i già fottuti, sfruttando la dabbenaggine del popolo che, a detta degli impostori, lui soltanto sfruttò, narrando falsa-mente dell’amor santo e dei suoi frutt(et)i, dietro l’inscenar un’auto-santificazione da (ir)razionale stigmatizzazione.

E i miscredenti dissero che quelle ferite lui si procurava di nascosto, in “sagrestia”, perché potesse campare sulle “balle”… di fieno, (in)dotto da uomo di cultura (s)freg(i)ante, di fiele e di oppio da far fumare agli ingenui come incenso bruciante…, per prenderli in giro con tanto di peccaminose sue suore “riverenti” a “inchino” del ciucciargli… la “crocefissione” sotto… gli abiti talari del suo nudo, crudo… vestiario falso monaco come tutti… perché non credevano, come non credono d’altronde anche ora, che possano esister uomini (e)levati dal porcile… Come dire che nessuno è esente dal Peccato più “vivamente” carnale e, se non vorrà confessare i suoi “colpi”, linciato e “arso” di pietre e sassi sarà perché tal società prega il Papa a San Pietro ma (non) è fedele, in verità io vi dico, a un cazzo… in fondo, vivono tutti per il sesso?!  Da “quello” son ossessionati!

Poi, venne Pier Paolo Pasolini e quel maledetto litorale di Ostia, con lo splendido omaggio di Nanni Moretti in Caro diario… Quella sua vespa che ondeggia in “soggettiva” lungo una riflessione che ci fa molto male, perché noi, di-versi poetici, preferiamo il rumore del mare, giocare a Calcio da “coglioni” che s’emozionano più per una sforbiciata di Pelé in Fuga per la vittoria piuttosto che anima(lizz)arci per vincere la capitalistica partita della vita “competitiva”, modellata nell’immagine e somiglianza dell’uso, dell’“usarlo” di “burro”, dell’usurarsi per farsi il culo e degli strozzini usurai se non “ce la fai”, del bisunto, bieco, becerissimo, scellerato, manipolatorio, ingannevole, pagano, an(nu)ale consum(ism)o delle mentalità borghesi, da bisonti, mentalità bellicose, belle per niente, bruttissime, (in)guardabili perché, cari miei della congrega, dovete vederla chiara, combattendo all’osso del midollo spinale, affinché le singole individualità siano salvaguardate dall’omologazione di massa e “(sov)vengan”, in grazia di Dio, salvate da tal macelleria tagliante, (in)castrante e  (s)porca.

Molta gente stupida, bigotta, che appunto non cambierà mai, volle appunto cambiarmi.

Adducendo, da fascisti come il Duce, che io non sono così, che il mio essere (in)felice è solo l’inscenamento “demente” delle mie vigliaccherie, d’un finto mal de vivre per scappare dalla vita premente.

Ché i miei sarebbero solo i lamenti di uno scont(r)ato, (in)ascoltato disadattato già condannato e maciullato.

In realtà, siete solo opprimenti!

Ora, vi racconto questa, parlo a voi, miei “uccelli” così come San Francesco “ruppe” lor le palle, tanto da scassarle pure al purissimo Massimo Troisi di Ricomincio da tre, soltanto per invogliarvi a volar davvero alti, nell’osanna innalzato del potentissimo, inarrestabile, furente e fulminante urlo di guerra da (ri)belli scalzi ma giammai ci scalzerete, e proprio molto incazzati ché gli aguzzini vollero tarparci le ali, trattandoci da polli, e per an(n)i ci violarono… da stronzi maiali!

 

Due settimane fa, dopo che chiamai la polizia per denunciare “istituzionalmente” la mia innata alterità che questa società ottusa, e appunto “bell(iger)a(nte)”, s’ostina a fingere di non capire, inducendomi proprio a farmi… intristire, eh sì, il “cap(r)o espiatorio…”, a rabbuiarmi quand’invece intimamente son così tranquillo e in pace di Dio, successe un “manicomio”…, miei criminali!

Mani in alt(o) e (di)dietro front(ale) spaventoso, imprevisto al tuo culo presto sfondato, mio bastardo vilissimo che ti celi e ambisci a “illanguidire” il mio uccello, per far sì, mio “sire”, che s’ammosci mentre tu “pasturerai” ipocritamente altre “pecorine”, raccontando loro nuove frottole di tue (in)fondatissime certezze.

Hai una già “sciolta” cera e la paura provoca la diarrea!

(Os)cena!

Al che, la stolta polizia, anziché indagare su alcune denunce in atto riguardanti un caso giudiziario-psichiatrico che dal lontano 2008 m’ha in coinvolto, sin allo stremo delle forze, “appurando” il mio sventrato, “sbandierato”, evidente e dichiarato “c(r)ol(l)o”, ingenerato dalla mia (non) arresa, di ottima “resina” e valida, non da “invalido”, tesi alla Teorema,  comunque intatta e non lesa mia lotta contro una famiglia d’idioti  e degenerati immondi dal pochissimo tatto ma assai, assalente porco “tastare”, abominevoli che, per moltissimi anni, han tentato in ogni maniera di farmi passar per matto, sfiorando più e volte la tragedia perché come Cristo mi ribellai enormemente al lor volermi “intimidire”, attentare di “catture”, spacc(i)armi per timido, abusando… dell’arma più biecamente ricattatoria del ricatto psicologico e dell’“intimidazione” alla “ricotta”, ché se non trombi…, non sei “a posto”, ecco… la polizia, organo istituzionale che dovrebbe innanzitutto difendere la dignità e non far sì che si (of)fenda, turbi e deturpi nell’animo il sacrosanto diritto di vivere come cazzo a uno pare, se al prossimo non arreca disturbo, ecco… chiama, dopo un lunghissimo, sciocco, burocratico, cretino verbale, il centro di salute mentale.

Ancora una volta!

Porco Dio!

Mi chiamano dunque a colloquio, alla presenza del “capo” degli psichiatri di Parigi, giunto in “soccorso” perché, stavolta, la situazione è gravissima e lo coinvolge direttamente di persona. Ci son delle denunce in atto, coi sospetti fondati che l’abusante-artefice del reato possa essere la stessa persona che voleva sbattere all’O.P.G. un uomo che semplicemente non accettava di vivere come tutti gli altri ipocriti, cioè (s)fottendosene… nel “prenderla a culo”…

E giustamente s’incazzò “a morte”.

Il capo degli psichiatri, alla presenza anche di mia madre, riferisce pressappoco quanto segue:

– Perché lei è stato chiamato a “rapporto?”. Perché in questo Paese viene considerato “crimine” dichiararsi “diversi” e dunque annunciare alla polizia il suicidio…

– Per quale oscena ragione, a una persona viene negata, in tal “Stato”, anche una scelta sua personale così insindacabile, inviolabile e profonda?

– Perché l’Italia è un Paese “credente” e il suicidio viene considerato “peccato capitale”.

– Invece, sedare e lobotomizzare il prossimo se non porge la guancia ai maiali, questo no, vero?

– Anche sì, ma bisogna avere delle prove “in mano”.

– Queste denunce sono una prova e siamo/siete tutti nella merda.

– Già. Un gran casino partorito dall’idiozia della gente stupida. E, se si scoprisse che lei è stato rubato di cinque anni di vita, che poteva trascorrere anche in un “giardino” a decantare e contemplare le creature più celestiali anziché parlar solo di (s)fighe e cazzi vari, per “danno” della stessa persona che, all’epoca, non fu scoperta e invece si pensò che fosse lei a inventarsi tutto, verremo (nelle mutande?) radiati tutti e la persona, colpevole di tale brutalità enorme, finirebbe come a Sodoma. “Inculato” a sangue!

Pure con la sabbia della mer(da)!

– Questo lo so… ma ancora “carta” non “canta” e non si hanno effettive prove in mano…, ripeto. Petizione!

Allora, per quale motivo, a scopo “cautelativo”, non mi ricoverate di TSO come vuol la prassi “legale” in tali “casi?”.

– Perché sa… quando la polizia c’ha contattato per riferirci del suo “stato alter(at)o”, s’aspettava proprio questo “provvedimento” da parte nostra.

Ma io ho avuto modo di conoscerla in questi anni. E sa che ho detto alla polizia?

– No, cos’ha detto?

– Che quando noi pensavamo di aver capito qualcosa di lei, lei tornava dopo una settimana con un libro, da lei scritto, poi con un altro e un altro ancora, in cui purtroppo smentiva illuminatamente ogni nostra deduzione, che lei sconfessava con una lucidità impressionante, raggelante, impietrente, ché solo un Santo, un Angelo o Satana oppure un (a)sceso in Terra (non) avrebbe potuto, e guardi… son uomo di scienza e non credo alle “santità”, Dio Cristo, e io mai mi spiegherò mai com’era possibile una cosa del genere.

Allora, sa cos’ho detto alla polizia?

– No, cos’ha detto?

– Ho detto che il mio lavoro è “curare” le persone che credono di essere “diverse” e invece non lo sono. Sono semplicemente “pazze” a credere che si possa vivere soltanto, in questo mondo, della propria anima, senza bisogno di “amare” e “sentire” a “valore” stabilità della mentalità imperante… che invece vuole indu(ri)rli, da duci, alle “vittorie” del cazzo!

E ho pianto, perché invece esistono.

Lei n’è la prova vivente.

Noi c’arrendiamo.

 

Una sua par(ab)ola che (di)scese laddove molti uomini non troveranno mai la forza per (s)f(i)orare la vetustà dell’immensità.

 

 

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