“Cobra”, recensionissima!
Il Cobra (non) è un serpente, ti stanerà nella tana, mio lupo… poi non implorare pietà e non gridargli “Porco!”
Il tosto mirino Calibro Sly d’annata, di grande stronzata reazionaria, è puntato a sangue freddo, inciso nei suoi occhiali da Sole, un po’ Ray e un po’ da bannare. Diciamo pure da evirare.
Un look impresentabile, ante Fabrizio Corona ipertrofico su gel “smargiasso”, ciuffo nel rimmel e bicipiti schiacciasassi, sparati a raffica a inchiodarvi miei fessi. Espressione da pesce lesso, ma durezza da affossarti.
La società anni ’80, spaventata da serial killer del fanatismo post edonismo reaganiano, in preda alla sua epoca con-fusa, era troppo incasinata. Ci voleva il Cobra per mettere a posto tutto. Come no. Sly incarnava la nemesi nel vituperar i vermi, annodarli per il cravattino e, mentre sbavavano, Lui li sbatteva al muro con del piombo muscolare, “oliato” in rigidezza adrenalinica e una Brigitte Nielsen gattona su reggergli il “moccolo” del “grilletto facile”. Sì, Sly se la scopava di brutto, a bestia tormentava i merdosi, da primo cazzone d’una “scuola” tutta sua.
La carriera di Sly sta in questo film, sputatemi in faccia e vi sarò a viso aperto, miei invi(dio)si. Non vi azzardate a sputtanarlo. La puttanata merita un applauso devastante.
Non mi credete? Allora, andate sedati e sarete anche spulciati da un “renegade” che indossa maglietta attillata “mostra pettorali lucidi, tiranti a pelle” su agile “fissità” d’occhi “lenti” nel labbro pendulo.
Insomma, Sly. Prendilo così, altrimenti ti piglia per (il) coglione.
Non puoi pretendere che reciti Shakespeare come un “inglesino” di Oxford. Sly è tamarro, va dritto al sodo, lubrifica l’indole proletaria nel fire mai tenuto a freno. Piazza battute patetiche in un ghigno over the top, fuori moda, l’anacronismo vivente, l’ingenuo colorito del maschio palestrato a sp(i)ezzarti due. Ivan Drago? No, potenza di fuoco, assidua, che marcia di fucilate contrarie alla burocrazia degli ingranaggi macchinosi. Se la Legge non provvede subito a “mettere in chiaro” i “naziskin”, Sly non si ferma e comincia…
Pura America di “montatura” impaurita a inforcar la sua faccia sbruffona da schiaffi, da ceffoni agli schiavi(sti), poco tenero coi marmocchi, l’occhiolino malizioso della virilità insopportabile.
Antipatico, in afasia di semi-recitazione per gioircene come le bollette fiscali, gran fisico però. Asciutto e da “esattore delle tasse”.
Pedina i topi, intanto ammicca alla stangona e mostra l’armamentario “eretto” nel suo completo da “sindacalista” FI(r)ST blood. Contraddizioni una sopra all’altra, pecchiamo di dizione Sly ma non vuoi prendere lezioni da nessuno, tantomeno da un “profeta” del Che Guevara omicida, che incita alla “rivoluzione” da irredento satanista di qualche tribù già deperita. Tu lo fissi, non fai una piega, al massimo allisci il giubbottino nero nella pettinatura “ingombrante” e irriverentissimo pagliaccione autoironico come un impiegato del ca(ta)sto, quindi gli estrai il nervosismo nel “surriscaldarlo” con pugni e “squadrato” accerchiare ogni mossa del già ucciso, torturato contrattacco. Lo attacchi al suo dovere, poco disciplinato, e quasi quasi gli pisci in testa. Che testone “duro” quello psicopatico. Anche te non scherzi. Sei uno stinco di maiale, santo quanto le tue inquisizioni svelte su terzo grado assassin.
Al che, soffi “bronzeo”, e Brigitte ti soffocherà “in sella” al tuo già rodeo d’arrosto in troppa “carne” del tuo focoso stronzo.
Questo film è “uguale” a Rambo, la versione fascista di tutto ciò che George P. Cosmatos aveva splendidamente nobilitato nello Stallone più rebel e davvero bravo.
Qui, invece, il nostro Sly fa il belloccio che smozzica pizzette capricciose su pizzicotti del suo (s)lavato carisma comunque glorioso. Appende al chiodo chiunque, prima di tutto il suo borchiato, acquistato nel saldo della lavatura a secco.
Ed è per questo che Cobra è un capolavoro. Rasenta il ridicolo totale, plateale, ti “disarma” come Marion, nome da Donna, Sylvester di “proboscide” nei jeans poco mosci. Ha la cultura di una capra, ma Sly non lo butti giù.
Ti spacca il culo. Sono cazzi.
Sì, questo film non ammoscia, ha ritmo “caraibico”, platinata estetica da videoclip bastardo e uno Sly, appunto, “schifoso”.
Insomma, date a Sly una pallottola e ti fa girar le palle. Così è, figli miei della congrega. Dei critici, a Sly non può fregar di meno. Per forza, li mena.
E se tu, megera, non gli dai il giusto merito, Sly ti morde.
Sei solo una Donatella Rettore.
(Stefano Falotico)