Chi vincerà al Festival di Venezia? Il giovane favoloso o le nostre mirabolanti avventure da “pessimisti” cosmici, pasoliniani alla Ferrara Abel, miei “improbi”, “prodi”, non provati, provetti o “poveretti” fratelli ca(ud)ini?
di Stefano Falotico
L’ombra del mio (s)concerto emozionalmente afflitto quanto poderosamente rinato, rinnovato, lucidamente avvolto da un’esplosiva detonazione “animistica” d’aderenza mistica al Creato mist(ic)o, (s)lavato d’una nostra (in)frangibile, infante umanità relitta. Sì, fra i “rettili” e i derelitti di tal “reliquia” (dis)umana, ché l’uomo “odierno” è invecchiato sanguignamente dissol(u)to d’una sconvolgente tristezza più allucinatamente vicina alla lorda, fin(t)amente “ero(t)ica”, bavosa (in)certezza tremenda perché vacuamente tetra, “macabra” nel suo grottesco, spaventevole mareggiare in dense, fatue, falsissime (in)felicità goderecce e alla mia chiaroveggente vi(s)ta illuminata così parventi soltanto “scaltrezza” frivola, resto arres(tat)o, pressoché sconvolto, possibilmente sobrio all’ora del tramonto, “rude” eppur romantico se una donna (s)monto dopo che ella, tentando attentante, a “tentoni”, insomma attanagliandomi e forse anche “tagliandomelo” di (n)etto (in)castrato nei “sonagli”, del far l’esaltata radical–chic snobbante ma pur sempre inchiappettandomela sopra e penetrandola dentro secco di “maestrale” nel ventre (ma)estatico d’un suo delta di Venere con le tapparelle semi-chiuse in lei aperta schizzante a vento(sa), “piovigginosa”, lo “inserisco” sc(r)osciante, no, scusate “franante” e anche un po’ fetente-“ferente”, posso asserire che lei si (com)muove ancora nel “Sì LA DO” urlante in me perennemente triste nonostante un’altra “botta” ficcante…
Sì, Silvia rimembri il membro del cazzo della mia malinconia (s)costante. Scostiamo le veneziane, ché puzzano a causa dell’alta marea lor umorale, e scendiamo-“ascendiamolo” in quelle siciliane, con tanto di tal “(in)cassata” formato babà “liquoroso” di mia indole partenopea insanabile per capricci sessuali da zabaione incarnato in superfiga(ta) metafisica come tal poesia immor(t)ale e “gelida”.
Poesia appunto estatica non solare come l’Estate eppur (f)rigida come il freddo invernale “indurente” poco da “assorbenti”, ma emanante una “rottura di palle” da pedanti libri scolastici ché presi a pedate, meglio pigliar le “patate” al largo marino, da “bagnino” sul pedalò nell’“alla(r)garle” d’ano in ottima annata senza “navate” matrimoniali, ché portano solo a tradimenti e corna da scheletri nell’armadio, invece che dedicar liriche a tal Silvia, ché non la diede a Giacomo così come Il vangelo secondo Matteo di Pasolini è un film enorme, cari miei “pisellini” piccolissimi borghesi!
Silvia, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Esegesi falotica della sopravvalutata “scrofa”, no, strofa:
togliamo il primo pezzo ché fa proprio schifo di cagata, d’una banalità raggelante, tanto che ora m’ha intirizzito il “core” e, più “corto”, “raddrizzandomelo”, dovrò scaldarlo “a mano” a(r)mata per “tirarmela” di più, detta anche autostima (o)nanistica da uomo più “gigante” di questo Leopardi ammosciante…, uno dei più grandi “segaioli” della storia, infatti, crepò a 39 anni suonati senza mai “suonar” una (ri)cotta… Come cazzo ha fatto a (r)esistere così a “lungo?”. Gioventù “saliva/i?” Nel senso di bava o di (a)sceso?
Ah, a forza di non “farsele”, eppur “facendo” da sé di suo sesso solipsistico, Leopardi personificò, senza una figa manco a pagarla, “minchia!”, l’emblema del detto… italiani, popolo di poeti, santi e navigatori, “contenuto” in tal ver(s)o della sua (im)potenza “a mollo”.
e il naufragar m’è dolce in questo mare…
Ah, dolcissimo, ma va là, Giacomino. Se mangiavi qualche “tiramisù”, non avresti messo in “frigorifero” il tuo “ghiacciolo”.
Sì, secondo me era un eunuco, e dunque chi meglio dell’asessuato, Algida, no, algido Elio Germano poteva così (im)perfettamente “entrare” nel “corpus” di questo povero Cristo?
Ostia! Litorale di Pasolini o la depressione di Giacomo era da curare con del litio?
Oh, almeno, Giacomo si è risparmiato i litigi con le donne. Comunque, litigava con lo specchio delle sue ansie.
Ora, cosa vorrei “trasmettere” con questa mia stronzata “poeticamente realista?”.
Che i geni “malati” non esistono, è una questione solo di genetica. Il padre di Giacomo soffriva di DNA “negativo”.
Pasolini lo batté di brut(t)o Ninetto Davoli…
Per il resto, comunque erano due ottimi scrittori, Pier Paolo anche un precursore registico e filosofico.
Entrambi non erano felici.
E io sono felice? Non sono cazzi tuoi.
Probabilmente, patriottismo docet, a Venezia vincerà il film di Martone. Un grande, per caritas, ma i suoi film sono un po’ dei mattoni.
Personalmente, tiferò per Birdman, capolavoro immenso sulla depressione.
Il resto è retorica e sofismi di bel stilnovo…
Vi lascerei con “questa”.
Ero nella seconda “classe”, della serie la classe non è acqua perché in seconda devi andar a bere quella del rubinetto del “cesso”, visto che non ti offrono neanche l’H2O, quando, a pochi metri di distanza, noto una signora con le sue due amiche, la quale, ad alta voce, raccontava loro di essere appena reduce da un concerto di Bruce Springsteen, “cantando” estasiata…
“È ancora un fig(li)o della Madonna! Alleluja alleluja!”.
Al che, mi alzo, mi avvicino e chiedo se posso sedermi nell’unico posto disponibile, della serie non c’è tre senza il quarto che te lo ficca nel posteriore, stando però seduto.
E l’apostrofo così:
– Ah, davvero è reduce dal Boss?
– Sì, ragazzo mio. Che figo!
– Posso dire la mia?
– Dica, figliolo.
– Qual è l’album suo preferito di Bruce?
– “Nebraska”.
– Sì, bellissimo, non avevo dubbi, sa?
– Cioè?
– Bellissimo ma piace alle depresse.
– Uè, come si permette? Poi, scusi, se è per lei il miglior album di Springsteen, anche lei allora è un depresso.
– No, non sono depresso. Sono un uomo. Anche lei è un uomo…
– Ma che dice? Guardi, lei è pazzo! Io sarei un uomo!?
– Già, glielo dico io.
– Ah, senta, io sono una donna con du’ palle così!
– E io che ho detto? Guardi, le regalo una foto del Boss, la conservo nel portafogli. La (man)tenga “calda”, no, cara…
Ci si masturbi.
– Ohhh! Io chiamo il controllore!
– Sì, ha bisogno di essere controllata nella pressione. Lei ha sessant’anni, la finisca di far la vamp(ata). Scop(p)i!