Greta Gerwig, Her

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 di Stefano Falotico

Greta Gerwig, la donna più bella del mondo, simboleggiante Il Peccato alla von Stuck

Greta, hai numeri da vendere di forme perfettamente geometriche in prospettico mio adorarti da Gioconda a mo’ di Giotto “incappellato”-scappellante, insomma di “scalpello”, calce e (s)truzzo mio capriccioso dell’“affrescarti” pen(nell)ante di “spruzzi” esuberanti.

Rima baciata prostrata dinanzi a te, attrice di “crosta(ta)” un po’ “prostitu(i)ta(si)” perché oramai compari dappertutto, serpentesca nella tua carriera (proli)fica da dea (s)m(i)ela(ta), oh, my goddess, godo di “marmellata” in tuo sen(s)o di gran mamm(ell)a, (di)venuta… musa ispiratrice di Woody Allen e adesso concupiscente Al Pacino di The Humbling.

Senti che ritmo, che assonanza di p(r)osa, oh mia bella fig(liol)a. Quando “arricci” il naso, io divento “duramente” bugiardo e pinocchiesco, e un’altra “cartilagine” s’allunga…, ché io debbo trattener la “proboscide” incastrato di elephant man da sedare perché vorrei solo sinceramente nel sedere, cioè il popò, “schizzare” nel tuo “stagno” come un godereccio, pasciuto ippopotamo poco in te “all’asciutto”, molto di “asciugamano”, (in)contenibilmente nelle mutande “tirate a lucido” da boxer quasi (al)ano già a te abbaiante di cagnolino non bastonato bensì volente grande-mente, di montante glande, lo svenante, svenevole respirar suggente l’odor lontano dei tuoi madornali capezzoli, sì, “vengo” io al tuo capezzale da “prodig(i)o” nel scent of a woman della magnificenza sexy tua incarnata.

Porto la canottiera ma basta che tu “sfili”… e nessun uomo può non farti… il filo. Sto sudando sette camicie come un por(c)o, dai, levati la gonna e gonfiami il “canotto”.

Tu, Greta, nata a Sacramento, città della California. Sii “surfista” di “onda su onda” in me “cavalcante” l’orgasmo marino, oh, mia stella di Hollywood “bagnatissima”. Denudati e sacramenterò la mia riempente (in)adempienza di tal vita di pene!

Un oceano di la(cri)me “gocciolanti”… da riempir tutti i fazzoletti mondiali.

Si alza… il Sole delle mie tristi notti “angeliche”, mia tentatrice diabolica che ammicchi come quella donna ambigua dell’espressionista von Stuck. Tedesco maestro di Kandinsky, autore di celeberrimi capolavori pittorici da “scultore” dei suoi “turpi” turbamenti sessuali, (s)canditi dal suo frust(r)ato inaudito, da lui simbolicamente sublimati nel “telaio” maudit di femmine r(itr)atte, un po’ pure e soprattutto… molto zoccole da “maledire”.

Malafemmina! Sii nostra “malalingua”. Siam mandrilli e malandrini.

I tuoi seni non son però dei mandarini ma succose (p)esche all’am(id)o del nostro limone (s)premuto. Sì, sfogliamo il tuo album(e) e le lingue nostre, di “arsura” secca, ti bramano sbavanti in te che, (di)sp(r)ezzante, ci “bevi” in un bicchiere d’acqua Ev(i)a(n), evirandoceli nel “mandarceli” su o giù…Oh, Gesù! “Pomiciaci” di pomo d’Adamo! Siam polli(ci).

Un’altra “ampolla”, dopo averti visto, (in) p(i)ena è.

Il Peccato von Stuck

 

von Stuck, sì, anche lui avrebbe voluto st(r)uccarti ma rimarremo tutti sol a toccarceli.

Sì, a te porgo, Greta, tal mia dedica adorante e “toccante”, ti stringerei la mano ma mi sputeresti, schifata, in faccia, dandomi del “mani(a)co”. Al che, laveresti la tua con dell’acquaragia per depurarla dai germi batterici del mio (ri)tocco, oppure, in mio (co)raggio, te la leveresti di “botta” mia dinanzi a una femme fatale della Madonna? Su tal dubbio, io non avrei dubbi, so che con te la notte si “allungherebbe” a (dis)misura delle tue chilometriche gambe.

Gambe longilinee, toniche, da fondista del porger deliziosamente questo (dist)ruggente tuo fondoschiena che madre natura ti donò senza che tu abbisognassi di far… ginnastica per “rassodarceli”.

Noi che, incant(en)ati, scatenatissimi, dirimpetto al tuo portamento…, annuiamo affinché tu possa, un giorno, dirci sì e darcela.

Greta+Gerwig+60th+Berlin+Film+Festival+Greenberg+lvWAeO3s5CQlGreta+Gerwig+60th+Berlin+Film+Festival+Greenberg+f6DCyWA_KZZlPorta-mento di te che sembri dirci, arrogante, “Non me ne po’ frega’ de’ meno”. E noi pen(s)iamo di “mano” da “dementi”.

Eh sì, ci fai perder la testa e pure i testicoli svuoti…

Forse, otterremo solo dei calci e nessun tuo rossetto, alla faccia di von Stuck, molto “ficca(n)ti” invece nella nostra sociale “rete” da perenni umiliati dell’aver osato troppo (r)osé di colpo di testa alla van Basten, olandese rosso-arancione v(i)olante di-vino in finte, come te, ubriacanti, a cui infatti, di “fallo”, spezzaron le gambe, e rimarremo in “fuorigioco” dell’aver soltanto sognato illusoriamente le re(di)ni d’un orgasmo con te “fendente” e invero di “stomaco” distrutto, senza te(tte), appunt(it)o, in noi non tanto “er(et)ti”, bensì comunque inevitabilmente “dritti” nel chiederti le grazie… del sal(i)varci in corner. Sì, meritiamo di (e)ruttarci. Rompici i coglioni, cornuta! Hai delle (magni)fiche cornee!

Davanti, speriamo anche (di)dietro, alla tua immor(t)ale bellezza, “sventoliamo”… sbiancati!

No comment, ogni altra metafora “balistica”, di fronte a te, sarebbe un insulto del tuo sacrosanto espellerci, c’auguriamo di spelarceli.

Siamo disperati, sì. E, con questi “nostri”, c’eleviamo in gola della tua “fossa”, in gloria nell’alto degli uccelli, no, dei cieli, oddio mio!

Che cazzo (suc)cede?

Chi lo sa? Lei lo sa(la) e saliamo di osanna!

 

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