Rust Cohle, lo stropicciato, è stanco dei “medi” e ti “alza” il “suo”, anche lui appartiene alla “medietà” come tutti, purtroppo, anche se il t(r)op(p)o stroppia, allorché, Rust ti stana, te lo strappa e le lacrime “stappiamo”

di Stefano Falotico

Rust Cohle

And finally, like a lot of dreams… there’s a monster at the end of IT

La “tragedia” finisce qui, e comincio io…

Sono un cinefilo perché odio l’Italia, paesello di “piselli” da I soliti ignoti, anche se tutti gli USA son “stati” (sor)passati e ora si son fatti fottere dal Cinema dei venezuelani, a statuto dei miei starnutii.

Non faccio ridere? Faccio piangere, e allora piangi…

Sì, periodo in cui c’è da sputtanare un po’ tutti.

Abito a Bologna.

Scopro che il “comune” ha appena intitolato una via al mio caro Allan Poe, scrivendo il suo nome così: Edgard

Eh sì, con la “d” finale che fa “apostrofo aulico”.

Una via “poeticizzante” di “ed”, particella iniziale della congiunzione “eufonica” in cacofonia che fa cagare, “smerdando” il povero nostro Poe-ta, (congi)unta in “hard”, che fa più maestro del brivido “fottuto”.

Brivido!

L’h non va aspirata, quindi non c’è ma il povero Allan è inculato comunque.

“A bestia”.

Sì, oggi vai da una ragazzina e le chiedi se sa le “lingue”. Lei ti limona ancor prima di sapere che è “muta”. Una donna “horse”, insomma. Cioè, una cavalla, detta “mula” se è del Veneto, “da monta” se capita fra i “cavalli” lucano-calabresi di troppo “babà” alla “napoletana” su “cassata” siciliana della porca(ta) più (s)vacca(ta). Comunque, basta una “leccata” e ogni “lacca” poi ci dà di “gel”. Lucidissima!

Ah, tu usi la “schiuma?”. Io invece il dopobarba senza “lozioni” di fiducia a nessuno.

Non darmi lezioni, “maestro!”.

Di che?

A te chi fa… le “feci?”.

Mi stanno tutti sul cazzo.

Ah ah!

I milanesi, ad esempio, stanno sempre a impanare di detti, tutti uguali nel modo smodato, alla moda, di dire e dare ché c’è di mezzo il mare amaretto di Saronno e i Savoia(rdi) “sopra” a “tutte” di fare in falsi monaci, ah, la mona(r)c(hi)a di Monza e l’“ippodromo” del Ferrarino nelle “cavalline” più (t)rombanti, ti ricordi la prima “data” dalle curve pericolose? Participio passato di dare dopo che, col danaro, hai pagato e “piegato”, anche senza fidanzarti, cioè dating, una (s)cadenza molto “decadente” da “fallo” caduto, no, di fatto… accaduto in quel d’una Escort, molto prostituta ma basta che al lombardo “venga” di cotoletta?

Un uomo “cotonato”, ovatta le “rotte” dietro la corruzione. Se ben “cotta”, è peggio per lui, perché i lombardi non credono alle cotte, ma bagnano solo nella “ricotta”.

Senz’amore è meglio, non voglion “casini” in ca(u)sa di (div)o(r)zio…

Sì, la versione cinica de I neri per casoquando c’è sentimento, non c’è mai pen(tim)e(nto). Facevano pena!

Sì, i lombardi ti fanno il culo ma non vogliono “cazzi” di mezzo.

Ora, perché “neri per caso?”. Perché cantavano da cani… “negri”, semi Bob Marley e scemi e basta(rdi).

Un reggae che non aveva gli “strumenti” per “farcela”. Né “(o)carine” né comunque dei “tromboni” alla Pavarotti.

Dei teneri, dai, mica un tenore invero solo “barbone”.

Zucchero ha una sola canzone valida del suo reperto(rio) musicale andato da un pezzo di “mer(da)”. “Diamante”… pioggia sarò e pioggia tu sarai, i miei occhi si chiariranno e fioriranno i nevai.

nevai? Ho letto bene? Ma è un termine geniale, desueto, da Andrea Diprè, uno che è riuscito a (s)fottervi, fottendosi pure Kortney Kane, “attrice” di “grazie arti(sti)che”, nel sen(s)o di anguillesca abilità a “indurirti” il “serpente” di “mobile” d’un tête alla tettona (ri)fatta alla “feccia” dei senzatetto raffreddatisi e rimasti all’asciutto. C’è pero un “caldo” biscottino da parte mia su farveli a polpette. Io sono il mobiliere alla Totò.

Eh sì, “caro” Andrea, “esimio” lupo “egregio”, uno da mille e una notte da popò “a strisce”, miei ippopotami e “ver(m)i striscianti”, sono Icaro ma non mi bruci. Andrea sfrutta la vostra accidia da acidi di fe(ga)to, ché non date né ricevete “frutti”, per il suo salsicciotto “impennato” alla vostra “arrabbiata”. E la “panza”, di pizzi(cotti) e “fiche”, cresce assieme a voi decrescenti a mangiar, in suo piacere, la crescenza di Piacenza con poco “sale” in “zucca” della surgelata, suggellante, auto-incastrante (com)piaciuta demenza in Andrea sempre più pasciuto e al “prosciutto”.

Sì, un “uomo” nudo e crudo come il rapper parmense Gucci…

Così Andrea se lo ciuccia e giù in un’altra ciuca che “glielo” beve, alla faccia degli “Asinelli” di Bologna e di tutti i tortellini di Modena.

Giovanni Rana, Francia o Spagna, basta che se magna, tanto muore Paolo II e “avremus” (eh sì, formato svalutation alla Celentano di futuro latinorum) un altro Papam di pappine in voi, abbocca(n)ti che pendete dalle sue labbra sacerdotali, papaline, liofilizzati eppur sempre macellai se uno vorrete “mangiare” con tanto di “gelatina” al suo troppo romantico Manzo(tin) ché vi fa sangue, mie tardone concupiscenti il ragazzo ancor “fresco” di “’azz quant’è bono!”, così “innocuo” e verginello, ah…, sai quante ne deve ancor prendere…? Sarà mica Renzo de “I promessi sposi” del Manzoni? Povera “santa” Lucia!

Oddio, anche il Signore la pastura?! Non pronunciarlo invano, Innominato!

Pietà, Cristo pietà!

E vai di pen(n)e, di panini, di “palate” e troppa “carne al fuoco”, arriva il weekend e facciamoci una grigliata. Qualcuno non ci sta, gli dan du’ spaghi, sì, lo impiccano nelle lor “storie tese”. È “asociale”, rifiuta pure l’“erba”.

Allo studente senz’ancor denti da latte, fan “studiare” sempre Elio, perché deve partire dal punto di ebollizione per “scaldarsi” da “toast”, no da testone bollito di “testicoli in “taste” del “g(i)usto” nel porcile di massa(cri) che tasterà se avrà da farsi sol(i)do, altrimenti rimarrà sol(d)o come un cane (non) bucato, qui torniamo alla tavola apparecchiata delle “panne” e dei panni (s)porc(h)i di He, terza persona a mo’ di “lei” sing(o)l(ar)e da “lord(i)” inglesi all’ora del “tè”, cioè veri (in) “men” che non si di(c)a nell’imene… a “menarsela” ma, se (at)tenderanno troppo, rimarranno in Quel che resta del giorno.

Film di Ivory, autore di Casa Howard… e il destino del mondo.

Famoso papero “supereroe” della Marvel, miei quaquaraquà da Robert Downey Jr. e tutti in dreams di tal mostri che siete.

Vieni avanti cretino!

Sono cattivo e nichilista?

No, ho ucciso i mostri, i miei “demoni”, miei fascisti, ma indubbiamente sto morendo in “modus operandi” triste. Eh sì, mi stan operando ma oramai sono sventrato.

Ciao, ci vediamo nell’aldilà.

Oltre…

Salutamelo!

È tutta “salute!”.

 

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