“Rocky” recensione e soprattutto Happy Birthday Sylvester Stallone
La Natura combattiva del dolore retratto, poi accelera di mancino “caldo” la scommessa a se stesso, dissangua gli avversari, schiva e afferra a muso duro la sua vita
Un Balboa, un fantasma che riscuote i debiti di periferie… degradate, suburbano under, forse dog, forse non lo domi, cane bastonato e recalcitrante. Se la dorme.
Striscia nella musica impercettibile del suo Cuore “cinico”, adoratore della palestra per (in)fondersi nel coraggio perduto, attracca al porto e sbava piogge solitarie di rimpianti, asciugati nei lividi d’incontri clandestini.
Incagnito, oh sì, filastrocca da perdente nato, non t’avevano plasmato all’etica del “vincere?”. Passeggi sonnambulo, mordi l’atmosfera e l’ingerisci con lieve bofonchiare un letargo da cui non vuoi s(or)vegliarti.
Sai chi sei, tieni nascosto il Rocky vero in una corazza a fortino di chi può ancora illecitamente d’umiliazioni s(ac)cheggiarla. Ballonzoli “triste”, fra viziatelli e mocciosi, a cui sputi denti digrignati in appassire “apatico”.
Par che nessuno possa sfiorarti, il tuo “personal trainer” è colmo di rancore, non vuoi contagiarti con la sua vecchiaia da ex valoroso, campione oggi appunto allenatore “stanco” che “stappava” pugni negli applausi di un’altra epoca.
Nitri, cavallino rubescente, ingrigito sovente. “Balordo” e puro dentro, il marcio ti nausea, meglio un rifugio da chi non si stana nella topaia. Un tugurio, pochi spiccioli “rubati” di ganci sinistri svelti, picchi duro “picchiatello”.
E nessuno ti cambia. Vai dritto per la tua strada, impervia, meglio delle maleodoranti borghesie fetide di chi è già nel loculo degli stagnanti laghi. Chiudi un occhio, anzi entrambi i “bulbi”, anche i lobi delle orecchie.
Non c’è peggior sordo di chi è “cieco”. Questa è mia, faloticheria stronza, come te Rocky. Cipiglio “trascurato”, fisico taurino, non tanto adorato perché mai ipocrita. Quindi, a forza di spararle secche, t’han estratto le cartucce, sei accartocciato, rannicchiato, frenato e “scorporato” dall’orgoglio tuo. Cazzo, che scherzo ti sei combinato? E tutto per dar retta ai “retti(li?)”. Gentaglia da strapazzo, poveri idioti “bravi”… con le paroline, offendono da dietro la trincea e ti scavan la fossa nel ricatto della museruola.
E lo scatto d’un Tempo? Pari davvero lobotomizzato! Sei caduto dalla culla? Troppe bue di delusioni per rabbuiarti ché abbai urlando?
Che cazzo fai, Rock…?
Fai il pappagallo, tuo “domestico” compagno di solitudini. Tu ti specchi spaccato e “lui” ti ripete la solfa. Tu non sei uno che l’ha imparata a memoria. Ti giri nervoso e attacchi “al muro” anche l’uccellaccio dal provocante piumaggio.
Pare il Grillo Parlante quel pappagallo. Stai disimparando, sbraiti a vanvera, svuotato, nichilista per un “coniglietto” tenero ma “pollo” allo spiedo. Vi assomigliate, impagliati!
Depauperati!
Corteggi Adriana, timida e indifesa, ammicchi, poi scappi. Te la scopi mia sorella?, il cognato propone il nido della “cicogna”, gatta ci cova dietro le tue moine. Le piaci, vi piacete, al solito scazzi tutto e d’un vaffanculo fuggi senza darti piacere.
Ah, ti “masturbi” d’alienazioni. Torna ad allenarti, dai. Stai regredendo in zona “barbetta”. Quando te la tagli? E i peli nel lavandino? Forza, falle piedino ché pian pianin andrà innamorandosi. Non far il gorilla!
Ma, nel bel mezzo del cammin di tua “sfiga”, spunta Creed, peso massimo imbattuto e un po’ molto “montato”. Chi pensa di essere? Ma devi ringraziarlo. Un’occasione così capita una sola (s)volta.
Ti chiudi, non accetti la proposta (in)decente. Ne prenderai troppe. Meglio salvaguardare il cranio, il salvadanaio però sprona alla ribellione…
A-pollo… come ti guarda(no). Strafottenza. Fa il bastardo, è vantaggiato.
Ha osato infierire, eh no… merita una lezioncina. Scendi in macelleria, sventri il maiale a mani nude. Creed capisce che non scherzi. Tutto quel sangue “schizzato” d’un Rocky che non è deboluccio affatto.
Trema Creed, non sei male. Quando (s)tiri, cattivo pungi.
Affondi lì, e sono colpi che lasciano il segno, come le tue cicatrici dell’anima mai rimarginata.
Vigilia, nelle mutande stai cagando ma corri a perdifiato nell’alba dopo la sera fatale. Tu e quel manifesto. Quel manifesto ritrae te. Mica un “anonimo qualunque”. Ora, sei sveglio? Hai riaperto la sete, saetta?
Sei già negli annali. E sono cazzi amari. Non ti puoi ritirare a giochi semi(s)fatti.
Oddio. Questo Creed arriva in pompa magna, ti mangerà in un sol boccon’. Creed ti sta prendendo per il cul’. Ha la faccia di bronzo questa merda.
Ed è pure “negro”. Dovrebbe fare un monumento ai bianchi, un negro quasi alla (Denzel) Washington.
Che fa? Imita lo zio Sam? Be’, sta esagerando, è un buffonaccio. Qualche ceffone deve buscarselo.
Più di uno, infatti, (non) ridendo e scherzando, assai (s)fiatando, l’hai portato al quindicesimo round. Dovevi andare al tappeto come da “programma”. Hai incasinato Creed. Non t’ha incrinato.
Maledetto d’un Balboa, non crolli neanche con le cannonate. E chi ti distrugge? Perdi ai punti (molta sutura, il naso cola, la bocca è “storta”, sei quasi ridotto come uno storpio…) ma che te ne sbatte?
Qui parliamo di un melodramma da commozione… non malinconie “cerebrali”.
Emozione grande.
Non ci sarà rivincita. E chi la vuole?
Ah, nel secondo episodio della saga, la vuoi tu, Creed. E le beccherai, oltre a perdere il titolo anche l’onore.
(Stefano Falotico)