“Lo sbirro, il boss e la bionda, review, rivedetelo!
“Pazzo” cagnolino in qual guaio ti sei cacciato? Chi dice Donna, dice solo bionda. I danni son (irri)conoscenti per caso…
Da quale strano Pianeta spuntò tal sottovalutatissimo capolavoro? Dal cappellaccio “bifronte” d’un McNaughton John inaspettato, “prova del nove” che fu clamoroso “flop”, sia commerciale e sia a livello di “critica”.
Ma, a ben esplorarlo, sondarvi dentro or che il Tempo è più “obiettivo”, son ivi a scandagliarne l’intim(istic)a e romantica, nostalgica sua “infranta” memoria.
Ecco, John è reduce da Henry… pioggia di sangue di “vero pus underground”, masterpiece assurto in gloria dai cinefili di bocca buona quanto bistrattato, censurato, reciso, “oscurato”, discusso, linciato peggio dei “cannibalismi” di Lee Lucas.
Prima, “storica” incursione di Nanni Moretti nelle sue pause “vacanziere” da Caro diario…
No, a Nanni non garba la statura, in ogni senso anche prospettico d’attorialità, di Al Pacino, specie se è heat e si “scalda”, appunto. Forse, non ne tollera la recitazione finto-nevrotica di tecnica dalla sordina elegantissima anche quando “sbraita”, insegue la sua preda, ed è già insomnia nel manhunter, mio agente Vincent Hanna. Sei solo se a giudicarti è il borioso Nanni, bravino nel suo Cinema “al cappuccino”, psicologo della mutua che mi lascia perplesso, pessimo però come giudice dei nostri capolavori più amati.
Ma lo perdoniamo, erano strange days…
Sarei però davvero curioso di sapere se ha visto questo sbirro… addirittura presentato nel Concorso Ufficiale del Festival di Cannes del 1993. Proprio perché, dopo Henry, tutti nutrivano enormi aspettative sul nostro McNaughton.
E poi… per tanti poi… musiche di Elmer Bernstein, sceneggiatura di Richard Price, fotografia di Robby Müller e produzione esecutiva (udite udite) del grande Martin Scorsese.
Tant’è vero che il protagonista è Robert De Niro.
La prima geniale intuizione è ribaltare gli stereotipi delle icone. Infatti, De Niro non è affatto un gangster, come si poteva presupporre, bensì tutt’altro. Un timidissimo fotografo di polizia. Affettivamente più “cadaverico” dei morti ammazzati che immortala prima della loro “consegna” agli obitori. Dormicchia Bob, pigro, con un po’ di pancetta “tenera” e gli occhi da orsetto notturno. All’improvviso… la scintilla del “suo” equivoco esistenzialista.
Salva involontariamente la vita a un mafioso, il “temibile” Frank Milo/Bill Murray. Come? Murray nella parte del “picciotto?”. Eh sì, la contrapposizione di due collaudati “characters”.
Il “duro” Bob agli ordini della malavita “redatta” da Murray. Che follia è mai questa? Alla Mel Brooks? No, commedia nera dalla grandiosa “sordina”.
Film che ci sfiora nell’amplesso rovente con un’Uma Thurman debordante, madrina nella Madre Natura del suo seno esplosivo. Esorbitante e ottima. Bella to die for nonostante la scarsa docilità anche proprio del suo “caratterino”.
Il film passeggia, sta zitto fra scoppi improvvisi e ilari, il jukebox… just a gigolò…, la perfetta dinamica fra gli interpreti principali e le macchiette di contorno, cervi che appaiono sotto la Luna d’una piazzetta “metropolitana”, addominali “accidiosi” poi limonati e scopatona, virilità rivali dagli scontri divertentemente umorali, la scazzottata finale, la fortuna che bussa alla porta, la fatuità della fatona Uma, l’infatuato, “sbriciolato” Bob romantico, bicchierini sorseggiati in questo Mondo che, all’alba, come sempre gira.
Giostre e gare, calma e turbolenze da “maschi” orgogliosi.
Per il resto, un signor film. Per il “restante” McNaughton, salverei la splendida Ashley Judd di Crocevia per l’inferno e le tette tante… di Denise Richards in Sex Crimes.
Non ho d’aggiungere altro. Grazie, prego, buona visione.
(Stefano Falotico)