Mia madre di Nanni Moretti, trailer e recensione
E comunque Mia Madre di Nanni Moretti è un film che ha il dono rarissimo di straziare con una delicatezza e una leggerezza che non hanno pari, senza la gravosità ma con tutta la sostanza del dramma, in questo caso così vulnerabile e privato. Un diario intimo a cuore aperto, girato in un digitale estremamente controllato, pieno di momenti lirici che la regia di Moretti isola dal resto, accentando le emozioni con sottolineature vistose ma – ed è un miracolo – senza neanche la minima dose di enfasi o retorica (“La retorica, mi dà fastidio la retorica. Quelle frasi non sono vere, e non servono a nessuno”). Moretti riesce a realizzare il film più spudoratamente autobiografico della sua carriera col massimo pudore immaginabile, senza mai, paradossalmente, guardarsi allo specchio, senza l’ombra di un compiacimento di ritorno (un’impresa titanica, viste le premesse). Perfino l’intemperanza cialtrona e ridicola del Barry di Turturro nasconde un trauma più grande, più fragile delle apparenze. Il ricordo e il dolore, dopotutto, non solo hanno la stessa urgenza. Sono, probabilmente, la stessa identica cosa.
“Noi siamo qui”, recita prosaicamente il titolo del film nel film che la Buy sta girando. Questo Moretti asciutto e commovente ce lo ricorda, sequenza dopo sequenza, riversandoci addosso tutta l’inadeguatezza dell’essere umani. Costretti a pensare, sempre e comunque, al domani. Si piange, sì. E si finisce col batticuore.
di Davide Esutachio Stanzione