Nonno scatenato (Dirty Grandpa), recensione in anteprima

 

Qui è la fiesta? Si tromba, si drinka, si pompa?

Qui è la fiesta?
Si tromba, si drinka, si pompa?

Ebbene, ho visto in anteprima Nonno scatenato, e posso affermare, dopo averne “squadrato” ogni scena con puntiglio oggettivo e chirurgica “vivisezione” esegetica, che questo film, così “linciato”, massacrato “vivo” dalla Critica statunitense, questo film accusato addirittura di essere un insulto e un’offesa orribile non solo alla Settima Arte ma all’umanità tutta, questo film neanche “solamente” stroncato, bensì coperto dei peggiori appellativi, quali ad esempio, nefasto, abominevole, osceno, imbarazzante, immondo, razzista, “pedofilo” (eh sì, anche questo aggettivo è comparso in varie recensioni targate USA), stupido oltre misura, aberrante e “mostruoso”, a me non è affatto apparso così, né tantomeno “scandaloso” oppure inguardabile. Sì, Pete Hammond di “Deadline” l’ha lapidariamente liquidato con un netto “è il peggior film della carriera di De Niro (e probabilmente di chiunque altro attore, oltre ai partecipanti, fra cui il co-protagonista Zac Efron, ne fosse stato coinvolto)”. Un utente Twitter invece lo definisce semplicemente disgustoso ed è rimasto scioccato che la pellicola, pur essendosi presa un R Rated, sia passata al vaglio della censura, superando la “prova” di poter essere diffusa appunto nelle sale cinematografiche di tutto il mondo.

Il pubblico, va detto, s’è invece parzialmente schierato a favore del film. Pur non entusiasmandosi più di tanto, l’ha trovato esilarante (hilarious), godibile e un passatempo per nulla fastidioso o impresentabile, così come anche rimarcato dal prestigioso sito di reviews Awardscircuit, che l’ha ritenuto, certamente non fine art, ma un guilty pleasure a cui va ammessa la sua “sana virtù” di essere solo quello che voleva essere, un innocuo, anche se un po’ “sporcaccione” divertissement demenziale in stile Porky’s.

Critici ancora più cattivi hanno invece ancora e inoltre, in massa, così avviliti dallo spettacolo “terribile” che hanno visto, allestito quasi dei memoriali funebri sulla carriera definita oramai finita, “defunta” e appunto inzozzata da questa macchia indelebile e gravissima di De Niro. Marchiando a chiare lettere che la sua legacy, la sua reputazione insomma da attore due volte Premio Oscar e leggenda vivente, è stata, con quest’ennesima pagliacciata, definitivamente e irreversibilmente distrutta.

Tutto ciò mi è sembrato, ripeto, dopo aver visto il film anch’io, un’esagerazione, questa sì, triste e moralisticamente (s)corretta. Un’altra prova evidente che “scherzacci” di film come questi, nell’era del buonismo mieloso e del “volemose bene” a tutti i costi, non vanno più giù ai puritani della Nazione a stelle e strisce.

Ora, arriviamo al punto. Esordio alla regia di Dan Mazer, sceneggiatore di molti film-“fenomeno” con Sacha Baron Cohen, fra cui Borat e la sua “creatura” Ali G, il film segue le “sporche” vicissitudini di un anziano vedovo, Dick Kelly (De Niro), il quale, appena rimasto vedovo, dopo il funerale riesce, a forza di “spinte” e pressioni, a convincere suo nipote (Efron) a seguirlo in un ultimo suo sogno, “fare sesso selvaggio” a Daytona Beach con una ragazza del college incontrata fortuitamente per caso. Tutto è incentrato sulla folle idea del nonno (si realizzerà?), e per due ore vediamo i due scatenarsi in balletti, in karaoke, in esibizioni mache e muscolose a torso nudo (già anche i vecchietti possono fare i “Tarzan”), in risse clandestine e in duetti dolceamari in cui impareranno, dopo tanti anni in cui non si sono mai davvero conosciuti, a confrontarsi e a “imparare” qualcosa l’uno dall’altro.

Ora, il film mi è, l’ammetto con spudorata onestà, parzialmente piaciuto ma, certo, non entusiasmato, ma posso dire sinceramente che non v’ho trovato nulla di così “offensivo” in questo De Niro “turbolento”, con gli ormoni arzilli e su di giri, che si “masturba”, che mostra il “pene”, e che alla fine, ma non rivelo altro, forse riesce a togliersi la sua “voglia matta”.

Certamente, è un film abbastanza pecoreccio e dall’umorismo di grana grossa ma non è “spinto” per niente, o molto meno di quello che dagli Stati Uniti volevano farci credere, tanto che son riusciti a indurre la Eagle Pictures, che distribuirà la pellicola il prossimo 16 Aprile, a cambiare il titolo tradotto che inizialmente era stato scelto per l’Italia: da Nonno zozzone, titolo “filologico”, siam arrivati al più scontato, generico e meno “infastidente” Nonno scatenato.

Scatenato che ha una doppia valenza in questo caso. Scatenato in quanto letteralmente incontenibile e poi perché il protagonista è De Niro, appunto, il “fu” Premio Oscar per Raging Bull.

Ho detto la mia.

 

di Stefano Falotico

 

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