“The Doors”, Review
Scherza coi fanti ma lascia stare uno dei più grandi cantanti, perché non è un “Sant(in)o”
In quale esatto, sciagurato momento di demenza avete scambiato Oliver Stone per un genio?
Sceneggiatore d’impatto, lubrifica i dialoghi in secco levigarli di kitsch alla De Palma sanguigno, uno scarface inferocito e lì davvero glorioso. In effetti, ha una buona penna. Ma la gettò dietro la macchina da presa del “Chi fa per sé factotum”.
Volle strafare e anche Morrison ha rovinato.
World non è tuo, do not disturb “The Doors”. Perché, a scoperchiar le porte di Pandora, sol che come un Panda ti rabbonirò, mio “natural born killer”. Forse l’apice quando ne scandaglio la filmografia retorica e rinvengo puro Carbonio 14 d’un Tarantino a sua enfasi moderatamente, sebben di parvenza violenta (fumettistica, quindi dolcificata), sfrenato e ad ardir d’osare. Con Harrelson sdrucito, ludico nella Lewis davvero cape fear ed emancipatasi dall’età acerba in gatta cerbiatta “cattiva”.
Un bel colpo, cazzo, anche se non è un capolavoro. Tenetelo a mente, esalta(n)ti di pan per focaccia e di Juliette per figa. Miei giulivi!
Il resto è robaccia, mio Oliver il “macho” ossessionato da virilità propagandistiche e d’olive, a mio avviso allarmanti, sott’olio.
Cinema suo d’assumer con ponderatezza e poi chiuder in cabina di sicurezza. Ermeticamente. Lei esagera, monta(ggio) eccessivo, mi turba ma non mi perturberà mai.
Scorgo furbizia, programmatic’ammiccamento a tavolino nei suoi fotogrammi “lisergici”. Usi il diesel e non sparga benzina sul fuoco di tanta carne arrosto già bruciata in pneumatici vuoti.
Qui, la fa grossa, e non la perdono. Già, si confessi e reciti il “maledettismo” di Jim, prostrandosi a come ne sconsacrò la leggenda nella sua “rilettura” mignon per adolescenziale icona.
Usa, stupra Jim come una “mignotta”.
Jim non era solo uno da coroncine che bestemmiava contro la Madonna dell’Incoronata, non demonizziamo di romanzar al falsamente “compiangerlo” per idolatrie giovanilistiche da raggirare nel platinato e moralizzante “circonciderlo” a ricco Cristo sanguinante e poeta incompreso.
Jim era un Uomo, come tale peccò. Ma non scagliò prime pietre, nonostante precipitosi strange days d’una sua end già profetizzata. Lui predisse l’apocalypse del now in noi. Di questa società down e pace all’anima sua.
E lei Stone che mi fa? Me lo tratta da imbalsamato, lo scimmiotta, lo rende uno sciamano-scimmia.
Inizia con le banalità degli spiriti indiani reincarnati per dar un tono indie a quest’agiografia scemotta?
Che confusione. Piglia un episodio diaristico e pensa così di spacciarsi per artista?
Non sa che strada prendere e accenna anche di esistenzialismo alla Kerouac. Poi, schiaffeggia la sua amata Pam, schiaffandoci al suo posto il faccione di Meg Ryan, ancor più b(i)on(d)a per l’occasione, un bocciolo di boccoli d’oro e paresi smorfiosa. L’appeal dell’apple c’è in Meg, l’insipido succo recitativo anche di scipita.
Val Kilmer? Bastan i capelli lunghi per dargli l’aria della somiglianza? Che shampoo riccioluto è mai questa tint(ur)a? No, molto vaga, molto vacuo sembiante.
Al solito, sebben molto più magro di ora, appare un gorilla semi-effeminato per dar un “tocco” di fascino femminile alla sua ambiguità dura.
Sì, per completare l’opera di “restauro”, dunque di sua distruzione, infila anche scene in cui Val e Meg si struccano e pastrocchiano di bacini.
Che schifo! Dannazione! Più che love, Oliver ha “svalvolato” di sdolcinati mieli al caramello.
Zeppo di luoghi comuni da figli dei fiori, Stone lei getta alle ortiche questo floreal patrimonio musicale con un Morrison da erbetta e sniffate.
Me lo fa quindi, “bellimbusto” e selvaggio, accoppiare alla Quinlan giornalista per una “medioeval” cavalcata che non “appassiona”.
Musica di sotto(s)fondo da rito satanico, materassino senza il burro di Brando.
Stronzate su stronzate, florilegio d’estetica anni ’90 nel senso più cazzone del termine.
Tanto la gente si beve tutto? Anche come lei disseminò questo “fiume” di poltiglia e cianfrusaglie copia-incollate da manuali “mockumentary” prese in prestito da qualche pedestre “pederasta” delle veridicità.
Non interpreta, fa anche il prete, mentre Jim era Diavolo quando doveva e angelo negli occhi di chi idealizzò la sua sessualità solo perché enorme… rock star.
Questo film non ha pathos, non emoziona, non tira neanche quando (non) inquadra un pompino come si deve in “ascensore”, questo film è una laida, studiata porcata.
Che stronzatona!
Guardi Stone. Lei di Jim ha frainteso tutto. Vada a pigliar per fesso Tom Cruise. A cervelli siete “greco-romani”. Ambiziosi di uccello!
Ma da me, finirete come in Nato il 4 Luglio. “Cinema” da ridurre paraplegico. Stone, legga dai maestri, Jim è leggenda!
Le par il modo di fotterselo?
Oliver s’incazza e m’attacca. E io, totoianamente, gli urlo: “Parli come badi sa”, bidone?!
E anche come biopic è miope.
(Stefano Faloti
Mah. Il dubbio persiste.