Se alla gente “normale” piace la “normalità”, a me piacciono i film “folli” di Scorsese
Ancora il suo nome che rintona focoso nelle mie membra “pensierose”. Sì, sono un creativo della parola in mezzo ai cretini e “sfogo” i miei ardori, stilando nella mia coscienza libera e fluttuante la classifica dei miei film preferiti del Maestro, uomo che da sempre vive e vibra in un suo mondo fantasioso, “violento”, oltre le comuni percezioni e fa dei virtuosismi stilistici le sue “stigmate”, allucinandosi in ultime tentazioni di Cristo e “cristologizzando” il Cinema a suo divinizzarlo in inquadrature sghembe eppur perfette, acquose come gli occhi verdi-azzurro di Nic Cage di Al di là della vita, capolavoro indiscusso ma nonostante tutto frainteso, equivocato, da molta “critica” minuscola sminuito, non apprezzato, ostracizzato persino, rinnegato e purtroppo dimenticato, “scaricato” e incompreso. Scorticato, macerato, “inquiet(at)o”. Dinamitardo nella deflagrazione più esplosiva dei cor(p)i san(t)i più che mai!
Come capita a me quando con aria da intellettuale entro in un bar e un borghese medio, vedendomi così “conciato”, sotto i baffi macchiati di cappuccino, ridacchia della mia dignità, sbuffando “cremoso” la sua idiozia figlia d’una generazione marcescente e pantofolaia di massa, arretrata sia nel vestire che nell’essere, così preoccupata dell’apparenza e della maschera sociale, così “arenata” al ruolo lavorativo che dovrebbe stamparsi di “contraltare”, ah gli altari(ni), nel tuo “abbigliamento fisiognomico”, e tu, non rispettando questi can(n)noni coercitivi d’una abietta ottusità mentale, semmai vieni pure accusato di essere un po’ fuori. Vivaddio After Hours, mio Kafka in tal “processo” alla mia integrità (im)morale, alle mie savissime “perversioni” vulcaniche di quel che dentro mi scuote, mi agita, m’angoscia, mi deprime eppur affatto la mia anima funambolica sopprime. Il fiato di questi uomini noiosi e “incravattati” alle colazioni dei “campioni” mi duole, mi soffoca e mi reprime ma faccio buon vis(t)o a cattivi sorci, evitando la lor sorte e i lor pregiudiziali sortilegi di sguardo “normale”.
Se Scorsese dovesse girare un “fumetto”, l’unico che dirigerebbe sarebbe Daredevil, perché gli darebbe maniera, non manieristica, di ampliare le sue prospettive visionarie in un’anima già “amputata”, “cieca” e innatamante “dannata”. Verrebbe fuori un capolavoro d’annata.
In tanti hanno massacrato Hugo Cabret, portando invece in gloria l’unico film davvero sbagliato di Martin, quel lupo di Wall Street così banalmente esagerato e, questa volta sì, indigesto e ripetitivo, grosso(lano) e tedioso, mor(t)almente un grave errore filmografico. Un’inutilità alla fin fine patetica e portata per le lunghe. Smisurato e non potato eppur, a mio avviso, da potare. Da “decapitare”. Antipatico e stronzetto. Niente a che vedere con la raffinatezza illimitata di quell’altra perla quasi mai citata, L’età dell’innocenza.
Ma che ve lo dico a fare? Molti di voi, ch’eppur si dichiarano “amanti” della Settima Arte, han poi da “dissertare” degli Euro in più o in meno di come e quando far la spesa, degli amori un tanto a culo e di altre amenità di sorche.
E questa vostra tristezza mi rende sempre più “straniero” alla Travis Bickle.
Prendetemi per un coglione, io so come Marty il ver(b)o. Per il resto, a non rivederci ma eterna-mente a rivederli.
di Stefano Falotico