Solo i “pazzi” visionari possono salvare il Cinema, l’Arte e la poesia

Memento

Come Edgar Allan Poe, mio poeta incantatore, mio arcano mistero prosaico che svelo a ogni più infuocata, intima lettura, non mi rassereno nella fallace quotidianità banale ma cerco, con ostinazione testardissima e “ottusa” grandezza, la maestosità amplia del superamento di coscienza “normale”, sorvolando i degradi urbani, planando nei miei deliri mistici, immergendomi nella visionarietà più sognante, meno “atterrata” al pianeta (dis)umano-terra(gno. Intesso la mia ragnatela d’emozioni complesse e non m’immetterò giammai nei meccanismi “oliati” d’un sistema (ba)lordo che sporca le anime linde con bigotti schemi lavorativi, coercizioni al cuore nel castigarle se, ribelli, bellissime, non s’adattan ai comuni modi immondi d’essere del conformismo, della medietà più glaciale, delle risate fastidiose dell’uomo fintamente “quieto” e perbenista solo della sua ipocrisia accapponante la mia pelle bruciante, le mie palle calde!  E così rimembro i miei registi preferiti senza starli a elencare al prossimo che, così come io m’annoio della noia stessa della “normalità” così frust(r)ante in questa società stesa, s’annoierebbe appunto nel sentirmi sciorinare una “playlist” di nomi, di cineasti, di sognatori che vivono personalmente solo, in quanto (D)io, in gloria l’onnipotenza, oh sì, nelle mie “farneticanti”, mentali (me)or(i)e. Solleticandomi di gusto semmai nel far spu(n)tare il nome di De Palma, fiammeggiante matto che congegna le sue pirotecnie visive con inquadrature mozzafiato fra ralenti spaventosi e slanci “aggressivi”, vivaddio poderosi!

Non un Cinema per mortali in “carne e ossa” flaccide come la loro prosciugata fantasia “allattatasi” al quotidiano tediarsi. Di noia assediarsi. E star lì a girar i pollici dell’idiozia di massa nella lotta carnale, bestiale d’una tribù tristissima.

Stronco “a tambur battente” quel battone d’abbattere di Christopher Nolan, già colpevole d’essersi sputtanato con quel giocattolone “iperbolico” e puzzante stronzata ch’è Inception, senza poi non volermi inaridire se ricordo, di gran malincuore, quell’altra sciocchezza ch’è Interstellar. Un venditore d’aria fritta commerciale per lobotomie ai tardo-adolescenti che si “stupiscono” dei suoi voli nel cielo “dipinto” di buio! Che buco nero!

Oh, è al noir sapido e toccante dei maestri del passato a cui dovremo ancorarci, ancora, ancora, sì, godo.

E per il resto rammento ai po(ve)ri che solo gente come me, nata “pazza”, può emanciparsi da questo mo(n)do assurdo di viver vostro, non nostro, miei nostromi, e “mostruosamente” faremo del tempo perduto il nostro avorio!

Ora, ora, domani, ieri, il futuro!

Il genio!

 

di Stefano Falotico

 

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