“Il seme della follia”, Review
Il Signore del Male si tinge di “copertina” a involucro accattivante, profetico ed è veggente di metacinema?
Carpenter, il suo nome, levigato nella leggendaria nomea a incisione di mio adorarlo, m’incute paura. Sprofondo, guaisco tremebondo, gemo e grido, linciato in strazi sublimi.
A ermetici lindori della verità svelata. Ogni arcano “nuota” sotterraneo, freme e striscia, si nasconde eremitico in una chiesa bizantina.
St(r)appa apocalittico la verecondia del sangue!
E lo eleva in gloria ridente, smargiassa, terrificante.
Tutti vengon accalappiati dal nuovo Stephen King miscelato al Lovecraft, entità sfuggentissima che chissà ove vive. In qual interzona buia, ludica o licantropo d’ogni nostra fantasia proibita?
Gracchia nel levigar i capricci matti dell’umanità, scoperchia le regole e le “ammanetta” in suo addensarle d’irresistibile, inarrestabile, a macchia d’olio magnetismo tetrissimo.
Il suo nome è Sutter Cane, lo scrittore più venduto. C’è solo un “anonimo” che lo conosce ma non lo legge perché forse ha già captato il suo più pauroso “film”. Pre-visione!
Ma Sutter è scomparso, s’è volatilizzato nel nulla. E proprio l’anonimo “impiegato” vien incaricato del rintraccio. Nessuna impronta, solo delle firme digitali a stampante di “sovraimpressioni”.
Sutter chi è? Esiste o è pura invenzione?
Fittizio mito alla Salinger di vendite sal(i)enti in modo “preoccupante?”.
State all’erta, è un maniaco ma l’anonimo finisce circoscritto in manicomio.
Si ribalta tutto, il gioco è bello finché dura… troppo.
Pioggia biblica, a fulminar i mattatoi e l’anonimo scappa per rimettersi in viaggio.
Arriva a una cittadina “disboscata” e dagli abitanti allucinanti. Qui domina la Notte, qui il Diavolo ha già corrotto e rubato le anime dei “viventi”.
Una strage… occorre il “soccorso” del raziocinio appunto strategico, morsa del ragno e apri gli occhi!
Ah ah!
In qual incubo ti sei andato a cacciare?
Sutter vive in una torre d’avorio, chi è il mostro? Tu o tutti coinvolti?
Avvoltoi!
Questa vita va presa a ridere, al cinema rivedrai te stesso nelle illusioni del già trascorso nastro “trasportatore”.
Hai rivisto in poltroncina chi non sai o sei di essere?
Il capolavoro è il brivido incendiario di quel che vedi ma non saprai mai.
Di te stesso o degli altri.
Si chiama mistero della vita. Si chiama inconscio.
(Stefano Falotico)