The Night Of
Non molti ne hanno parlato ma l’occasione è d’uopo per approfondire la “questione”. Questa serie capolavoro non assomiglia a nessun altro prodotto, è tesa, livida, persino oserei dire immaginifica e scandagliante l’animo umano con acutezza glaciale, da cardiopalma, parimenti al ritmo “isterico” della sua “planimetrica” suspense al contagocce, misurata, di sobrietà calcolata come un rasoio fendente le nostre “pupille” gustative la notte più buia, interminabile, infinita come un orizzonte languido e piangente “al cipresso” di dubbi, incognite (non) svelate, lentezza narrativa che si sofferma bellissima sui volti di attori nati per la parte, per l’immersione infernale nella midnight e dintorni, arroccati nelle certezze di anime però vacillanti, che titubano per una speranza che (non) c’è. Un “gatto nero” sin dai titoli di coda stupefacenti, quasi horror, una serie scritta da Zaillian assieme a quel “misconosciuto” Richard Price che alla notte di New York è affezionato e con alterne fortune aveva già confezionato storie “macabre” alla Mad Dog & Glory. Profuma di Scorsese, un after hours stavolta cupo, opalescente come una fotografia che non sbaglia un’atmosfera. “Ovattata” nell’angusta prigione di anime “arrugginite” ma roventi.
di Stefano Falotico