Twin Peaks, episodio 15
Ebbene ci siamo. In modo sfavillante siamo arrivati oramai alla fine, altri 60 min e poco meno e la matassa sarà sbrogliata. Almeno per chi l’ha adorato e seguito fin qui. Tutto “imbrogliante” in pieno stile Lynch, che ci ha nuovamente stupito senza effetti speciali, o meglio con trucchetti di montaggio di alta scuola, anticamente cesellati nella perfezione pittorica. Un matrimonio in vista fra due celibi che danno l’addio al celibato con un caffè e un bacio infinito mentre la musica di Badalamenti sguinzaglia la sua poesia nel cielo dipinto di blu, “adombrato” da nuvole appunto celestiali di addensante cupidigia sugli abitanti, forse spauriti, della cittadini. Continuiamo a non comprendere l’episodio della Fenn invecchiata come una strega rifatta con suo marito nano, e Dougie Jones forse rinsavisce dal rimbambimento appena sente pronunciare in tv Gordon Cole. David Bowie d’archivio fa capolino ancora mentre la sua voce ammaestrante s’impone poderosa nel covo della stazione di benzina, in una delle scene più finemente girate e deliranti dell’intero revival. Questa non è più televisione, non abdica ai suoi schemi, è Cinema “lento”, soporifero, angosciante, giustissimo, sanguinoso, cupo, tetro come la bellezza stordente dei capolavori alla Night of the Hunter. Waiting per il gran finale. Insomma, in soli sessanti minuti Lynch saprà sintetizzare tutto? Certamente no, e in questo consiste la sua magnificenza. Prendere o lasciare.
In realtà, come vi sarete accorti, ho anch’io imbrogliato in questa recensione. Ho scritto che mancano sessanta minuti alla fine, e gli episodi sono invece 18, quindi è un “film” di diciotto ore e mancano ancora 180 min. Qui e altrove ho raccontato balle, ma è tutto un delirio!
di Stefano Falotico